7 settembre 2015

Kaiserschmarrn e racconto del viaggio a San Candido

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Eccomi, son tornata. Ammazza che pausona questa volta. Ma è stata un’estate intensa, piena di lavoro, di trullo, di figli e di amici. Facebook racconta meglio di me tutte le storie. Ma qui ho voglia di condividere almeno qualche foto e qualche ricetta, come si fa tra amici al ritorno di un viaggio.

Protagonista di questa estate è stato il caldo, che ha generato sui social post contrastanti, chi inneggianti chi morenti, come quelli che ho scritto io. Io non amo il caldo, e soprattutto un’afa che si è meritata nomi infernali, quali Caronte e Acheronte. E per questo e per evitare che mi prendesse un coccolone sono scappata in montagna, dove agognavo relax di passeggiate livello 1 e piedi nel ruscello ghiacciato ogni 5 minuti con pausa per leggere un libro, sdraiata nell’erba. Invece, godendo della compagnia di marito e amici iperattivi con buone gambe, diciamo che… non è andata proprio come credevo. Però sono stata ripagata da spettacoli emozionanti, serate bellissime e cibo davvero buono, come quello che si mangia a San Candido, ai confini con l’Austria.

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Ho passeggiato in mezzo a valli verdissime, respirando aria fresca e profumata di erba appena tagliata. Mi son riempita gli occhi di cieli immensi e cime di montagne abbracciate da nuvole. Goduto di serate di pioggia, aria frizzante e canti, intorno ad una tavola piena di canederli, tagliatelle con ragù, stecche arrostite con patate piccanti, e dolci come il Kaisershmarn, commovente nella sua semplicità.

Sono stata benissimo. Son tornata cantando. E una volta a casa, anzi al trullo, ho fatto ancora altre cose. Lavori per un nuovo progetto al trullo…. Una cena in bianco con amici venuti da lontano e amici del posto venuti per conoscerli. Incontri nel mare del Salento per conoscere posti ancora a me sconosciuti della terra mia. Mi è venuta voglia di raccontare non solo viaggi, ma anche persone, con le loro storie e i loro progetti di vita…. ma di questo ne parlerò prossimamente.

Per ora… sono solo tornata e vi lascio una ricetta buona buona. Non mia, ma presa da qui.

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Kaiserschmarrn (frittata dolce con marmellata di mirtilli e composta di mele)

Ingredienti (per 3 porzioni):

  • 3 cucchiai di farina
  • 3 uova
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino / 1 cucchiaio di zucchero (a seconda dei gusti)
  • 1 cucchiaino di zucchero vanigliato
  • un po' di latte
  • 1 goccio di rum (facoltativo)
  • una manciata di uvetta (facoltativa)
  • burro o burro chiarificato
  • zucchero a velo

Preparazione:

Sbattere farina, sale, zucchero, zucchero vanigliato e latte con una frusta fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungere le uova e il rum.

Riscaldare leggermente una padella e sciogliere un po' di burro o di burro chiarificato. Versare il composto nella padella e cospargere con dell'uvetta. Cuocere il Kaiserschmarren a fuoco basso e con il coperchio da un lato fino a quando è dorato, rigirarlo, coprire nuovamente con il coperchio e continuare brevemente la cottura.

Tagliare il Kaiserschmarrn a pezzi, cospargere con un po' di zucchero e aggiungere ancora un po' di burro o di burro chiarificato. Mescolare il tutto e lasciar caramellare brevemente a coperchio chiuso.

Cospargere il Kaiserschmarrn con zucchero a velo e servire con marmellata di mirtilli rossi, composta di mele o di prugne.

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22 luglio 2015

Poesia di un tramonto d’estate

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Pensavo non esistessero più. Come le lucciole nelle fessure dei muretti a secco e come l’odore della pioggia sui ‘ristucci’ bruciati dopo la mietitura. Sensazioni che pensavo sarebbero rimaste impigliate nei miei ricordi di estati lontane e ormai perse per sempre.

Avevo dimenticato anche lo scorrere vero delle stagioni, quando la primavera era la primavera, tiepida e frizzante insieme. L’estate era l’estate, soffocante e umida, dove tutti si lamentavano del caldo e dormivano come potevano fuori sui balconi, direttamente sul pavimento reso fresco da un secchio d’acqua. Quando ti buttavi a terra solo col cuscino e mentre aspettavi di ritrovare il filo dei sogni, avevi l’orecchio che ascoltava il silenzio della notte e lo sguardo verso un cielo luminoso di stelle. E sapevi che sugli altri balconi c’era gente come te, silenziosi poeti che sapevano apprezzare e godere un momento di solitaria e pura magia. Erano quelle estati dove tutti cercavano refrigerio nelle angurie mangiate in villa, con scorze e semi lanciati perchè dopo la mezzanotte, chissà perchè, si tornava tutti bambini. E quelle notti calde quando non volevi mai tornare, tanto non avresti mai dormito, e rimanevi nel silenzio del paese a passeggiare con un amico accanto, parlando, fumando, e osservando il venditore di angurie che dormiva accanto alla montagna di frutti, con l’orecchio attento a chi tentava di fregargliene qualcuno. E c’era sempre qualcuno che ci provava, quasi sempre per scommessa.

L’estate. A giugno cominciava, a luglio esplodeva, carica di promesse per le ferie di agosto da aspettare, e chiassosa di parenti emigrati che tornavano ogni anno a godere della propria terra, trovandola sempre uguale, vantandosi superiori di quanto funzionavano le cose altrove e piangendo ogni volta, prima di andar via. Era l’estate dell’ozio lento, delle mattine e dei pomeriggi di noia,  dei sorbetti al limone in piazza e dei giochi per strada.

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E di quei pomeriggi in cui, finite le faccende di casa, e il papà era tornato con la voglia di fare una cosa pazza, diceva a mamma  ‘Prepara qualcosa che andiamo tutti a mare, a mangiare insieme sugli scogli’. E sorpresi, felici, isterici per questa pazza idea, ci si preparava impazienti di infilarsi in macchina. E le telefonate a parenti e amici…. ‘ehi noi stiamo andando a mare a mangiare sugli scogli, volete venire pur vù? scià vnìt scià’. E si partiva.

E si arrivava quando ancora c’era un’ora buona di luce. Ma di quella luce particolare dell’estate, quando l’aria si ferma, ti accarezza la pelle, il cielo passa dall’azzurro al rosa e poi al violetto, e piano ti accorgi che scompare l’orizzonte. Chi c’è si immerge lentamente, quasi ad assaporare quel momento regalato, piano, piano, e sospira godendo di quell’acqua che ti porta via tutta la stanchezza, i pensieri, l’angoscia del domani….

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E tu fotografavi quell’immagine dei bagnanti del tramonto,  bambini con le ultime energie che spruzzavano acqua o giocavano a far la balena arenata, senza più fiato per gridare. Gli anziani con le gambe magre e i costumi larghi e alti quanto un dolce vita che passeggiavano nell’acqua fino alle ginocchia, le donne che parlavano in acqua con i capelli raccolti con la pinza, gli uomini che si sfogavano nuotando fino al largo e magari cercando di prendere qualche riccio. Puro godimento, in tanti, a goder dell’ozio.

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Pensavo che non esistessero più, giornate come queste. E invece ieri, mi ha sorpreso trovare alla fine del giorno, gli stessi bambini, gli stessi anziani che guardavano il mare, le stesse donne stanche con le stesse pinze. E lo stesso silenzio della poesia di un tramonto d’estate.

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15 luglio 2015

Pranzo all’ombra con riso venere, verdure, gamberi e erbe aromatiche

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Le persiane sono chiuse. Anche la porta è accostata. Il ventilatore ruota freneticamente e fra un pò decolla. Intanto intorno tutto vibra di questo vento spinto dalle pale. La tovaglia, la gonna, lo strofinaccio poggiato sulla sedia. Ogni tanto vola qualche tovagliolino di carta lasciato sul tavolo. Fa caldo, ma proprio tanto. E, visto che proprio lo deve fare perchè siamo in estate, visto che non serve a niente lamentarsi o strepitare, allora ricorro al vecchio metodo dell’oooommmmm, del restare calma, della distrazione, dell’indifferenza.

E così cammino scalza in casa, evitando le mattonelle in prossimità della luce. vesto con una cosa leggerissima di cotone, faccio la limonata con ghiaccio, zucchero e menta, a portata di sete, lascio filtrare la luce quanto basta per non inciampare e aspetto il tramonto e l’ombra che verrà.

Ricordo che da bambina non avvertivo per niente il caldo dei pomeriggi assolati, quando piuttosto che andare a riposare come volevano i grandi, avrei preferito continuare a giocare fuori sulla veranda. E anche quando da ragazza si andava in spiaggia, rigorosamente all’ora di pranzo, solo con il telo sotto il braccio e le infradito ai piedi… Senza ombrellone, senza ombra, senza ripari. Solo sole e mare, e amici accanto.

Vai ora vai, al mare senza la tenda verde di decathlon al seguito, o senza la protezione totale… oppure vedi se riesci a mettere il naso fuori di casa prima delle 18…

E vabbè si cambia. E intanto devo trovare un compromesso con mio figlio che con ‘tutta quest’aria condizionata (28° ndr)’ sente freddo.

intanto …. OMMMMMM….

Cucino con mooolta lentezza una cosa buona e fresca. Abbondante così basterà anche per cena.

E, nell’ombra del mio rifugio, si accendono i colori.

riso

Riso venere con verdure, gamberi e erbe profumate.

- fiori di zucchina

- peperone rosso e giallo

- zucchina

- cipolla rossa

- gamberi freschi sgusciati

- riso venere

- prezzemolo basilico e a piacere le erbe che preferite

Lessare il riso venere in abbondantissima acqua salata. Scolare e passare sotto il getto dell’acqua fredda per farla raffreddare subito

Rosolare le verdure lavate e tagliate in olio. Lasciarle un pò croccanti.

Quasi alla fine aggiungere i gamberi e farli cuocere velocemente.

Tagliuzzare le erbe.

Assemblare riso, verdure, gamberi e erbe.

Un filo d’olio extravergine di oliva e via.

gamberi

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2 luglio 2015

Storia di caldo, di casa e di frisella

frisella con zucchine 

Ero in autostrada e, sotto il sole cocente, tornavo a Roma. Avevo lasciato la mia Puglia e questa volta avevo anche sofferto perchè avevo lasciato alle spalle anche il mio mare azzurro e trasparente. Quello che piace a me, quasi fermo, con le correnti ghiacciate che ti sorprendono e ti fanno mancare il respiro, quando le incroci. Mi era venuta la nostalgia dell’emigrante e questa cosa non mi piaceva affatto. Intanto mi lasciavo incantare dal paesaggio che cambiava continuamente. Dalla paradossale leggerezza delle pale eoliche che indolenti ruotavano al vento, spingendole li in alto, disseminate qua e la su colline ben arate, ora verdi, fra un pò gialle e arse per il caldo. E ogni tanto mi godevo la vista di paesi arrampicati sul basse montagne, belli, ma belli davvero. E riflettevo ad ogni cartellone degli autogrill che diceva ‘Sei in un paese meraviglioso’, pensando che era vero. Ad ogni autogrill, come a voler sottolineare la diversità di ogni punto di questo nostro paese, accomunato solo da una bellezza struggente.

La costante del viaggio era stata quindi la malinconia. Per una campagna ed un mare lasciato (anche se per poco) alle spalle. Per una serie infinita di posti dove mi piacerebbe vivere. Per il caldo patito lungo la strada, che mi abbatteva non solo il fisico. Per un caldo che sicuramente avrei dovuto affrontare una volta a Roma, che mi avrebbe impedito di uscire di giorno. Per essere costretta a vivere come i vampiri che, alle prime luci dell’alba, cominciano a tremare per la paura.

Intanto il web mi accompagnava lungo la strada, con gli scambi sempre più frenetici sui social, dove si, è bello esserci, ma che da un pò di tempo cominciava a darmi l’impressione di una piazza troppo affollata dove tutti pur di far sentire la propria voce, gridano, sempre di più, e si spintonano, e alzano la mano, e si sforzano di ‘fare gli splendidi’, per farsi notare. E anche tutta questa energia altrui, mi stancava. Fisicamente proprio…. E cominciavo a riflettere sulla direzione che forse avrei dovuto prendere prima o poi…

Intanto mi arrivano messaggi degli amici in attesa del mio ritorno. Ma dove sei? Sei partita?  quando arrivi? Chiamami quando ci sei, perchè oggi ti porto a vedere un posto meraviglioso…. e così via.

E intanto sole e strada e caldo. E malinconia.

Finalmente la coda che chiudeva l’autostrada e precedeva la nuova frenesia delle strade di città, di chi tornava al lavoro, accellerando, rientrando nella normale sensazione ansiosa di essere in ritardo. E di chi invece affrontava con coraggio il traffico per andare nella propria direzione.

Scaricai le valige, sempre troppe per questi weekend veloci, con le solite cose terrone da mangiare, friselle, cocomeri, cacioricotta ecc…. per non spezzare il filo che mi tiene legata al ‘trullo’. Una specie di filo d’Arianna che ti garantisce di tornare alla libertà… ‘Che scema che sono’, penso ogni volta.

Entrai in una casa accaldata che mi aspettava pulita e al semibuio. Mi arrivò un messaggio impaziente di un’amica… ‘Allora?'. E la mia risposta fu…. ‘Finalmente sono a casa’.

E li mi sorpresi a pensare che era la prima volta che pronunciavo questa frase ‘Sono a casa’. E capii che finalmente qualcosa era scattato. Ero a casa mia. Un’altra, ancora, ma casa mia.

Ed una nuova sensazione si fece strada. Allora fuori le friselle per un pasto veloce che combatte il caldo e mi da energia. E poi via, in giro per la città, alla scoperta di questo posto meraviglioso.

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Frisella integrale con zucchine crude al limone, prosciutto crudo e cacioricotta

- una frisella integrale

- due fette di prosciutto crudo

- una zucchina freschissima e biologica

- cacioricotta da grattugiare (ricotta salata per i non pugliesi)

- sale grosso e fino

- limone

- olio extravergine di oliva

Lavare e spuntare la zucchina.

Con un pelapatate tagliare tanti ‘nastri’ di zucchina che metterete in una ciotola capiente senza schiacciarli.

Cospargete una manciata di sale grosso sulle zucchine per far perdere l’acqua di vegetazione e lasciarle così per almeno una decina di minuti.

Sciacquare le zucchine e strizzarle bene facendo attenzione a non romperle. Conditele con succo di limone e olio extravergine di oliva. Assaggiatele prima di mettere il sale per vedere se vanno bene così o no.

Bagnare la frisella poco prima di mangiarla, altrimenti si ammorbidisce troppo.

Quindi disporre le due fette di prosciutto, i nastri di zucchina e, le scaglie di cacioricotta.

Versate un pò dell’olio e limone delle zucchine e buon appetito.

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12 maggio 2015

La bella stagione arriva: progetti nuovi e una ricetta leggera: Scialatielli con zucchine romanesche e fiori di zucca freschi.

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Sono seduta nella mia terrazza romana, con l’aria fresca che mi accarezza e mi ricorda ancora e sempre quanto è bella questa città in tutte le stagioni. Ma soprattutto ora, che non c’è più il freddo e non c’è ancora il caldo afoso che a breve arriverà. Ora ovunque gli alberi sono verdi di foglie nuove, sono tornati gli uccelli che cantano a squarciagola coprendo a volte anche il rumore del traffico, pensa un pò…. E io ho la fortuna di avere una bella terrazza dove al tramonto mi siedo, bevo qualcosa di fresco e scrivo.

Sono nuova di qui e ancora c’è molto da fare per fare di questa casa la mia casa. E sono qui che faccio schizzi e progetti nuovi per le serate che verranno, e penso a come arredare e non spendere una fortuna. Però già me le immagino le mie cene a lume di candela o sotto il pergolato, con gli amici che preparano con me cose buone e ridono e vivono con me questo nuovo momento. I trasferimenti non sono mai indolori, soprattutto se lasci qualcosa che ami e da cui torni sempre volentieri. Ma diventa tutto più facile se ad aspettarti qui c’è qualcos’altro che ti piace.

Quindi cerco di prendere quello che di buono c’è ovunque. E di fare di ogni luogo casa mia.

Poco tempo fa su facebook girava una pubblicità che mi ha incuriosita. Foto molto belle e curate, di oggetti di arredamento, mobili, tessuti, complementi di arredo ecc, molto vicini ai miei gusti, e con prezzi non esagerati, anzi a volte addirittura convenientissimi. ‘Passeggiando nel sito ho trovato una immensa gamma di prodotti per la casa, giardino, uscite fuori porta, ecc… che si possono scegliere, valutare e comprare direttamente da casa. E così per ‘abbreviare’ i tempi ho lanciato un sondaggio su fb stesso per sapere se altri lo conoscessero o avessero fatto acquisti. Insomma per chiedere informazioni. E così ho scoperto che dal sito Dalani.it, moltissimi miei amici avevano comprato tante cose belle ed erano anche molto soddisfatti della qualità, del rapporto qualità/prezzo, della serietà, della celerità delle consegne ecc….. E così ho già preso un bel pò di appunti e conto di affidarmi a loro per gli acquisti di cui parlavo prima.

E dato che tra i progetti da realizzare ci saranno non solo cene in terrazza, ma anche incontri sull’erba nei parchi di Roma, con picnic e letture belle, guardate un pò cosa ho già ordinato?

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E questi sono gli ‘appunti’ che ho preso per la campagna, la terrazza ecc…..

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E, a proposito della bella stagione che si avvicina, ora parliamo di cose leggere, veloci e buone da mangiare. Qui ormai vado ogni giorno a fare la spesa ai mercati rionali che sono uno spettacolo di colori, di profumi e soprattutto di prodotti freschi. E’ già tempo di zucchine romanesche qui e ricche di fiori bellissimi. Queste zucchine sono tenerissime, saporite e facili da cucinare. Basta solo aggiungere un filo d’olio, una cipolla fresca, un pò di acqua ed è pronto un bel condimento per qualsiasi pasta. Io ho scelto degli scialatielli. Ecco qua la ricetta….

Scialatielli con zucchine romanesche e fiori freschi

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(per due persone)

- 4 zucchine romanesche con i loro fiori

- una cipolla bianca fresca

- due cucchiai di olio extravergine di oliva

- 120 g di scialatielli

- prezzemolo fresco

In una pentola bassa versare l’olio e la cipolla affettata con le zucchine lavate e tagliate a rondelle.

Tenere da parte i fiori.

Soffriggere per un pò e coprire di acqua calda. Salare e portare a cottura. Le zucchine romanesche sono tenere e cuociono presto. Quando pensate che manchi almeno un minuto per completare la cottura, aggiungere i fiori. Quando saranno appassiti, spegnere.

Lessare gli scialatielli in acqua salata bollente. Scolare e mescolare la pasta alle zucchine. aggiungere del prezzemolo fresco, ancora un filo d’olio crudo e servire.

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