8 aprile 2016

La vignarola

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Non rimanendo fermi in un luogo, ma muovendosi, in lungo e in largo, si incontrano cose nuove. Gente con occhi e facce e lingue diverse, abitudini nel vestire e consuetudini nel mangiare differenti e perfino luci più o meno luminose a seconda delle tante variabili della latitudine, dello smog, delle ore in cui puoi andarci per visitarle ecc… E tutto, sempre, è cosa nuova, e tutto, sempre, è qualcosa da conoscere e da cui imparare.

Io non so stare ferma sempre in un posto. Magari mi allontano temporaneamente sicura di poter tornare indietro, come un elastico. Ma devo allontanarmi. Alla ricerca, per raccogliere, nuove esperienze e nuove persone da conoscere come mondi nuovi. Prendo la rincorsa, vado, ci resto finchè sento che la tensione si affievolisce e… boooiiinnng…. l’elastico mi riporta a casa. Questo significa che non volerò mai via per sempre da quella che considero casa mia.

Ma significa anche che conoscerò sempre tante cose nuove perchè la casa prima o poi, mi viene sempre a noia.

Nella mia vita romana ho potuto riabbracciare e frequentare un pò di più vari amici, ne sono arrivati di nuovi e con loro ho fatto cose molto belle. Bellissime le giornate fredde o tiepide, trascorse davanti un cappuccino ad un bar all’aperto, a parlar di progetti realizzati o ancora da realizzare, di idee di scarpette tenere per bambini divenute un vero lavoro, di progetti di cornetterie buone che stanno per realizzarsi, di corsi di fotografia per insegnare a far desiderare il cibo, così come lo desideriamo noi blogger, di corsi di cucina per chi vuole imparare a mangiare italiano, cene social da organizzare …. ecc…

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Poi è arrivato anche un corso di ceramica, dove ho imparato a creare qualcosa di mio, qualche piatto, bicchieri colorati, di cui vi parlerò in seguito… e dove ho anche conosciuto nuovi amici.

Ieri sera alla fine della lezione son partiti i selfie, per immortalare un luogo e un gruppo, chiamato ‘la compagnia delle ciotole’ e, al momento di inviare le foto chiedo a tutti num di cellulare e nome. Una delle nostre compagne di corso di dice ‘Vannella’, io la guardo un pò così e le chiedo ‘di nome o di cognome?’… E lei ‘E si, di nome, lo so che è un pò strano, ma sai io vengo da un posto dove tutti gli abitanti hanno un nome strano….’. E così ci fermiamo tutti e comincia il suo racconto, sempre accarezzando il pezzo di creta che stava lavorando.

La sua è una voce di maestra, che racconta con parole semplici, ben scandite e con un tono che attira l’attenzione e con un sorriso che dissimula anche una certa timidezza:

‘…sai nel mio paese, un paesino delle Marche, piccolo, con nemmeno 1000 anime, quasi tutti gli abitanti hanno dei nomi strani. Non si sa perchè, o forse loro si, lo sanno, ma io non saprei dirlo, ma si chiamano con nomi mai sentiti prima e in nessun altro luogo. E così so di un’Imelda che ha sposato un Raoul, di donna Olmede, di Abdenago detto Becky, di zia Amelide, di zia Velleda e zio Godardo. Ma un nome e una persona che ricordo in maniera particolare è il signor Vasindone. E si, perchè era un signore anziano che passeggiava su e giù per le stradine del paese e che tutti conoscevamo. Un bel giorno, anzi un brutto giorno il sig. Vasindone mori e chiaramente nel paese lo seppero tutti poichè era così piccolo che nulla poteva passare inosservato. Però sui muri del paese comparve un manifesto bordato a lutto con un nome a noi sconosciuto. Annunciava la morte di tal ‘Francesco’, nome anonimo di persona quindi non nota che stupi non poco. E come? Due morti in un sol giorno e nessuno che conoscesse il povero Francesco? Due giorni di interrogativi dovettero passare prima di venire a conoscenza del fatto che tal Francesco altri non era che il nostro caro Vasindone stesso che, tempo addietro era emigrato in America e precisamente a Washington, cosa che al suo ritorno gli era ‘costato’ il nomignolo di ‘Vasindon’, da cui il mitico nome Vasindone.’

Da questo punto del racconto, non è stato più possibile proseguire la storia, perchè eravamo stesi su sgabelli e tavolacci per le risate, con le mani sporche di creta sulla pancia. Abbiamo rimandato alla prossima puntata altre storie, vuoi perchè la ‘cantastorie’ sa incantare, ma anche perchè siamo sicuri che di storie ne conoscerà tante ancora. E ve le racconteremo… alla prossima lezione.

Vedete dunque che ricchezza incredibile la conoscenza di nuove persone e nuove storie?

Ma visto che siamo qui su un blog di cucina, parlerò anche di una scoperta di un piatto tipico romano. La vignarola. Un piatto semivegetariano (nel senso che è composto quasi tutto di verdure e poca pancetta che, volendo si può omettere, ma se la mettete è più buona, credetemi). Passeggiando nei fantastici mercati romani si scoprono nuove verdure e nuove combinazioni. E i ‘vignaroli’ come qui sono chiamati i nostri ‘ortolani’, mi hanno parlato di questa ricetta che porta il loro nome. E che oggi vi propongo. Aspetto i vostri commenti.

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La vignarola

(per 4 persone)

- 4 carciofi grossi

- 5/6 cipollotti freschi

- una fetta di pancetta tesa

- 400 g di piselli sgusciati

- 400 g di fave fresche sgusciate

- una grossa lattuga romanesca (vedere foto)

- olio extravergine di oliva (secondo la propria dieta)

Pulire i carciofi e tagliarli a spicchi. lavarli in acqua acidulata con limone.

Lavare la lattuga e tagliarla a pezzi grossi.

Lavare sia le fave che i piselli freschi.

Tagliare i cipollotti e farli appassire a fuoco dolcissimo in una casseruola con l’olio e la pancetta tagliata a listarelle. Aggiungere prima i carciofi e farli insaporire un pò. Poi in sequenza aggiungere le fave, i piselli e alla fine la lattuga. Aggiustare di sale. Far insaporire e poi portare a cottura aggiungendo qualche mestolo di acqua calda. Servire calda con pane tostato.

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4 aprile 2016

Social Eating a Roma: La primavera a tavola

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Eccomi qua, in pieno fermento e piena di entusiasmo per la primavera che è arrivata. Io non so perchè ma, quando l’aria comincia ad intiepidirsi e la mia campagna a riempirsi di fiori e colori, mi sento esplodere dentro di felicità. E mi viene una gran voglia di cucinare le prime cose che spuntano nell’orto. E se non nel mio in quelli che conosco di cui mi fido.

Come non raccogliere (o comprare) gli asparagi o i piselli e farne un piatto delicato e leggero? E il primo basilico da abbinare alla pasta fresca con un bel sughetto di pomodoro? E le melanzane come prepararle se non ripiene. Il tutto abbracciato da fresche insalatine o verdure al forno?!?

Ed ecco che ovunque io sia, ho davvero il desiderio e il gran piacere di mettermi ai fornelli. Ma mica per me sola. Noooo. Non c’è piacere a mangiare da soli a tavola. Anzi meglio se a tavola si è in tanti, tutti con lo stesso desiderio di parlare, conoscersi e mangiare.

Così nasce la mia seconda esperienza di Social Eating. Una cena con la … primavera nel piatto, sempre sulla stessa terrazza in una bella casa di Roma.

Sono sicura che ci divertiremo molto. Quindi se avete voglia di unirvi a noi chiamatemi e venite da noi a cena.

La cena si terrà venerdi 8 aprile 2016 ore 20.

Per prenotare un posto alla mia tavola, scrivetemi a annagentiledg@yahoo.it oppure contattatemi sul profilo facebook.

Vi aspetto.

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18 marzo 2016

Plum cake ROCK al limone

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Alle 16 ho un appuntamento. Il cielo si sta oscurando velocemente e non promette niente di buono. Ieri ho mandato un messaggio ad un mio amico col quale abbiamo lavorato insieme tempo fa, divertendomi moltissimo. Da quando sono a Roma mi è venuta la fissa di scrivere in romano. Mi fa sentire, come dire, a casa in un posto che non è casa mia. Non ho radici qui. Solo qualche radichetta che ho piantato da quando avevo 10 anni, venendo almeno una volta l’anno qui. Ed è per questo che ho accettato di venirci a vivere. Non per sempre. A spizzichi e bocconi. Due/tre settimane qui e una giù. Giusto il tempo di essere contenta di stare in un posto e poi stancarmi. Cambiare posto ed essere sempre felice di tornare nell’altro.

Dicevo, gli ho mandato un messaggio per ricordargli un invito a pranzo per parlare di lavoro. Ammazzandoci dalle risate per il mio romano abbiamo deciso, no pranzo, si caffè e vengo con un amico. L’amico lo conoscevo già, grande musicista, che fa la musica che piace a me, rock, forte, bella, ma con contenuti veri, di quelli che ti fanno pensare. Tanto lo sanno tutti quelli che mi conoscono che sotto l’aspetto angelico e solare, si nasconde in me un cuore metal, dark, che scoppia di musica dura ad alto volume. Si vabbè direte…. ma non lo dite, perchè è vero.

Mi dico, solo il caffè davvero gli faccio trovare? no, tanto che ci vuole? cinque minuti impasto un dolce, sperando che venga bene, così parliamo, beviamo il caffè caldo, un pezzo di dolce bello caldo…. E così mentre penso il dolce è già nel forno. Senza bilancia, misurato con i bicchieri, al volo, un plum cake, così me lo ritrovo anche per domani mattina per colazione.

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Alle 16 puntuali come un orologio che va bene, suona il citofono. Fuori il cielo è sempre più nero. Minaccia. Arrivano i miei amici e come nel detto ‘ora devi far piovere’, che si dice quando si fa una cosa desiderata da tempo che poi si riesce a realizzare, comincia a grandinare. Un segno del destino.

Appena entrati, ci salutiamo e assisto alla loro reazione. Nasi che annusano l’aria, capiscono quello che succede nel forno, sorrisi che si allargano e occhi che diventano sognanti. E la felicità is in the air. E comincia così un pomeriggio di brain storming intenso che porterà sicuramente a progetti interessanti. D’altro canto se si mettono insieme ‘l’omo più importante der cinema’, il più tosto dei musicisti rock, e la blogger più casinista che c’è, non può venir fuori che qualcosa di forte. Ne vedremo delle belle.

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Intanto vi do la ricetta del plum cake che, per dovere di cronaca, è durato pochi minuti, e vi lascio in attesa dei nostri progetti….

YEEEAAAHHHHHH

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Plum cake al limone

- due bicchieri di farina 00 (1 bicchiere = 200 ml scarsi)

- mezzo bicchiere di amido di mais

- un bicchiere scarso di zucchero

- tre uova

- lievito per dolci

- un bicchiere scarso di latte

- due dita di olio di semi o burro sciolto o olio extravergie di oliva leggero

- la scorza grattugiata di due limoni biologici grandi

Mescolare prima gli ingredienti solidi e poi insieme tutti i liquidi.  Mescolare energicamente con la frusta ficnhè vedrete formarsi delle bolle in superficie, che fanno plop plop

Foderare di carta da forno bagnata uno stampo da plum cake. Versare l’impasto e infornare a 180° in forno già caldo. Aspettare circa 20/30 minuti e controllare ogni tanto con lo stuzzicadenti che ne esca asciutto.

Spolverizzare con abbondante zucchero a velo e  servire con una buona marmellata, di ciliege o di mirtilli o di arance…. come preferite.

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2 luglio 2015

Storia di caldo, di casa e di frisella

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Ero in autostrada e, sotto il sole cocente, tornavo a Roma. Avevo lasciato la mia Puglia e questa volta avevo anche sofferto perchè avevo lasciato alle spalle anche il mio mare azzurro e trasparente. Quello che piace a me, quasi fermo, con le correnti ghiacciate che ti sorprendono e ti fanno mancare il respiro, quando le incroci. Mi era venuta la nostalgia dell’emigrante e questa cosa non mi piaceva affatto. Intanto mi lasciavo incantare dal paesaggio che cambiava continuamente. Dalla paradossale leggerezza delle pale eoliche che indolenti ruotavano al vento, spingendole li in alto, disseminate qua e la su colline ben arate, ora verdi, fra un pò gialle e arse per il caldo. E ogni tanto mi godevo la vista di paesi arrampicati sul basse montagne, belli, ma belli davvero. E riflettevo ad ogni cartellone degli autogrill che diceva ‘Sei in un paese meraviglioso’, pensando che era vero. Ad ogni autogrill, come a voler sottolineare la diversità di ogni punto di questo nostro paese, accomunato solo da una bellezza struggente.

La costante del viaggio era stata quindi la malinconia. Per una campagna ed un mare lasciato (anche se per poco) alle spalle. Per una serie infinita di posti dove mi piacerebbe vivere. Per il caldo patito lungo la strada, che mi abbatteva non solo il fisico. Per un caldo che sicuramente avrei dovuto affrontare una volta a Roma, che mi avrebbe impedito di uscire di giorno. Per essere costretta a vivere come i vampiri che, alle prime luci dell’alba, cominciano a tremare per la paura.

Intanto il web mi accompagnava lungo la strada, con gli scambi sempre più frenetici sui social, dove si, è bello esserci, ma che da un pò di tempo cominciava a darmi l’impressione di una piazza troppo affollata dove tutti pur di far sentire la propria voce, gridano, sempre di più, e si spintonano, e alzano la mano, e si sforzano di ‘fare gli splendidi’, per farsi notare. E anche tutta questa energia altrui, mi stancava. Fisicamente proprio…. E cominciavo a riflettere sulla direzione che forse avrei dovuto prendere prima o poi…

Intanto mi arrivano messaggi degli amici in attesa del mio ritorno. Ma dove sei? Sei partita?  quando arrivi? Chiamami quando ci sei, perchè oggi ti porto a vedere un posto meraviglioso…. e così via.

E intanto sole e strada e caldo. E malinconia.

Finalmente la coda che chiudeva l’autostrada e precedeva la nuova frenesia delle strade di città, di chi tornava al lavoro, accellerando, rientrando nella normale sensazione ansiosa di essere in ritardo. E di chi invece affrontava con coraggio il traffico per andare nella propria direzione.

Scaricai le valige, sempre troppe per questi weekend veloci, con le solite cose terrone da mangiare, friselle, cocomeri, cacioricotta ecc…. per non spezzare il filo che mi tiene legata al ‘trullo’. Una specie di filo d’Arianna che ti garantisce di tornare alla libertà… ‘Che scema che sono’, penso ogni volta.

Entrai in una casa accaldata che mi aspettava pulita e al semibuio. Mi arrivò un messaggio impaziente di un’amica… ‘Allora?'. E la mia risposta fu…. ‘Finalmente sono a casa’.

E li mi sorpresi a pensare che era la prima volta che pronunciavo questa frase ‘Sono a casa’. E capii che finalmente qualcosa era scattato. Ero a casa mia. Un’altra, ancora, ma casa mia.

Ed una nuova sensazione si fece strada. Allora fuori le friselle per un pasto veloce che combatte il caldo e mi da energia. E poi via, in giro per la città, alla scoperta di questo posto meraviglioso.

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Frisella integrale con zucchine crude al limone, prosciutto crudo e cacioricotta

- una frisella integrale

- due fette di prosciutto crudo

- una zucchina freschissima e biologica

- cacioricotta da grattugiare (ricotta salata per i non pugliesi)

- sale grosso e fino

- limone

- olio extravergine di oliva

Lavare e spuntare la zucchina.

Con un pelapatate tagliare tanti ‘nastri’ di zucchina che metterete in una ciotola capiente senza schiacciarli.

Cospargete una manciata di sale grosso sulle zucchine per far perdere l’acqua di vegetazione e lasciarle così per almeno una decina di minuti.

Sciacquare le zucchine e strizzarle bene facendo attenzione a non romperle. Conditele con succo di limone e olio extravergine di oliva. Assaggiatele prima di mettere il sale per vedere se vanno bene così o no.

Bagnare la frisella poco prima di mangiarla, altrimenti si ammorbidisce troppo.

Quindi disporre le due fette di prosciutto, i nastri di zucchina e, le scaglie di cacioricotta.

Versate un pò dell’olio e limone delle zucchine e buon appetito.

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18 giugno 2015

Muffin della mezzanotte

 

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E si, è inutile, stasera non riesco proprio a dormire. Il sonno non arriva. E’ quasi mezzanotte e sulle spalle ho tutta la dieta di questo mondo che mi pesa. Inutilmente poi. Seguo a puntino tutte le indicazioni ma non succede niente, anzi per il caldo sembra che fa un pò mi solleverò levitando, (o lievitando?). Mannaggia alla ‘costituzione’ fisica. E mannaggia a questo desiderio di dolce che mi sta prendendo stasera. Ho cercato di tamponare con una pesca, ma la voglia di cioccolato si è fatta una ‘grassa’ risata. Dicendo, sono qua. Ti prego ti prego ti prego dammi un pò di dolce. Ma in casa non ho niente. Dico. Ma di pronto, dico… ma magari qualcosa potrei inventarmi … dico. Ma a mezzanotte? E quando urla l’emergenza, Anna risponde. Tanto non dormo lo stesso.

Allora mi alzo dal divano, apro tutte le persiane. Per fortuna l’aria si è rinfrescata. Vedo cosa posso inventarmi con quel che c’è. Apro il libro ma dovrò fare una modifica sostanziosa alla ricetta. E parto.

E che ci vuole?

E così mezz’ora dopo sulla tavola ci sono ben 7 muffin al cioccolato fondente caldi e fumanti di cui….. ne assaggerò solo metà, (la metà di uno eh!) rimandando a domani il resto. Prometto che mangio l’altra metà a colazione, 5 li regalo e ne conservo uno solo per un altro momento di follia.

Mi sento già meglio.

Scusate le foto, ma a quest’ora come volete che vengano, senza sole, con il cellulare e con la mano che trema per la debolezza?

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Muffin della mezzanotte

- 150 g di farina per dolci

- 15 g di cacao amaro

- mezza bustina di lievito per dolci

- 80 g di zucchero di canna

- 35 g di olio extravergne di oliva, o di burro o di margarina o di olio di semi di arachidi

- un uovo

- 160 g di yogurt bianco

mescolare prima tutti gli ingredienti solidi e poi aggiungere tutti gli ingredienti liquidi mescolati tra loro.

Riempire per 2/3 7 pirottini e infornare a 200° per circa 20 minuti, fino a quando saranno ben gonfi.

Buonanotte.

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15 giugno 2015

Una favola, il pane più facile del mondo: Brown soda bread

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Io soffro terribilmente per il caldo. Stamattina mi sono svegliata che già ero una mongolfiera. E per di più pure incazzata nera perchè non ho dormito bene. Non si può dormire con l’aria condizionata, il ventilatore fa rumore, non c’è speranza di un pò di corrente, quindi è inutile tenere spalancate tutte le finestre tanto entrano solo zanzare, ma non aria. Quindi che fare? ti alzi e guardi l’alba. Passeggi nervosa dentro e fuori casa, metti le mani sotto il getto dell’acqua, aspettando che diventi fresca, ma pagherai l’eccedenza di sicuro prima che si svuotino tutti i tubi roventi.

E poi mi sento stupida perchè mi arrabbio per queste cose, quando intorno a me c’è gente che ha problemi ben più gravi. E magari, non si alza nemmeno dal letto, per il caldo, perchè non ha nemmeno il letto. E così aspetto la luce.

Ho deciso da tempo che voglio poche cose essenziali intorno a me, ma davvero poche. E così mi capita di non fare la spesa e di dovermi accontentare con quello che ho, finchè svuoto del tutto la dispensa. E mi ritrovo senza pane, senza frutta, senza pomodori, insomma ti sembra di essere quasi senza tutto ….

Poi arriva una mia amica, che viene qui a parlarmi di un progetto che sta realizzando con i bambini. Scova per loro dei libri dai mercatini, raduna intorno a se tanti piccoli e comincia a leggere.   E grazie al suo modo di rendere vive le parole, la magia inizia e i bambini restano incantati e vorrebbero che questo gioco non finisse mai. Starei ore ad ascoltarla e le chiedo di leggermi qualche pagina. E resto impigliata anch’io nella rete delle favole. All’improvviso torno bambina, o forse bambini restiamo sempre dentro, solo che ci forziamo di sembrare grandi. Sono belli i racconti, com’è bello seguire il filo di un cantastorie e perdersi, come quando nessuno ci trovava nulla di strano nei nostri occhi sognanti.

Torno alla realtà e mi rendo conto nel frattempo che non ho niente da offrire, manco per accompagnare il caffè. E decido di inventare con quello che c’è-

E così trascorro insieme alla mia amica cantastorie una pomeriggio di… favola. Impastando il pane più facile del mondo,  e mangiando pane e marmellata, sulla mia terrazza e parlando fino a che la luce è andata via. E ora vi do una delle tante ricette di questo pane, di cui vi ho tanto parlato nel post sull’Irlanda. Provate e fatemi sapere come lo trovate.

 

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Brown soda bread

- 450 g farina integrale
- 220 g di farina bianca
- 2 cucchiaini di zucchero
- 1 cucchiaino di bicarbonato
- 1 pizzico di sale

- 1 uovo
- 2 vasetti di yogurt bianco
- 450 ml di latte

Mescolare prima gli ingredienti solidi e a parte tutti quelli liquidi
Mescolarli tutti insieme e lavorare con un cucchiaio di legno

Versare in tre stampi piccoli X plumcake
O uno grande e uno piccolo
Riempire lo stampo per metà o max x 2/3

Cospargere la superficie di semi a piacere

Infornare x mezz'ora a 210 gradi e per altri venti minuti a 190 gradi

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10 giugno 2015

La speranza viaggia in autobus

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Sono in autobus e attraverso questa splendida città. Migliaia di turisti felici e accaldati fuori. Intorno a me, sotto quest'aria condizionata a palla, tutti gli occhi sono  bassi e attenti allo schermo del cellulare. Una signora anziana, con una maglietta verdina, una borsa grande piena di panni accanto,  una piccola borsa stretta in grembo, guarda fuori dal finestrino e intorno a se, un pò spaesata. E guarda e guarda. Ma gli altri guardano solo il cellulare. L'autobus frena all'ennesima fermata. Scende gente, ne sale altra. Altri cellulari e sguardi distratti. Tra questi una piccola donna, anziana, con un bel vestito a righe colorate, si siede di fronte alla signora con la maglietta verde. Si sorridono educate. una guarda ancora fuori e intorno. La sua aria spaurita non accenna a rasserenarsi. Sembra una storia di tutti i giorni, su tutti gli autobus e in tutte le città. Guardo anch'io fuori dal finestrino, come una che si sente sempre turista in questo posto.
All'improvviso sento una voce:
- ' ma sa che ha gli occhi belli come il cielo?'
- 'come?'
- Si signora, ha degli occhi bellissimi, del colore del cielo'
....
E così cominciano a parlare tra loro.
Sono due donne anziane. Quella spaurita è ucraina, in Italia da 9 anni, che ha appena perso il lavoro. Era a servizio ma non serviva più e l’hanno mandata via. E ora nei sui occhi azzurri come il cielo c'è solo paura per il futuro.
L'altra, la signora dal vestito a righe colorate, è solo una persona gentile che le ha rivolto un complimento semplice e spontaneo.
E da li cominciano a raccontarsi. E alla fine si scambiano indirizzi e consigli per un centro di ascolto che 'tanto aiuta la gente per bene'.
E' arrivata la mia fermata. E io scendo più ricca di speranza. Forse in questo mondo  c'è ancora amore. E qualcuno che ti guarda negli occhi. E qualcuno che ancora vede il cielo.

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22 maggio 2015

Una pagina di diario e le rose di sfoglia con mele e uvetta al rum

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E continua il mio diario romano, con le mie nuove scoperte, e la voglia di fare e organizzare sempre più piena di entusiasmo. Ora sono alle prese con la terrazza, cosa preziosa in una città come questa. Aveva bisogno di lavori per essere rimessa a nuovo e ora siamo in ballo con operai, intonaco, pitturazioni, idropulitrice, fogature da rifare, piante da comprare, arredo da inventarsi…. il tutto si spera a prezzi mooooolto economici. Infatti vedremo un pò cosa partorirà la mia fantasia con i pallet. Chi ha soluzioni belle ed economiche mi scriva pure. Ora mi ritrovo nella veste ormai a me nota di capocantiere che combatte con ritmi lenti di operai che non capisco molto quando parlano perchè usano un linguaggio molto personale. ‘Signora hai tobo?’ Oppure, ‘Signora pe piascere mi dai muscio?’… ecc… Questo vorrei annotarlo per un libro che avrei voluto scrivere tempo fa… Ricordate il muratore del trullo che metteva la parola ‘ciabbattola’ ovunque, con una mimica che faceva da supporto per le varianti di significato? Quello dell’intonaco di Bressanone?

Per il momento sono contenta al sol pensiero di quello che qui organizzerò, delle persone che inviterò, e delle cose buone che preparerò. Intanto comincio a fare un elenco, spero di non dimenticare nessuno. Ma come per tutti i miei progetti, già immagino una bella serata di estate, con profumi di fiori intorno, musica e amici ……. Vedremo.

Per ora si lavora, si organizzano corsi di cucina, cene social con l’aiuto di amici, e si studia alla ricerca di ricette sempre più semplici e sempre più light. E laddove manca il ‘light’, si opta per il buono che fa bene al cuore. E questa ricetta di oggi che ormai impazza sul web su tutti i blog e su tutte le bacheche di facebook, l’ho fatta anch’io e devo dire che è davvero un’ottima idea veloce, valida per colazioni raffinate, per il caffè con le amiche, dolce per cene improvvise, e per momenti che hanno bisogno di dolcezza.

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Rose di pasta sfoglia con mele e uvetta al rum

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- un rotolo di pasta sfoglia

- due mele biologiche

-una noce di burro

- un cucchiaio raso di zucchero di canna

- una scorza di limone grattugiata

-un cucchiaio di uvetta ammollata nel rum

Lavare  per bene le mele. Tagliarle in quattro spicchi e privarle di torsoli e semi. Tagliare ogni pezzo a fettine e metterle a rosolare per qualche minuto in una padella larga con il burro, il limone  e lo zucchero di canna. Devono rimanere sode.

Ricavare 8 strisce con la pasta sfoglia. Lungo ciascuna striscia e sulla metà superiore, distribuire le fettine di mela accavallate facendo in modo che sporgano un pò dal bordo. Aggiungere qua e la l’uvetta precedentemente ammollata nel rum e ripiegare sulle mele la parte inferiore della sfoglia.

Quindi arrotolare questo nastro per formare delle rose.

Infornare a 180°/200° fino a doratura.

Servire tiepide e spolverizzate di zucchero a velo ( e cannella per chi gradisce)

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16 maggio 2015

Il vuoto riempito e il tempo che scorre: storia di un compleanno

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Nasciamo con l’occhio positivo o il pensiero negativo. L’essere nomadi e con la sensazione che manchi la terra sotto i piedi, può essere vissuta come triste precarietà o come opportunità di incontro. La vita che scorre, ti fa vedere come in time lapse i nostri figli che crescono velocemente e le strade che diventano sempre più distanti. E ti assale la voglia di rincorrerli ed acchiapparli per tenerli ancora per un pò abbracciati.

Come quando li accompagni al treno e li spingi su, dicendo ‘vai vai’ e poi sali di corsa ancora per un momento per stringerli a te. E ti concentri su quel momento, perchè in quell’abbraccio siete solo voi due, è solo tuo e basta. E chiudi gli occhi e te lo prendi tutto il suo profumo.

I figli crescono, vanno via, e io sono a mia volta figlia e vado via. E ritrovo nello sguardo e nella malinconia della mia mamma, la stessa mia tristezza e lo stesso mio vuoto quando vanno via loro. Questa benedetta ruota che gira, dovrebbe pur insegnarmi qualcosa, ma il cuore segue le sue vie, misteriose e senza ragione. Comanda lui.

Ma oggi è giorno di festa. Le nostre strade si sono incrociate. E lui è qui con me. E me lo guardo, mio figlio, che ancora dorme e, come in un viaggio veloce nel tempo, torno a casa con loro piccoli che fra un minuto si sveglieranno per andare a scuola e prima di dire ‘è ora’ me li guardo ancora un pò e catturo anche quel momento solo mio, solo nostro.

E immagino che il suo è lo stesso sonno sereno e la stessa sensazione di pace che continuo a provare anch’io quando mi appisolo sul divano di mamma mia. Li, in quel porto sicuro, dove niente mi può far male, perchè c’è lei che mi copre e mi guarda.

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Oggi è il compleanno di mio figlio, il maggiore. e abbiamo deciso di festeggiarlo a Roma e ne sono felice. Non so ancora come lo festeggeremo, ma so già che si impasterà il pane buono e caldo, si preparerà una torta che piace a lui, sarà quella di mele o quella cioccolatosa, non so, berremo qualcosa di buono, passeggeremo per le strade più belle di questa città, mangeremo un gelato, lo abbraccerò e me lo bacerò a più non posso, parleremo di tutto e lo guarderò negli occhi. E poi domani ci saluteremo.

Ancora non so se questi incontri al volo tra di noi, riempiano il mio cuore o me lo straziano al momento dei saluti. Perchè dei figli non se ne ha mai abbastanza.

Si è madri in maniere differenti. C’è chi apprezza la ritrovata ‘libertà’, chi non sa ancora cosa sia questa ‘libertà’ e non sa cosa l’aspetta, chi se li tiene stretti accanto e non li fa andare via, chi ride di tutto questo, e chi non si pone nemmeno il problema.

Io per ora me lo tengo stretto al cuore e vado.

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12 maggio 2015

La bella stagione arriva: progetti nuovi e una ricetta leggera: Scialatielli con zucchine romanesche e fiori di zucca freschi.

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Sono seduta nella mia terrazza romana, con l’aria fresca che mi accarezza e mi ricorda ancora e sempre quanto è bella questa città in tutte le stagioni. Ma soprattutto ora, che non c’è più il freddo e non c’è ancora il caldo afoso che a breve arriverà. Ora ovunque gli alberi sono verdi di foglie nuove, sono tornati gli uccelli che cantano a squarciagola coprendo a volte anche il rumore del traffico, pensa un pò…. E io ho la fortuna di avere una bella terrazza dove al tramonto mi siedo, bevo qualcosa di fresco e scrivo.

Sono nuova di qui e ancora c’è molto da fare per fare di questa casa la mia casa. E sono qui che faccio schizzi e progetti nuovi per le serate che verranno, e penso a come arredare e non spendere una fortuna. Però già me le immagino le mie cene a lume di candela o sotto il pergolato, con gli amici che preparano con me cose buone e ridono e vivono con me questo nuovo momento. I trasferimenti non sono mai indolori, soprattutto se lasci qualcosa che ami e da cui torni sempre volentieri. Ma diventa tutto più facile se ad aspettarti qui c’è qualcos’altro che ti piace.

Quindi cerco di prendere quello che di buono c’è ovunque. E di fare di ogni luogo casa mia.

Poco tempo fa su facebook girava una pubblicità che mi ha incuriosita. Foto molto belle e curate, di oggetti di arredamento, mobili, tessuti, complementi di arredo ecc, molto vicini ai miei gusti, e con prezzi non esagerati, anzi a volte addirittura convenientissimi. ‘Passeggiando nel sito ho trovato una immensa gamma di prodotti per la casa, giardino, uscite fuori porta, ecc… che si possono scegliere, valutare e comprare direttamente da casa. E così per ‘abbreviare’ i tempi ho lanciato un sondaggio su fb stesso per sapere se altri lo conoscessero o avessero fatto acquisti. Insomma per chiedere informazioni. E così ho scoperto che dal sito Dalani.it, moltissimi miei amici avevano comprato tante cose belle ed erano anche molto soddisfatti della qualità, del rapporto qualità/prezzo, della serietà, della celerità delle consegne ecc….. E così ho già preso un bel pò di appunti e conto di affidarmi a loro per gli acquisti di cui parlavo prima.

E dato che tra i progetti da realizzare ci saranno non solo cene in terrazza, ma anche incontri sull’erba nei parchi di Roma, con picnic e letture belle, guardate un pò cosa ho già ordinato?

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E questi sono gli ‘appunti’ che ho preso per la campagna, la terrazza ecc…..

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E, a proposito della bella stagione che si avvicina, ora parliamo di cose leggere, veloci e buone da mangiare. Qui ormai vado ogni giorno a fare la spesa ai mercati rionali che sono uno spettacolo di colori, di profumi e soprattutto di prodotti freschi. E’ già tempo di zucchine romanesche qui e ricche di fiori bellissimi. Queste zucchine sono tenerissime, saporite e facili da cucinare. Basta solo aggiungere un filo d’olio, una cipolla fresca, un pò di acqua ed è pronto un bel condimento per qualsiasi pasta. Io ho scelto degli scialatielli. Ecco qua la ricetta….

Scialatielli con zucchine romanesche e fiori freschi

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(per due persone)

- 4 zucchine romanesche con i loro fiori

- una cipolla bianca fresca

- due cucchiai di olio extravergine di oliva

- 120 g di scialatielli

- prezzemolo fresco

In una pentola bassa versare l’olio e la cipolla affettata con le zucchine lavate e tagliate a rondelle.

Tenere da parte i fiori.

Soffriggere per un pò e coprire di acqua calda. Salare e portare a cottura. Le zucchine romanesche sono tenere e cuociono presto. Quando pensate che manchi almeno un minuto per completare la cottura, aggiungere i fiori. Quando saranno appassiti, spegnere.

Lessare gli scialatielli in acqua salata bollente. Scolare e mescolare la pasta alle zucchine. aggiungere del prezzemolo fresco, ancora un filo d’olio crudo e servire.

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10 aprile 2015

Il Mediterraneo in Terrazza. Social Eating a Roma

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Vita ballerina la mia. E ballata a ritmo allegro, non lento.

E rieccoci in ballo per una nuova avventura. L’ho accennata, lanciata poco tempo fa su facebook, ma ora qui ve ne parlo in maniera più dettagliata, anche perchè la data è prossima e i fuochi sono già accesi.

Ormai mi muovo tra Roma e la mia amata terra di Puglia e chi mi conosce sa che non posso stare mai ferma. Come quei bambini che non possono essere ‘scolarizzati’ perchè non sanno stare mai seduti nel banco per più di 10 minuti. Ecco io sono così. Troppe cose belle ci sono nella vita, tutte da imparare, da scoprire, di cui gioire. E io che ho sempre gli occhi aperti, sgranati sul mondo che mi circonda, e la curiosità di un bambino piccolo, non posso che sentirmi sempre ‘imprisciata’ (rallegrata) nell’organizzare le cose che desidero. E condividerle con tutti.

Nelle belle serate passate con gli amici romani, ci siamo ritrovati molte volte a parlare della cucina della terra, della cucina di una volta, quella semplice, e della fortuna di essere nata in un posto baciato dal sole e dal clima mite del mediterraneo. E così è nata l’idea di poter organizzare una cena con persone amiche e … non ancora amiche. Persone che si vogliono conoscere e condividere il piacere di una buona tavola mediterranea,  e di due chiacchiere leggere e allegre tra amici. E dove? E perchè non scegliere una bella terrazza romana, aperta se fa caldo o chiusa se tira il ponentino? una bella terrazza con veranda a vetri, con piante e, all’occorrenza, anche un caminetto? Insomma una terrazza romana inverno/estate, da animare con i nostri incontri e i miei piatti tipici.

E così è nata la mia prima cena di social eating, ‘IL Mediterraneo in Terrazza’, organizzata per il 16 aprile prossimo, cioè giovedi prossimo per l’esattezza. Preparerò per chi avrà il piacere di cenare con noi, friselle e bruschette, Purè di fave con mille contorni, un secondo di verdura a sorpresa e dolce con vincotto di fichi.(*)    E vi farò conoscere dei vini della mia terra, le cui storie vi faranno sognare. Se per il 16 non ce la fate, fatemelo sapere, perchè è già in programma un’altra data. Per le prenotazioni e maggiori informazioni sul contributo potete contattarmi alla mia mail annagentiledg@yahoo.it. Oppure sulla pagina facebook dell’evento. Ci sono solo 10 posti e già delle prenotazioni. Quindi fate in fretta. Vi aspetto.

(*) In caso di irreperibilità di alcuni ingredienti, mi riservo la possibilità di variare i piatti riportati in locandina, assicurando sempre la tipicità delle ricette.

Dopo la cena…. le foto!!!

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16 marzo 2015

A scuola di cucina romana: Ciambelline al vino bianco

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Serata tranquilla. Di un giorno pieno. Di una settimana ancora più piena. All’improvviso le cose, oltre alle case, cambiano. E ti ritrovi a dover cercare un nuovo spazio, da rendere comodo, dove dovrai trascorrere non sai ancora quanto tempo. Guardi fuori dalla finestra e, anche se piove, il cielo ti sembra pieno di promesse. In fondo sei nella città più bella del mondo, di cui ancora, nonostante ci vieni da sempre, conosci pochissimo. C’è un mondo fuori dal giro dei turisti, che è pura magia. E’ quel mondo fatto di vicoli persi, mille chiese e mille mercati, dove basta andare armata di macchina fotografica, quaderno per gli appunti, borsa capiente per la spesa, appetito e tempo a disposizione, e ti senti già ricca per le cose che impari e prendi.

Scorrendo le pagine del mio blog, molto spesso si ritrovano le mie puntate infinite alla libreria che amo di più al mondo, dove ogni volta che vengo qui, mi rifugio per leggere, pensare, scrivere e prendere appunti sul mio quaderno. E così mi ritrovo coperta da pile di libri, con quaderno aperto e tazzina di ‘marocchino’ con cacao, a trascorrere ore e ore. E li che nascono le mie idee…. 

Mille sono le cose che stanno nascendo. La prima è stata ‘Sono a Roma? e allora devo imparare per davvero la cucina romana’. E così, ho dedicato molto del mio tempo per studiare, e ho fatto l’elenco delle ricette da provare. E così tra un abbacchio alla cacciatora, un carciofo alla giudia, una vignarola e una coratella ai carciofi, l’elenco è stato presto completato. Dalle pagine dei libri venivano fuori immagini e profumi immaginati che mi hanno intrigato. Il giorno dopo, quaderno di appunti in borsa, sono andata a far la spesa al mercato del Testaccio, dove si impazzisce alla vista di carciofi romaneschi giganti, zucchina, bietolina rossa, agretti e cicoria.

E dove trovi ancora il macellaio che ti spiega qual è il pezzo migliore dell’abbacchio da fare alla cacciatora o a scottadito o con le patate al forno. Ti avvolge la carne ancora nella carta e non nelle vaschette di polistirolo e ti regala pure il rosmarino e la mentuccia, a mazzetto. Poi, visto che mezzogiorno arriva come niente, hai fame e ti fermi un momento a mangiare un panino con ‘allesso e cicoria’, che dire buono è riduttivo. Ti siedi al centro del mercato, dove ci sono tavolini per i clienti, ascolti la musica di un gruppo jazz che è li per promuovere il loro ultimo lavoro e torni a casa, con la volontà di cucinare una cenetta fantastica. E allora per prima cosa…. si mette a marinare l’agnello e… si prepara il pane e il dolce per il dopo cena. Le ciambelline croccanti al vino bianco e, volendo anche all’anice.

Per oggi, mi fermo, che già è ora di preparare ancora la cena. Ma continuerò questo diario… in fondo che gusto c’è a viverle da sola le mie scoperte?

Ciambelline al vino bianco

PicMonkey Collage3  ingredienti per circa 20 ciambelline:

- un bicchiere di olio extravergine di oliva

- un bicchiere di vino bianco profumato

- un bicchiere di zucchero + abbondante zucchero dove ‘rotolare’ le ciambelline (ma poi lo recuperate)

- un pizzico di sale

- mezzo cucchiaino di semi di anice (facoltativo)

- farina 00 q.b.

In una ciotola mescolare tutti gli ingredienti e aggiungere piano la farina, fino a quando si arriverà alla consistenza di una palla che si può maneggiare.

Far riposare per una mezz’ora. Riprendere l’impasto e formare delle palline delle dimensioni di una noce grossa.

Per ricavare le ciambelline ci sono due modi. O fare un buco al centro con un dito e allargarlo, oppure fare un cilindro e poi ‘acciambellarlo’ come fosse un tarallo.

Quindi posarlo in un recipiente dove avrete versato abbondante zucchero. Con le mani ‘appiattire’ la ciambellina, che deve risultare proprio schiacciata. Avvolgetela da entrambi i lati con lo zucchero e posatela su una placca da forno dove avrete steso un foglio di carta da forno.

Infornare a 160° fino a quando diventeranno dorate.

Sono buonissime così, ma superlative se inzuppate nel passito o in un buon vino bianco dolce e profumato.

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5 febbraio 2015

Dolce facile crema e fragole, per chi ha voglia di primavera

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Ho appena chiuso il libro. Ho deciso di riprendere di nuovo quella meravigliosa abitudine di accarezzare le pagine di carta e di riempirmi di storie e parole scritte da altri, immagino, anche per me. Grande è la differenza tra le parole virtuali e quelle fatte di un inchiostro che puoi toccare. Arrivano comunque al cuore, ma con tempi, velocità e strade diverse. Ma bisogna reimparare a soppesare in maniera diversa entrambe.

Mi mancava il tempo lento dei libri, seduta sul divano di casa, o della lettura del primo mattino, fatta non solo di notizie e aggiornamenti fb, ma anche di pensieri belli e storie lontane, trovate in un libro scelto da me, dopo un consiglio di un’amica che legge, o di un’impressione ricevuta in libreria, dopo aver letto la prima pagina… Bello il tempo ritagliato e ritrovato per se. E poi bello anche arricchirsi per poi tornare a scrivere per chi passa qui da me e, come sto facendo ora, condividere quello che vivo.

Le giornate nella mia nuova casa si stanno riempiendo di luce e di progetti nuovi. La primavera è ancora lontana, ma si sente che comunque arriverà, perchè le giornate si stanno allungando, offrendoci passeggiate più lunghe e tempi migliori per le foto. Anche i desideri sanno di primavera. Abbiamo tutti voglia di luce bianca, di sapori freschi, di cose golose ma leggere. E oggi così sarà. Fra un pò, dopo aver messo in ordine questo piccolo rifugio che sta diventando prezioso per me, per noi, con calma, come una bolla strana e silenziosa che vagherà per la strada rumorosa di questa città, uscirò. Camminerò e camminerò per andare a comprare un frutto fuori stagione, a dispetto di chi mi griderà dietro ‘noooo, solo frutta di stagioneeee’, e comprerò anche dei fiori. Si dei fiori profumati che mi proietteranno nella prossima primavera. E si, perchè non ho solo desiderio di cose buone da mangiare, ma anche di profumi da sentire. Di quelli che in un istante ti portano una valanga di emozioni, di passeggiate nei prati, di abiti leggeri, di gite in campagna e, soprattutto, di tepore sulla pelle.

Fuori fa freddo, tanto. Ma sono pronta a non dargli peso. A dopo.

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Dolce facile crema e fragole

-un piccolo pan di spagna

- crema pasticcera (250 g. di latte intero, 1 tuorlo, un cucchiaio di zucchero, un cucchiaio di farina e scorza di limone intera)

- fragole (lo so che sono fuori stagione!)

- succo d’ananas per inzuppare

Tagliare in tre parti il pan di spagna e inzupparlo a piacere con il succo d’ananas. Eliminare la scorza del limone dalla crema. Distribuire la crema pasticcera sia sul primo che sul secondo strato e conservarne un pò anche per lo strato in superficie, per poter ‘fissare’ le fragole (lavate in acqua e bicarbonato e tamponate per benino).

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29 gennaio 2015

E si ricomincia

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Troppo, troppo tempo senza passare di qui. Sto facendo solo una lista di cose da portare con me. Piano piano la nuova vita si sdoppia, e piano piano prenderà ancora una forma e un posto nuovi. Mi chiedevo, quali sono le cose da portare con se per ricominciare? un libro già letto o tutti quelli che non hai mai ancora iniziato? il tuo accappatoio o due asciugamani grandi nuovi? La macchinetta del caffè di casa o una nuova teiera per iniziare finalmente a bere thè? e così via. Potrebbe essere finalmente l’occasione di ricominciare dall’essenziale, senza le zavorre del quotidiano. Però qui ora, tra macchina fotografica e computer da portar via, le valigie, il cuscino su cui dormi bene,  il cibo per il viaggio, e la bottiglietta di acqua di casa mia, mi accorgo che non si possono tenere separate le mille case della propria vita. Ci sono sempre e ovunque fili che le legano.
Non sono ancora li, ma sto lasciando qui… MI sento come una foto che non riesco ancora a mettere a fuoco. E viene fuori uno stato d’animo privo di equilibrio. Quasi in balia di un’onda che non so ancora dove mi porterà…
E rifletto anche sulla facilità o difficoltà che abbiamo quando scegliamo di cambiare. Sicuramente ad ogni età risponde ad una esigenza. Subito dopo il liceo, come per la patente, andare a vivere fuori per l’università o per il primo lavoro, sicuramente ha il sapore della libertà, ricco di aspettative e occhi e cuori aperti al cambiamento e al nuovo. Il mondo è il nuovo palcoscenico allora, dove buttarsi e cominciare a vivere davvero. Poi, verso i 30/40, a metà percorso rappresenta la necessità sottomessa alla carriera. Ti sposti per andare avanti e avanti, migliorando posizione e qualità di vita. Non ci pensi, ti adegui, anche perchè sei sempre al lavoro e hai poco tempo per badare a quello che intorno è vita vera. Nel frattempo anche la famiglia cresce, i figli partono per la loro strada e si decide di continuare da un altra parte sempre perchè è sempre il lavoro che comanda e decide per te. Ed è allora che devi ritrovare dentro di te nuova energia ed entusiasmo, e occhi nuovi per guardare. Devi ri-oliare il cuore che credeva di essersi sistemato e credeva di poter godere di quanto costruito. E devi ricominciare. Ma se ti liberi dalla malinconia, scopri che c’è tanta gente intorno a te, tante cose da vedere e fare, luoghi da godere. E valige sempre pronte per continuare a viaggiare.
Aspettatemi.
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24 settembre 2013

Uova al tegamino con pomodorino e origano

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Qui Roma. Vi scrivo nel bel mezzo di una giornata di sole settembrino, che riscalda i colori di questa città e il core mio (guarda un pò l’ho scritto in romano ehehehe). Ginocchio a parte, mi sento benissimo, ogni volta che sono qui. Per mille motivi. Sono vicina al mio amore, sono in mezzo a mille cose bellissime da fare/vedere/assaporare/inventare/progettare, persona amiche mie da incontrare, abbracciare, abbracciare ancora, con cui parlare, fare i riassunti, guardarsi negli occhi e raccontarsi, parlare dei progetti (sempre tanti), gioire a mille anche solo per un caffè, bevuto sedute ad un tavolino, in mezzo alla gente di tutti i colori che ci passa e ci sfiora. Insomma… carica a mille..

Domani farò un bagno di folla per andare dal Papa. Oggi ho cose e cose d fare ma, sempre di corsa e, in previsione di un altro viaggetto che mi aspetta per venerdi questo (bè così si dice da noi!) posto veloce una ricetta veloce, con lo stupore e le risate che mi son fatta poco fa nel vedere che anche una mia amica ormai ‘sintonizzata’ ha postato. Insomma Aurelia, e l’altro giorno le cipolle, oggi l’uovo, ma insomma di che sei collegata telepaticamente e sposiamoci e non se ne parla più…

Protese verso questo evento che ci aspetta, incastrata io in una nuova visione della cucina e del tempo da dedicarvi, ispirata dall’essenzialità delle cose…. posto ricettine veloci e semplicissime senza però dimenticare il gusto, altrimenti mi intristisco io e quelli per cui cucino (i miei figli!)…. che cominciano a dire ‘e si, tu hai la mamma foodblogger, tu hai la mamma foodblogger, chissà che cose buone che ti cucinaaaaa… e invece… ecco qua, che si mangia? le uova a tegamino…’ E io me la cavo dicendo che anche per quelle ci vuole un’arte. Vediamo le sapete fare voi, con mille varianti e così buone? eh? eh?

E con questo piatto che ho preparato l’altro giorno, anche quello un giorno di corsissima (che ora anche i gatti ci mancavano e il tempo si è dimezzato), li ho fregati. Troppo buone le uova, preparate così.

E pensare che con questa ricetta ho perso una scommessa una sera. Io preparavo orgogliosa la mia ricetta con cipollotti/pomodorino/basilico, pensando (giustamente) che fosse il nonplusultra… e invece Ignazio, l’amico mio, mi ha fregata con questa ricetta preparata a mò di gara. Era più buona la sua.

Provate e fatemi sapere. Bè io scappo eh? Roma mi aspettaaaaaaaaaaaaa

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Uova al tegamino con pomodorini e origano.

(a cranio, come dice Eugenio il mio amico medico/cuoco)(quanti amici che ho, azz….)

- due uova freschissime

- due pomodorini ciliegino

- mezzo cucchiaio di olio extravergine di oliva

- un pizzico di sale

- un pizzico abbondante di origano (magari ce l’avete fresco di pianta!!!!)

Versare l’olio nel tegamino, spezzettare i pomodorini e aspettare SOLO che cominci a muoversi l’olio mentre si riscalda intorno ad essi. Metterci le uova, facendo attenzione che non si rompano i tuorli. La fiamma dev’essere vivace, non troppo forte, nè troppo moscia, attenzione! Salare. Man mano che cuoce l’albume, aiutandosi con la forchetta, muoverlo un pò per farlo cuocere ovunque, lasciando semicrudo il tuorlo, che NON deve rompersi. Qualche secondo prima che l’albume sia tutto cotto, spolverizzare l’origano.

E mangiarlo con pane spezzettato qua e la …. mamma miaaaaaaaaaaaaa!

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