8 aprile 2016

La vignarola

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Non rimanendo fermi in un luogo, ma muovendosi, in lungo e in largo, si incontrano cose nuove. Gente con occhi e facce e lingue diverse, abitudini nel vestire e consuetudini nel mangiare differenti e perfino luci più o meno luminose a seconda delle tante variabili della latitudine, dello smog, delle ore in cui puoi andarci per visitarle ecc… E tutto, sempre, è cosa nuova, e tutto, sempre, è qualcosa da conoscere e da cui imparare.

Io non so stare ferma sempre in un posto. Magari mi allontano temporaneamente sicura di poter tornare indietro, come un elastico. Ma devo allontanarmi. Alla ricerca, per raccogliere, nuove esperienze e nuove persone da conoscere come mondi nuovi. Prendo la rincorsa, vado, ci resto finchè sento che la tensione si affievolisce e… boooiiinnng…. l’elastico mi riporta a casa. Questo significa che non volerò mai via per sempre da quella che considero casa mia.

Ma significa anche che conoscerò sempre tante cose nuove perchè la casa prima o poi, mi viene sempre a noia.

Nella mia vita romana ho potuto riabbracciare e frequentare un pò di più vari amici, ne sono arrivati di nuovi e con loro ho fatto cose molto belle. Bellissime le giornate fredde o tiepide, trascorse davanti un cappuccino ad un bar all’aperto, a parlar di progetti realizzati o ancora da realizzare, di idee di scarpette tenere per bambini divenute un vero lavoro, di progetti di cornetterie buone che stanno per realizzarsi, di corsi di fotografia per insegnare a far desiderare il cibo, così come lo desideriamo noi blogger, di corsi di cucina per chi vuole imparare a mangiare italiano, cene social da organizzare …. ecc…

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Poi è arrivato anche un corso di ceramica, dove ho imparato a creare qualcosa di mio, qualche piatto, bicchieri colorati, di cui vi parlerò in seguito… e dove ho anche conosciuto nuovi amici.

Ieri sera alla fine della lezione son partiti i selfie, per immortalare un luogo e un gruppo, chiamato ‘la compagnia delle ciotole’ e, al momento di inviare le foto chiedo a tutti num di cellulare e nome. Una delle nostre compagne di corso di dice ‘Vannella’, io la guardo un pò così e le chiedo ‘di nome o di cognome?’… E lei ‘E si, di nome, lo so che è un pò strano, ma sai io vengo da un posto dove tutti gli abitanti hanno un nome strano….’. E così ci fermiamo tutti e comincia il suo racconto, sempre accarezzando il pezzo di creta che stava lavorando.

La sua è una voce di maestra, che racconta con parole semplici, ben scandite e con un tono che attira l’attenzione e con un sorriso che dissimula anche una certa timidezza:

‘…sai nel mio paese, un paesino delle Marche, piccolo, con nemmeno 1000 anime, quasi tutti gli abitanti hanno dei nomi strani. Non si sa perchè, o forse loro si, lo sanno, ma io non saprei dirlo, ma si chiamano con nomi mai sentiti prima e in nessun altro luogo. E così so di un’Imelda che ha sposato un Raoul, di donna Olmede, di Abdenago detto Becky, di zia Amelide, di zia Velleda e zio Godardo. Ma un nome e una persona che ricordo in maniera particolare è il signor Vasindone. E si, perchè era un signore anziano che passeggiava su e giù per le stradine del paese e che tutti conoscevamo. Un bel giorno, anzi un brutto giorno il sig. Vasindone mori e chiaramente nel paese lo seppero tutti poichè era così piccolo che nulla poteva passare inosservato. Però sui muri del paese comparve un manifesto bordato a lutto con un nome a noi sconosciuto. Annunciava la morte di tal ‘Francesco’, nome anonimo di persona quindi non nota che stupi non poco. E come? Due morti in un sol giorno e nessuno che conoscesse il povero Francesco? Due giorni di interrogativi dovettero passare prima di venire a conoscenza del fatto che tal Francesco altri non era che il nostro caro Vasindone stesso che, tempo addietro era emigrato in America e precisamente a Washington, cosa che al suo ritorno gli era ‘costato’ il nomignolo di ‘Vasindon’, da cui il mitico nome Vasindone.’

Da questo punto del racconto, non è stato più possibile proseguire la storia, perchè eravamo stesi su sgabelli e tavolacci per le risate, con le mani sporche di creta sulla pancia. Abbiamo rimandato alla prossima puntata altre storie, vuoi perchè la ‘cantastorie’ sa incantare, ma anche perchè siamo sicuri che di storie ne conoscerà tante ancora. E ve le racconteremo… alla prossima lezione.

Vedete dunque che ricchezza incredibile la conoscenza di nuove persone e nuove storie?

Ma visto che siamo qui su un blog di cucina, parlerò anche di una scoperta di un piatto tipico romano. La vignarola. Un piatto semivegetariano (nel senso che è composto quasi tutto di verdure e poca pancetta che, volendo si può omettere, ma se la mettete è più buona, credetemi). Passeggiando nei fantastici mercati romani si scoprono nuove verdure e nuove combinazioni. E i ‘vignaroli’ come qui sono chiamati i nostri ‘ortolani’, mi hanno parlato di questa ricetta che porta il loro nome. E che oggi vi propongo. Aspetto i vostri commenti.

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La vignarola

(per 4 persone)

- 4 carciofi grossi

- 5/6 cipollotti freschi

- una fetta di pancetta tesa

- 400 g di piselli sgusciati

- 400 g di fave fresche sgusciate

- una grossa lattuga romanesca (vedere foto)

- olio extravergine di oliva (secondo la propria dieta)

Pulire i carciofi e tagliarli a spicchi. lavarli in acqua acidulata con limone.

Lavare la lattuga e tagliarla a pezzi grossi.

Lavare sia le fave che i piselli freschi.

Tagliare i cipollotti e farli appassire a fuoco dolcissimo in una casseruola con l’olio e la pancetta tagliata a listarelle. Aggiungere prima i carciofi e farli insaporire un pò. Poi in sequenza aggiungere le fave, i piselli e alla fine la lattuga. Aggiustare di sale. Far insaporire e poi portare a cottura aggiungendo qualche mestolo di acqua calda. Servire calda con pane tostato.

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18 maggio 2015

Genesi di un pranzo all’ultimo minuto: Minestra di riso e verdure e frittata di lampascioni

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Giornate sempre piene le nostre e non sempre con un perchè. Fatto sta che corriamo e, anche se sembra aver finito tutto l’elenco delle cose da fare, eccallà che prendiamo subito carta e penna per scrivere ancora, e un altro elenco compare.

Mi capita ogni tanto di mettere tutto in ordine, ma davvero tutto. Evidentemente, essendo una condizione ‘spuria’, cioè saltuaria e rarissima, non ci sono più abituata e la cosa mi crea un pò di disagio, tanto che appena finito, guardo soddisfatta il risultato del mio sudore, faccio foto, la pubblico, annunciando al mondo l’evento e mi domando…. ‘e ora che faccio?’. E subito comincio a preparare qualche ricetta a fare foto ecc, perchè un set intonso da riempire è un’occasione imperdibile.

Oggi sono forzatamente in casa perchè c’è l’operaio che sta facendo i lavori in terrazza. Poverino, sotto il sole, ma d’inverno non si possono fare che piove, quindi provvedo a portargli ogni tanto acqua fresca, caffè, biscottini eccetera. Lui ringrazia e continua. Intanto devo completare una dispensa per un corso che terrò la prossima settimana, e per il pranzo devo mettere su qualcosa.

E vi faccio un esempio di come possono nascere delle ottime ricette.

Ieri sera ho preparato un pò di riso in bianco, ma ne era rimasto proprio pochino nella confezione e allora che fai? lasci li uno scatolone con una manciatina di riso? Per quando? per le prossime occasioni di solitudine e depressione estrema? no. Allora l’ho cucinato tutto e ora ho già pronta una ciotolina di riso cotto al dente.

Forse passa di qui una mia amica e spero resti con me a pranzo.   Poi…. non posso uscire di casa per fare la spesa perchè l’operaio non si può lasciare da solo e rovisto nel frigo. Ma… io sono appena rientrata e il frigo piange. Non ho avuto il tempo di fare la spesa. Che c’è? ben poco…

- Cinque peperoni verdi piccoli, di cui uno mezzo ‘andato’, una patata,

- 3 carotine ammosciate e vecchiotte,

- una busta di carta piena di erbe aromatiche del mio trullo, (rosmarino, timo, alloro, menta, origano),

- uno scalogno sopravvissuto e uno spicchio di aglio un pò secco.

Inoltre

- un uovo,

- una crosta di pecorino,

- tre lampascioni avanzati della cena mediterranea, ma tanto quelli non diventano vecchi.

Vabbè… cominciamo, (oggi la ricetta ve la scrivo così):

Lavo bene patata carote ed elimino la parte della buccia davvero malandata. Taglio a rondelle. Via nella pentola.

Lavo bene i peperoni, elimino le parti andate e i semi e  taglio a pezzettini. Via nella pentola.

Taglio scalogno e aglio che vanno a far compagnia al resto.

‘Raschio’ un pò la parte esterna della scorza del pecorino e la tengo da parte.

Pulisco i 3 lampascioni e li metto a cuocere in un pentolino mini coperte d’acqua.

Verso un pò di olio nella pentola delle verdure e aggiungo due foglie di alloro e un rametto di rosmarino. Poco sale grosso. Faccio soffriggere dolcemente. Dopodichè aggiungo acqua e faccio cuocere. Aggiungo la scorza del pecorino che diventerà molle, insaporirà il tutto e beato chi la mangerà.

Aspetto che si riduca un pò l’acqua, e quando le verdure sono ormai cotte verso per un minuto il riso giusto per farlo riscaldare e insaporire.

Questa è una minestra sempre buona, da far raffreddare un pò prima di gustarla.

Nell’attesa schiacciate i lampascioni e aggiungete un uovo, un pò di formaggio (ricavato dalla scorza di pecorino, prima di tuffarla nel brodo), un pò di prezzemolo se ce l’avete, altrimenti un pò di rosmarino e/o timo. Sbattete il tutto con una forchetta e fatene una frittata con un pò di olio caldo in una padella.

E ora corro. Per il pranzo abbiamo risolto. Per la cena vediamo.

Le foto sono fatte al volo, non sono un granchè, ma il pranzo era da re.

frittata di lampascioni

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12 maggio 2015

La bella stagione arriva: progetti nuovi e una ricetta leggera: Scialatielli con zucchine romanesche e fiori di zucca freschi.

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Sono seduta nella mia terrazza romana, con l’aria fresca che mi accarezza e mi ricorda ancora e sempre quanto è bella questa città in tutte le stagioni. Ma soprattutto ora, che non c’è più il freddo e non c’è ancora il caldo afoso che a breve arriverà. Ora ovunque gli alberi sono verdi di foglie nuove, sono tornati gli uccelli che cantano a squarciagola coprendo a volte anche il rumore del traffico, pensa un pò…. E io ho la fortuna di avere una bella terrazza dove al tramonto mi siedo, bevo qualcosa di fresco e scrivo.

Sono nuova di qui e ancora c’è molto da fare per fare di questa casa la mia casa. E sono qui che faccio schizzi e progetti nuovi per le serate che verranno, e penso a come arredare e non spendere una fortuna. Però già me le immagino le mie cene a lume di candela o sotto il pergolato, con gli amici che preparano con me cose buone e ridono e vivono con me questo nuovo momento. I trasferimenti non sono mai indolori, soprattutto se lasci qualcosa che ami e da cui torni sempre volentieri. Ma diventa tutto più facile se ad aspettarti qui c’è qualcos’altro che ti piace.

Quindi cerco di prendere quello che di buono c’è ovunque. E di fare di ogni luogo casa mia.

Poco tempo fa su facebook girava una pubblicità che mi ha incuriosita. Foto molto belle e curate, di oggetti di arredamento, mobili, tessuti, complementi di arredo ecc, molto vicini ai miei gusti, e con prezzi non esagerati, anzi a volte addirittura convenientissimi. ‘Passeggiando nel sito ho trovato una immensa gamma di prodotti per la casa, giardino, uscite fuori porta, ecc… che si possono scegliere, valutare e comprare direttamente da casa. E così per ‘abbreviare’ i tempi ho lanciato un sondaggio su fb stesso per sapere se altri lo conoscessero o avessero fatto acquisti. Insomma per chiedere informazioni. E così ho scoperto che dal sito Dalani.it, moltissimi miei amici avevano comprato tante cose belle ed erano anche molto soddisfatti della qualità, del rapporto qualità/prezzo, della serietà, della celerità delle consegne ecc….. E così ho già preso un bel pò di appunti e conto di affidarmi a loro per gli acquisti di cui parlavo prima.

E dato che tra i progetti da realizzare ci saranno non solo cene in terrazza, ma anche incontri sull’erba nei parchi di Roma, con picnic e letture belle, guardate un pò cosa ho già ordinato?

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E questi sono gli ‘appunti’ che ho preso per la campagna, la terrazza ecc…..

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E, a proposito della bella stagione che si avvicina, ora parliamo di cose leggere, veloci e buone da mangiare. Qui ormai vado ogni giorno a fare la spesa ai mercati rionali che sono uno spettacolo di colori, di profumi e soprattutto di prodotti freschi. E’ già tempo di zucchine romanesche qui e ricche di fiori bellissimi. Queste zucchine sono tenerissime, saporite e facili da cucinare. Basta solo aggiungere un filo d’olio, una cipolla fresca, un pò di acqua ed è pronto un bel condimento per qualsiasi pasta. Io ho scelto degli scialatielli. Ecco qua la ricetta….

Scialatielli con zucchine romanesche e fiori freschi

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(per due persone)

- 4 zucchine romanesche con i loro fiori

- una cipolla bianca fresca

- due cucchiai di olio extravergine di oliva

- 120 g di scialatielli

- prezzemolo fresco

In una pentola bassa versare l’olio e la cipolla affettata con le zucchine lavate e tagliate a rondelle.

Tenere da parte i fiori.

Soffriggere per un pò e coprire di acqua calda. Salare e portare a cottura. Le zucchine romanesche sono tenere e cuociono presto. Quando pensate che manchi almeno un minuto per completare la cottura, aggiungere i fiori. Quando saranno appassiti, spegnere.

Lessare gli scialatielli in acqua salata bollente. Scolare e mescolare la pasta alle zucchine. aggiungere del prezzemolo fresco, ancora un filo d’olio crudo e servire.

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28 dicembre 2014

Il tempo e il piatto della nostalgia: Pennette al salmone e uova di aringa

 

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(Ascoltate con me mentre leggete… cliccate QUI)

Tempo lento, tempo per rilassare i muscoli e la testa, tempo dopo la corsa, tempo per riprendere respiro e ricominciare a correre. Ma più che a correre a riorganizzare la visione del mio futuro. E’ proprio vero che chi non riesce a trovarsi a suo agio nelle regole prestabilite vive alla continua ricerca del puzzle dove incastrare il proprio pezzo che sembra non voler, dover, combaciare mai con niente.

Quella sensazione di disagio che proviamo quando siamo in un posto, o in mezzo ad alcune persone. Quella certezza che stai continuando a parlare a te stesso o con te stesso in silenzio, anche se intorno c’è rumore o gente che parla, o amici o parenti che brindano con te e mangiano alla tua stessa tavola….  Quella nostalgia di un posto che vorresti vedere, o di un tempo che è passato e non ci sarà più. Quello sfasamento spaziotemporale che ti fa sentire sempre come su una sedia con una gamba più corta, che traballa e non ti fa rilassare.

Che significa tutto questo?

Che siamo sempre alla ricerca di un qualcosa che manco noi sappiamo, ma che ci sfugge, perchè si trasforma di continuo.

E lo cerchiamo nei libri, su uno spazio virtuale, negli occhi della gente che incontri, dentro lo schermo di una notte buia dove finalmente vedi i tuoi pensieri, ma che scompaiono con la luce del giorno. Ripensiamo alle scelte, alle rinunce, alle decisioni prese. Alle gioie che sono arrivate ma anche alle delusioni inaspettate. E immaginiamo l’effetto ‘sliding door’ che si trasforma sempre in un gioco, in una nuova storia, di cui non riesci mai a decidere la fine. E alla fine decidi che non c’è posto per i ripensamenti, ma per le nuove decisioni. La vita scorre, corre…. e sono tante le cose che hai sempre desiderato.

Ogni anno che inizia è colmo di buoni propositi. E di spirito volitivo e positivo. Il salto è vicino.

Ma per ri-cominciare a volare la prima cosa da fare è lasciare le nostalgie e le paure del passato. Sono solo zavorre per il nostro cuore.

E mettere avanti il piede per fare il primo passo….

Però oggi mi concedo ancora qualche vecchia foto e una ricetta datata ma sempre buona.

E oggi va così… viviamocela tutta questa nostalgia e poi basta.

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Pennette al salmone e uova di aringa

(per due persone)

- due fette di salmone affumicato

- 200 g di pennette lisce

- due cucchiaini abbondanti di uova di aringa

- una cipolla

- tre cucchiai di olio extravergine di oliva

- una noce di burro

- 50 ml di latte

- pepe nero

- prezzemolo

- buccia grattugiata di mezzo limone

Cuocere la pasta in abbondante acqua bollente salata.

In una padella far appassire la cipolla sminuzzata nel burro e nell’olio. Aggiungere il salmone tagliato a fettine e farlo cuocere lentamente. Aggiungere il latte e le uova di aringa. Far ridurre il latte fino a formare una cremina morbida. Grattugiare la scorza di limone e amalgamare. Scolare la pasta e versarla nella padella del salmone. Amalgamare il tutto e servire caldo con pepe nero macinato al momento e prezzemolo tritato.

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1 dicembre 2014

Farfalle delle due stagioni (verdure, noci e pomodori secchi) e l’inverno che non c’è

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Oggi primo dicembre. Ovunque alberi di Natale e luci. C’è chi finge anche l’ansia dei regali, guardando con occhi sgranati nelle vetrine, ma subito dopo si allontana distratto, dimenticando già quello che ha visto, e continua a parlare con l’amica o al telefono. L’aria è calda, umida, anzi bagnata. Non è l’aria dei dicembre veri, quella che se andavi in una strada dove qualcuno stava arrostendo le castagne ecco che ti sentivi bambina, stretta nel tuo cappotto, mano nella mano di qualcuno che ti voleva bene. Nemmeno l’odore dei mandarini che volutamente lasci sulle mani, ha più l’effetto della magia dell’inverno. Ricordi? appena assaggiavi il primo mandarino, non clementina, mandarino proprio, quello giallo, ovale e con tanti semi dentro, ecco che una strana sensazione stringeva il tuo cuore. E in un attimo ecco li, la voglia di restare a casa, il profumo delle cartellate e del vincotto, la fretta che metteva mamma, come se stesse per succedere chissà che e non potevamo arrivare impreparate. Quindi bisognava sbrigarsi, sbrigarsi…. per fare cosa? Niente. Prepararsi a fare l’albero, mettere fuori le tovaglie rosse, controllare le luci che dall’anno prima sempre qualcuna rimaneva fulminata. E poi decidere la cena della vigilia (sempre quella: linguine con il baccalà, cime di rapa con il limone, baccalà al sugo e baccalà fritto. E se volevi esagerare, anche baccalà con le olive, tanto che alla fine eri tutta un baccalà e non volevi più sentirne parlare almeno fino all’Immacolata successiva). E poi il pranzo di Natale, sempre con mille antipasti, e i cannelloni e poco ragù e la carne arrostita e poi i lampascioni e le mozzarelle e la frutta e le cartellate e le pettole e ‘ì fcazz fracd’ ecceteraecceteraeccetera….. La certezza delle cose che si ripetono, che non annoiano, ma che danno la sicurezza di un rifugio. Si sa. A Natale si mangiano per forza le stesse cose e se ti azzardi a cambiare o a voler fare la moderna, non è più Natale.

……

E mentre scrivo si è fatto buio. E ha cominciato a diluviare. E sono qui, con la finestra aperta, mentre da fuori entra solo il rumore della pioggia incessante e calda. Fa ancora caldo e ancora indosso la mia maglietta a mezze maniche, con nessun brivido di freddo. E’ una strana sensazione, provare d’istinto l’estate addosso e di ragione sapere di essere in inverno.

Ed è per questo che anche i desideri a tavola diventano ibridi. Prendo dal freezer il contenitore dove conservo le verdure che di solito avanzano (le taglio a pezzi e le metto tutte insieme, mezza zucchina, una fetta di zucca, qualche fetta di peperone, una cipolla, carote un pò vecchie quando ne ho già comprate di fresche, ecc). Scelgo solo le zucchine, e le cipolle, ho una melanzana fresca e mentre decido cosa cucinare, mi assalgono desideri di più stagioni e così…. procedo…..

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Farfalle integrali con verdure e pesto di noci e pomodori secchi.

(per due persone)

- una melanzana

- un paio di zucchine tagliate a pezzi o rondelle

- una cipolla

- due noci

- due pomodori secchi piccoli

- un ciuffo di prezzemolo

- pepe

- olio extravergine di oliva (3 cucchiai)

- Parmigiano

- 100 g di pasta integrale di formato piccolo (io ho usato le farfalle, ma forse erano troppo piccole, infatti ho dovuto usare il cucchiaio, altrimenti mi innervosivo)

In una padella far rosolare dolcemente nell’olio, la cipolla tagliata a pezzi, la melanzana e le zucchine a pezzi. Salare e far cuocere a fuoco dolce le verdure. Nel frattempo mettere sul fuoco l’acqua per la pasta. Quando bolle, salarla, e versare la basta. Su un tagliere tritare le noci e tagliuzzare i pomodori secchi. Versarli nelle verdure e far insaporire. Quando la pasta è ancora molto al dente, scolarla e unirla alle verdure. Saltare a fuoco vivace per un minuto circa. Servire con pepe, parmigiano e prezzemolo tritato.

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7 maggio 2014

Aiuto in campagna per la cucina (e per le pulizie). Involtini di carne alla pizzaiola

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E’ tempo di prepararsi a godersi i primi tepori della campagna ed è tempo di mettere fuori un pò tutta la biancheria rimasta ben chiusa e sigillata per l’inverno. Però questo è un lavoraccio che spaventa sempre perchè, diciamocelo, è di una noia mortale e poi ci si stanca. Ma tempo fa ho sperimentato con una mia amica che perfino i lavori domestici che si odiano in maniera particolare (per me stirare), se svolti in compagnia diventano divertenti. Ma ci sono un sacco di cose da far combaciare….

Se a proporsi di dare una mano sono amiche con figli piccoli, ebbene anche loro faranno parte della comitiva itinerante. Quindi ci si inventa anche per loro dei lavoretti. Tipo spazzare il piazzale con la scopa di saggina, che sa tanto di strega. oppure zappettare qua e la pezzi di erba e il loro innato spirito distruttore sarà così appagato…. ecc…. Intanto le amiche che sono sempre a dieta ma poi gli viene il fatidico capogiro per la fame e la stanchezza devi poterle rifocillare in breve tempo e con cose sostanziose. Che devono essere anche saporite per non portare pentimenti per averle mangiate. Però… non puoi nemmeno restare li a spignattare per tutto il tempo perchè non si è li solo per divertirsi, anzi….

E allora bisogna inventarsi un piatto unico buono, anzi buonissimo, da accompagnare con una bella scarpetta abbondante e con una insalatina fresca per placare i sensi di colpa. E che piaccia a tutti, donne e bambini.

E….bisognerebbe farlo fare a qualcun altro. Magari a quel bel robot che la Moulinex (il CUISINE COMPANION, un nuovo robot multifunzione che fa un sacco di cose) ha deciso di farmi provare e che io, agguerrita foodblogger, con un pò di titibanza ho accettato come una sfida, ma che poi ho cominciato a baciare per ringraziarlo per essermi corso in aiuto in momenti come questi.

Quindi ecco qui la soluzione a tutti questo piccoli problemi.

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Mentre noi sbattevamo materassi e cuscini fuori all’aria aperta, stendevamo sui fili tende e lenzuola, i bambini giocavano allegramente….. il mio robot ci preparava … le brasciolette alla pizzaiola tutto da solo.

Quindi ognuno aveva una cosa da fare ….

E giudicate voi come son venute?

Allora vi va di venire con me in campagna al mio trullo a fare le pulizie?

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Involtini di carne alla pizzaiola

Ingredienti (per 4 persone)

- 8 fettine di vitello

- 8 cubetti di parmigiano o formaggio dolce

- Un mazzetto di prezzemolo

- Un pizzico di sale per involtino

- Un peperone rosso

- Un peperone giallo

- 4 pomodorini rossi

- Prezzemolo

- 2 coste di sedano

- 2 spicchi di aglio

- 1 cipolla bianca piccola

- Un mazzetto di erbe aromatiche(rosmarino, timo, salvia)

- 1 cucchiaino raso di origano

- Sale

- 4 cucchiai di olio extravergine di oliva

Procedimento

Preparare gli involtini su una piano da lavoro, posizionando al centro delle fettine un pezzettino di formaggio, qualche foglia di prezzemolo e un pizzico di sale. Avvolgerle e legarle con uno spago da cucina. Lavare tutte le verdure e tagliarle a pezzi piccoli. Sul fondo del recipiente di acciaio (D1) inserire l’accessorio per miscelare (F2), versare l’olio e disporre gli involtini. Versare sugli involtini di carne tutte le verdure e distribuire le erbe aromatiche, l’origano e un po’ di sale.

Selezionare la velocità 1, la temperatura a 100° e 45 minuti per la cottura. Avviare la cottura con il tasto start. Controllare di tanto in tanto che ci sia sempre abbastanza sughetto durante la cottura. Se dovesse ridursi troppo aggiungere un mezzo bicchiere di acqua calda.

A fine cottura, eliminate lo spago e servite gli involtini con un’insalata fresca.

A piacere potrete frullare le verdure e il sughetto con l’accessorio F1 e servirlo sugli involtini.

Tempo di preparazione: 1 ora e mezza

Difficoltà: minima

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18 settembre 2013

Cipolle borettane in agrodolce

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Ci sono posti in cui ti viene il buonumore. Ed è li che devi andare quando vedi che la giornata sta prendendo una brutta piega. E questo succede spesso, a tutti, all’improvviso. Quando succede a me io so dove farmi tornare l’allegria. Complice la certezza che anche solo l’acquisto di una matita colorata non può che farmi bene, devo solo scegliere tra due negozi e devo evitare di farmi prendere dalla troppa felicità e degenerare nello shopping compulsivo.

Quindi… la scelta n.UNO è … il negozio grande dei cinesi. Peccato che qui io non possa mettere la mia imitazione della piccola signora imprenditrice cinese, perchè dicono che sia perfetta… Intanto è una molto pratica, senza salamelecchi e sorrisini. Poi è sempre collegata con il telefonino con qualcuno lontano. Ma lei senza scomporsi, posa il cellulare, dicendo di aspettare in cinese, e ti da le indicazioni per quello che cerchi. E li comincia la giostra. Mi aggiro volentierissimo tra gli scaffali, soffermandomi su tutte quelle cose straordinarie e stravaganti che solo la loro mente sa inventare. Luci/abatjour con luce bianche che al bisogno possono diventare colorate, multicolore e pulsanti, non si sa mai vuoi improvvisare un festino, sei già pronta. Telefoni col pelo e senza pelo, a forma di bocca, di cane, di sofà. Pelapatate/grattugia/tagliagiardiniera/grattacarote, di mille colori. Tazze/tazzine/tazzoni di un kitch allucinante. Tendegiocattolicuscinoniemillemillemille altre cose che ti fanno sorridere mentre ti chiedi ‘ma come gli sarà venuta in mente questa cosa?’. E alla fine del giro, acquisto sempre qualcosina simpatica, ma non trovo mai la cosa che DAVVERO vorrei comprare e che continuo ad aspettare che vendano. LA CALCOLATRICE CHE PARLA ITALIANO CON ACCENTO CINESE. E si… proprio lei. Quando arrivi alla cassa c’è sempre la stessa piccola signora imprenditrice cinese che, posa il telefono, prende gli articoli, e comincia a comporre il prezzo sulla calcolatrice che dice quattlo eulo, uno eulo, otto eulo… totale tledici euli. E io li che vorrei contlattale il plezzo della calcolatlice. Ma niente non me la da….

Scelta n.DUE. Purtroppo non posso dire il nome del supermercato, perchè sarebbe pubblicità, quindi, se mi pagano lo dico, altrimenti nisba. Insomma vado in questo supermercato perchè li trovo oltre al meraviglioso burro tedesco, la farina nera per il pane tedesco, le olive portoghesi, ripiene di peperone, gli spaghetti di riso, la marmellata di menta per la cacciagione (che però non cucino mai, perchè sono contro la caccia), i tacos originali, la salsa mexicana, il riso tailandese, una volta ho pure preso il pork in gelatina (na schifezza unica, che ho buttato), i lebkuchen tedeschi che non sono mai come me li ricordo io, le cioccolate tedesche con nocciolone, senza nocciolone, con uvetta, con i fichi, nero, bianco (che fa schifo), al latte. Cereali con le banane essiccate…. respiro…. e poi negli scaffali centrali…… rascadoras para gatos, luces de colores para fiestas, tablero magnético, cojín para el cuello, che a me già solo leggere le etichette mi fa morire dalle risate. E si perchè io sono come quella del pescedinomeWanda.

E poi nella zona verdura fresca acquisto siempre bellissimi cetrioloni giganti di Espagna che mi vergogno pure di andare a pagare per come si presentano, e ne compro tre o quattro per sviare l’attenzione, i cipollotti freschi, i pomodori cuore di bue, porri come se piovesse, e … attenzione attenzione, quando è periodo, quintali di cipolline borettane (addirittura già pelateeee), che qui non le trovo mai, manco a pagarle oro. E mi sbizzarrisco a prepararle in mille modi, perchè a me, le cipolle, piacciono da impazzire.

Ecco qua l’ultima ricetta che ho preparato tempo fa e che solo ora ho potuto assaggiare. Che dire? buonissime, giuro. Ma voi fatele e poi ditemi.

E, visto che ieri ci sono tornata in quel supermercato (ero triste), vi dico che di la mi aspettano due confezioni di meravigliosi peperoni rossi che vogliono solo la mia totale attenzione.

Quando lo shopping compulsivo, dona felicità.

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Cipolle borettane in agrodolce

- 500 g di Cipolline borettane

- 100 ml di olio extravergine di oliva

- 500 ml di aceto bianco

- 70 g di zucchero

- grani di pepe nero/rosa a piacere

- 2/3 chiodi di garofano

Bollire le cipolline in abbondante acqua poco salata. Non farle cuocere molto altrimenti si spappolano, diciamo circa 2/3 minuti. Scolarle e farle asciugare su un canovaccio.

In una casseruola versare l’olio, l’aceto, lo zucchero, il pepe e i chiodi di garofano. Far cuocere fin quando sono sciolti il sale e lo zucchero. Far bollire per qualche minuto ancora e versare le cipolline. Cuocere per altri 2/3 minuti e lasciarle ancora al dente. Sistemarle nei barattoli sterilizzati e coprirle completamente con il liquido di cottura. Tappare e, per essere più sicuri della conservazione, fare il bagno maria. Mangiare dopo un mese circa… se resistete.

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