28 marzo 2014

E’ tempo di potatura… e io imparo in Toscana nelle terre del Laudemio

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A novembre scorso vi ho portato con me in mezzo alla nebbia e a sterminati campi di ulivi dove, a dispetto di un tempo inclemente, si raccoglievano preziose olive che avrebbero prodotto l’oro del Laudemio. La nebbia, quel giorno, non solo non ci impedi di vivere una giornata meravigliosa, ma, anzi, regalò  fascino e un’aria da favola alla terra che ci stava accogliendo. E così vivemmo il primo dei quattro fantastici incontri a cui i produttori di quest’olio di eccellenza, hanno avuto il piacere di invitarci. Pieni di orgoglio per il loro lavoro e con gli occhi lucidi di entusiasmo, ci hanno donato le loro storie.

Qualche giorno fa siamo tornate, in terra di Toscana, per il secondo appuntamento. Mi hanno detto:’ ti piacerebbe venire a vivere la fase della potatura dei nostri alberi di ulivo?’. A me, dico, a me che da anni parlo e fantastico sui miei 22 alberelli di ulivo e racconto di quando produco il mio olio che mi sembra il migliore  del mondo e credo che me lo dica anche quello del frantoio???? ‘eccerto che vengo’, dico. Sono sempre stata curiosa dalla cura che ci si prende dei propri alberi. E’ un’arte quella di saper potare. E mi dicono ‘bisogna saper ascoltare l’albero, te lo dice lui stesso quali sono i rami da tagliare’. Ma evidentemente io sono sorda o non capisco il loro linguaggio. E quindi ero curiosissima di apprendere, capire e mettere in pratica subito.

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Firenze è Firenze. La Toscana è la Toscana. Ma arrivare al suo cuore, con le persone giuste, prodighe di spiegazioni, con quell’antica sapienza e quell’accento meraviglioso…. bè è un’esperienza indimenticabile. La prima tappa è stata La Fattoria di San Michele a Torri, che dista una decina di km da Firenze, in una zona di dolci colline. ‘200 ettari di terreno, di cui 50 coltivati a vigneto, 30 a oliveto e la parte restante a seminativo e bosco, la Fattoria di San Michele si trova praticamente a cavallo delle zone vinicole del Chianti Colli Fiorentini e del Chianti Classico. Un habitat particolarmente vocato alla viticoltura, dove nascono vini rossi profumati, vellutati e di grande carattere’.

Abbiamo passeggiato attraverso la tenuta, respirando l’aria buona di una terra pulita, dove i maiali di cinta vivono all’aria aperta e mangiano cose buone. Le vigne producono un vino delizioso e gli ulivi vengono potati con una maestria che emoziona. E per questo poi li premiano con frutti che danno un olio che ho già assaggiato e che, vi garantisco, è davvero buono.

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Alla fine della passeggiata abbiamo assistito (e io sotto sotto agli alberi) ad una lezione di potatura, dove ho capito che io ho sempre sbagliato tutto, e ho fatto sempre il contrario di quello che si deve fare. Tagliavo i rami buoni e lasciavo quelli da tagliare. Bè almeno ora l’ho capito. Ho provato anch’io a potare, con i loro attrezzi all’avanguardia. Mica con le cesoie che uso ioooo. Mitici i loro ‘potini’ (potatori), uomini speciali, depositari di un’arte antica interpretata secondo i propri criteri, ‘perchè non ce n’è uno che pota uguale agli altri, ognuno ha la sua tecnica’.

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E dopo una breve visita all’orciaia, dove abbiamo ancora goduto della vista del loro prezioso olio, è arrivata la pausa ristoratrice, durante la quale abbiamo assaggiato, (bè insomma, proprio solo assaggiato no, visto che si è fatto primo, secondo, terzo, quarto giro e abbiamo detto stop, sennò scoppiavamo) prosciutti, filetto, lardo, finocchiona (prodotti da loro) e formaggi freschi e stagionati, accompagnati dal pane integrale caldo (di farina biologica prodotta da loro), bevuto i loro vini, e mangiato con gusto le loro mele biologiche. Giuro che di mele così non ne ho mai assaggiato. Ne ho comprate un pò e ancora le centellino.

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Quindi, andando incontro al tramonto, siamo arrivati negli uliveti del Castello di Nipozzano, dei Marchesi de Frescobaldi. Abbiamo assistito anche li ad una lezione di potatura, diversa dalla precedente, comodamente sedute in un prato pieno di margherite e viole, circondate da un panorama che toglieva il respiro.

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Mondo affascinante quello del Laudemio, bisogna sentir parlare i produttori, o i responsabili di questo incredibile processo di produzione e trasformazione, guardali negli occhi mentre ne parlano, per capire quanto amino il loro lavoro e la loro terra bellissima.

Ancora una sosta nel Castello, nella sala accanto al camino acceso, dove un’amabile cuoca ci ha fatto trovare una crostata fantastica, caffè caldo e thè. E la favola del Laudemio almeno per quel giorno si è conclusa.

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Sembra davvero un’atmosfera di altri tempi, arricchita da sapori buoni come quelli di una volta, che ogni volta vengono offerti con una delicata ospitalità.

Comincio a sentirmi a casa in questo luoghi. Spero di tornarci presto.

E se passate da quelle parti, fateci un salto anche voi. Vi stupirete e potrete fare anche voi la stessa esperienza.

Alla prossima

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23 marzo 2014

Il tempo regalato (riso, carciofi e piselli alle erbe)

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Oggi sono sola. E lo sarò anche domani. Un sabato e una domenica da inventarsi, di cui approfittare, da riempire di cose o da svuotare di pensieri.

Premesso che io non amo molto la solitudine. Mi intristisce e mi fa sentire abbandonata, come quando hai quella famosa sindrome del ‘nessuno mi vuole bene’. Però ho notato che facendo appello a tutto l’ottimismo di cui sono capace, mi fa sentire a volte come chi ha trovato una borsa piena di tanti soldi e non riesce a decidere come e se spenderli. e comincia a fare mille progetti che affollano la mente.

E così il tempo ‘regalato’ lo si può riempire di tutto o di niente.

I panni da stirare possono aspettare? le ricette da consegnare posso mandarle domani? posso evitare per un giorno di cucinare? posso mangiare quando voglio e cosa voglio io?

Se il tempo è brutto e freddo, la risposta è si. Un bagno caldo e profumato. Poi prendi quella coperta lilla morbida, il libro, thè sul tavolino, sacchetto di riso e lavanda riscaldato. Ti piazzi sul divano e leggi.

Se fuori c’è il sole, la risposta a tutte queste domande è … sempre si. E decidi di andare a camminare al mare, anche se non fa ancora caldo. Porti con te un’amica, una bottiglietta d’acqua fresca, un pezzo di pane alle noci, un maglione. Ti metti abiti leggeri e comodi. E vai. Tanto al ritorno hai ancora un pò di piselli e cipolla pronti. Anzi, hai anche dei carciofi saltati in padella di ieri sera. Poi si pensa.

E cammini, e respiri, e ti riempi d’aria pulita dal profumo di estate e vacanze. E ti senti fortunata che in venti minuti sei già in questo posto di favola con l’acqua limpida e immobile, con il suo rumore che gli altri ci pagano le app zen per sentirle. E poi al mare chi ci va in questi giorni? nessuno. E il mare e la spiaggia son tutti per te. Anche sulla sabbia non ci sono orme. E ti organizzi la camminata di un pò di chilometri, e decidi di farla in silenzio. E decidi di pensare solo al qui e ora. Lasci fuori da questo momento le angosce che ti porti dentro. E se si affacciano i pensieri, non li fai entrare. Ecco.

E tutto questo funziona.

Se non hai a portata di mano il mare anche la campagna va benissimo.

E poi quando torni a casa, in un attimo, decidi che hai fame e vuoi farti le coccole.

Lessi un pò di riso a chicchi grossi. Lo scoli al dente, lasciandogli un pò di acqua. Lo metti in una padella larga dove hai già messo a scaldare i carciofi e i piselli together. Li mescoli insieme, in un abbraccio che sa di buono. Ancora un filo d’olio. Prezzemolo e altre erbe che hai a portata di mano. Tutte rigorosamente fresche. Una nuvola di parmigiano. E quando ti servi da sola, sembra che ti sia regalata una carezza e un abbraccio. Mi voglio bene.

Fatelo anche voi. E poi ditemi se questo non è una forma bellissima di amore.

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17 marzo 2014

Spaghettoni al berberè e i dubbi della memoria

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E’ da un pò di tempo che, parlando con le amiche, noto che abbiamo un problema in comune che, al momento della confessione, è sempre seguito da un ‘nooooooo, anche tuuuuu?’. E questo ‘aver amico al duol’ ci rassicura non poco. Mi spiego meglio.

Vi capita mai di andare in una stanza e aver dimenticato perchè ci siete andate? oppure sapete di avere mille cose da fare e ve le appuntate ‘mentalmente’, ma puntualmente ve le dimenticate e siete disorientate appena uscite di casa? Oppure, peggio, ve le segnate pure sul foglietto degli appunti e poi… dimenticate anche il foglietto a casa? Incontrate mai qualcuno e non  ricordate chi è e li cominciate a temporeggiare, sperando che qualcosa vi faccia tornare in mente qualcosa che vi eviti di fare la figuraccia? Prima potevate andare a Rischiatutto per i nomi di attori e cantanti e ora ce l’avete li li, sulla punta della lingua e proprio non viene fuori, salvo poi a venirvi in mente 6 ore dopo, di notte, e ve lo appuntate anche se non serve più? Insomma allora fate parte del mio club ‘le smemorande’… Non vi agitate, perchè non è possibile che la demenza senile sia su base virale. Dobbiamo solo capire dov’è il problema.

Troppi impegni? volete fare troppe cose e non avete il tempo materiale ne per farle ne per memorizzarle? stanchezza fisica? carenza di magnesio/potassio/fosforo? mangiate poco pesce? o, semplicemente, disabituate il cervello a memorizzare, vivendo un presente fatto solo di computer, facebook, foto e idee che vagano irrealizzate nella vostra mente?

Io ho fatto caso che forse l’ultima spiegazione è la più attendibile. Sono stata infatti via da casa per circa 15 giorni e ho avuto poco tempo da dedicare al computer, anzi mi sono arrangiata con un pochino di fb dal cellulare e basta. E al mio ritorno ho notato che la mente funzionava meglio, ricordavo di più, ed ero più presente. MI sa tanto che dovremo rivedere con timer il nostro rapporto con il virtuale.

IN questo giro bellissimo vissuto negli ultimi giorni, ho incontrato un mare di gente interessante, fatto nuove amicizie, incontrato alcune ‘vecchie’, cucinato ovunque, parlato sempre, progettato tanto, abbracciato tutti, e stretto al cuore mio figlio per tutto il tempo che potevo.

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Sono stata a Bologna ‘di passaggio’ per stare con il mio amore, cuore a cuore, ho cucinato per lui, lavato, parlato e abbracciato di continuo. Poi a Siena, ma questo ve l’ho già raccontato. Poi a Roma dove con Simonetta, siamo andate a ‘sentire’ la musica in un concerto bellissimo da ‘vivere’ al buio, scalze e sdraiate a terra, in mezzo ai cuscini, mentre i musicisti suonavano intorno a noi. Fantastico. E con lei siamo andate al mercato dei fiori, dove abbiamo comprato garofani fucsia di una bellezza che straziava il cuore. Abbiamo parlato tanto (anche della memoria fallace), lavorato, dormito e sognato. E cucinato. Cosa? questi spaghettoni che hanno in se un mix di sapori e posti lontani e diversi. Ma che messi tutti insieme sono fantastici. E poi son tornata a Firenze per imparare a potare gli alberi di ulivo, ma di questo ne parlerò nel prossimo post. E poi di nuovo a Roma dove ci sono stati altri incontri produttivi con altre blogger. E poi a casaaaaa. E ora sono qui che mi godo il mio sole, la mia campagna, la nuova primavera e la mia cucina semplice fatta di tante verdure e poca pasta. E mi è tornata prepotente la voglia di piantare l’orto, e di organizzare i miei corsi di cucina pugliese. Mah vedremo. Intanto la bella stagione mi accarezza e promette …

Al prossimo post allora….

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Spaghettoni pomodori, aglio, alloro e berberè (da mangiare in compagnia)

(dosi per due amiche affamate che se ne fregano almeno per un giorno della dieta)

- 300 g di spaghettoni di quelli davvero buoni

- 16 pomodorini ciliegino

- 4 spicchi d’aglio

- 5 foglie di alloro

- 3 cucchiai di olio extravergine di oliva

- prezzemolo

- un cucchiaino di Berberè (Il Berberé è una miscela di spezie, la cui composizione è tradizionalmente: peperoncino, zenzero, chiodo di garofano, coriandolo, pimento,Ruta graveolens, ajowan, può comparirvi anche il pepe lungo. È un ingrediente chiave delle cucine eritrea ed etiope. cit Wikipedia)

ATTENZIONE: cominciare con mezzo cucchiaino perchè potrebbe essere molto piccante, ma poi regolarsi a seconda del proprio gusto.

                                

Portare ad ebollizione una pentola di acqua. Salarla e versare gli spaghettoni buoni che, sicuramente richiederanno almeno 10 minuti di cottura.

Nel frattempo in una padella larga abbastanza da contenere poi la pasta da saltare, versare l’olio, l’aglio schiacciato e spellato, i pomodorini tagliati a metà e l’alloro. Far cuocere velocemente e quando è fuoriuscita tutta l’acqua di vegetazione dei pomodorini spegnere il gas e aggiungere il berberè. Scolare la pasta molto al dente e versarla nella padella dove la farete saltare fino a farle prendere un bel colore rosso ovunque.

Tritare grossolanamente un bel pò di prezzemolo, aggiungere un filo d’olio ancora e servire.

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(English version)

Spaghetti tomatoes , garlic , laurel and berberè

(for two hungry friends who do not care for at least one day of the diet )

- 300 g of spaghetti really good ones

- 16 cherry tomatoes

- 4 cloves of garlic

- 5 laurel leaves

- 3 tablespoons extra virgin olive oil

- parsley

- A teaspoon of Berberè ( The Berberè is a spice mixture of pepper, ginger, cloves, coriander , allspice, Ruta graveolens , ajowan. 's A key ingredient in the kitchens Eritrean and Ethiopian . cited in Wikipedia)

Boil spaghetti in a salted water. Meanwhile in a pan wide enough, pour the olive oil, crushed and peeled garlic, chopped tomatoes and laurel. Cook quickly , and when all the vegetation water of  tomatoes is out, turn off the fire and add berberè . Drain the pasta and pour into the pan where you will mix all together.

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12 marzo 2014

Doppia Sfida a Siena. Venite con me…..

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Vi piacerebbe venire con me in un racconto attraverso la mia ultima settimana, attraverso la Toscana e soprattutto attraverso la storia?

Arrivare a Siena per me è stato un sogno. Tanto tempo fa l’avevo solo sfiorata, di passaggio da un viaggio frettoloso, durante il quale mi ero riproposta di tornarci quanto prima. Sono passati quasi 10 anni da allora e qualche settimana fa la mia amica Patty, del blog Andante con Gusto, me ne ha dato l’occasione, invitandomi ad una simpatica sfida ai fornelli, a suon di cucina pugliese vs cucina toscana. MI spiega che la Confcommercio di Siena, insieme al Corsorzio Agrario hanno deciso di organizzare una bellissima manifestazione chiamata DoppioFuoco, una SFIDA tra chef e blogger dell’Associazione Italiana FoodBlogger, seguita da showcooking con degustazioni e assaggi di quanto preparato, con votazioni per gradimento. ‘Mi piaaaace’ dico e accetto subito.

Doppio Fuoco

Preparo la valigia con i prodotti pugliesi che saranno le mie armi in questa sfida e tutta contenta parto per incontrare Marco Frambati, chef dell’Osteria ‘Le Sorelline’ di Siena. E li inizia la mia avventura.

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Cucinare per la prima volta con uno chef, in perfetta sinergia, in una cucina vera di un ristorante, ed organizzarsi e parlare tanto degli ingredienti che si possono assemblare in mille modi, e scoprire che è vero ed è fantastico…. è solo l’inizio di un’esperienza emozionante. La sera del giovedi la sala era al completo e i nostri ospiti erano impazienti di degustare la mia cucina pugliese e la rivisitazione di uno dei piatti in chiave ‘toscana’. Il menù prevedeva Bruschette con burrata e alici sotto sale, Purè di fave bianche con cicoria lessa, insalata di cipolle rosse in agrodolce, friggitelli fritti, melanzane ripiene con insalatina fresca e, infine, crostata di marmellata di ciliege e ricotta. Marco, partendo dagli stessi ingredienti, mi ha sfidato sul purè di fave bianche e, vi giuro, dopo averla assaggiata la sua versione…. ho votato per lui, perchè il risultato era meraviglioso. C’è stato uno scambio vero di consigli. Lui ha molto apprezzato tutto il menù ed in particolare la mia insalata di cipolle rosse che non finiva mai di mangiare… e io il suo purè. (però qui, con votazione segreta, ho vinto io, eheheheh…).

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Il giorno dopo, venerdi, una bella passeggiata con i miei meravigliosi Luca e Patrizia, per un assaggio di Siena sotto un sole fantastico, compagnia gradevolissima e simpatica, difficile talvolta da seguire nei discorsi se non infilavano le ‘c’ nelle parole, altrimenti piene di aspirazioni e ‘th’ al posto della ‘t’ che, nonostante la mia laurea in lingue, hanno messo a dura prova la mia comprensione. Quindi pranzo veloce sotto il sole di Piazza del Campo (Dio quanto è bellaaa!!!) e via alla seconda sfida.

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Allo showcooking si è parlato del  pane Verna, prodotto con grani antichi, buono come solo le cose di una volta sanno essere. Marco ha preparato e spiegato i suoi goduriosi crostini con i fegatini e la mitica Ribollita (con ricetta segreta che neanche sotto tortura rivelerà mai!) e io ho parlato ancora dei miei crostoni con burrata e alici, dei lampascioni fritti serviti con cotto di fichi e delle mie, buonissimeeeeee, polpette di pane, preparate ovviamente con questo merviglioso pane. Grande successo per la degustazione, il pubblico mi è sembrato davvero entusiasta delle nostre proposte. Ex equo meritato secondo me per il risultato, ma era davvero un gioco tra amici e qualunque risultato sarebbe stato giusto lo stesso.

Marco mi ha insegnato tanto con il suo temperamento preciso e meticoloso, il suo modo di creare dei piatti buonissimi, e la sua dedizione per un lavoro davvero duro anche se bello. Nella sua Osteria le Sorelline c’è sempre il pieno perchè lui è davvero bravo e merita tutto questo successo. La sua dolce Caterina poi è sempre sorridente e ‘fortissimaaaa’ perchè ha una resistenza fisica incredibile a fare su e giù mille volte al giorno, in questa antica osteria collocata al centro di Siena. E poi mi hanno parlato molto, e molto abbiamo anche riso, delle Contrade, e di tutte le leggende e le storie ad esse legate, durante il Palio e nella vita di tutti i giorni. Troppo bello ascoltarli. Spero di tornarci, anzi, ci tornerò di sicuro!!!

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E poi Siena……. Mamma mia che spettacolo!!!! Ho dormito in un albergo carinissimoooo, elegante, con un personale gentile gentile, fatto colazione in una veranda inondata di sole e goduto, con in mano il cappuccino più buono del mondo, di un panorama mozzafiato su una Siena e una campagna dai contorni sfuocati di un alba luminosa…. L’Hotel Santa Caterina, con la sua bravissima direttrice, Lorenza, che da a tutti il suo benvenuto facendo sentire i suoi clienti a proprio agio e coccolati.

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E da qui, vicinissimo alla Porta Romana, si parte a piedi per esplorare la città. E li ti perdi nell’incanto delle mille stradine  intatte, strette e ripide  di un centro storico tenuto benissimo, e rivivi la storia meravigliosa del Medioevo fatta di Contrade e contradaioli agguerriti e fanatici, del famoso Palio, di panorami mozzafiato che si mostrano all’improvviso, come Piazza del Campo, o il suo Duomo maestoso, il Palazzo Salimbeni, la torre del Mangia. Ma Siena bisogna vederla, viverla e mangiarla anche…. E se si entra nel punto vendita del Consorzio Agrario, situato in un bellissimo palazzo antico nel centro della città,  si hanno a disposizione tutte le cose più buone che il territorio offre. Ci si perde, tra le mille bontà, e si gode della Chianina più buona, delle creme al tartufo da spalmare e tanto tanto altro…. e si assaggia subito e caldissima la pizza più buona del mondo fatta con una farina particolare che la rende croccante e digeribile._MG_9090  IMG_2977

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E dopo tutto ciò via verso le colline della campagna Toscana………..

L’ho vissuto davvero tutto questo ma sembra un sogno vero????

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Ringrazio Patrizia del blog Andante con Gusto per alcune delle foto qui pubblicate, gentilmente concessemi, perchè…. o cucinavo o fotografavo….

E poi ne ho approfittato per fare bella figura perchè le sue foto sono sempre fantastiche.

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8 marzo 2014

Lamponi di PACE – Il coraggio delle donne – La mia crostata di biscotti e gelatina di lamponi

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Ma ci si stanca mai di parlare tra donne? e ci si stupisce mai abbastanza della loro forza e del loro coraggio? Ovunque, in ogni tempo e in ogni luogo. Anche qui sul web tra i mille incroci di vite, ogni tanto arriva un’onda alta, imponente, che travolge il cuore di tutti e, ancora e ancora, stupisce.

La loro capacità di unirsi per far sentire alta la loro voce, per combattere pro o contro qualcosa o qualcuno, è forte ovunque. Donne che si danno la mano per salvare i loro figli e i loro uomini. Donne che fanno barriera per salvare altre donne da mille tipi di violenza. Donne che danno voce ad altre donne schiacciate da sempre dalle prepotenze.

E donne come noi che si uniscono per dar voce a chi ha voluto tornare a sperare dopo aver vissuto l’orrore di un massacro che le ha lacerate nel cuore.

Leggevo qualche giorno fa un post di una blogger che adoro, AnnaMaria…, e subito una fortissima emozione mi prende. Vi prego di leggerlo perchè io non saprei spiegare meglio di lei con la stessa intensità, il suo messaggio. Ma all’improvviso tante blogger, decidono di unirsi a lei in questa denuncia e organizzano questa bellissima iniziativa a supporto delle donne di Bratunac,  (Bosnia Erzegovina), e della loro attività.

E anch’io oggi vi regalo una ricetta rossa come lamponi profumati di amore, e dolce come il coraggio di noi donne.

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Crostata di biscotti e gelatina di lamponi

- 200 g di biscotti secchi

- 150 g di burro

- 2 cucchiai di zucchero di canna

- mezzo litro di crema pasticcera

- due vaschette di lamponi e fragoline

- 3 fogli di colla di pesce

- 1 cucchiaio di zucchero a velo

 

Tritate in un mixer i biscotti con il burro e lo zucchero di canna

Distribuitelo in uno stampo per crostata con il fondo rimovibile e ponetelo in frigo per un’ora circa.

Nel frattempo preparate la gelatina facendo cuocere i lamponi e le fragoline insieme allo zucchero a velo. Quando si sarà formato tutto lo sciroppo aggiungere i fogli di colla di pesce precedentemente ammollati in acqua fredda. Mescolare velocemente e procedere all’assemblaggio.

Versare sul fondo della crostata la crema pasticcera e poi aggiungere la gelatina rossa.

Far riposare in frigo per almeno 4 ore prima di servire.

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