28 dicembre 2014

Il tempo e il piatto della nostalgia: Pennette al salmone e uova di aringa

 

pennette al salmone

(Ascoltate con me mentre leggete… cliccate QUI)

Tempo lento, tempo per rilassare i muscoli e la testa, tempo dopo la corsa, tempo per riprendere respiro e ricominciare a correre. Ma più che a correre a riorganizzare la visione del mio futuro. E’ proprio vero che chi non riesce a trovarsi a suo agio nelle regole prestabilite vive alla continua ricerca del puzzle dove incastrare il proprio pezzo che sembra non voler, dover, combaciare mai con niente.

Quella sensazione di disagio che proviamo quando siamo in un posto, o in mezzo ad alcune persone. Quella certezza che stai continuando a parlare a te stesso o con te stesso in silenzio, anche se intorno c’è rumore o gente che parla, o amici o parenti che brindano con te e mangiano alla tua stessa tavola….  Quella nostalgia di un posto che vorresti vedere, o di un tempo che è passato e non ci sarà più. Quello sfasamento spaziotemporale che ti fa sentire sempre come su una sedia con una gamba più corta, che traballa e non ti fa rilassare.

Che significa tutto questo?

Che siamo sempre alla ricerca di un qualcosa che manco noi sappiamo, ma che ci sfugge, perchè si trasforma di continuo.

E lo cerchiamo nei libri, su uno spazio virtuale, negli occhi della gente che incontri, dentro lo schermo di una notte buia dove finalmente vedi i tuoi pensieri, ma che scompaiono con la luce del giorno. Ripensiamo alle scelte, alle rinunce, alle decisioni prese. Alle gioie che sono arrivate ma anche alle delusioni inaspettate. E immaginiamo l’effetto ‘sliding door’ che si trasforma sempre in un gioco, in una nuova storia, di cui non riesci mai a decidere la fine. E alla fine decidi che non c’è posto per i ripensamenti, ma per le nuove decisioni. La vita scorre, corre…. e sono tante le cose che hai sempre desiderato.

Ogni anno che inizia è colmo di buoni propositi. E di spirito volitivo e positivo. Il salto è vicino.

Ma per ri-cominciare a volare la prima cosa da fare è lasciare le nostalgie e le paure del passato. Sono solo zavorre per il nostro cuore.

E mettere avanti il piede per fare il primo passo….

Però oggi mi concedo ancora qualche vecchia foto e una ricetta datata ma sempre buona.

E oggi va così… viviamocela tutta questa nostalgia e poi basta.

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Pennette al salmone e uova di aringa

(per due persone)

- due fette di salmone affumicato

- 200 g di pennette lisce

- due cucchiaini abbondanti di uova di aringa

- una cipolla

- tre cucchiai di olio extravergine di oliva

- una noce di burro

- 50 ml di latte

- pepe nero

- prezzemolo

- buccia grattugiata di mezzo limone

Cuocere la pasta in abbondante acqua bollente salata.

In una padella far appassire la cipolla sminuzzata nel burro e nell’olio. Aggiungere il salmone tagliato a fettine e farlo cuocere lentamente. Aggiungere il latte e le uova di aringa. Far ridurre il latte fino a formare una cremina morbida. Grattugiare la scorza di limone e amalgamare. Scolare la pasta e versarla nella padella del salmone. Amalgamare il tutto e servire caldo con pepe nero macinato al momento e prezzemolo tritato.

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24 dicembre 2014

Buone Feste 2014

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E siamo arrivati. E meno male, perchè le emozioni del Natale sono tante e per i tipi sensibili come me, rischiano di essere pericolose. Ancora non so se è meglio lasciarsi andare e piangere pure ogni tanto per i pensieri malinconici che ti vengono in testa, oppure mantenere un certo distacco che ti fanno sembrare pure un tantino str… perchè fai quella razionale. Seee…. razionale a me….

Stamattina mi son detta… cominciamo bene questa due giorni di corse e auguri e pacchi e pranzi e cibo…. Alzati, doccia, colazione, programmino tutto bello carino e preciso, così non arrivi con l’affanno. Anzi sai che c’è? che come fanno le persone organizzate apparecchi pure oggi per domani, così ti illudi che tutto sia stato fatto. E invece lo so già che domani farò una corsa a perdifiato, arriverò in tempo ad aprire la porta con il sorriso e già truccata e profumata con la tavola bella, questo si, ma arriverò con le batterie all’1%, come il mio telefonino che però resiste e resiste ancora per molto prima di spegnersi.

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E ora mi concedo seriamente 10 minuti per gli auguri. Preparo la mia tazza di latte, i biscotti di zenzero, carta per impacchettare i regali, pensiero di speranza che piacciano, perchè come al solito mi vengono delle idee che a me sembrano geniali, anzi interessanti va, per poi scoprire che magari non ‘sono stata capita’. Accendo le mie candeline, compagne fedeli e silenziose delle mie preghiere, dei miei pensieri tristi, dei momenti di solitudine, dei risvegli silenziosi mattutini e delle serate di autococcole. Accendo le luci del mio albero di Natale, quest’anno più essenziale che mai. Preparo carte e veline e spago grezzo per i miei pacchi. E poi all’improvviso mi viene in mente mio figlio lontano. Ma lontano davvero…. In India a fare volontariato con un gruppo di meravigliosi ragazzi provenienti da tutto il mondo. Sono orgogliosa di lui, sono orgogliosa dei miei figli entrambi. Bravi ragazzi con le passioni nel cuore. Con la valigia sempre pronta per andare a conoscere il mondo. Pronti a dare una mano quando c’è bisogno. Come noi. Ma che ancora non riesco a lasciar andare davvero. Come si fa? insegnatemelo voi. Ma forse con i figli non si spezza mai quel filo magico che nasce nel primo istante in cui appaiono dentro di noi. E si soffre, mannaggia quanto si soffre. A dispetto di tutte le parole belle e intelligenti che vogliamo dire e che diciamo. A dispetto dei sorrisi che mettiamo davanti alla voglia di piangere quando non sono con noi. A dispetto di tutto l’orgoglio che abbiamo ma che copre come una coperta pesante l’egoismo di volerli tenere abbracciati forte forte, in casa per tutta la vita.  Però poi … scopriamo che invece siamo intelligenti, bravi nel dire cose, bravissimi a sorridere e veramente orgogliosi di loro.

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Eccomi qua dunque, con la lista in mano che mi indica la lancetta dell’orologio che corre….

Auguri a tutti voi che passate sempre di qui per condividere il vostro tempo e i vostri pensieri. Auguri a dispetto di tutto l’affanno che sicuramente caratterizzerà le nostre feste. Saremo mai capaci di vivere con calma e serenità il nostro Natale. (per non parlare poi del passaggio all’anno nuovo…). Auguri a tutti coloro che si sentiranno in colpa per i primi secondi prima di mangiare tutto quel ben di Dio che prepareremo sulla nostra tavola di festa. Siamo buoni con noi stessi, vi prego. Non facciamo sempre i giudici severi e intransigenti con i nostri desideri e accettiamo i peccati capitali che naturalmente ci verranno fuori in questi giorni, primo tra tutti la gola (e poi la lussuria, nel senso di Anna l’amica mia). Abbracciamoci tutti, anche se non siamo vicini fisicamente, anche se ancora abbiamo del rancore per quegli amici che ci hanno ferito, proviamoci almeno. E così avremo fatto metà strada.

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Con i nostri amici vicini alle 12,15 abbiamo organizzato un aperitivo per farci gli auguri. E’ una bella giornata di sole e l’elenco di cose da fare ancora è…. immenso. Vi lascio con le foto della mia casa.

Un abbraccio a tutti e a presto.

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20 dicembre 2014

I verzolini e il Podere Casale sui colli piacentini

gutturnio

Scrivo al mio tavolo all’ora del tramonto. Le corse di questo periodo dell’anno, così frenetico, così ricco di ansie, chiedono quiete. Ma ancora non è tempo di fermarsi. Ancora non tutto è pronto… ma forse sono troppo esigente e pronto non lo sarà mai. Ma ho anche imparato a fermarmi solo un momento per calmare il respiro. Oggi ho preparato tutto per il ritorno a casa dei miei figli … E mi soffermo a pensare ai viaggi che riempiono da sempre la mia vita. E soprattutto ai viaggi di cui conservo un bel ricordo per le persone che ho incontrato e per le cose buone che ho assaggiato. Nella pausa del mio pranzo ho preparato per me una ricetta che mi è tornata in mente mentre sorseggiavo un bicchiere di vino speciale. Per un istante son tornata indietro nel tempo…..

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Di ritorno da Milano un pò di tempo fa, come nostro solito, decidemmo di non prendere l’autostrada e di avventurarci per percorsi a noi sconosciuti. Altre volte vi ho raccontato di questa nostra passione e delle belle sorprese che ci son capitate. E anche questa volta stavamo attraversando verso il tramonto una zona che piano piano diventava magica. Era autunno e intorno a noi filari di viti che avvolgevano dolcemente le colline, coloravano tutto di incredibili sfumature di verdi, rosso e giallo.E colline ovunque. Uno spettacolo che ci prese il cuore tanto da decidere di cercare un posto dove dormire per poter godere ancora di questa luce.

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Chiedendo un pò di informazioni ci indicarono un posto poco lontano e li ci dirigemmo… E fu così che conoscemmo il Podere Casale, i suoi proprietari, la signora Daniela e suo figlio Nicolas, le fantastiche torte servite per la nostra colazione, l’antica torre medioevale che ancora domina altera, le camere recentemente ristrutturate e pulitissime, (la nostra addirittura con l’idromassaggio!!!) ma soprattutto conoscemmo una sensazione di piacevolissimo relax che ancora ricordo. Il giorno dopo rimanemmo molto colpiti anche dalla qualità dei salumi che assaggiammo per poter assaporare i vini di loro produzione. Un Gutturnio superiore (di cui poi facemmo scorta…. e il vino di oggi era proprio quello, ecco il perchè di tutta questa nostalgia), la Malvasia e l’Ortugo frizzante.

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Peccato non fosse piena estate e per questo non potemmo godere della loro bella piscina, posta in posizione panoramica, ma ci siamo ripromessi di tornarci ancora, e la programmeremo di sicuro come lunga sosta di qualche lungo viaggio. Anche perchè ho un ricordo piacevole anche della cucina piacentina dei ristorantini vicini all’agriturismo….

E, a proposito di ricetta, oggi ho associato questo vino ai verzolini…  ricetta tipica proprio di questi posti incantevoli.

Fine della pausa, il lavoro continua… e mi devo risvegliare da questi ricordi. Condivido con voi la ricetta e il consiglio di andare personalmente a verificare se quello che vi ho raccontato è vero. L’indirizzo lo trovate QUI e il promemoria del vino lo metto di seguito.

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I verzolini

- 6 foglie di verza (io ho usato quella rossa, ma quella verde è più leggera)

- due patate grosse

- sale, pepe, noce moscata,

- una noce di burro

- tre cucchiai di parmigiano

- due salsicce (o a piacere salumi, o carne lessa)

Sbollentate per qualche minuti le foglie di verza intere. Eliminate la pelle alle salsicce e sbriciolatele in una padella dove avrete versato un paio di cucchiai di olio.

Appena cotte versatele in una ciotola con le patate lesse schiacciate ancora calde e aggiungete il sale, il pepe, la noce moscata, e il parmigiano.

Riempite le foglie di verza con questo ripieno e avvolgetele come un pacchettino. Riporle con i lembi verso sotto, in una teglia da forno imburrata. Spolverate con parmigiano e piccoli fiocchi di burro. Infornate a 200° per circa 30 minuti.

Vino consigliato Gutturnio Superiore.

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19 dicembre 2014

Corsi, corsi e corsi…… e se ve ne regalaste uno?

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E’ tempo di corsi. E la cosa mi piace. Tutti vogliono imparare a cucinare. Molti stanno riscoprendo il piacere di mettere ‘le mani in pasta’. La sensazione piacevole di sguazzare in una nuvola di farina, e di assorbire i profumi buoni dei pani cucinati nel proprio forno, mentre si sorseggia un buon vino e si ascolta la propria canzone preferita…. E così succede che mi chiedano di organizzare corsi per imparare a fare i dolci antichi di Natale, e di raccontare le storie ad essi legate. E poi ancora di parlare dei pani che arricchiscono la tavola del pranzo delle feste. E io con loro organizzo, spiego, mostro, cuciniamo insieme… e la cosa mi piace sempre di più.

E poi succede anche che mi invitino a cucinare in altre cucine, magari a Milano dove, dal fermento di una città sempre in movimento nascono delle idee davvero interessanti. Chi mi segue su Fb e vive con me quasi in diretta tutte le cose che faccio durante le mie giornate, mi ha visto preparare in compagnia di alcune amiche foodblogger, gnocchi di farina di castagne, creme di funghi profumati, cialde al parmigiano, con grande divertimento nostro, del pubblico che ha assaggiato, della giuria che ha giudicato, del bravo cuoco che ci ha guidato molto abilmente, nonostante i nostri caratteri ‘abbastanza’ esuberanti e anche delle responsabili della Smartbox che ci hanno invitato per lanciare questa nuova, interessantissima idea regalo. Qui potete vedere il video realizzato, dove si respira la stessa aria allegra che abbiamo respirato noi. Smartbox ha ideato dei pacchetti regalo davvero interessanti che possono soddisfare i desideri di tutti, per chi vuole regalare Soggiorni, Soggiorni e Benessere, Soggiorni e Sapori, Benessere, Gourmet, Sport e Svago.

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Il pacchetto che hanno regalato a noi prevedeva questa gustosa #smartboxexperience in compagnia dello chef Gualtiero Villa che nella scuola Cucina In a Milano, ci ha insegnato tre ricette da sballo. Quella che abbiamo preparato noi E CHE CI HA FATTO VINCERE IL PRIMO PREMIOOOOOO. ve la riporto di seguito. assaggiatela e vedete se non ne vale la pena venire qui ad imparare.

E se prima e/o dopo il corso volete riposare in un hotel dalla magica atmosfera charmante, vi consiglio di prenotare qui

E ora la ricetta:

Gnocchi di patate e castagne in salsa di funghi e cialda di parmigiano

PATATE PER GNOCCHI g 1000

FARINA BIANCA g 150

FARINA DI CASTAGNE g 200

PARMIGIANO E MIX DURO g 50

FUNGHI DI STAGIONE g 150

CASTAGNE COTTE g 100

OLIO EXTRAVERGINE, SALVIA, PREZZEMOLO, SALE, PEPE, NOCE MOSCATA O

ALTRA SPEZIA A PIACERE, BURRO, AGLIO, CIPOLLA

Lessare le patate con la pelle in abbondante acqua fredda e sale.

Pelarle e passarle fintanto che sono calde, aprirle su un tavolo e lasciarle

freddare poi cospargere le due farine, il giusto sale pepe e spezia prescelta.

Amalgamare prima tutti gli ingredienti formando de grossi blocchi poi iniziare

ad impastate in modo veloce ma completo.

Dall’impasto ottenuto ricavare dei cilindri che spezzetteremo in piccoli pezzi

arrotolandoli poi sui rebbi di una forchetta.

Bollire gli gnocchi per pochi minuti e condirli spadellandoli con la salsa ai funghi.

Servire sulla cialda di parmigiano.

Cialda di parmigiano: su carta da forno stendere una cucchiaiata di parmigiano o

grana grattugiato ( volendo con spezie ) infornare a 200° per circa 5 minuti o

fino a quando risultino leggermente dorate. Togliere e dare la forma desiserata.

Salsa funghi: mondare i funghi e nel caso, lavarli e scolarli.

Fare un fondo di cipolla e aglio tritati, rosolare a fuoco vivace in olio

extravergine, unire salvia, castagne cotte e sminuzzate e funghi. Sempre a fuoco

vivace rosolare, aggiustare di sale pepe ed aggiungere un trito di prezzemolo.

Bagnare con poco brodo ed unire una noce di burro. Fermare la cottura.

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15 dicembre 2014

I dolci del mio Natale: Panzerottini di Pasta Reale con miele e cannella

panzerottini di pasta reale con miele e cannellaù

Eravamo circa 25 a tavola. Natale quando arrivava, si faceva precedere dai profumi sublimi del miele caldo, della cannella e del vincotto di fichi. E dopo l’affanno dei giorni che precedevano la vigilia, finalmente, arrivava. E c’era la felicità di incontrare i cuginetti, e poi gli abbracci degli zii e di nonna che profumava anche lei di cose buone. E, nonostante gli ammonimenti di mamma, di stare buoni, di essere educati, di non gridare e correre per i corridoi, non ci riuscivamo proprio a stare fermi. E c’era questo viavai di donne che preparavano la tavola con le tovaglie buone e, la sera della vigilia a casa di zia Omena, accanto all’albero di Natale più bello del mondo (i suoi alberi restano i più belli di tutti ancora….. indimenticabili, come pure i suoi presepi fatti dentro la radice di un albero secco), si mangiavano piatti di pesce e si aspettava la mezzanotte, e si faceva nascere Gesù Bambino cantando ‘tu scendi dalle stelle’. Il più piccolo lo portava nelle mani giunte e gli altri in processione quasi al buio con le candele in mano. E poi nessuno che voleva andare a Messa, perchè troppo stanchi, e si rimandava al giorno dopo.

Il giorno di Natale tutti con i vestiti buoni prima a messa e poi di nuovo a casa di nonna, dove c’era un mitico pranzo a botta di cannelloni con ragù e ragù e tielle di carne al forno con patate. In trepida attesa del grande vaso di terracotta pieno di questi panzerottini al miele con la stecca di cannella spezzettata, che si faceva girare intorno al tavolo. In una danza comandata da Nonna Anna.

E, dopo aver nascosto sotto al piatto la letterina di Natale con la porporina, i genitori fingevano un non credibile stupore e cominciavano a leggere.Si recitava la poesia di Natale, dopo mille interruzioni e mille amnesie e poi si passava a ‘dare il bacetto’ agli zii che di nascosto ti davano sempre qualche moneta. E così stremati di cibo e di poesia si giocava a tombola tutti insieme, prima di addormentarsi tutti quanti i cugini mentre i grandi parlavano e ridevano tra di loro.

Questo è quello che racconto quando mi chiedono del mio Natale di bambina. Questo è quello che ho nel mio cuore. E ogni anno la festa per me non può cominciare se non sento i profumi dei mandarini e dei dolci che sanno di miele caldo e vincotto di fichi.

Preparo sempre quattro tipi di dolci. I panzerottini di Pasta Reale con miele e cannella, le cartellate con vincotto, i ‘fcazz fracd’ e le pettole cresciute. Qui, oggi, la prima ricetta.

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Panzerottini di pasta reale con miele e cannella

(per la pasta reale)

500 g di mandorle sgusciate e spellate

400 g di zucchero

200 g di acqua

1 limone grattugiato

Cannella in polvere secondo il proprio gusto

1 cucchiaio di liquore Strega

Amalgamare tutti gli ingredienti (meno il liquore). Far cuocere a fuoco bassissimo. Schiumare se necessario e far cuocere finchè si addensa (20 minuti circa).

Alla fine aggiungere il liquore.

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(per la pasta)

- 1 kg di farina

- 200 g. di olio di oliva

- vino bianco caldo per impastare

-  1 cucchiaio di grappa o cognac

- 1 l di olio di semi per friggere

- un pizzico di sale

- cannella

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Preparare l'impasto con farina, olio e il vino bianco che serve.
Lavorare bene un pezzo per volta con la macchinetta impastatrice (alla larghezza massima), aggiungendo un pò di farina per non fare attaccare la pasta

Quando la pasta risulta liscia al tatto, spostare la rotellina della macchinetta alla penultima posizione e tirare una sfoglia come quella della lasagna. Disporre la pasta reale come da foto e ‘coprire’ formando dei panzerottini che taglierete con la rotella dentellata o con un tagliabiscotti. Friggere in abbondante olio di semi di arachidi e ‘passare’ nel miele caldo (diluito con un pò di acqua se troppo denso) aromatizzato con cannella in polvere. Servire con stecca di cannella spezzettata grossolanamente.

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7 dicembre 2014

L’Artigiano in Fiera e Artimondo, alla Fiera di Milano

_MG_1531Ogni tanto scompaio, per poi ricomparire dopo qualche giorno, più ricca di cose da raccontare. Cosa ho fatto questa volta? Ho passeggiato nel mondo. Ma davvero davvero eh? Allora provate ad immaginare con me. Arrivo in un posto mai visto prima, completamente circondato da una struttura avveniristica di acciaio e vetro. Immensa. Mi spavento pensando di dover attraversare tutto a piedi. Invece, una volta dentro, scopro che ci sono tanti tapis roulant che mi portano tranquillamente da una parte all’altra. Prendo la mappa che tante ragazze belle e gentili distribuiscono ovunque e cerco di orientarmi e di fare un progetto di visita. Non ho tanto tempo, ma quello che ho non lo sprecherò di certo. Vado a desideri. Ho davanti a me il mondo intero e decido quale paese e cosa voglio visitare in un ordine di priorità dettato dal cuore. E parto. Il mio è un viaggio attraverso le cose belle e buone che l’uomo, con le sue mani e la sua fantasia sa creare. Sono alla Fiera di Milano Rho-Pero (150.000 metri quadrati divisi in otto padiglioni) e il mondo che sto per attraversare è quello multicolorato e multiprofumato de ‘l’Artigiano in Fiera’, dove 3000 artigiani (provenienti da Austria, Brasile, Cina, Colombia, Francia, Georgia, Germania, India, Iran, Israele, Giappone, Kirgizstan, Corea del Sud, Malesia, Malta, Marocco, Messico, Portogallo, Repubblica Dominicana, Romania, Slovenia, Sud Africa, Spagna, Svizzera, Thailandia, Tibet, Ucraina, Vietnam) offrono agli occhi curiosi dei visitatori, tutto quello che sanno fare.

Vedo gente che arriva (giustamente!) con i carrelli della spesa o con i trolley, perchè, sicuri degli acquisti che faranno, si sono organizzati. E capisco quello che provano, perchè, attraversando i mille corridoi attraverso gli stand espositivi, non puoi fare a meno, dopo aver assaggiato, annusato, guardato, toccato e anche ascoltato, di desiderare di portare a casa queste meraviglie. Mi stupisco di tutto, del tanto che c’è qui, e prendo appunti per poter acquistare poi con calma da casa, dall’e-shop creato appositamente per gli acquisti online, ARTIMONDO, (qui anche la sua pagina fb) tutte le cose che mi son piaciute. Facile fare i regali di Natale o organizzare i futuri acquisti così. Volete sapere cosa desidero comprare (e comprerò!)?. Il burro al profumo di tartufo bianco, la crema d’asina per il corpo, la linea alla stella alpina per il viso, un poncho di angora, una coperta caldissima di lana colorata, prodotta da un artigiano di Prato, delle polacchine coloratissime, pentole fantastiche in alluminio pesante, ecc…. bisogna sapersi fermare perchè ti viene il desiderio di comprare tutto. Ma tanto puoi sempre farlo, perchè sono sempre li pronti per essere acquistati.

Siete ancora in tempo per visitare la fiera che, con ingresso gratuito vi aspetta fino a domani. Io, di sicuro tornerò il prossimo anno.

Vi lascio qui una carrellata di immagini. Immaginate di passeggiare con me…..

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Non posso mettere qui tutte le foto, ma se ne avete voglia potrete guardarle QUI

Al prossimo viaggio!!!!

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1 dicembre 2014

Farfalle delle due stagioni (verdure, noci e pomodori secchi) e l’inverno che non c’è

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Oggi primo dicembre. Ovunque alberi di Natale e luci. C’è chi finge anche l’ansia dei regali, guardando con occhi sgranati nelle vetrine, ma subito dopo si allontana distratto, dimenticando già quello che ha visto, e continua a parlare con l’amica o al telefono. L’aria è calda, umida, anzi bagnata. Non è l’aria dei dicembre veri, quella che se andavi in una strada dove qualcuno stava arrostendo le castagne ecco che ti sentivi bambina, stretta nel tuo cappotto, mano nella mano di qualcuno che ti voleva bene. Nemmeno l’odore dei mandarini che volutamente lasci sulle mani, ha più l’effetto della magia dell’inverno. Ricordi? appena assaggiavi il primo mandarino, non clementina, mandarino proprio, quello giallo, ovale e con tanti semi dentro, ecco che una strana sensazione stringeva il tuo cuore. E in un attimo ecco li, la voglia di restare a casa, il profumo delle cartellate e del vincotto, la fretta che metteva mamma, come se stesse per succedere chissà che e non potevamo arrivare impreparate. Quindi bisognava sbrigarsi, sbrigarsi…. per fare cosa? Niente. Prepararsi a fare l’albero, mettere fuori le tovaglie rosse, controllare le luci che dall’anno prima sempre qualcuna rimaneva fulminata. E poi decidere la cena della vigilia (sempre quella: linguine con il baccalà, cime di rapa con il limone, baccalà al sugo e baccalà fritto. E se volevi esagerare, anche baccalà con le olive, tanto che alla fine eri tutta un baccalà e non volevi più sentirne parlare almeno fino all’Immacolata successiva). E poi il pranzo di Natale, sempre con mille antipasti, e i cannelloni e poco ragù e la carne arrostita e poi i lampascioni e le mozzarelle e la frutta e le cartellate e le pettole e ‘ì fcazz fracd’ ecceteraecceteraeccetera….. La certezza delle cose che si ripetono, che non annoiano, ma che danno la sicurezza di un rifugio. Si sa. A Natale si mangiano per forza le stesse cose e se ti azzardi a cambiare o a voler fare la moderna, non è più Natale.

……

E mentre scrivo si è fatto buio. E ha cominciato a diluviare. E sono qui, con la finestra aperta, mentre da fuori entra solo il rumore della pioggia incessante e calda. Fa ancora caldo e ancora indosso la mia maglietta a mezze maniche, con nessun brivido di freddo. E’ una strana sensazione, provare d’istinto l’estate addosso e di ragione sapere di essere in inverno.

Ed è per questo che anche i desideri a tavola diventano ibridi. Prendo dal freezer il contenitore dove conservo le verdure che di solito avanzano (le taglio a pezzi e le metto tutte insieme, mezza zucchina, una fetta di zucca, qualche fetta di peperone, una cipolla, carote un pò vecchie quando ne ho già comprate di fresche, ecc). Scelgo solo le zucchine, e le cipolle, ho una melanzana fresca e mentre decido cosa cucinare, mi assalgono desideri di più stagioni e così…. procedo…..

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Farfalle integrali con verdure e pesto di noci e pomodori secchi.

(per due persone)

- una melanzana

- un paio di zucchine tagliate a pezzi o rondelle

- una cipolla

- due noci

- due pomodori secchi piccoli

- un ciuffo di prezzemolo

- pepe

- olio extravergine di oliva (3 cucchiai)

- Parmigiano

- 100 g di pasta integrale di formato piccolo (io ho usato le farfalle, ma forse erano troppo piccole, infatti ho dovuto usare il cucchiaio, altrimenti mi innervosivo)

In una padella far rosolare dolcemente nell’olio, la cipolla tagliata a pezzi, la melanzana e le zucchine a pezzi. Salare e far cuocere a fuoco dolce le verdure. Nel frattempo mettere sul fuoco l’acqua per la pasta. Quando bolle, salarla, e versare la basta. Su un tagliere tritare le noci e tagliuzzare i pomodori secchi. Versarli nelle verdure e far insaporire. Quando la pasta è ancora molto al dente, scolarla e unirla alle verdure. Saltare a fuoco vivace per un minuto circa. Servire con pepe, parmigiano e prezzemolo tritato.

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22 novembre 2014

Spaghettoni con gamberi rossi e pesto di pistacchio (in barca)

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Il venerdi è una giornata bellissima. Per me forse la più bella della settimana. Perchè contiene in se tutte le aspettative del fine settimana. Ti fai i film di quello che potrai finalmente godere, a partire dal venerdi sera, tutto il sabato e metà della domenica. E si, metà perchè l’altra metà è già triste attesa e anticipo del lunedi.

Però il venerdi è il giorno in cui di solito si arriva affannate dopo una settimana di corse e impegni, per colpa dei quali hai un pò trascurato la casa e, se vuoi davvero che il fine settimana sia di risposo e/o divertimento, dovrai concludere tutte le pulizie per non avere sensi di colpa. E ne risulta quindi che ti devi alzare prestissimo la mattina, per pulire pulire pulire, fare la spesa e cominciare a preparare la cenetta per la sera che sarà come sempre una serata romantica di ritorni a casa, e poi perchè mai ci infili sempre qualcos’altro che poi non sai mai se ce la farai o no?

Ma io non so mai dire di no, e mi riprometto di imparare. Insomma prendo un impegno a Bari per le 16 e mi organizzo. Arriva una telefonata….. Come, vieni a Bari e non mi avvisi? allora non accetto rifiuti. Ti aspetto alle 13,30 a pranzo, a questo indirizzo… Porta le mozzarelle.

Dico, ok.

Arrivo e sono al porto. Un porto pieno di barche, bellissime barche a vela. Il mare è una tavola, 19° di tepore nell’aria, e la luce di un bellissimo sole di autunno tutto intorno. Cerco il nome della barca, mi affaccio e trovo tutti ad aspettarmi, sotto coperta, con una tavola imbandita di cose buone e ricercate. Profumo di mare ovunque, e fra un pò anche sapore.

Cosa posso dire? che la vita è meravigliosa, perchè quello che ho intorno è pura magia, amici che mi vogliono bene, che cucinano per me, che mi pregano di stare con loro. E poi questo sole, questo mare, questo caldo, questa mia terra fantastica, non è un regno incantato?

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Spaghettoni con gamberi rossi e pesto di pistacchi (in barca) (Ricetta di Pasquale Trentatrè e la partecipazione emozionale di Antonella M.)

- 50 g di spaghettoni di quelli buoni a testa

- 3 gamberi rossi freschissimi a testa

- olio extravergine di oliva

- uno spicchio d’aglio intero

- un cucchiaino di pesto di pistacchi a testa

- pepe nero macinato al momento

- una barca, una giornata di sole, il mare calmo e qualche amico che prepara tutto per te.

Far cuocere al dente gli spaghettoni e nel frattempo far riscaldare l’olio con l’aglio e le teste di gamberi. Il tutto deve cuocere piano e non bruciare, ma deve solo far amalgamare bene tutti i sapori. Eliminare le teste e l’aglio.

Appena pronta la pasta scolarla al dente  e versarla nell’olio, dove verserete ANCORA CRUDI i gamberi. Far saltare bene il tutto e condire con pepe nero macinato al momento. Servire caldo.

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10 novembre 2014

Farrotto con porcini e la compagnia degli amici

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Belle le serate d’autunno. Stanno diventando così rare, così incerte, quasi sospese e introvabili tra un caldo ormai fuori tempo che non vuole abbandonare l’estate ormai lontana, e un inverno che non sa quando e come iniziare. Da tanto non provo più il vero freddo ne sulla pelle, ne in casa, ne fuori, durante quelle belle passeggiate in cui tutta infreddolita dicevi ‘e se andassimo a bere una cioccolata calda al bar?’. Ma che cioccolata calda! ancora la prima cosa che desidero è un’acqua tonica con ghiaccio e limone!

Però qualche sera fa c’era la pioggia, tanta, che scendeva e profumava l’aria e mi regalava la sensazione di essere al sicuro, solo perchè ero li, dietro le finestre, a casa, con un’idea di cena consolatoria per la serata. Silenzio per strada, poche macchine che rientravano, la tv spenta, già le pantofole ai piedi. E la sensazione malinconica della solitudine che piano piano si faceva strada. E mentre ero li, con lo sguardo ipnotizzato dietro il vetro carico di gocce di pioggia, ad inseguire i miei pensieri, ‘chissàdove’, dai miei figli, da chi amo, tutti  sempre troppo lontani per poterli raggiungere in un momento di malinconia, tentavo di scuotermi, annaspando per cercare dei lati positivi. Perchè ce ne sono sempre, basta mettere a fuoco in maniera diversa la propria immagine. E così mi son detta, 1) stasera posso guardare tutti i film melensi che voglio, perchè nessuno mi dirà ‘ma sempre questi film che fanno piangere, mammaaaaa’, 2) posso fare a meno di fare la spesa per taaaanto tempo, dato che la mia dispensa sembra quella dei rifugiati nei bunker durante la guerra, ben approvvigionata per lunghi periodi di isolamento. 3) posso mangiare tutte le cose biologiche che voglio, che ho comprato per desiderio di mangiare in modo sano, senza dover lottare con i desideri di adolescenti affamati anche di hot dog e ‘cose animali’ come dice mio figlio, 4) potrò dedicare poco, pochissimo tempo alla preparazione di cose buone e semplici, senza cotture lunghe e procedimenti laboriosi. 5) e infine, sarà la volta buona che dimagrirò un pò, senza essere tentata di assaggiare qua e la…. Basterà solo integrare con frutta e latte la dispensa e poi posso andare avanti così fino a quando non consumo tutto questo ben di Dio.

L’unica cosa per cui mi sforzo di trovare un lato positivo è…. mangiare da sola. Si, vabbè, ti vedi un bel film, si vabbè, finisci prima, si vabbè mangi quando vuoi……

Mentre rimuginavo su tutti questi sentimenti contrastanti, bagnati dalla pioggia, ore 21 di sera, suonano alla porta. Stupita apro…. e mi ritrovo i miei amici che, ombrello gocciolante in mano e faccia sorridente mi dicono ‘buonaseeeeeraaaaa, bè passavamo di qui di ritorno al lavoro, e abbiamo pensato che sono partiti tutti e stavi sola soletta, e, siamo passati a tastare il polso della situazione… bè che fai????’ . Che cari i miei amici!!! poi dici che gli altri se ne fregano di come stai, che pensano solo al loro fuocherello domestico e basta, che non uscirebbero sotto la pioggia, rimanendo al sicuro nella loro casetta. E invece no, loro sono qui. E allora cambiano in un attimo tutti i punti le convinzioni elaborate fino a quel momento…..

E allora, che si accendano i fuochi e che la casa si riempia di profumi. MI mette gioia cucinare per qualcuno, altro che finisco prima a pulire la cucina…. E’ così bello spignattare, mentre qualcuno ti ronza intorno con un bicchiere di vino in mano, mentre si aprono i discorsi sui figli, sul lavoro, e su tutto il resto…..

Apro la dispensa e prendo una cosa che volevo assaggiare da tempo, ma da sola no, perchè quando mangio delle cose nuove e particolari devo condividere impressioni ed emozioni. E’ un ‘Farrotto con porcini’, con tutti gli ingredienti che servono, tutti biologici e disidratati.

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E’ un’idea geniale che si prepara come un risotto, facendolo tostare come si fa con il riso, con un pò di olio extravergine di oliva, versare (a piacere) un pò di vino bianco e far sfumare e poi aggiungere…… acqua calda, solo acqua calda e portare piano a cottura come un risotto. Alla fine basta solo aggiungere un pò di parmigiano e mangiarlo con gli amici, bevendo un buon bicchiere di vino rosso. Come non fare la pubblicità spontanea a questo prodotto? io ve lo consiglio. Di solito scrivo ingredienti e procedimento, ma qui, gli ingredienti sono diversi dal solito…..

Farrotto con Porcini

- due cucchiai di olio extravergine di oliva

- una confezione di ‘Farrotto ai porcini’ dell’azienda Bottega 39

- mezzo bicchiere di vino bianco secco

- Acqua calda qb

- due cucchiai di parmigiano reggiano

- almeno un paio di amici allegri e loquaci

- un bicchiere di vino rosso a testa

- una serata di pioggia (facoltativo)

- la capacità di godere di ogni momento bello che ti capita.

Buon appetito.

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6 novembre 2014

Le case e le cozzelle.

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Stamattina il caffè ha un sapore più dolce del solito.  E ho l’impressione che questo addolcisca tutto quello che penso e quello che vedo.

Ieri è stata una giornata di messaggi. Alcuni brutti, di quelli che la mattina quando ti alzi, sai già che forse arriveranno, perchè ti svegli quasi come un senso di attesa fastidiosa, che svanisce all’improvviso, quando senti il ‘din’ giusto. Non tutti i ‘din’, ma tra tanti il tuo cuore lo sa qual è e te lo prepari ad ascoltare. E ascolti….

Poi, a sera tarda, ne arriva uno bello, anche quello lo aspettavi da tempo, ma non sapevi quando sarebbe arrivato. Ci sono cose della vita che, nonostante la tua caparbietà, la tua forza di volontà, non puoi forzare. Ci sono situazioni e scelte che si sistemano da sole, perchè devono seguire il proprio corso. C’è un tempo per tutto… e tu non puoi comandare sul tempo. E’ come se qualcuno avesse deciso per noi da molto, quale debba essere il percorso che dobbiamo fare. E a noi non resta altro da fare che chinare il capo e accettare tranquillamente. Ho alzato mille volte la testa e i pugni, per lottare, con forza e urlando, ma mai, dico mai, ho ottenuto quello che volevo. Ho dovuto aspettare. E poi quasi magicamente le cose hanno fatto il loro corso e le soluzioni sono arrivate.

Io ho scelto lei e lei ha scelto me. Quando si va in giro in cerca di una nuova casa, non bisogna mai studiarne i particolari o ostinarsi a ragionarci su. Si parte da quanto puoi spendere e si scartano subito i sogni impossibili. Tra quelli raggiungibili si entra con cuore aperto e bisogna afferrare al volo la prima sensazione che vivi. La prima e solo la prima. Quelle che seguono sono di contorno e di affinamento. E’ il primo assaggio. Come di un vino, di una buona cioccolata, di un piatto speciale. Devi catturare la prima impressione. E su quella ragionarci. Capire il perchè,  e vedere se tutte le risposte bastano ad accettare anche le cose che non vanno. Poi si va via e ci si dorme su. E la scelta viene da se. Se non ti torna in mente più significa che non ti è entrata dentro. Se invece cominci a pensarci significa che ‘si può fare’,  si può tentare….

Di certo farò mie le storie che mi racconterà, le storie di chi ci è passato, assorbite dai muri e dagli oggetti che troverò. Perchè se in una casa c’è stato amore, amore si respirerà.

Inizia ora una nuova fase della mia vita. Un nuovo capitolo. Una nuova casa da vivere, da aggiungere a quelle che ho. Aprirò un nuovo spazio, fuori e dentro di me. Vivrò un pò qui e un pò li, vagabonda per raggiungere chi amo, sempre con la valigia pronta.

Vedremo (anche perchè non si conosce bene la data di inizio di questa avventura….)

Ora passiamo alla ricetta.

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Anche in questo caso aspettavo il momento giusto per pubblicare questa ricetta. E, aspettando aspettando, è arrivato. Oggi si parla di ‘cozzelle’, come si chiamano da noi le lumache. Si si, proprio quelle che si portano la propria casa con se, sempre e ovunque. Quasi una metafora di quello che siamo anche noi, che ovunque ci spostiamo, ci portiamo dentro quello che davvero è casa, i nostri affetti.

Ogni luogo ha la sua ricetta per le lumachine, e io qui vi racconto la mia. Ricetta e storia.

Nei giorni di estate, dopo gli acquazzoni che profumano l’aria di buono, quando i campi sono pieni di ‘rstùcc’, gli steli tagliati dopo la mietitura, si aspetta che il caldo faccia venir fuori le lumache. E così, dopo la pioggia, magicamente compaiono, tutte appollaiate sugli steli, sulle pietre dei muretti a secco, sui tronchi degli alberi di mandorlo, di ulivo e di ciliegi. E allora tutti dicono… ‘Dai, andiamo a cozzelle?’. E si va a raccogliere tutte queste sprovvedute, che comunque non potrebbero mai scappare, scansando quelle sulle erbe amare. Si mettono in un contenitore che si può coprire, perchè prima o poi, rendendosi conto della fregatura, tentano di scappare, lentamente, venendo fuori e salendo salendo nel cesto, verso l’uscita.

Certo questa ricetta è crudele, ma appartiene ad un tempo dove non si badava tanto a fare gli animalisti. Era buona e basta, faceva parte quasi del gioco della vita, dove animale mangia animale e basta. E le cozzelle erano semplicemente uno dei piatti estivi, raccontato e sognato,  passeggiando con i bambini nei campi. E basta. Quindi ora, chi è troppo sensibile per continuare, si fermi pure qui.

Si portano a casa e si mettono a ‘spurgare’, brutta parola, ma necessaria. Per un giorno almeno, in uno scolapasta coperto. Devono ‘liberarsi’ del superfluo prima di essere cucinate. Quindi si lavano e si mettono in una pentola alta, in acqua fredda, sul fuoco medio. E la crudeltà sta proprio qui. Non bisogna far capire loro la sorte che li aspetta. Accarezzate dolcemente dall’acqua che diventa tiepida, vengono fuori, ignare. Appena fuori, si alza la fiamma per …. continuare. Si formerà una schiumetta che va tolta. A questo punto si aggiungono gli aromi. Origano, pomodori, prezzemolo, aglio, un filo d’olio e una foglia di alloro. Si copre con un coperchio e si fanno cuocere per almeno un quarto d’ora.

Per gustarle al meglio e in maniera primitiva, si mangiano succhiandole (ma gli schizzinosi, le prendono con lo stuzzicadenti). Per facilitarne l’uscita, con i denti si fa un piccolo buco nel guscio, ma bisogna aver acquisito una certa abilità, dopo anni e anni di allenamento, per capire qual è il punto esatto. Decisamente non è un piatto proprio raffinato, ma più uno sfizio ricercato, per chi non ha paura di sporcarsi, e per chi non si innervosisce a sentir gli altri fare quel rumore inevitabile e fastidioso dei tentativi di … aspirazione della lumaca.

A me piace e mi ricorda la mia infanzia, quando ancora, non si alzavano polveroni al suon di ‘Che peccato le cozzelle!’. Ma la prossima estate, provate anche voi e poi ne riparliamo.

Alla prossima.

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