Sono sempre più contenta di essere travolta dall'entusiasmo per le ricette facili. Sia perchè le amo anch'io e ogni volta ho sempre il timore di pubblicare qualcosa di scontato, in mezzo al mare magnum di ricette splendide, sia perchè significa che forse rendo un 'servigio' a chi vuole cominciare da zero e ha bisogno proprio di semplicità.

12 aprile 2021
21 aprile 2016
Polpo, vellutata di fave e fiori
La primavera è la stagione che mi sconvolge più di tutte. Porta nuova energia e voglia di fare tante cose. Mi mette addosso la voglia di viaggiare, di organizzare incontri, di pulire e spazzare via il grigiume, con l’uscita del primo sole. E così mi ritrovo contemporaneamente tra una valigia da preparare per una meta lontana, il trullo da sistemare per i futuri incontri, i fiori da mettere in vaso, una passeggiata al mercato e un’altra al mare. Insomma un’attività frenetica e frizzante. La mia vita è così. Ma tutto questo fuggi fuggi si placa quando mi ritrovo ad organizzare un pranzo con i miei amici. Questo poi è un periodo pieno di buone intenzioni di dieta prima della prova costume, quindi tutti attenti a quello che si mangia. ‘Ti prego qualcosa di leggero, magari un piatto unico, profumato, niente carne eh? Dai, così stiamo insieme ma non ci appesantiamo’. E così mi ritrovo ad inventare piatti nuovi che rispettino tutte queste esigenze. Ma immaginate di essere con me, al mio trullo… in una giornata di aprile, con l’aria tiepida, silenzio tutto intorno… anzi no, solo il canto degli uccelli che si danno un gran da fare da un albero all’altro, il fruscio degli ulivi, il vento tra gli alberi, i petali dei miei ciliegi in fiore che volano come neve al sole. Una passeggiata fino all’orto dove raccolgo le mie erbe e i fiori di questa primavera. Metto tutto sulla mia tavola, fuori al sole. Anche la mia piccola cucina da viaggio. E al tepore che mi accarezza, comincio a lavare i fiori della borragine, quelli dell’albero di giuda, seleziono le barbe dai finocchi, mentre lentamente cuociono sul fornello le fave. Ormai questo piatto tipico della mia terra, è diventato indispensabile in molte delle mie preparazioni. Si può abbinare in tutte le stagioni a tanti altri ingredienti. Olio, poco, ma buono. Tutto abbinato in leggerezza e sapore. E così con questo ritmo lento, aspetto i miei amici. Fra un pò arriveranno e voglio vedere la faccia che faranno ….
Intanto ho creato una playlist su Spotify per ascoltare la musica che mi piace mentre cucino e anche come sottofondo mentre chiacchiero con i miei amici.
Polpo, vellutata di fave e fiori
(per quattro persone)
- due polpi medi
- 400 g di fave secche
- una patata
- 100 g di piselli
- barba di finocchio
- fiori eduli (di borragine, fiori dell’albero di giuda, ecc…)
- Olio extravergine di oliva Sagra
- sale e pepe bianco
Mettere in ammollo le fave dalla sera precedente alla preparazione.
Sbucciare la patata e tagliarla a fette. In una legumiera sistemare le fave lavate in acqua fredda e le patate. Salare e coprire d’acqua. Metterle a cuocere su un fornello medio. Eliminare la schiuma che si formerà e proseguire per almeno un’ora, o fino a quando, assaggiando le fave si sfalderanno in bocca.
Nel frattempo portare ad ebollizione una pentola d’acqua. Versare i piselli e farli bollire per circa 10 minuti. Toglierli dall’acqua con una schiumarola e metterli da parte. Immergere nella stessa acqua il polpo e farlo cuocere per circa mezz’ora.
Sciacquare i fiori e le barbe di finocchio in un pò d’acqua, facendo attenzione a non rovinarli.
Con un minipimer o uno sbattitore elettrico, ricavare un purè con le fave a cui avrete aggiunto un paio di cucchiai di olio extravergine di oliva.
Tagliare a pezzi il polpo e aggiungerli al piatto dove avete conservato i piselli. Aggiustate di sale, pepe bianco e aggiungete un filo d’olio.
Impiattare come segue:
Versare un mestolo di purè caldo di fave, disporre il polpo, i piselli, i fiori e le barbe di finocchio come più vi piace. Con un cucchiaino fate cadere tantegocce di olio nel piatto.
Questa ricetta l'ho realizzata in collaborazione con Sagra in un progetto che coinvolgerà 14 blogger + me con altrettante ricette sfiziose - seguite l'hashtag #atavolaconamore
8 aprile 2016
La vignarola
Non rimanendo fermi in un luogo, ma muovendosi, in lungo e in largo, si incontrano cose nuove. Gente con occhi e facce e lingue diverse, abitudini nel vestire e consuetudini nel mangiare differenti e perfino luci più o meno luminose a seconda delle tante variabili della latitudine, dello smog, delle ore in cui puoi andarci per visitarle ecc… E tutto, sempre, è cosa nuova, e tutto, sempre, è qualcosa da conoscere e da cui imparare.
Io non so stare ferma sempre in un posto. Magari mi allontano temporaneamente sicura di poter tornare indietro, come un elastico. Ma devo allontanarmi. Alla ricerca, per raccogliere, nuove esperienze e nuove persone da conoscere come mondi nuovi. Prendo la rincorsa, vado, ci resto finchè sento che la tensione si affievolisce e… boooiiinnng…. l’elastico mi riporta a casa. Questo significa che non volerò mai via per sempre da quella che considero casa mia.
Ma significa anche che conoscerò sempre tante cose nuove perchè la casa prima o poi, mi viene sempre a noia.
Nella mia vita romana ho potuto riabbracciare e frequentare un pò di più vari amici, ne sono arrivati di nuovi e con loro ho fatto cose molto belle. Bellissime le giornate fredde o tiepide, trascorse davanti un cappuccino ad un bar all’aperto, a parlar di progetti realizzati o ancora da realizzare, di idee di scarpette tenere per bambini divenute un vero lavoro, di progetti di cornetterie buone che stanno per realizzarsi, di corsi di fotografia per insegnare a far desiderare il cibo, così come lo desideriamo noi blogger, di corsi di cucina per chi vuole imparare a mangiare italiano, cene social da organizzare …. ecc…
Poi è arrivato anche un corso di ceramica, dove ho imparato a creare qualcosa di mio, qualche piatto, bicchieri colorati, di cui vi parlerò in seguito… e dove ho anche conosciuto nuovi amici.
Ieri sera alla fine della lezione son partiti i selfie, per immortalare un luogo e un gruppo, chiamato ‘la compagnia delle ciotole’ e, al momento di inviare le foto chiedo a tutti num di cellulare e nome. Una delle nostre compagne di corso di dice ‘Vannella’, io la guardo un pò così e le chiedo ‘di nome o di cognome?’… E lei ‘E si, di nome, lo so che è un pò strano, ma sai io vengo da un posto dove tutti gli abitanti hanno un nome strano….’. E così ci fermiamo tutti e comincia il suo racconto, sempre accarezzando il pezzo di creta che stava lavorando.
La sua è una voce di maestra, che racconta con parole semplici, ben scandite e con un tono che attira l’attenzione e con un sorriso che dissimula anche una certa timidezza:
‘…sai nel mio paese, un paesino delle Marche, piccolo, con nemmeno 1000 anime, quasi tutti gli abitanti hanno dei nomi strani. Non si sa perchè, o forse loro si, lo sanno, ma io non saprei dirlo, ma si chiamano con nomi mai sentiti prima e in nessun altro luogo. E così so di un’Imelda che ha sposato un Raoul, di donna Olmede, di Abdenago detto Becky, di zia Amelide, di zia Velleda e zio Godardo. Ma un nome e una persona che ricordo in maniera particolare è il signor Vasindone. E si, perchè era un signore anziano che passeggiava su e giù per le stradine del paese e che tutti conoscevamo. Un bel giorno, anzi un brutto giorno il sig. Vasindone mori e chiaramente nel paese lo seppero tutti poichè era così piccolo che nulla poteva passare inosservato. Però sui muri del paese comparve un manifesto bordato a lutto con un nome a noi sconosciuto. Annunciava la morte di tal ‘Francesco’, nome anonimo di persona quindi non nota che stupi non poco. E come? Due morti in un sol giorno e nessuno che conoscesse il povero Francesco? Due giorni di interrogativi dovettero passare prima di venire a conoscenza del fatto che tal Francesco altri non era che il nostro caro Vasindone stesso che, tempo addietro era emigrato in America e precisamente a Washington, cosa che al suo ritorno gli era ‘costato’ il nomignolo di ‘Vasindon’, da cui il mitico nome Vasindone.’
Da questo punto del racconto, non è stato più possibile proseguire la storia, perchè eravamo stesi su sgabelli e tavolacci per le risate, con le mani sporche di creta sulla pancia. Abbiamo rimandato alla prossima puntata altre storie, vuoi perchè la ‘cantastorie’ sa incantare, ma anche perchè siamo sicuri che di storie ne conoscerà tante ancora. E ve le racconteremo… alla prossima lezione.
Vedete dunque che ricchezza incredibile la conoscenza di nuove persone e nuove storie?
Ma visto che siamo qui su un blog di cucina, parlerò anche di una scoperta di un piatto tipico romano. La vignarola. Un piatto semivegetariano (nel senso che è composto quasi tutto di verdure e poca pancetta che, volendo si può omettere, ma se la mettete è più buona, credetemi). Passeggiando nei fantastici mercati romani si scoprono nuove verdure e nuove combinazioni. E i ‘vignaroli’ come qui sono chiamati i nostri ‘ortolani’, mi hanno parlato di questa ricetta che porta il loro nome. E che oggi vi propongo. Aspetto i vostri commenti.
La vignarola
(per 4 persone)
- 4 carciofi grossi
- 5/6 cipollotti freschi
- una fetta di pancetta tesa
- 400 g di piselli sgusciati
- 400 g di fave fresche sgusciate
- una grossa lattuga romanesca (vedere foto)
- olio extravergine di oliva (secondo la propria dieta)
Pulire i carciofi e tagliarli a spicchi. lavarli in acqua acidulata con limone.
Lavare la lattuga e tagliarla a pezzi grossi.
Lavare sia le fave che i piselli freschi.
Tagliare i cipollotti e farli appassire a fuoco dolcissimo in una casseruola con l’olio e la pancetta tagliata a listarelle. Aggiungere prima i carciofi e farli insaporire un pò. Poi in sequenza aggiungere le fave, i piselli e alla fine la lattuga. Aggiustare di sale. Far insaporire e poi portare a cottura aggiungendo qualche mestolo di acqua calda. Servire calda con pane tostato.
18 maggio 2015
Genesi di un pranzo all’ultimo minuto: Minestra di riso e verdure e frittata di lampascioni
Giornate sempre piene le nostre e non sempre con un perchè. Fatto sta che corriamo e, anche se sembra aver finito tutto l’elenco delle cose da fare, eccallà che prendiamo subito carta e penna per scrivere ancora, e un altro elenco compare.
Mi capita ogni tanto di mettere tutto in ordine, ma davvero tutto. Evidentemente, essendo una condizione ‘spuria’, cioè saltuaria e rarissima, non ci sono più abituata e la cosa mi crea un pò di disagio, tanto che appena finito, guardo soddisfatta il risultato del mio sudore, faccio foto, la pubblico, annunciando al mondo l’evento e mi domando…. ‘e ora che faccio?’. E subito comincio a preparare qualche ricetta a fare foto ecc, perchè un set intonso da riempire è un’occasione imperdibile.
Oggi sono forzatamente in casa perchè c’è l’operaio che sta facendo i lavori in terrazza. Poverino, sotto il sole, ma d’inverno non si possono fare che piove, quindi provvedo a portargli ogni tanto acqua fresca, caffè, biscottini eccetera. Lui ringrazia e continua. Intanto devo completare una dispensa per un corso che terrò la prossima settimana, e per il pranzo devo mettere su qualcosa.
E vi faccio un esempio di come possono nascere delle ottime ricette.
Ieri sera ho preparato un pò di riso in bianco, ma ne era rimasto proprio pochino nella confezione e allora che fai? lasci li uno scatolone con una manciatina di riso? Per quando? per le prossime occasioni di solitudine e depressione estrema? no. Allora l’ho cucinato tutto e ora ho già pronta una ciotolina di riso cotto al dente.
Forse passa di qui una mia amica e spero resti con me a pranzo. Poi…. non posso uscire di casa per fare la spesa perchè l’operaio non si può lasciare da solo e rovisto nel frigo. Ma… io sono appena rientrata e il frigo piange. Non ho avuto il tempo di fare la spesa. Che c’è? ben poco…
- Cinque peperoni verdi piccoli, di cui uno mezzo ‘andato’, una patata,
- 3 carotine ammosciate e vecchiotte,
- una busta di carta piena di erbe aromatiche del mio trullo, (rosmarino, timo, alloro, menta, origano),
- uno scalogno sopravvissuto e uno spicchio di aglio un pò secco.
Inoltre
- un uovo,
- una crosta di pecorino,
- tre lampascioni avanzati della cena mediterranea, ma tanto quelli non diventano vecchi.
Vabbè… cominciamo, (oggi la ricetta ve la scrivo così):
Lavo bene patata carote ed elimino la parte della buccia davvero malandata. Taglio a rondelle. Via nella pentola.
Lavo bene i peperoni, elimino le parti andate e i semi e taglio a pezzettini. Via nella pentola.
Taglio scalogno e aglio che vanno a far compagnia al resto.
‘Raschio’ un pò la parte esterna della scorza del pecorino e la tengo da parte.
Pulisco i 3 lampascioni e li metto a cuocere in un pentolino mini coperte d’acqua.
Verso un pò di olio nella pentola delle verdure e aggiungo due foglie di alloro e un rametto di rosmarino. Poco sale grosso. Faccio soffriggere dolcemente. Dopodichè aggiungo acqua e faccio cuocere. Aggiungo la scorza del pecorino che diventerà molle, insaporirà il tutto e beato chi la mangerà.
Aspetto che si riduca un pò l’acqua, e quando le verdure sono ormai cotte verso per un minuto il riso giusto per farlo riscaldare e insaporire.
Questa è una minestra sempre buona, da far raffreddare un pò prima di gustarla.
Nell’attesa schiacciate i lampascioni e aggiungete un uovo, un pò di formaggio (ricavato dalla scorza di pecorino, prima di tuffarla nel brodo), un pò di prezzemolo se ce l’avete, altrimenti un pò di rosmarino e/o timo. Sbattete il tutto con una forchetta e fatene una frittata con un pò di olio caldo in una padella.
E ora corro. Per il pranzo abbiamo risolto. Per la cena vediamo.
Le foto sono fatte al volo, non sono un granchè, ma il pranzo era da re.
12 maggio 2015
La bella stagione arriva: progetti nuovi e una ricetta leggera: Scialatielli con zucchine romanesche e fiori di zucca freschi.
Sono seduta nella mia terrazza romana, con l’aria fresca che mi accarezza e mi ricorda ancora e sempre quanto è bella questa città in tutte le stagioni. Ma soprattutto ora, che non c’è più il freddo e non c’è ancora il caldo afoso che a breve arriverà. Ora ovunque gli alberi sono verdi di foglie nuove, sono tornati gli uccelli che cantano a squarciagola coprendo a volte anche il rumore del traffico, pensa un pò…. E io ho la fortuna di avere una bella terrazza dove al tramonto mi siedo, bevo qualcosa di fresco e scrivo.
Sono nuova di qui e ancora c’è molto da fare per fare di questa casa la mia casa. E sono qui che faccio schizzi e progetti nuovi per le serate che verranno, e penso a come arredare e non spendere una fortuna. Però già me le immagino le mie cene a lume di candela o sotto il pergolato, con gli amici che preparano con me cose buone e ridono e vivono con me questo nuovo momento. I trasferimenti non sono mai indolori, soprattutto se lasci qualcosa che ami e da cui torni sempre volentieri. Ma diventa tutto più facile se ad aspettarti qui c’è qualcos’altro che ti piace.
Quindi cerco di prendere quello che di buono c’è ovunque. E di fare di ogni luogo casa mia.
Poco tempo fa su facebook girava una pubblicità che mi ha incuriosita. Foto molto belle e curate, di oggetti di arredamento, mobili, tessuti, complementi di arredo ecc, molto vicini ai miei gusti, e con prezzi non esagerati, anzi a volte addirittura convenientissimi. ‘Passeggiando nel sito ho trovato una immensa gamma di prodotti per la casa, giardino, uscite fuori porta, ecc… che si possono scegliere, valutare e comprare direttamente da casa. E così per ‘abbreviare’ i tempi ho lanciato un sondaggio su fb stesso per sapere se altri lo conoscessero o avessero fatto acquisti. Insomma per chiedere informazioni. E così ho scoperto che dal sito Dalani.it, moltissimi miei amici avevano comprato tante cose belle ed erano anche molto soddisfatti della qualità, del rapporto qualità/prezzo, della serietà, della celerità delle consegne ecc….. E così ho già preso un bel pò di appunti e conto di affidarmi a loro per gli acquisti di cui parlavo prima.
E dato che tra i progetti da realizzare ci saranno non solo cene in terrazza, ma anche incontri sull’erba nei parchi di Roma, con picnic e letture belle, guardate un pò cosa ho già ordinato?
E questi sono gli ‘appunti’ che ho preso per la campagna, la terrazza ecc…..
E, a proposito della bella stagione che si avvicina, ora parliamo di cose leggere, veloci e buone da mangiare. Qui ormai vado ogni giorno a fare la spesa ai mercati rionali che sono uno spettacolo di colori, di profumi e soprattutto di prodotti freschi. E’ già tempo di zucchine romanesche qui e ricche di fiori bellissimi. Queste zucchine sono tenerissime, saporite e facili da cucinare. Basta solo aggiungere un filo d’olio, una cipolla fresca, un pò di acqua ed è pronto un bel condimento per qualsiasi pasta. Io ho scelto degli scialatielli. Ecco qua la ricetta….
Scialatielli con zucchine romanesche e fiori freschi
(per due persone)
- 4 zucchine romanesche con i loro fiori
- una cipolla bianca fresca
- due cucchiai di olio extravergine di oliva
- 120 g di scialatielli
- prezzemolo fresco
In una pentola bassa versare l’olio e la cipolla affettata con le zucchine lavate e tagliate a rondelle.
Tenere da parte i fiori.
Soffriggere per un pò e coprire di acqua calda. Salare e portare a cottura. Le zucchine romanesche sono tenere e cuociono presto. Quando pensate che manchi almeno un minuto per completare la cottura, aggiungere i fiori. Quando saranno appassiti, spegnere.
Lessare gli scialatielli in acqua salata bollente. Scolare e mescolare la pasta alle zucchine. aggiungere del prezzemolo fresco, ancora un filo d’olio crudo e servire.
23 febbraio 2015
Torta Caprese
Anche se fa freddo, non so come, ma sento che sta arrivando la primavera. Sarà così che si sente la terra, quando, nonostante il gelo della notte, ostinatamente decide di rimettersi in moto e da la sveglia ai semi che dormono. E così mi sento io. Ho ripreso a fare il programma per pulire la mia campagna. Mi viene il desiderio di andare a mangiare al mare, con il cappotto si, ma non importa. E poi mi viene il desiderio di comprare bulbi da piantare. Di aspettare che esca il primo sole per riaprire le porte del trullo e mettere fuori i materassi. Anche le mucche sono già nei prati, basta mangiare foraggio al chiuso. E così anche il loro latte diventa giallo, di un giallo quasi innaturale per noi che compriamo il latte dal supermercato. Ma con un profumo! Ma questo è argomento del prossimo post. Ho preparato il formaggio… ma non vi anticipo niente ancora.
Strano periodo questo. Noi, che più che in linea siamo sempre in … ovale, con il pensiero fisso ma inutile della dieta, ora cominciamo a preoccuparci seriamente dell’estate che si avvicina e del terrore che i pantaloni bianchi dello scorso anno non entrino più… aspettiamo ancora un pò, rimandiamo, e continuiamo a tuffarci in piatti di spaghetti con le cozze e pesci al forno che da soli sarebbero dietetici, ma che, abbinati a contorni superconditi, faranno peso sui fianchi nel giro di 12 ore. Mannaggia.
Poi apri internet, apri i libri di cucina che si alternano come lettura a quelli impegnati, e scopri prepotente il desiderio di una torta che, a leggerla è semplicissima, a guardarla ti fa partire in automatico la salivazione e poi ti sorprendi perchè, guarda caso, hai tutti gli ingredienti e perchè non farla?
Attenzione è una torta pericolosa, perchè non smetteresti più di mangiarla. E, anche se non dovresti mangiarne più di un pezzo, sei tentata di non offrirla a nessuno, per timore che finisca e non ne rimanga più per te. Io, dopo aver mangiato ‘enne’ fette, in un momento di coraggio, ho detto a mio figlio ‘vai, mangiala con i tuoi amici’ e così ho allontanato la tentazione.
Pero voi, almeno per una volta nella vita, dovete prepararla e assaggiarla, e sono sicura, che ne sarete felici.
Dimenticavo, questa torta possono mangiarla anche i celiaci!
Pronti? viaaaa
Torta caprese
- 150 g di zucchero
- 150 di burro morbido
- 200 g di farina di mandorle
- 3 uova
- 180 g di cioccolato fondente
- zucchero a velo (facoltativo) o in alternativa
- panna montata + un cucchiaino di cacao (facoltativo)
Separare gli albumi dai tuorli. Montare a neve gli albumi e incorporare metà dello zucchero e tenerli da parte. Lavorare a crema l’altra metà dello zucchero con il burro. Aggiungere i tuorli uno per uno. Sciogliere a bagno maria o al microonde il cioccolato e aggiungerlo a filo alla crema. Aggiungere la farina di mandorle, un cucchiaio per volta. Alla fine incorporare gli albumi montati, e amalgamarli piano, ruotando dall’alto verso il basso, dolcemente, cercando di non smontare il composto. Rivestire una teglia con carta da forno. Versare il composto e infornare a 180° per circa 40 minuti, secondo il proprio forno. Servire con zucchero a velo o con panna montata a ciuffetti su cui potrete spolverizzare anche un pò di cacao.
Consiglio: mangiarne a seconda del proprio umore, o almeno fino a quando sentite affiorare la felicità
12 febbraio 2015
Peperoni ripieni con pane profumato alle erbe
Andando avanti per la strada della mia vita mi accorgo che, mentre la norma vuole che si scelgano case sempre più grandi e comode, per stabilirsi per sempre in un luogo, io sto ribaltando tutte le cose ovvie e ‘vivo’ in case sempre più piccole in tutti i posti dove mi piace stare. E cosi, o una casa nel mio amato paese, una nella mia amata campagna, oppure una nella città dove mi porta il lavoro (o il cuore)…. tutte piccole, ma proprio piccole piccole in verità. Ma la cosa bella, anzi bellissima, è che ovunque, sono piene di amici. Temo molto la solitudine, anche se in realtà la mia è solo immaginata perchè sola non sono mai. Ogni volta che mi muovo, arrivano in anticipo telefonate o messaggi di ‘prenotazioni’ di caffè o incontri. Oppure trovo amici con cui organizzare, o amici che mi raggiungono da giù per andare un pò in giro allegramente…
Mi piace l’aria di semplicità che si respira nella mia vita quando do più peso ai sorrisi e alla compagnia, quando si decide di andare in un posto, dopo aver lavorato, senza pensarci su due volte. Mi sento leggera quando la mattina ci si alza presto, si fa colazione tutti insieme e poi, chi al lavoro, chi a rassettare velocemente la casa mentre nel forno già si prepara qualcosa di veloce per anticipare la cena, e via…. appena finito, per sgambettare velocemente verso una nuova meta da scoprire con un’amica, per le vie della città. MI piace quando camminando e parlando tra amiche, sentendo un leggero languorino si scopre che sono già quasi le 4 di pomeriggio e si è perso completamente il senso del tempo. Si mangia al volo qualcosa di leggerissimo in una libreria (e si, la mia solita meta) per poi rimanere in silenzio per almeno altre due ore, sommerse dai libri che si vorrebbero comprare. E poi, richiamate dalle telefonate di mariti che ci pensavano scomparse, si torna a casa per mangiare tutti insieme. Senza l’ansia delle cene stupefacenti, ma con qualcosa di semplice da mangiare con del buon pane caldo e un buon bicchiere di vino, raccontandosi questi momenti di leggerezza.
E questa è stata la nostra cena
Peperoni ripieni con pane profumato alle erbe
- 2 peperoni carnosi
- 10 cucchiai di pangrattato
- un mazzetto di prezzemolo
- basilico e origano fresco
- capperi
- 6 pomodorini ciliegino
- uno spicchio di aglio
- sale e pepe nero
- olio extravergine di oliva
- mezzo bicchiere di vino bianco
Lavare i peperoni, togliere la calotta e tagliare nel senso della lunghezza ricavandone delle ‘barchette’. In una ciotola mescolare al pangrattato, le erbe tritate, l’aglio sminuzzato, i capperi, i pomodorini spezzettati, il sale e il pepe. Aggiungere tre cucchiai di acqua e due cucchiai di olio. Mescolare bene il tutto e con questo impasto riempire le barchette di peperoni. In una teglia da forno versare 4-5 cucchiai di olio. Sistemare i peperoni, incastrati per bene. Versare il vino al lato dei peperoni e infornare a 200° fino a cottura.
5 febbraio 2015
Dolce facile crema e fragole, per chi ha voglia di primavera
Ho appena chiuso il libro. Ho deciso di riprendere di nuovo quella meravigliosa abitudine di accarezzare le pagine di carta e di riempirmi di storie e parole scritte da altri, immagino, anche per me. Grande è la differenza tra le parole virtuali e quelle fatte di un inchiostro che puoi toccare. Arrivano comunque al cuore, ma con tempi, velocità e strade diverse. Ma bisogna reimparare a soppesare in maniera diversa entrambe.
Mi mancava il tempo lento dei libri, seduta sul divano di casa, o della lettura del primo mattino, fatta non solo di notizie e aggiornamenti fb, ma anche di pensieri belli e storie lontane, trovate in un libro scelto da me, dopo un consiglio di un’amica che legge, o di un’impressione ricevuta in libreria, dopo aver letto la prima pagina… Bello il tempo ritagliato e ritrovato per se. E poi bello anche arricchirsi per poi tornare a scrivere per chi passa qui da me e, come sto facendo ora, condividere quello che vivo.
Le giornate nella mia nuova casa si stanno riempiendo di luce e di progetti nuovi. La primavera è ancora lontana, ma si sente che comunque arriverà, perchè le giornate si stanno allungando, offrendoci passeggiate più lunghe e tempi migliori per le foto. Anche i desideri sanno di primavera. Abbiamo tutti voglia di luce bianca, di sapori freschi, di cose golose ma leggere. E oggi così sarà. Fra un pò, dopo aver messo in ordine questo piccolo rifugio che sta diventando prezioso per me, per noi, con calma, come una bolla strana e silenziosa che vagherà per la strada rumorosa di questa città, uscirò. Camminerò e camminerò per andare a comprare un frutto fuori stagione, a dispetto di chi mi griderà dietro ‘noooo, solo frutta di stagioneeee’, e comprerò anche dei fiori. Si dei fiori profumati che mi proietteranno nella prossima primavera. E si, perchè non ho solo desiderio di cose buone da mangiare, ma anche di profumi da sentire. Di quelli che in un istante ti portano una valanga di emozioni, di passeggiate nei prati, di abiti leggeri, di gite in campagna e, soprattutto, di tepore sulla pelle.
Fuori fa freddo, tanto. Ma sono pronta a non dargli peso. A dopo.
Dolce facile crema e fragole
-un piccolo pan di spagna
- crema pasticcera (250 g. di latte intero, 1 tuorlo, un cucchiaio di zucchero, un cucchiaio di farina e scorza di limone intera)
- fragole (lo so che sono fuori stagione!)
- succo d’ananas per inzuppare
Tagliare in tre parti il pan di spagna e inzupparlo a piacere con il succo d’ananas. Eliminare la scorza del limone dalla crema. Distribuire la crema pasticcera sia sul primo che sul secondo strato e conservarne un pò anche per lo strato in superficie, per poter ‘fissare’ le fragole (lavate in acqua e bicarbonato e tamponate per benino).
20 maggio 2014
Crostata piccola con coulis di fragole e mirtilli. E i pensieri del mattino davanti al caffè.
Eccomi qui. Tanto tempo, troppo direi, lontana dal mio blog. Ma ora sono qui. A volte bisogna staccare con le proprie abitudini, per evitare che ci vengano a noia. E ritrovare nuova energia.
Ma non voglio parlare dei giorni passati perchè alla fine risultano essere tutti uguali, pur facendo cose diverse. Non voglio parlare del futuro perchè anche quello risulta essere solo una manciata di buone intenzioni che non sempre diventano progetti. Voglio parlare di ora, questo momento preciso. Ora che il caffè è appena uscito e devo alzarmi per spegnere il fuoco. Ora che non sono ancora proprio sveglia e per questo posso ancora scrivere senza correggermi. Del sole che finalmente appare per poi scomparire. Le tende sono ancora socchiuse e lasciano intravvedere le mie piante nuove che non riescono a scoppiare di vita e colori perchè quasi annegano in tutta questa pioggia. E sul balcone quest’anno c’è anche un nuovo vaso pieno di foglie e frutti e rametti che pendono. E che mi mettono nel cuore una gioia quasi di bambina. Sono due piante di fragole, di quelle grosse e golose, che ho comprato dopo aver sentito che questi frutti sono i più ricchi di quelle schifezze che mettono alle piante per farle ‘progredire’ e dare più frutti. Mi sono spaventata e ho deciso di fare un piccolo tentativo di giardino sul mio balcone. In realtà ultimamente ho notato che i miei progetti nascono, vivono, progrediscono e muoiono nella mia mente, senza passare dalla realtà, ma questa volta no. Le ho viste, le ho desiderate, portate a casa, piantate e lasciate sotto la pioggia. Il bello sarà quando arriverà il sole. Ma so già che in un momento di buona volontà tirerò giù le tende e le salverò dalla morte per disidratazione. Per ora sono vive e vegete, mi offrono frutti che io uso subito per preparare rimedi alla malinconia.
Nella corsa delle mie giornate, tutte ritagliate sugli impegni inderogabili, dall’alba al tramonto, in una sfida contro il tempo per farci entrare tutto, preferisco non fermarmi, altrimenti … mi addormento per la stanchezza. E allora cerco di mantenere un ritmo allegro e volenteroso, evitando di guardarmi intorno in casa, e di non esagerare con i rimproveri verso me stessa, casalinga imperfetta che non avrà mai una casa tirata a lucido, e di dirmi che in fondo sono una brava figlia che tenta di essere presente nei momenti di bisogno della mamma, cerco di essere una brava mamma che mantiene (= tenta di mantenere) le distanze dalle strade e dalle scelte dei propri figli per non farli inciampare in maldestri tentativi di tenerli abbracciati. Insomma, come tante donne, cerco di essere mille cose e mille persone.
E ora devo fermarmi. La giornata deve iniziare e sono contenta di aver preso il caffè pensando a chi leggerà. Vedo già su facebook che il mondo sta correndo. E ora mi infilo anch’io.
Vi lascio un dolcetto semplice semplice, di quelli che si preparano con poco, magari con una pallina piccola di frolla avanzata dal giorno prima, con una farcitura fatta in cinque minuti, ma di una bontà che dura tutto il giorno.
Crostata piccola con coulis di Fragole e mirtilli
- Una palla di pasta frolla sufficiente per una teglia piccola, grande quando il vostro desiderio
- 300 g di fragole biologiche e mirtilli freschi
- 2 o 3 cucchiai di zucchero di canna
- la scorza grattugiata di mezzo limone
In un pentolino mettere le fragole lavate bene e tagliate a pezzi, e i mirtilli. Aggiungere lo zucchero di canna. Far cuocere a fuoco lento fino a quando l’acqua sarà evaporata e si sarà formato uno sciroppo denso. Far raffreddare.
Stendere la pasta frolla e adagiarla in una teglia in maniera che i bordi siano un pò rialzati per non far debordare il ripieno. Con le dita formare tanti piccoli ‘fossi’.
Versare sulla frolla la coulis e cuocere in forno a 180° fino a quando i bordi saranno dorati.
Prima di mangiare, aggiungere qualche pezzo di frutta fresca
23 marzo 2014
Il tempo regalato (riso, carciofi e piselli alle erbe)
Oggi sono sola. E lo sarò anche domani. Un sabato e una domenica da inventarsi, di cui approfittare, da riempire di cose o da svuotare di pensieri.
Premesso che io non amo molto la solitudine. Mi intristisce e mi fa sentire abbandonata, come quando hai quella famosa sindrome del ‘nessuno mi vuole bene’. Però ho notato che facendo appello a tutto l’ottimismo di cui sono capace, mi fa sentire a volte come chi ha trovato una borsa piena di tanti soldi e non riesce a decidere come e se spenderli. e comincia a fare mille progetti che affollano la mente.
E così il tempo ‘regalato’ lo si può riempire di tutto o di niente.
I panni da stirare possono aspettare? le ricette da consegnare posso mandarle domani? posso evitare per un giorno di cucinare? posso mangiare quando voglio e cosa voglio io?
Se il tempo è brutto e freddo, la risposta è si. Un bagno caldo e profumato. Poi prendi quella coperta lilla morbida, il libro, thè sul tavolino, sacchetto di riso e lavanda riscaldato. Ti piazzi sul divano e leggi.
Se fuori c’è il sole, la risposta a tutte queste domande è … sempre si. E decidi di andare a camminare al mare, anche se non fa ancora caldo. Porti con te un’amica, una bottiglietta d’acqua fresca, un pezzo di pane alle noci, un maglione. Ti metti abiti leggeri e comodi. E vai. Tanto al ritorno hai ancora un pò di piselli e cipolla pronti. Anzi, hai anche dei carciofi saltati in padella di ieri sera. Poi si pensa.
E cammini, e respiri, e ti riempi d’aria pulita dal profumo di estate e vacanze. E ti senti fortunata che in venti minuti sei già in questo posto di favola con l’acqua limpida e immobile, con il suo rumore che gli altri ci pagano le app zen per sentirle. E poi al mare chi ci va in questi giorni? nessuno. E il mare e la spiaggia son tutti per te. Anche sulla sabbia non ci sono orme. E ti organizzi la camminata di un pò di chilometri, e decidi di farla in silenzio. E decidi di pensare solo al qui e ora. Lasci fuori da questo momento le angosce che ti porti dentro. E se si affacciano i pensieri, non li fai entrare. Ecco.
E tutto questo funziona.
Se non hai a portata di mano il mare anche la campagna va benissimo.
E poi quando torni a casa, in un attimo, decidi che hai fame e vuoi farti le coccole.
Lessi un pò di riso a chicchi grossi. Lo scoli al dente, lasciandogli un pò di acqua. Lo metti in una padella larga dove hai già messo a scaldare i carciofi e i piselli together. Li mescoli insieme, in un abbraccio che sa di buono. Ancora un filo d’olio. Prezzemolo e altre erbe che hai a portata di mano. Tutte rigorosamente fresche. Una nuvola di parmigiano. E quando ti servi da sola, sembra che ti sia regalata una carezza e un abbraccio. Mi voglio bene.
Fatelo anche voi. E poi ditemi se questo non è una forma bellissima di amore.
28 maggio 2013
Polpette dolci con marmellata di ciliege e zucchero a velo vanigliato home made
Entro in cucina mentre c’è ancora la penombra dovuta alla tenda appena accostata. E nel silenzio del mattino mi accoglie il rumore familiare della caffettiera che fra un pò sprigionerà il profumo del mio amato caffè del risveglio. E con gli occhi ancora semiassonnati sbircio una cassettina nera bucherellata, che ieri sera ho poggiato sul tavolo, perchè stanca e non avevo alcuna voglia di portarla fuori nel balcone. Ogni volta che vado in campagna mi sento come quella famosa donzelletta che torna con un cesto pieno di rose e viole e cose buone. Chissà cosa penseranno le donne che sbirciano sempre dai loro balconi per controllare il viavai della strada quando mi vedono trafficare nel cofano della macchina per tenere in equilibrio i miei mazzi di erbe aromatiche, i fiori, le cicorielle, il cesto delle ciliege…. e lo spettacolo delle chiavi da cercare nella borsa, per aprire il portone e che puntualmente mi cadono, scatenando la gara dell’equilibrista per tenere tutto in piedi mentre mi piego per raccattarle….
Ieri era un pomeriggio caldo, di quelli con poco sole e aria tiepida e tranquilla. HO passeggiato nel campo appena rasato, con mia madre e la mia nipotina, per raccogliere un pò di ciliege. I miei alberi maturano due / tre alla volta, perchè di tipi differenti. MI danno il tempo di accorgermene e di programmare la raccolta senza stancarmi, anzi per godermela. Perchè i lavori di campagna, sempre tanti e faticosi, piacciono per le prime ore, poi stancano e ti sfiancano, facendoti innervosire e piano piano cancellano la convinzione che la campagna sia solo poesia.
Però ieri abbiamo adocchiato i tre alberi carichi di ciliegione nere e mature e dure e dopo averle… assaggiate, riassaggiate e riassaggiate ancora, abbiamo detto ‘si sono buone e pronte per la raccolta’ e ridendo per la dieta e i valori della glicemia dimenticati, abbiamo iniziato allegramente a raccogliere. Ogni tanto ci si lanciavano i noccioli o le ciliege picchiettate dagli uccelli, rincorrevo la piccola che con le ciliege doppie attaccate alle orecchie e le lentiggini venute fuori al sole, si era ben presto stufata di lavorare. E l’acchiappavo, la riempivo di baci forti, la chiamavo pigronaaaaaaaa e la riportavo sotto l’albero.
Le ho dato un compito alternativo, altrettanto profumato e dolce. Raccogliere le fragoline per fare il liquore. E lei ha pensato bene di modificare lo scopo dell’incarico, preparando con fili d’erba rigidi degli spiedini di fragoline da portarci come merenda. Il resto delle fragoline sono finite nella sua pancia, ovviamente, e niente nella coppa verde per il liquore. E vabbè, aspetteremo che maturino le altre.
Stamattina le ciliegione nere mi guardano, aspettano di conoscere il loro destino. Alcune finiranno nei piatti da offrire alle ‘Marie’ del primo piano (così si firmano sui biglietti che mi inviano con i fiori!), altre saranno snocciolate e trasformate in marmellata per le mie crostate, altre saranno infilate in ricette da sperimentare, altre nella pancia (yummmm yummmm) e tutte, sicuramente nelle mie foto.
ore 18,18 E una nuova ricetta è apparsa nella mia mente e nella mia cucina. A volte mi vengono delle genialate!!! Ho fatto le polpette dolci e ora stanno friggendo, e profumanooooooo….
Polpette dolci con marmellata di ciliege e zucchero a velo vanigliato home made
- 500 g di pane fatto in casa raffermo
- latte per ammorbidire il pane (quanto ne basta per coprirlo)
- 4 cucchiai di zucchero di canna
- scorza grattugiata di due limoni biologici grandi
- due uova (ma se l’impasto dovesse risultare non abbastanza morbido aggiungerne un’altra)
- pangrattato fine
- un litro di olio di semi di arachidi
- marmellata di ciliege fatta in casa
- zucchero a velo vanigliato fatto in casa
Tagliare a pezzettini il pane e metterlo in una ciotola. Versare il latte tiepido e aspettare che venga assorbito e che il pane diventi morbido. Strizzarlo e sbriciolarlo. Aggiungere lo zucchero di canna, la buccia grattugiata dei limoni, e le uova. Amalgamare il tutto. La consistenza deve essere tale che prendendo in mano una cerca quantità di impasto si potrà ‘appallottolare’ senza problemi. Con un cucchiaio prenderne una quantità grande come un piccolo uovo e schiacciarla come una frittatina sulla mano. Al centro posare mezzo cucchiaino di marmellata di ciliege. Chiudere come se fosse un sacchetto e formare la polpetta. Far rotolare la polpetta sul pangrattato e friggere in abbondante olio caldo. Scolare su carta assorbente, far intiepidire e spolverizzare con abbondante zucchero a velo vanigliato (Da preparare in casa mettendo un baccello di vaniglia in un barattolo pieno di zucchero a velo e lasciato a riposare per almeno una settimana)
21 maggio 2013
L’albero delle ciliege di mezzanotte (Crostata semi-integrale morbida di fragoline e ciliege)
Potrebbe essere il titolo di un libro. E chi lo sa, potrebbe anche diventarlo. Potrei parlare dell’amore che da sempre ho per le campagne. Si, al plurale, perchè ce ne sono state tante e tutte hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Ognuna una sua storia da raccontare. Sono apparse all’improvviso, nel momento in cui avevo bisogno di un luogo in cui sognare. Possederne una è sempre stato il mio sogno. La strada per realizzarlo è stata un pò lunga, ma alla fine ci siamo arrivati. E sono comparse sempre durante una passeggiata, sbucate dal nulla o in mezzo ad un prato di iris o venute fuori dalla nebbia di autunno. E mi hanno sempre regalato la voglia di viaggiare con la fantasia, di condividere con chi amo perfino l’aria da respirare. MI hanno donato generosamente, chi frutti da cogliere, chi fiori per rallegrare le mie giornate.
Vi racconto della campagna del mio trullo.
Era autunno e passeggiavamo in una di quelle giornate di novembre in cui, nonostante la pioggerellina, c’è una calma intorno e una temperatura che ti fa capire che anche l’autunno o l’inverno imminente possono essere magici. IL cartello ‘VENDESI’ era affisso su un cancelletto arrugginito, tutto svolazzi e ghirigori. Tutto intorno alberi spogli, e solo una macchia di colore: una melagranata spaccata che lasciava intravvedere i suoi semi fucsia, e ce li offriva, nonostante fossimo solo ospiti di passaggio. Era come una mano che ci invitava ad entrare e a riflettere sul cartello e sul dono. E così, in un momento in cui la natura si offre non certo al meglio, come un cane spelacchiato che vuole essere adottato, ma che ti entra nel cuore senza un motivo, decidemmo che sarebbe stata nostra. Li avremmo portato a giocare i nostri figli, in quel posto isolato, dove avrebbero potuto gridare a loro piacimento, avremmo potuto suonare e cantare a squarciagola, e ci saremmo sorpresi, con la nuova primavera, nello scoprire la bellezza che quel posto ci avrebbe riservato con la sua rinascita.
con noi c’era un amico che abitava li vicino. Grande sognatore, che riesce a vedere al di la della realtà, quelli che sono i confini da varcare per entrare nel mondo della fantasia. Sorrise e condivise con noi quel progetto.
Quando la firma fu messa in calce sul contratto di acquisto, decidemmo che per suggellare quel momento, in cambio di quella strana coincidenza di eventi che ti portano sulla strada che hai sempre cercato, avremmo regalato a lui e alla sua famiglia i frutti del primo albero di ciliege mature. E lui avrebbe deciso come e quando andare a raccoglierli.
E da allora, son passati 10 anni, appena l’aria diventa calda, c’è un albero che matura prima di tutti. Le sue ciliege sono piccole e dolci, tantissime e si trova nella parte a valle della campagna del trullo. Il primo anno il messaggio fu ‘le ciliege del tuo albero son mature’. E lui a mezzanotte, con la torcia e sotto la luce della luna, con le sue figlie, allora piccoline ora grandicelle, da allora, va a mangiare le ciliegie direttamente dall’albero, senza raccoglierle per portarle a casa.
E’ diventato un rito il nostro. Solo che ora il messaggio è ‘L’albero delle ciliege di mezzanotte è pronto’
Crostata morbida semiintegrale con ciliege e fragoline di bosco
- 150 di farina 00
- 50 g di farina integrale
- 6 cucchiai di zucchero
- 150 di margarina (o burro, o quello che volete, senza pontificare)
- 3 uova grandi
- mezza bustina di lievito per dolci
- un pizzico di sale
- 50 ml di latte (se serve per raggiungere la giusta consistenza)
- una bagna per ammorbidire (acqua e zucchero, oppure succo di frutta, oppure acqua e liquore profumato)
- marmellata morbida di fragole
- ciliege fresche snocciolate
- fragoline di bosco
- una banana
- gelatina per torte (a piacere se si vuole ottenere un effetto lucido e se si vuole preparare il giorno prima)
Impastare prima tutti gli ingredienti solidi (le farine, lo zucchero,il sale, il lievito). Poi aggiungere prima la margarina ( o il burro o olio), e le uova una per volta. Se la consistenza è troppo solida e si fa fatica a lavorare con il cucchiaio di legno, aggiungere un pò di latte.
Ungere e infarinare una teglia per crostata. Versare il composto e infornare per circa 30 minuti a 180°. una volta tolta dal forno, far raffreddare nella teglia stessa, capovolgere in un piatto da portata.
Spennellare la base della crostata morbida con una bagna a piacere (acqua e zucchero, oppure succo di frutta, oppure acqua e liquore profumato)- Distribuire con un cucchiaio la marmellata di fragole. Decorare con fettine di banana, ciliege e fragoline.
Se si vuole preparare il giorno prima per impedire che la frutta annerisca o si disidrati, preparare della gelatina per torte, seguendo le istruzioni riportate sulla confezione, e versarla su.
Questa è una torta che fa bene al cuore…..
17 maggio 2013
Scialatielli integrali alla crudaiola con basilico e menta
Ma voi ci credete agli angeli? Di quelli che vi proteggono in un particolare momento della vostra vita? Quando non potete proprio credere che le cose siano andate in quel modo quasi misterioso?. Ebbene a me è successa una cosa strana. Subito dopo Natale ho cominciato ad avere un problemino al ginocchio che mi ha fatto deprimere non poco, in quanto mi impediva di camminare, salvo sfidare un dolore lancinante che mi toglieva il respiro. Ho cercato di capire il perchè e come avrei potuto risolvere il problema. Ho preso farmaci (pochi in verità) che mi hanno fatto puntualmente tutti male. HO interrotto subito l’assunzione e ho continuato la ricerca. Niente, all’improvviso compariva questo maledetto terribile dolore. E nel frattempo si avvicinava il giorno della partenza. I miei pensieri vivevano un incubo, pensavo a me a New York bloccata per strada immobile, incapace di camminare e muovere un solo passo, mentre intorno a me scorreva un fiume di gente. E io bloccata per una settimana in un angolo di un parco o in hotel, senza poter vedere niente. Comunque la testardaggine che mi contraddistingue mi ha fatto andare avanti. Mi dicevo, ‘tutt’al più mi farò portare a Central Park sulle sue famose panchine e li resterò a scrivere, a parlare con la gente, e poi ripasseranno a prendermi. E vivrò il viaggio immaginando la città dall’aria che respirerò’.
Niente di tutto questo è accaduto. Da quando ho toccato il suolo americano, non ho MAI, dico MAI provato quel maledetto dolore. Giorni e giorni, km e km calpestati senza sosta dalle 7 di mattina a sera, quando sfinita mi fiondavo nel lettone a tre piazze fino al giorno dopo. L’avevo dimenticato quel maledetto, ma appena tornata a casa… all’improvviso mi ha tolto di nuovo il respiro. Quanti pensieri mi son venuti in mente. Ho pensato, qualcuno dall’alto sicuramente mi ha voluto bene e mi ha preservato da questo problema, mi ha protetta per tutto il tempo. E poi per sdrammatizzare me ne son fatta di battute anch’io da sola. Sarò allergica all’aria di casa, sarò allergica al blog e al fatto di dover stare per parecchio seduta a scrivere. Sarà la testa che una volta a casa ha smesso di volare… macchenesò… fatto sta che ho deciso di perdere ancora peso così dovrebbe almeno affievolirsi. Intanto domani ho una RM e vedremo. Nel frattempo sto leggera, ma con gusto. Sembro una pubblicità lo so, ma perdere peso non è facile. Soprattutto per una blogger che vuole vivere scrivendo di cibo e, ovviamente, preparandolo. Quindi cambiamo tipo di ingredienti, ma rendiamo leggerissimo un piatto che, stranamente, è diventato più buono dell’originale. Provare per credere.
Scialatielli integrali con basilico e menta
(dose per me sola)
- 60 g di scialatielli integrali trafilati al bronzo
- 6 pomodorini ciliegino
- un mazzetto di basilico
- qualche foglia di menta
- cacioricotta
- un cucchiaio di olio extravergine di oliva
Portare l’acqua ad ebollizione e versare gli scialatielli (che sono una specie di tagliatelle spesse e tagliate a pezzi ).
Nel frattempo in un piatto fondo e largo spezzettare i pomodorini lavati. Spezzettare con le mani anche il basilico e la menta. Aggiungere il cacioricotta appena grattugiato e l’olio. Lasciar riposare fino a quando saranno cotti gli scialatielli. Dopo di che scolarli e mescolarli al condimento.
Leggeri e profumatissimi.
17 aprile 2013
Insalata di spinaci crudi, fiori e straccetti di pollo al curry
‘200 g di pollo, una fetta piccola di pane (o pangrattato), 200 g di verdura’ che ci fai? questo doveva essere ieri il mio triste pranzo. Ora il mio medico, in seguito ad una visita per problemi di ‘somatizzazione’ mi ha proibito il colore nero dalla mia vita, sul mio corpo, nella mia mente, intorno a me. Colori, colori, colori!!!! Non ho ancora capito se si è trattato di una metafora neanche poi tanto velata! Voleva forse dirmi che dovevo allontanare i pensieri tristi dalla mia mente che, in automatico, mi fanno scegliere anche abiti neri? Io penso di scegliere il maglioncino e i pantaloni neri perchè … mi slanciano (se sento ridere, picchio), e invece non avevo capito niente allora! Era perchè in me soggiornavano pensieri bui!!!
Mah!
Allora ho messo insieme tutto quanto, i consigli del medico, il nero via, i colori dentro, pensieri positivi, colori intorno, campagna, fiori, erbe, verdura, pollo, pane, colori ancora, limone, olio. Color oro. La fame, tanta fame. Un pò di fantasia e il peccato capitale principale, cioè la gola, ed ecco qui cos’è venuto fuori. Un pranzo da regina, anzi meglio, da principessa, che mi fa sentire più giovane e fresca, che mi ha messo allegria e leggerezza, anche nel cuore.
Lo consiglio. Davvero.
Insalata di spinaci crudi, fiori e straccetti di pollo al curry
- spinaci crudi, lavati abbondantemente foglia per foglia
- pochissimi pomodorini secchi (magari del Cilento!!!)
- Fiori commestibili (fiori di malva, di borragine, di camomilla… ecc)
- petto di pollo a fettine
- sale e curry o Sale di Cervia
- olio extravergine di oliva
- limone
Tagliare a listarelle il petto di pollo e versarle in una ciotola con del pan grattato. Farle ‘avvolgere’ ben ben dal pangrattato e disporle su un foglio di carta da forno in una teglia. Distribuire a pizzichi il curry e poco sale (oppure direttamente il Sale di Cervia). Cuocere a 200° finche diventano croccanti.
Nel frattempo lavare benissimo le foglie degli spinaci. Eliminare la parte centrale più dura e metterle in una insalatiera capiente. Spezzettare pochi pomodorini secchi e i fiori. Condire con un filo d’olio e il succo di limone. Distribuire nei singoli piatti e sistemare al centro di ogni piatto una porzione di straccetti di petto di pollo croccanti.
Volendo colorare questo piatto, ancora di più si possono aggiungere carotee julienne, pomodorini freschi, misticanza… ecc…. secondo il proprio gusto e tempo. Io avevo na fame e mi son fermata qui.
10 aprile 2013
Strozzapreti con topinambur, erbe e fiori
La vita, anche se a volte ci sembra piatta e immobile e triste, e sembra non dover cambiare mai più, ci riserva invece delle sorprese. Ecco che una mattina ti alzi con una susta (per gli alieni = nervi a fior di pelle ) e ti dici ‘Madònn e c l’ho scrèsc iosc?’ (trad.: santa pazienza, come faccio a far passare velocemente questa giornata?’) e decidi di dimostrare a te stessa che sei una guerriera. E allora con rabbia sistemi casa, apparecchi pure per non perdere tempo a pranzo, esci e vai dal fruttivendolo in cerca di qualcosa di buono che ti scuota un pò almeno il palato, vai in piscina che ti sfoghi e dopo un bel pò di vasche, decidi che sei stanca. Esci. Suona il telefono. E all’improvviso esce il sole. Ti arriva una cortese telefonata, della stessa persona che 3 giorni prima ti ha fatto cadere in depressione, ti ha fatto sentire un rottame umano, parlandoti di emergenza, che non devi assolutamente partire per risolvere un problemino, che no no madame, lei è libera di ‘pràndere le sue desision’, olalà madame facc un pò com crèd… (era francese olalà), e poi, in seguito ad una mia mail di chiarimenti, mi chiama cortesemànt e mi dìsc, che oh oh oh … ma madame ha capito màl…. che in realtè l’emergens non esist pà. E io che la, gocciolante e incredula, nel mio accappatoio, ero combattuta tra una momento di incazzatura nera perchè mi ha fatto perdere tre giorni di allegria della mia vita e tra il sollievo che mi faceva sentire il cuore leggero leggero. Attensiòn non sto parlando di malattie brutte, ma solo di un problema alla gamba che anni fa ho operato… Bè insomma, ho deciso di propendere per il sollievo e son tornata a casa con rinnovata voglia di fare, di inventare, di mangiare, anche se attenta alla dieta (che è stata la sua ultima raccomandasiòn olalà). Son passata ancora dal mio fruttivendolo (a proposito per i miei concittadini, il mio fruttivendolo è Miccolis, visto che poi vorrete sapere cosa ho comprato) e li ho trovato dei tuberi bitorzoluti che avevo visto una sola volta dal vivo, a Venezia, e altre mille volte in foto. Ma non avevo la più pallida idea di che sapore avessero. E dico, bè che sarà mai? li compro e vedo e chiedo alle mie amiche foodblogger, come si preparano. E li mi son venute in soccorso le mie fantastiche colleghe. Che ne sapevano loro, poverine, di quello che io, poverina, avevo vissuto stamattina? e così mi hanno dato mille consigli e spunti. E allora mi son messa con l’acquolina in bocca e ho cominciato a spadellare in diretta. Signori miei, come diceva il mio papà, il risultato è stato FAN-TA-STI-CO.
I topinambur, lo dico per i miei conterranei, hanno l’aspetto misto tra una patata e lo zenzero, e ha il sapore misto tra carciofi, patata e cardi. Caspita, quanto sono buoni. E allora mentalmente ho associato gli esaltatori che aggiungo ai carciofi, alla patata e ai cardi. E cioè… aglio, timo, origano e prezzemolo. E siccome ero felice, ho associato anche dei fiori che ho raccolto. E che sono commestibili. Fiori di borragine e fiori di fragoline (che non sanno di niente e quindi sono dei passepartout). Ecco dunque la ricetta.
Quanto è bella la vita quando ti sorride. OLALA’.
Strozzapreti con crema di topinambur, erbe e fiori.
- 2 topinambur a persona, (ma dalla volta successiva ne mangerete di più lo so…)
- 1 spicchio d’aglio a persona (a me piace molto il sapore dell’aglio, esalta e stuzzica)
- olio extravergine di oliva secondo le proprie convinzioni (io e mia madre p.es. abbiamo convinzioni diverse. Il mio cucchiaio singolo per lei corrisponde a tre cucchiai suoi)
- timo, origano e prezzemolo FRESCHI a volontà
- Parmigiano Reggiano secondo il proprio gusto
- 70 g circa a persona di Strozzapreti (io ho usato quelli per celiaci della Garofalo, perchè li volevo provare)
Appena l’acqua bolle, salare, versare la pasta e nel frattempo far saltare in una padella larga i topinambur sbucciati e tagliati a fettine sottilissime, con olio e aglio. Dopo una veloce ‘soffrittura’, aggiungere un pò di acqua di cottura della pasta, aggiustare di sale e portare a cottura.
Togliere gli spicchi d’aglio e con l’aiuto di un minipimer, o di un frullatore, o di uno schiacciapatate o di una forchetta, come volete, cercare di ridurre i topinambur a crema morbida.
Scolare la pasta e aggiungerla alla crema. Amalgamare.
Versare metà delle erbette tritate tutte insieme e amalgamare.
Versare l’altra metà delle erbette, grattugiare a scaglie un pò di parmigiano, decorare con i fiori. Un filo d’olio e… buon appetito.
8 aprile 2013
Crumble di mele, profumato al succo d’arancia.
E buongiorno a voi. La mia vita si sa è rappresentata da alti e bassi, da sprizzi e guizzi. E anche le parole hanno un ritmo da cui traspare, cristallino, il mio stato d’animo del momento. Quello di stamattina è pieno di luce e di energia. Positivo, ma anche critico, anzi autocritico. Ma con la positività di chi intende rimediare. Mi guardo intorno e vedo progetti iniziati con slancio ed entusiasmo, che all’improvviso si sono arenati, per far spazio ad altre priorità. Perdendo la spinta finale, sembrano addormentati. E li rivedo solo quando mi accorgo di chi, come nella favola della tartaruga e della lepre, parte piano e, con costanza, procede fino alla meta, sorpassandomi. E dire che son brava a consigliare, a spingere, a motivare gli altri. E poi vedo che tutti seguono i miei consigli. Farei meglio a mettermi di fronte a me stessa e a farmi un bel discorsetto.
Comunque cominciamo a progettare in piccolo e ‘vicino vicino’ nel tempo. Quindi oggi e domani, va! Oggi, ultima concessione ad una visita di controllo per un dolore al ginocchio e poi, comincerò davvero a fregarmene, perchè ho notato che più si focalizza l’attenzione sui doloretti e più questi diventano importanti, facendo perdere di vista il resto. E si rimane li a lagnarsi e a scoprire che i doloretti sono tanti, sparsi, nuovi e vecchi. E parlando con la gente si scopre che è storia comune. O è l’età o c’è un’epidemia di qualcosa, perchè siamo tutti incriccati e acciaccati, dolenti e lamentanti. E diventiamo noiosi.
Ma si…. sarà la conseguenza di quest’inverno che dura da troppo ormai. (è vero che mi lagnavo anche la scorsa estate che durava da troppo….). Arriverà la primavera e con lei il sole. Mi sdraierò per accettare in maniera diversa il caldo questa volta.
E su, veloce veloce, che troppo tempo dedico alla vita virtuale, sottraendola alla reale, vi lascio una ricetta trovata su un giornale di un supermercato (che se mi pagasse direi pure qual è…) modificata per conto mio, assaggiata e divorata da chi in casa non mangia dolci di solito.
Vuol dire che è buona …. Ciao e buon lavoro a tutti.
Crumble di mele profumato al succo di arancia.
- 200 g di farina 00
- 1 cucchiaio di amido di mai
- 90 g di zucchero + altri due cucchiai
- 90 g di burro
- 2 uova
- un pizzico di sale
- un cucchiaino di lievito per dolci
- succo e scorza di un’arancia grande
- scorza di un limone
- 50 g di mandorle spellate
- 2 mele (meglio se golden)
(per le briciole)
- 70 g di farina
- 70 g di mandorle spellate
- 30 g di zucchero
- 35 g di burro freddo
- liquore profumato a piacere
. zucchero a velo per spolverare
in una ciotola lavorare il burro a temperatura ambiente con lo zucchero e aggiungere una per volta le uova. Aggiungere piano la farina 00, il lievito, il sale, la scorza grattugiata e il succo dell’arancia.
Versarlo in una teglia imburrata e infarinata, distribuendolo in uno strato sottile (a me è venuta un pò alta), con un cucchiaio. Macinare le mandorle e distribuirle sull’impasto.
In una ciotola a parte grattugiare le mele e unirle alla scorza di un limone e all’amido di mais. Distribuirle sulla torta.
Preparare le ‘briciole’ unendo velocemente con le mani la farina, le mandorle tritate, lo zucchero il burro freddo e il liquore, e sbriciolandole con le mani. Distribuirle sulla torta e infornare per 50 minuti a 180°. Fate raffreddare e spolverizzate con zucchero a velo.