21 novembre 2017

Galettes bretonne



A guardar bene ogni cosa diventa una storia da raccontare. Se per te è importante, se la sai raccontare e soprattutto se vuoi trasmettere a chi ti sta di fronte la stessa emozione che hai provato tu. Anche una foglia gialla accartocciata che, in un caldo giorno di autunno cade da un albero, proprio nell'istante in cui tu eri li a pensare, é già una favola.
Certo hai bisogno anche di orecchie che sappiano ascoltare e intendere. Ma questa è un'altra storia.

Oggi vi racconto perchè e per come le mie mani hanno impastato questi biscotti.

Sapete quelle sere fredde e umide, con quelle poche gocce di pioggia che pioggia ancora non sono, ma solo un fastidioso tic tic sulla giacca impermeabile, di quelle che non vale la pena nemmeno aprire l'ombrello, ma intanto ti bagni i capelli lo stesso, che poi, appena tornata in casa, sembri maga magò uguale? E di quelle serate che sei stanca ma stanca forte, dopo una giornata, anzi no, una settimana se non di più, di mille impegni portati a termine e di altri mille ancora fermi li sul foglietto, che ti fanno sentire una nullità perchè non ci sei riuscita? E del mal di stomaco che ti porti dentro, cercando di ignorarlo, perchè tanto se lo ignori non esiste?
Ecco, qualche sera fa era proprio una di queste. Ero anche un tantino triste. Sarà stata la pioggia, mi mancavano i miei figli, sarei tornata a casa sola e non avevo nemmeno acceso il riscaldamento. Insomma sai quando ti senti una mezza schifezza?
Incrocio sotto casa una mia amica, che veniva a 'mettere il collirio alla mamma'. E si perchè ora è il nostro momento di coccolare le mamme. Sia io che lei avevamo le mani occupate. Io dalle buste della spesa e lei da una scatola di latta, grande e bella. 
'Ciao come stai? dove vai? che tempaccio eh? stanca eh? Non ne parliamo va! vuoi assaggiare questi biscotti? me li hanno regalati, vengono dalla Francia, dai prendi almeno un pacchetto!'. 'No, dai sono a dieta'. Ma si, ma no, e poi sono tornata a casa col pacchetto di biscotti. Me lo conservo per il dopo cena, quando prima di dormire vengono meno tutti i sensi di colpa perchè prevale la stanchezza e la solitudine e ti consoli con una cosa dolce. 

E così al momento del dolcetto, ne assaggio uno e.... mi viene quasi da piangere per l'emozione. Mai assaggiato un biscotto così buono. Non è un biscotto, è un regalo, è una carezza, è una dichiarazione d'amore.
Ormai sono innamorata persa di questo biscotto e devo assolutamente saperne di più.
Innanzitutto devo dire a malincuore, mannaggia, che le ricette francesi sono strepitose. 
Quindi cerco attraverso la bustina il nome del prodotto e del produttore.
Lo trovo. Faccio una ricerca e sono estasiata dalla varietà di cose buone. Tutte invitanti, in quelle belle scatole di latta poi. 
Cerco il nome ... Galette Bretonne. I miei sono all'arancia.
Mi dico che li posso fare anch'io no?
Cerco la ricetta. Ne trovo mille. Quintali di burro e di zucchero. Ma è giusto che sia così. Le cose buone sono peccaminose. E questa ricetta è lontana anni luce dalla parola dieta. 
Com'è che rispondo io in questi casi? Machisseneeeeee.
E allora l'ho fatta e rifatta, studiando le varianti e approvandole entrambe.
E il risultato è stato un miracolo. 
Addirittura più buoni dell'originale. 
Ovviamente nei giorni successivi alla scoperta, avendo solo altri tre biscotti li sbocconcellavo piano per non finirli, per avere sempre un promemoria e alla fine per avere la possibilità di fare un paragone.
Sapeste la sofferenza.

E ora vi do entrambe le versioni che però devono essere eseguite alla lettera senza variazioni di peso o ingredienti o di tempi di cottura, per ottenere gli stessi che vedete. 
E intanto imparate dalle foto, l'emozione provata durante quel giorno di pioggia.




















  

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Galette bretonne

Ingredienti 

100 g di burro
100 g di zucchero a velo
1 tuorlo
140 g di farina 00
una bustina di vanillina
scorza grattugiata di un'arancia biologica
1 tuorlo per spennellare la superficie
fleur de sal 
Procedimento

Lavorate il burro con lo zucchero a velo fino a raggiungere la consistenza di una crema spumosa. 
Aggiungere il tuorlo e lavorare ancora.  Grattugiare la scorza dell'arancia e amalgamare.
Setacciare la farina e la vanillina direttamente nella ciotola e mescolare fino a ricavare una palla morbida.
Avvolgerla nella pellicola e farla riposare in frigo per almeno mezz'ora.
Stendere su un piano infarinato e con le formine che preferite tagliate i biscotti.
La superficie di questi biscotti deve presentare delle incisioni che potrete ricavare anche con i rebbi di una forchetta. Io ho usato la mia griglia per crostate, premendo leggermente, e dopo li ho tagliati.
Spennellare la superficie con il tuorlo sbattuto. Aggiungere qualche cristallo di sale e infornare a 180° per 12 minuti esatti. Non devono scurirsi. Non temete se li vedete ancora morbidi. Appena freddi raggiungeranno la giusta consistenza.
Conservarli in una scatola di latta.  

Nota: con lo zucchero a velo si otterrano biscotti friabilissimi. Se desiderate dei biscotti più croccanti che friabili usate lo zucchero semolato
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9 novembre 2017

Insalata di zucca, cavolo riccio e cipolle


Stamattina non riesco a trovare l'incipit giusto.
Mi vengono fuori sempre argomenti un pò pesanti e non è questo che voglio.
Ho bisogno di ricevere e dare leggerezza, luce e positività. Ho voglia di risate e di allegria. Di colori caldi e sapori morbidi.

Ieri tornando a casa ho attraversato prima una strada che costeggiava il mare e poi una lunga strada attraverso le campagne. C'era un sole fortissimo, che giocava in un cielo azzurro in cui erano appese delle nuvole come quelle dei disegni dei bambini. Nuvoloni grigioneri, ben definiti e nuvolette bianche. Appese davvero, in mezzo ad un cielo che per il resto era limpido. E a tratti questo sole disegnava ombre e colori nel mare prima, rendendolo come una tavolozza metà scura e metà verdeturchese trasparente, che ondeggiava con lentezza. E poi nelle campagne, infuocava di luce e colori gli alberi con le foglie rosse e gialle. La terra era quasi rossa e l'erba che ricresce in questo periodo, ancora più verde. E mi è tornata in mente l'indecisione di quando dovendo colorare il prato nei miei disegni di bambina,  dovevo scegliere il colore dei pastelli Giotto, quelli da 24, regalo prezioso della scuola elementare, ottenuti con speranza e mai con pretesa, da mamma che diceva 'ma non bastano 12?' perchè bisognava risparmiare. Era più bello scegliere tra le sei tonalità di verde quello che più si avvicinare alla mia idea di verde erba, fra tre marroni quello della terra mia e il giusto cielo azzurro, così come vedevo io il mio cielo.
E ieri li, lungo la mia strada c'erano tutti i colori più forti della scatola dei pastelli.









E' autunno, mi dicevo. E  ho capito perchè mi piace questa stagione. E perchè la amo sempre di più, soprattutto ora alla mia età. Perchè mi appartiene e mi somiglia. Si, proprio così.  E' una stagione ricca di passione profonda. Con i suoi colori, che sono i più caldi che esistano. Rossi e gialli e marroni di terra calda e umida. Con i suoi sapori di frutti dolcissimi e generosi. Sempre rossi, gialli, arancioni e marroni. Cachi, melecotogne, melegrane, nespole e castagne. Con il suo modo di prepararsi a proteggere dal freddo i semi di future piante. Con il suo freddo che invita a stringersi insieme al caldo di un fuoco o di una minestra bollente.
Insomma è pura passione. E io mi sento autunno.


Questa ricetta di oggi è frutto di diverse cose messe insieme dal caso.
La mia spesa di oggi, con il cavolo riccio, tipico della mia terra, con un sapore forte e morbido, delle zucche del mio orto, e del libro 'Un pò di sale in zucca',   ricchissimo di ricette , di Laura Adani, con la zucca, tutte fantastiche. E' già pieno di 'orecchiette' sulle pagine, per ricordarmwsi quelle che proprio voglio assaggiare e che preparerò man mano che raccoglierò le zucche. Praticamente dovrei averne una cinquantina almeno per assaggiarle tutte.
Ve lo consiglio se amate le zucche, le ricette sane e le foto belle.
 Ho fatto delle sostituzioni (coerenti però) qua e la. Vi metto la versione originale con accanto le mie sostituzioni e poi scegliete voi.

E ora passiamo alla ricetta.




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Insalata di zucca, cavolo e cipolle

Ingredienti (per 4 persone)

600 g di zucca
1 manciata abbondante di cavolo nero (io ho usato il cavolo riccio)
 3 cipolle rosse
60 g di noci sgusciate (io ho usato gli anacardi, quelli avevo)
2 cucchiai di semi di zucca
4 cucchiai di olio extravergine di oliva
150 di formaggio erborinato (io avevo del pecorino romano)
sale, pepe nero
 
Procedimento

Lavate la zucca con una spazzolina per togliere eventuali tracce di terriccio, eliminate i semi e i filamenti e tagliatela a spicchi mantenendo la scorza. Lavate le foglie di cavolo e sbollentatele per 5 minuti. Pelate le cipolle e tagliatele a spicchi. In una teglia mettete le fette di zucca, gli spicchi di cipolla, le foglie di cavolo, le noci spezzettate grossolanamente e i semi. Irrorate con una dose generosa d buon olio, sale e pepe. 
Infornate a 180° e cuocete per circa 30-40 minuti o fino a quando la zucca non sarà diventata morbida.
Togliete dal forno, lasciate riposare per qualche minuto e quando le verdure sono ancora tiepide, distribuitevi sopra il formaggio a pezzetti. Servite immediatamente.


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