24 marzo 2016

Ciucciarelli e Taralloni di Pasqua

taralloni
Da tre giorni cerco di scrivere questo post. Ma sono stata rapita e solo ora mi hanno liberata.
E’ Pasqua, e quando è Pasqua ci sono tante cose da fare dalla domenica precedente. Anzi dal sabato. Si vanno a raccogliere i rami di ulivo. La mattina dopo si va a messa presto e alle 7 devi già stare nella villa comunale dove si riuniscono i fedeli e il prete per la benedizione degli ulivi. Il problema è che alle 7 di tutte le domeniche delle Palme fa sempre un freddo terribile e tu, che ti DEVI alzare presto, quando invece vorresti stare al caldo nel letto, visto che hai sulle spalle una settimana di alzatacce, non ce la fai proprio a sentire una forte devozione. Intanto tutto sta arrivare li. Poi vedi una distesa di rami di ulivo, portati soprattutto da chi abita nelle campagne, che preparano fasci e fasci da mettere nelle stalle per benedire gli animali, e i cesti con le palme preparate dalle donne. Vedi i loro abiti della festa, indossati per rispetto, vedi le facce serissime, il loro silenzio in attesa del rito. E tutto questo è una gran tirata di orecchie per chi come me si lamenta perchè vuole rimanere a dormire. Quindi, riportata sulla buona strada, si segue la messa (lunghissimaaaa) e alla fine si è sempre felici di scambiare auguri e rami benedetti.
E questo succede la domenica delle Palme.
Poi inizia la Settimana Santa. Si comincia a parlare fin dal lunedi del pranzo di Pasqua. Dove andiamo, cosa prepariamo, chi prepara chi, chi compra cosa. Andiamo in campagna? No, fa freddo. Ma daaai, accendiamo il camino. No, fa freddo. Dai. No. Va bene, non andiamo. E dove andiamo? a casa di mamma. E li comincia il panico. Mia madre è una persona precisissima e quando fa le cose, le fa bene. Niente ritardi, è organizzatissima. E il panico le viene perchè deve contare su di me, che sono quella dell’ultimo minuto. E già al pensiero mi picchierebbe da subito.
_MG_5668
_MG_5671
_MG_5681
E cominciamo con i ciucciarelli. Che si devono prepare in quantità industriali, perchè, visto che richiedono una preparazione abbastanza elaborata, non li fa nessuno e quindi lei, che ‘si dispiace’, li prepara per tutti. Quindi il primo giorno si impastano uova e farina in quantità. Si preparano i ciucciarelli. Si fanno asciugare per almeno un paio d’ore, meglio tre. Poi si fanno sbollentare finchè vengono a galla. Si scolano e si mettono ad asciugare su un panno pulito. (Si riempiono praticamente tutte le spianatoie della casa). Il secondo giorno si controlla se sono asciutti bene e si mettono nel cesto storico con i manici, su una tovaglia pulita e si portano al forno del paese, dove il fornaio mette un pezzo di carta con su scritto il nome ‘Celestina’ e li mette li ad aspettare il loro turno, perchè ce ne sono molti altri di cesti in fila. Li porti la mattina, il pomeriggio vai a ritirarli, cotti. Riporti il cesto a casa.
_MG_5689
Il giorno dopo si prepara il ‘gilèp’, la glassa di zucchero. E li prima di iniziare si fa l’appello. Delle persone che devono collaborare, cioè io, e che vengono messe sull’attenti. Poi degli attrezzi che serviranno. Si mette la tovaglia, i ciucciarelli, le spianatoie pulite, il frullino per montare gli albumi, il cucchiaio grande di legno, e si mette subito l’acqua con lo zucchero sul fuoco, senza perdere tempo. Non bisogna tenere la tv accesa sennò ti distrai, se suona il telefono si risponde ‘chiamami fra due ore che prima non posso darti soddisfazione, sto facendo il gilèp’, non devi andare nemmeno in bagno, e non ti devi allontanare dal tavolo della cucina. Devi stare li e attendere ordini. Monta gli albumi (‘li hai montati bene? a neve ferma? fammi vedere, bè, nzòmm, si può fare sempre meglio’), si controlla continuamente lo sciroppo finchè fa il filo (‘mamma lo fa il filo’, ‘no, guarda bene, a un certo punto il filo si rompe. Non si deve rompere’). E si continua a controllare, finchè sto benedetto filo non si rompe più. Solo che a quel punto bisogna correre. Prende la pentola con lo sciroppo, non importa se non ce la fa, ce la deve fare, con l’altra mano impugna lo sbattitore (il frullino di prima) e tiene vicino vicino il cucchiaio di legno che fra un pò le servirà. Comincia a versare lo sciroppo nella coppa gigante dove stanno gli albumi montati e nel frattempo va di sbattitore. Piano eh! lentissimamente. (Ordine perentorio: ‘metti due dita d’acqua nella pentola e rimettila sul fuoco, scià veloce e torna qua’). Poi quando è tutto amalgamato spegne lo sbattitore e impugna il cucchiaio, perchè la prima è l’operazione rozza ora viene quella fina. E va di cucchiaio, ‘come quando batti le fave’ e va finchè è pronto, ma questo lo sa solo lei, perchè io ci ho provato, ma lo vedo sempre uguale, prima e dopo. Però lei sa. A quel punto ti dice ‘vai a prendere l’acqua bollente che mi servirà fra un pò’. Corro, prendo e torno. ‘A-ttentiiii’ accanto al tavolo. Comincia ad immergere i ciucciarelli e piano piano a disporli sulla spianatoia, fino a formare un ricamo. Prima spianatoia piena, portala via, ‘stai attenta a non farli cadere e a non cadere pure tu, ca tu si capèsc ca t vè min, cioè che tu sei capace che cadi’, ‘portami l’altra, veloce’. Agli ordini. E così fino alla fine del gilèp, dei ciucciarelli e delle spianatoie. Ecco……
_MG_5743
_MG_5759
_MG_5763Ah! quest’anno si è aggiunta una chicca. Ho voluto provare anche a fare i Taralloni, che lei non ha mai amato, perchè non sono ‘delicati’ e ‘presentabili’ come i ciucciarelli. No, sono un pò ‘materiali’. Però mi ha voluto accontentare e dopo una ricerca della ricetta perfetta, li abbiamo preparati. Salto la descrizione della ricerca perchè sarebbe troppo lunga, anche se interessante per meticolosità e tempistica e telefonate. Il problema, o meglio la causa di un’arrabbiatura che, come quando ero piccola, poteva sfociare in una mazziata, si è presentato al momento di ricoprirli di ‘gilèp’. Questi taralloni giganti si devono coprire completamente, non come i ciucciarelli, solo in superficie, e, visto che lei procedeva con precisione con il cucchiaio, io le ho detto ‘mamma fai fare a me per una volta?’ e lei prima ha detto si, poi, quando ha visto che io ho preso una pinza da cucina, ho agganciato il tarallone e l’ho inzuppato tutto nella coppa, per poco non mi suonava in testa il cucchiaio di legno perchè ha ritenuto questa operazione da ‘acciavattòn’, cioè ‘persona che fa le cose in fretta e male’. E tra un rimprovero e l’altro, abbiamo finito anche questo lavoraccio.
Giuro, mi viene un’ansiaaaa, uno stress….. E lo stesso succede a Natale, per il torrone. E quando dobbiamo fare la salsa. E quando dobbiamo preparare i pranzi, che cominciamo ad agitarci da una settimana prima. Perchè lei, la mamma, dice che non si impara mai abbastanza e che anche se imparo, lei nel frattempo ha affinato la tecnica e io devo ancora raggiungerla.
Però è vero. Lei è proprio brava e insuperabile. Non solo in cucina, ma proprio come mamma. Attenta, instancabile, invincibile, presente, sempre. Ed è mia!
Ora vado a buttarmi sul divano.
Buona Pasqua a tutti voi.
Ah già! Le ricette!!!
_MG_5694
I ciucciarelli
- 2 cucchiai di zucchero
- 8 uova
- 50 g di olio
- 50 g di liquore
- 1 pizzico di sale
- 1 pizzico di bicarbonato
- farina q.b.
- un cucchiaino di sale fino
Impastare gli ingredienti e formare un salame grosso da tagliare a tocchetti. Schiacciare ciascun pezzo con il matterello fino a raggiungere lo spessore di un dito. Dare la forma tipica del ciucciarello (tipo un ideogramma cinese!!!) e metterli sulla spianatoia. Portare ad ebollizione una pentola capiente di acqua e immergere i ciucciarelli pochi per volta.
Quando vengono a galla scolarli e rimetterli ad asciugare su un canovaccio. Infornare a 180°-200° o, meglio nel forno a legna, fino a quando diventano dorati e gonfi.
_MG_5770
_MG_5718
I taralloni
- 12 uova
- 150 g di olio
- 1 ditale di ammoniaca
- farina q.b. per ottenere un impasto morbido ma ‘lavorabile’
Impastare gli ingredienti e formare un salame grosso da tagliare a grossi tocchi. Formare dei grossi cilindri e avvolgerli a tarallo. Metterli sulla spianatoia. Portare ad ebollizione una pentola capiente di acqua e immergerli pochi per volta.
Quando vengono a galla scolarli e rimetterli ad asciugare bene su un canovaccio. Praticare delle incisioni lungo tutta la parte centrale del tarallo. Infornare a 180° o, meglio nel forno a legna, fino a quando diventano dorati e gonfi.
Il gilèp (o giulebbe o naspro)
- 1 kg di zucchero
- 250 g di acqua
- 2 albumi

Preparare lo sciroppo di zucchero facendo bollire lo zucchero nell'acqua.
Nel frattempo montare gli albumi a neve fermissima.
Per capire quando è arrivato il momento di procedere, versare qualche goccia di sciroppo di zucchero in un  piatto, far raffreddare. Con l’indice prendere una goccia, unire l’indice al pollice e controllare se fa ‘il filo’. Se lo fa significa che è pronto, altrimenti far bollire ancora un po’. Quindi versare a filo lo sciroppo di zucchero nella ciotola degli albumi montati a neve e mescolare velocemente con un cucchiaio di legno. Continuare a mescolare fino a quando la texture sarà liscia e vellutata.


Immergere ciucciarelli e taralloni nel ‘Gilèp’ e lasciar raffreddare e solidificare su una spianatoia.

_MG_5720
SHARE:

18 gennaio 2016

Pizza dolce di ricotta con uva passa al liquore



Oggi ha nevicato. E ora è tutto ghiaccio intorno. Dalla strada mi arriva il suo inquietante crack crack. Sono prigioniera nella mia casa e sono felice di esserlo. A volte la vita di impone delle soluzioni a problemi che forse nemmeno tu sai di avere. O che non sai come risolvere. Dovevo fermarmi già da tempo e non ci sono riuscita. E questo mi ha creato qualche disagio. E ora, come per incanto, arriva la neve che mi costringe a rallentare i miei programmi, rimanendo in casa per dedicarmi solo a me stessa e al riposo.
Oggi non avevo faccende urgenti in casa ed è stato rilassante restare un pò dietro ai vetri della finestra a guardare scendere giù la neve lentamente. Bambini che giocavano giù per strada, auto con guidatori che volevano fare gli eroi che cominciavano a scivolare piano, senza controllo, di lato, fino a fermarsi sul marciapiede, amici che passeggiavano godendosi l’atmosfera irreale di questa giornata libera. Cala sempre il silenzio nei giorni di neve, e anche in casa oggi non suonava il telefono e sembrava che il tempo si fosse fermato.

E così ho cucinato una zuppa calda di verze, riso e formaggio, ho messo in forno un dolce inventato al momento per recuperare un fuscello di ricotta che avevo in frigo e poi, aspettando che il tutto cuocesse, ho passeggiato qui sul web.
E mi ha fatto bene.
Vi lascio una ricetta di quelle semplici semplici, quasi banale, ma che vi stupirà per il suo profumo.



Pizza dolce di ricotta e uva passa al liquore.
- 300 g di ricotta
- due cucchiai di zucchero semolato o di canna
- 2 uova
- la scorza grattugiata di un’arancia bio
- un cucchiaio di uva passa
- un cucchiaio di liquore a piacere (io ho messo Strega)

In una ciotola amalgamare la ricotta, un cucchiaio di zucchero, le uova, la scorza e l’uva passa precedentemente tenuta in ammollo nel liquore.
Versare in uno stampo unto della forma che desiderate. Informare a 180° fino a quando sembra che si stia caramellando la superficie.
Quando è ancora caldo spolverizzare con lo zucchero rimanente.
A piacere si può aggiungere anche un po di cannella.



SHARE:

16 gennaio 2016

Gateau di patate


 

E daje all’anno bisestile! I non so voi, ma comincio davvero a diventare superstiziosa. Da ottobre me ne succedono di tutti i colori ormai. Non faccio l’elenco per non far la pietosa, ma ormai ovunque veda corni portafortuna, gobbetti rossi, et similia, li tocco e a volte me li infilo nella borsa. Insomma ‘a da finì sto periodo o no'?’ Io ho voglia di tornare a Roma, dove ho già corsi e cene social da proporre, ho voglia di incontri con i miei amici romani, di eventi di cui parlare, di cieli azzurri da guardare serenamente, senza pensieri cattivi che mi rovinano la vista, ho voglia di progetti per la prossima primavera e la prossima estate. Sento il bisogno del sole e della sabbia, cosa molto strana per me che di solito odio il caldo. Insomma ho bisogno di tornare a muovermi.

Ma mi sa che devo ancora aspettare un pò.
Bè vabbè fatemi sistemare un paio di cosette e poi tornerò saltellante come prima.

Nel frattempo preparo ricette veloci che fungano da piatto unico o anche da merenda da portare in giro. Cose della cucina tradizionale, di quelle che non ti sbagli mai, che servono a rassicurarti anche nei momenti più instabili. E’ incredibile come il cibo possa consolare o rappresentare una certezza quando di certezze non ne hai. Oppure capire che qualcosa non va solo perchè non hai appetito o, al contrario, avere una fame incredibile quanto sei anche incredibilmente felice.
Considerato che le ricette di casa sono anche quelle che fanno bene al cuore, mi sa che per un pò ne prepareremo in grandi quantità.





Gateau di patate
(dosi per 4 persone)
- 4 patate farinose grandi o 6 medie
- 4 cucchiai rasi di parmigiano
- 2 uova
- 4 mozzarelle (circa 400 g)
- 100 g di prosciutto cotto
- sale, pepe e la punta di un cucchiaino di noce moscata
- olio extravergine di oliva
- 6 cucchiai di pangrattato
Lessare le patate con la buccia, fino a quando diventano morbide (i rebbi di una forchetta devono entrare agevolmente).
Pelarle e schiacciarle con uno schiacciapatate.
Salarle leggermente e aggiungere tre cucchiai di olio, due mozzarelle tagliate a cubetti, una fetta di prosciutto tagliato a pezzi piccoli,  le uova leggermente sbattute e il parmigiano. Mescolare bene.
Sul fondo di una teglia da forno del diametro di 25 cm versare due cucchiai di olio e distribuirlo in maniera uniforme anche sui bordi.
Spargere tre cucchiai di pangrattato in maniera altrettanto uniforme.
Distribuire metà del composto di patate e livellare bene con una spatola o il dorso di un cucchiaio.
Sfilacciare le altre due mozzarelle e il prosciutto e distribuire su tutta la superficie.
Coprire con il resto del composto, spennellare con l’olio e spargere il resto del pangrattato.
Infornare a 180° per circa 30 minuti o comunque fino a che la superficie diventi dorata.
Servire caldo, tiepido o freddo, secondo i propri gusti.


SHARE:

7 settembre 2015

Kaiserschmarrn e racconto del viaggio a San Candido

dolceaustriaco

Eccomi, son tornata. Ammazza che pausona questa volta. Ma è stata un’estate intensa, piena di lavoro, di trullo, di figli e di amici. Facebook racconta meglio di me tutte le storie. Ma qui ho voglia di condividere almeno qualche foto e qualche ricetta, come si fa tra amici al ritorno di un viaggio.

Protagonista di questa estate è stato il caldo, che ha generato sui social post contrastanti, chi inneggianti chi morenti, come quelli che ho scritto io. Io non amo il caldo, e soprattutto un’afa che si è meritata nomi infernali, quali Caronte e Acheronte. E per questo e per evitare che mi prendesse un coccolone sono scappata in montagna, dove agognavo relax di passeggiate livello 1 e piedi nel ruscello ghiacciato ogni 5 minuti con pausa per leggere un libro, sdraiata nell’erba. Invece, godendo della compagnia di marito e amici iperattivi con buone gambe, diciamo che… non è andata proprio come credevo. Però sono stata ripagata da spettacoli emozionanti, serate bellissime e cibo davvero buono, come quello che si mangia a San Candido, ai confini con l’Austria.

IMG_7353 IMG_7378 IMG_7399

Ho passeggiato in mezzo a valli verdissime, respirando aria fresca e profumata di erba appena tagliata. Mi son riempita gli occhi di cieli immensi e cime di montagne abbracciate da nuvole. Goduto di serate di pioggia, aria frizzante e canti, intorno ad una tavola piena di canederli, tagliatelle con ragù, stecche arrostite con patate piccanti, e dolci come il Kaisershmarn, commovente nella sua semplicità.

Sono stata benissimo. Son tornata cantando. E una volta a casa, anzi al trullo, ho fatto ancora altre cose. Lavori per un nuovo progetto al trullo…. Una cena in bianco con amici venuti da lontano e amici del posto venuti per conoscerli. Incontri nel mare del Salento per conoscere posti ancora a me sconosciuti della terra mia. Mi è venuta voglia di raccontare non solo viaggi, ma anche persone, con le loro storie e i loro progetti di vita…. ma di questo ne parlerò prossimamente.

Per ora… sono solo tornata e vi lascio una ricetta buona buona. Non mia, ma presa da qui.

dolceaustriaco1

Kaiserschmarrn (frittata dolce con marmellata di mirtilli e composta di mele)

Ingredienti (per 3 porzioni):

  • 3 cucchiai di farina
  • 3 uova
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino / 1 cucchiaio di zucchero (a seconda dei gusti)
  • 1 cucchiaino di zucchero vanigliato
  • un po' di latte
  • 1 goccio di rum (facoltativo)
  • una manciata di uvetta (facoltativa)
  • burro o burro chiarificato
  • zucchero a velo

Preparazione:

Sbattere farina, sale, zucchero, zucchero vanigliato e latte con una frusta fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungere le uova e il rum.

Riscaldare leggermente una padella e sciogliere un po' di burro o di burro chiarificato. Versare il composto nella padella e cospargere con dell'uvetta. Cuocere il Kaiserschmarren a fuoco basso e con il coperchio da un lato fino a quando è dorato, rigirarlo, coprire nuovamente con il coperchio e continuare brevemente la cottura.

Tagliare il Kaiserschmarrn a pezzi, cospargere con un po' di zucchero e aggiungere ancora un po' di burro o di burro chiarificato. Mescolare il tutto e lasciar caramellare brevemente a coperchio chiuso.

Cospargere il Kaiserschmarrn con zucchero a velo e servire con marmellata di mirtilli rossi, composta di mele o di prugne.

_MG_4108

SHARE:

18 maggio 2015

Genesi di un pranzo all’ultimo minuto: Minestra di riso e verdure e frittata di lampascioni

minestra di riso e verdure2

Giornate sempre piene le nostre e non sempre con un perchè. Fatto sta che corriamo e, anche se sembra aver finito tutto l’elenco delle cose da fare, eccallà che prendiamo subito carta e penna per scrivere ancora, e un altro elenco compare.

Mi capita ogni tanto di mettere tutto in ordine, ma davvero tutto. Evidentemente, essendo una condizione ‘spuria’, cioè saltuaria e rarissima, non ci sono più abituata e la cosa mi crea un pò di disagio, tanto che appena finito, guardo soddisfatta il risultato del mio sudore, faccio foto, la pubblico, annunciando al mondo l’evento e mi domando…. ‘e ora che faccio?’. E subito comincio a preparare qualche ricetta a fare foto ecc, perchè un set intonso da riempire è un’occasione imperdibile.

Oggi sono forzatamente in casa perchè c’è l’operaio che sta facendo i lavori in terrazza. Poverino, sotto il sole, ma d’inverno non si possono fare che piove, quindi provvedo a portargli ogni tanto acqua fresca, caffè, biscottini eccetera. Lui ringrazia e continua. Intanto devo completare una dispensa per un corso che terrò la prossima settimana, e per il pranzo devo mettere su qualcosa.

E vi faccio un esempio di come possono nascere delle ottime ricette.

Ieri sera ho preparato un pò di riso in bianco, ma ne era rimasto proprio pochino nella confezione e allora che fai? lasci li uno scatolone con una manciatina di riso? Per quando? per le prossime occasioni di solitudine e depressione estrema? no. Allora l’ho cucinato tutto e ora ho già pronta una ciotolina di riso cotto al dente.

Forse passa di qui una mia amica e spero resti con me a pranzo.   Poi…. non posso uscire di casa per fare la spesa perchè l’operaio non si può lasciare da solo e rovisto nel frigo. Ma… io sono appena rientrata e il frigo piange. Non ho avuto il tempo di fare la spesa. Che c’è? ben poco…

- Cinque peperoni verdi piccoli, di cui uno mezzo ‘andato’, una patata,

- 3 carotine ammosciate e vecchiotte,

- una busta di carta piena di erbe aromatiche del mio trullo, (rosmarino, timo, alloro, menta, origano),

- uno scalogno sopravvissuto e uno spicchio di aglio un pò secco.

Inoltre

- un uovo,

- una crosta di pecorino,

- tre lampascioni avanzati della cena mediterranea, ma tanto quelli non diventano vecchi.

Vabbè… cominciamo, (oggi la ricetta ve la scrivo così):

Lavo bene patata carote ed elimino la parte della buccia davvero malandata. Taglio a rondelle. Via nella pentola.

Lavo bene i peperoni, elimino le parti andate e i semi e  taglio a pezzettini. Via nella pentola.

Taglio scalogno e aglio che vanno a far compagnia al resto.

‘Raschio’ un pò la parte esterna della scorza del pecorino e la tengo da parte.

Pulisco i 3 lampascioni e li metto a cuocere in un pentolino mini coperte d’acqua.

Verso un pò di olio nella pentola delle verdure e aggiungo due foglie di alloro e un rametto di rosmarino. Poco sale grosso. Faccio soffriggere dolcemente. Dopodichè aggiungo acqua e faccio cuocere. Aggiungo la scorza del pecorino che diventerà molle, insaporirà il tutto e beato chi la mangerà.

Aspetto che si riduca un pò l’acqua, e quando le verdure sono ormai cotte verso per un minuto il riso giusto per farlo riscaldare e insaporire.

Questa è una minestra sempre buona, da far raffreddare un pò prima di gustarla.

Nell’attesa schiacciate i lampascioni e aggiungete un uovo, un pò di formaggio (ricavato dalla scorza di pecorino, prima di tuffarla nel brodo), un pò di prezzemolo se ce l’avete, altrimenti un pò di rosmarino e/o timo. Sbattete il tutto con una forchetta e fatene una frittata con un pò di olio caldo in una padella.

E ora corro. Per il pranzo abbiamo risolto. Per la cena vediamo.

Le foto sono fatte al volo, non sono un granchè, ma il pranzo era da re.

frittata di lampascioni

SHARE:

20 aprile 2014

Buona Pasqua 2014

buona pasqua 2014

Andiamo avanti, e con il peso di un lungo inverno, buio a volte anche nel cuore, continuiamo la nostra strada verso la luce. E’ tempo di rinascita. E’ tempo di abbracci. Ne abbiamo tutti bisogno. Dimentichiamo per un momento i pensieri grigi e i sentimenti negativi che ci allontanano. E’ tempo di colori e di luci negli occhi.

Vogliamoci bene e andiamo avanti con progetti di amicizia e di incontri.

Buona Pasqua di rinascita a tutti noi!

SHARE:

6 gennaio 2014

‘Col rizz’ con uova e formaggio

col rizz con uova e formaggio2

Ma si che ve lo racconto. Perchè la vita è fatta di tante cose, è proprio questo il gioco dei mille colori che poi messi tutti insieme da il bianco, il colore più bello che ci sia, il colore della luce. E di tutto quello che fa vibrare l’anima, io cerco di parlarne. E così parlo delle mie allegrie, dei miei entusiasmi, dei miei desideri, ma anche delle mie malinconie che spesso salgono dal mio cuore e mi avvolgono come un abbraccio struggente.

Ho sempre avuto nella mia vita una mano che mi ha guidato, un dito che ha indicato non solo la strada ma anche le cose belle da vedere. E le cose buone da raccogliere. E così ho conosciuto i sapori delle verdure più selvatiche, dai nomi strani o bellissimi. Ho raccolto sivoni e cicorielle, cristalli e sfrigoli, purchiazz e erbe profumate. E quando si tornava a casa si cucinava tutto in mille modi. E si raccontavano storie del tempo della guerra, quando non c’era da mangiare ed era difficile perfino trovare erbe nella terra, per la fame che portava tutti a raccogliere e assaporare tutto il commestibile. Oppure si inventava semplicemente una ricetta per il gusto di creare una cosa nostra. E mamma non ci dava ‘soddisfazione’ e non assaggiava nulla di quello che preparavamo noi, e ci definiva ‘pistrigghius’, ‘pasticcioni’, che non rispettavamo la tradizione e ci avventuravamo in improbabili accostamenti gastronomici di cui noi solo potevamo godere. E così spesso capitava che arrivavano telefonate del tipo ‘Ninetta, vieni a mangiare qui che ho trovato i col rizz. Vieni che ne ho preso due chili e tua madre non ne vuole proprio. Dai vieni che te li faccio trovare pronti’. E così quando arrivavo, con lo sguardo complice decidevamo di ignorare le altre cose preparate per pranzo e ci fiondavamo io e lui su questo piatto antico e semplice, dal sapore forte e buono da impazzire, e ne godevamo insieme, rimpinzandoci a scoppiare, e ridendo delle diete che avremmo dovuto fare, e dicendo ‘ma come si fa a fare la dieta eh papà, con queste cose buone che sappiamo preparare eh?’ . E così tante tante volte, mi chiamava per dire che aveva preparato i cornaletti con il finocchio, l’insalatina di ravanelli e pepe, l’olio santo da aggiungere ai legumi, i minestroni ricchissimi di tutto, le verdure cotte ma da mangiare non solo con l’olio che non sapevano di niente, ma da far saltare in padella con aglio, peperoncino e formaggio. E sapori meravigliosi, risate e baci e abbracci, mi facevano sentire regina.

Qualche giorno fa ho trovato dal fruttivendolo i ‘col rizz’, dopo tanto tempo. Li ho guardati, mi guardavano, freschi e verdi, sapendo quello che rappresentavano per me. HO accettato la sfida. Mi son detta ‘vabbè, ci provo’. Ci ho provato, li ho preparati proprio come li facevi tu papà. E godendo del loro sapore, tra le lacrime che scendevano giù da sole, e sorridendo delle nostre risate che avevo davanti agli occhi, ne ho mangiato fino a scoppiare. E tu eri li con me. In quel piatto, in quel sapore, in quel miscuglio di sapori che mi hanno riportato a te, in maniera forte e prepotente.  Vabbè… è andata così. Volevo raccontarla e l’ho raccontata.

Ora vi do la ricetta va….

colriz1 

‘Col rizz’ con uova e formaggio. (English version below)

- un mazzo di ‘col rizz’ (una specie di cavolo riccio, vedete la foto)

- 3 cucchiai di olio extravergine di oliva

- 2 spicchi d’aglio

- un uovo

- 3 cucchiai di parmigiano o di rodez (o pecorino)

Lavare la verdura e privarla della parte dura del gambo. Lessarla in acqua bollente salata. Scolarla e conservare un pò di acqua di cottura.

In una padella versare l’olio e l’aglio e far riscaldare. Aggiungere la verdura e far insaporire. Aggiungere l’uovo e il formaggio e amalgamare, aggiungendo se necessario un pò di acqua di cottura, fino a quando si forma una crema morbida. Se gradite aggiungere anche un pò di pepe macinato.

_MG_4554

'’Curly kale’ with eggs and cheese

- 1 kg curly kale (see the photo)

- 3 tablespoons extra virgin olive oil

- 2 cloves of garlic

- 1 egg

- 3 tablespoons Parmesan or pecorino cheese 

Wash the vegetables and deprive it of the hard part of the stem. Boil it in salted boiling water. Drain and keep a little of the cooking water.

In a pan pour the oil and garlic and warm up. Add the vegetables and cook. Add the egg and cheese and mix, adding a little water if necessary cooking until it forms a smooth paste. If you like to add a bit of ground pepper.

SHARE:

24 settembre 2013

Uova al tegamino con pomodorino e origano

uova origanoe pomodorini1

Qui Roma. Vi scrivo nel bel mezzo di una giornata di sole settembrino, che riscalda i colori di questa città e il core mio (guarda un pò l’ho scritto in romano ehehehe). Ginocchio a parte, mi sento benissimo, ogni volta che sono qui. Per mille motivi. Sono vicina al mio amore, sono in mezzo a mille cose bellissime da fare/vedere/assaporare/inventare/progettare, persona amiche mie da incontrare, abbracciare, abbracciare ancora, con cui parlare, fare i riassunti, guardarsi negli occhi e raccontarsi, parlare dei progetti (sempre tanti), gioire a mille anche solo per un caffè, bevuto sedute ad un tavolino, in mezzo alla gente di tutti i colori che ci passa e ci sfiora. Insomma… carica a mille..

Domani farò un bagno di folla per andare dal Papa. Oggi ho cose e cose d fare ma, sempre di corsa e, in previsione di un altro viaggetto che mi aspetta per venerdi questo (bè così si dice da noi!) posto veloce una ricetta veloce, con lo stupore e le risate che mi son fatta poco fa nel vedere che anche una mia amica ormai ‘sintonizzata’ ha postato. Insomma Aurelia, e l’altro giorno le cipolle, oggi l’uovo, ma insomma di che sei collegata telepaticamente e sposiamoci e non se ne parla più…

Protese verso questo evento che ci aspetta, incastrata io in una nuova visione della cucina e del tempo da dedicarvi, ispirata dall’essenzialità delle cose…. posto ricettine veloci e semplicissime senza però dimenticare il gusto, altrimenti mi intristisco io e quelli per cui cucino (i miei figli!)…. che cominciano a dire ‘e si, tu hai la mamma foodblogger, tu hai la mamma foodblogger, chissà che cose buone che ti cucinaaaaa… e invece… ecco qua, che si mangia? le uova a tegamino…’ E io me la cavo dicendo che anche per quelle ci vuole un’arte. Vediamo le sapete fare voi, con mille varianti e così buone? eh? eh?

E con questo piatto che ho preparato l’altro giorno, anche quello un giorno di corsissima (che ora anche i gatti ci mancavano e il tempo si è dimezzato), li ho fregati. Troppo buone le uova, preparate così.

E pensare che con questa ricetta ho perso una scommessa una sera. Io preparavo orgogliosa la mia ricetta con cipollotti/pomodorino/basilico, pensando (giustamente) che fosse il nonplusultra… e invece Ignazio, l’amico mio, mi ha fregata con questa ricetta preparata a mò di gara. Era più buona la sua.

Provate e fatemi sapere. Bè io scappo eh? Roma mi aspettaaaaaaaaaaaaa

uova origanoe pomodorini

Uova al tegamino con pomodorini e origano.

(a cranio, come dice Eugenio il mio amico medico/cuoco)(quanti amici che ho, azz….)

- due uova freschissime

- due pomodorini ciliegino

- mezzo cucchiaio di olio extravergine di oliva

- un pizzico di sale

- un pizzico abbondante di origano (magari ce l’avete fresco di pianta!!!!)

Versare l’olio nel tegamino, spezzettare i pomodorini e aspettare SOLO che cominci a muoversi l’olio mentre si riscalda intorno ad essi. Metterci le uova, facendo attenzione che non si rompano i tuorli. La fiamma dev’essere vivace, non troppo forte, nè troppo moscia, attenzione! Salare. Man mano che cuoce l’albume, aiutandosi con la forchetta, muoverlo un pò per farlo cuocere ovunque, lasciando semicrudo il tuorlo, che NON deve rompersi. Qualche secondo prima che l’albume sia tutto cotto, spolverizzare l’origano.

E mangiarlo con pane spezzettato qua e la …. mamma miaaaaaaaaaaaaa!

SHARE:

13 dicembre 2012

Angel Cake

a1

Siamo in una bolla. Che però non scoppia. Perchè contenuta in altre bolle dure a scoppiare anche loro. Le bolle sono le false convinzioni. La vita è vita solo se piena di progetti e sogni da realizzare, perchè è nella natura umana sognare. Ma qualcosa ci tiene paralizzati, fermi nello stesso posto e ci convince dell’impossibiilità di un cambiamento. La peggiore convinzione è che ‘non ce la farò mai’, la seconda ‘a chi vuoi che importi’, la terza ‘è troppo tardi, sono vecchio’, la quarta ‘e se succede qualcosa?’, la quinta ‘che dirà la gente?’, la sesta ‘ma in fondo chi me lo fa fare?’…. e così via.

E così vedi sfumare  le occasioni, i treni che passano per sempre, gli altri che invece si buttano, saluti chi decide di andar via e scrollarsi la polvere, ma, soprattutto vedi consumarsi  il tempo. E si, perchè è solo quello che ti frega. Perchè i sogni restano ma lui non torna più.

Mi direte, ‘vuoi fare la saggia con noi e dispensi buoni consigli mattutini?’, no no, mi sto guardando e sto parlando a me stessa e a chi, come me, rimanda e rimanda….

Quindi stamattina, svegliamoci un pò…. Rimettiamo in moto le buone intenzioni, magari limitiamole al possibile, doccia, trucco, sorriso e pronti per partire. Fuori dalla porta la vita ci aspetta. Siamo o non siamo guerriere?

Oggi vi suggerisco questo dolce leggero leggero fatto solo con albumi e senza tuorli. Per chi volesse illudersi che basta questo per dimagrire senza rinunciare al piacere. Come nelle migliori pubblicità di dolcificanti.

_MG_5671

Angel Food Cake

180 g di farina 00

un pizzico di sale

12 albumi a temperatura ambiente

1 cucchiaino di cremor tartaro

240 g di zucchero

1 bacca di vaniglia

_MG_5647

Accendete il forno a 180° statico. Separare gli albumi dai tuorli (che utilizzerete per altre preparazioni o surgelerete in un contenitore per ghiaccio) Versare gli albumi in una planetaria con la frusta e cominciate a montarli a neve. Aggiungete poco per volta prima il cremor tartaro, poi lo zucchero, i semi della bacca di vaniglia e continuare a lavorare finchè si arriva alla consistenza di neve fermissima (sollevando la frusta formerà dei picchi immobili).

Setacciare piano piano la farina e inglobarla negli albumi con una spatola, con un movimento dall’alto verso il basso, cercando di non smontare la neve. Foderare lo stampo da Angel Cake con carta da forno (anche il buco centrale e la base!) e con molta delicatezza versare l’impasto, scuotendo di tanto in tanto per non far formare le bolle. Infornare per circa 40 minuti. Controllate la cottura con uno stecchino di legno (quello per fare gli spiedini). Sfornate, capovolgete su una gratella e lasciate che si stacchi da solo. Far raffreddare. Prima di servire spolverizzatelo con abbondante zucchero a velo o cono strato sottilissimo di panna e accompagnarlo con coulis di frutti a piacere o sciroppi fatti con acqua, zucchero e liquore preferito.

SHARE:

10 giugno 2010

Fricassea di carciofi, lampascioni e agnello





Quando in casa ci sono le uova la mente, complice con il palato, è capace di inventare cose incredibili, perchè qualsiasi ingrediente profumato e/o saporito tenuto insieme dalle uova da sempre origine a qualcosa di speciale.
Ma ci sono ricette che non nascono solo dalla fretta, o dalla voglia di sperimentare, ma arrivano da lontano. Dai giorni di festa da riempire di sapori forti e originali. Accostamenti arditi e tradizionali. Ma soprattutto stagionali. Poichè c'era un tempo per i carciofi, per le zucchine e le ricette nascevano da questo. Da ciò che la natura offriva in quel periodi.

Fricassea di carciofi, lampascioni e agnello

- 4 carciofi grossi
- 10 lampascioni puliti e lessati
- 6 costatine di agnello
- 4 uova
- parmigiano grattugiato
- 3 mozzarelle
- prezzemolo
- aglio
- pepe
- olio extravergine di oliva
- vino bianco




In una padella far soffriggere con poco olio e uno spicchio d'aglio, i carciofi puliti, lavati e tagliati a spicchi.
Farli cuocere fino a che siano ancora croccanti e non morbidi. Eliminare l'aglio.
In un altra padella far rosolare le costatine di agnello e spegnerle con il vino bianco.
A fine cottura staccare la carne dall'osso e tagliarla a pezzettini piccoli.
In un tegame da forno sistemare sul fondo prima i carciofi con il loro sughetto, i lampascioni schiacciati con la forchetta, la mozzarella sfilacciata, il pepe e tanto prezzemolo sminuzzzato. Sbattere le uova e il formaggio, salare e versare in maniera uniforme nel tegame.
Roteare un pò il tegame stesso per consentire una distribuzione uniforme degli ingredienti.
Infornare a 200° fino a che si formi una crosticina dorata.
Servire con un'insalatina condita con aceto.

SHARE:

13 ottobre 2009

uova al sugo profumato di basilico

Oggi riflettevo sull'incredibile fame dei miei figli. Adolescenti a cui brillano gli occhi davanti ad un piatto di pasta al sugo, che anche al momento della 'scarpetta' non sono ancora sazi, che chiedono sempre alla fine del pranzo se c'è 'qualcosa di dolce'. E alle 16, quando gli umani bevono un caffè, loro hanno di nuovo fame e li vedi gironzolare per casa con yogurt in mano o un tramezzino con pomodori e formaggio. E sono magri come acciughe...
E mi son tornati in mente anche i miei tempi del liceo quando avevo tacitamente stabilito una 'prova' da superare se qualcuno voleva diventare mia amica.
Come ho già detto in altri post, non ho mai avuto problemi di orario per quanto riguarda i pasti. Potevo cenare tranquillamente alle 17, quando rientrava mio padre dal lavoro e la sera ricenare senza che la mia linea ne risentisse (allora!!!!). Ma la cosa che dovevo fronteggiare spesso erano gli attacchi di fame improvvisa mentre studiavo. O la mattina, se non si andava a scuola per studiare con le amiche. E alla fatidica domanda 'Anna cosa c'è da mangiare?' io rispondevo 'che ne dite? ci facciamo due uova a tegamino?'.
A qualsiasi ora. Alle 10 di mattina, alle 4 di pomeriggio, alle 23, alle 4 del mattino se ancora stavamo (!?!) studiando.....
A parte il fatto che il sapore di quelle 2 uova a tegamino era una cosa fantastica e indimenticabile, ma la condivisione del tegamino era la prova di una forte amicizia. Come dire 'hai mangiato mai nello stesso...tegamino?'.
E la variante sfiziosa era l'uovo con il sugo di pomodoro al basilico.
Sembra un piatto povero, ma, quando lo prepari, caldo, profumato, con i pezzettini di pane fresco e croccante......diventa un piatto da re.
Scusate ma in questo periodo non ho voglia di preparare piatti elaborati. Voglio solo cose buone e semplici.

Uova al sugo profumato di basilico

(a persona)

- 2 uova fresche
- 2 pomodorini e 2 cucchiai di salsa di pomodoro
- 1 pezzettino di cipolla
- basilico
- olio extravergine di oliva
- pane fresco

In un tegamino mettere tutto insieme olio, pomodorini, cipolla tagliata finemente e metà del basilico. Far insaporire a fuoco vivace finchè si sprigiona il profumo. Appena i pomodorini si sono ammosciati aggiungere 2-3 cucchiai di salsa di pomodoro. Salare e abbassare la fiamma.
Quando si è formato un sughetto leggero romperci dentro le uova e coprire con il coperchio per un pò.
Quindi controllare se è cotto bene l'albume, altrimenti muoverlo con la forchetta per farlo cuocere completamente, facendo attenzione a non rompere il tuorlo che invece deve rimanere morbido (poi dipende dai gusti, se vi piace cotto, strapazzate pure il tuorlo).
Salate anche l'uovo e spezzettate il restante basilico.
Intingere il pane fresco e godersi questo abbraccio di profumi.

SHARE:
TEMPLATE BY pipdig | CUSTOMIZATION BY SARA BARDELLI