24 marzo 2016

Ciucciarelli e Taralloni di Pasqua

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Da tre giorni cerco di scrivere questo post. Ma sono stata rapita e solo ora mi hanno liberata.
E’ Pasqua, e quando è Pasqua ci sono tante cose da fare dalla domenica precedente. Anzi dal sabato. Si vanno a raccogliere i rami di ulivo. La mattina dopo si va a messa presto e alle 7 devi già stare nella villa comunale dove si riuniscono i fedeli e il prete per la benedizione degli ulivi. Il problema è che alle 7 di tutte le domeniche delle Palme fa sempre un freddo terribile e tu, che ti DEVI alzare presto, quando invece vorresti stare al caldo nel letto, visto che hai sulle spalle una settimana di alzatacce, non ce la fai proprio a sentire una forte devozione. Intanto tutto sta arrivare li. Poi vedi una distesa di rami di ulivo, portati soprattutto da chi abita nelle campagne, che preparano fasci e fasci da mettere nelle stalle per benedire gli animali, e i cesti con le palme preparate dalle donne. Vedi i loro abiti della festa, indossati per rispetto, vedi le facce serissime, il loro silenzio in attesa del rito. E tutto questo è una gran tirata di orecchie per chi come me si lamenta perchè vuole rimanere a dormire. Quindi, riportata sulla buona strada, si segue la messa (lunghissimaaaa) e alla fine si è sempre felici di scambiare auguri e rami benedetti.
E questo succede la domenica delle Palme.
Poi inizia la Settimana Santa. Si comincia a parlare fin dal lunedi del pranzo di Pasqua. Dove andiamo, cosa prepariamo, chi prepara chi, chi compra cosa. Andiamo in campagna? No, fa freddo. Ma daaai, accendiamo il camino. No, fa freddo. Dai. No. Va bene, non andiamo. E dove andiamo? a casa di mamma. E li comincia il panico. Mia madre è una persona precisissima e quando fa le cose, le fa bene. Niente ritardi, è organizzatissima. E il panico le viene perchè deve contare su di me, che sono quella dell’ultimo minuto. E già al pensiero mi picchierebbe da subito.
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E cominciamo con i ciucciarelli. Che si devono prepare in quantità industriali, perchè, visto che richiedono una preparazione abbastanza elaborata, non li fa nessuno e quindi lei, che ‘si dispiace’, li prepara per tutti. Quindi il primo giorno si impastano uova e farina in quantità. Si preparano i ciucciarelli. Si fanno asciugare per almeno un paio d’ore, meglio tre. Poi si fanno sbollentare finchè vengono a galla. Si scolano e si mettono ad asciugare su un panno pulito. (Si riempiono praticamente tutte le spianatoie della casa). Il secondo giorno si controlla se sono asciutti bene e si mettono nel cesto storico con i manici, su una tovaglia pulita e si portano al forno del paese, dove il fornaio mette un pezzo di carta con su scritto il nome ‘Celestina’ e li mette li ad aspettare il loro turno, perchè ce ne sono molti altri di cesti in fila. Li porti la mattina, il pomeriggio vai a ritirarli, cotti. Riporti il cesto a casa.
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Il giorno dopo si prepara il ‘gilèp’, la glassa di zucchero. E li prima di iniziare si fa l’appello. Delle persone che devono collaborare, cioè io, e che vengono messe sull’attenti. Poi degli attrezzi che serviranno. Si mette la tovaglia, i ciucciarelli, le spianatoie pulite, il frullino per montare gli albumi, il cucchiaio grande di legno, e si mette subito l’acqua con lo zucchero sul fuoco, senza perdere tempo. Non bisogna tenere la tv accesa sennò ti distrai, se suona il telefono si risponde ‘chiamami fra due ore che prima non posso darti soddisfazione, sto facendo il gilèp’, non devi andare nemmeno in bagno, e non ti devi allontanare dal tavolo della cucina. Devi stare li e attendere ordini. Monta gli albumi (‘li hai montati bene? a neve ferma? fammi vedere, bè, nzòmm, si può fare sempre meglio’), si controlla continuamente lo sciroppo finchè fa il filo (‘mamma lo fa il filo’, ‘no, guarda bene, a un certo punto il filo si rompe. Non si deve rompere’). E si continua a controllare, finchè sto benedetto filo non si rompe più. Solo che a quel punto bisogna correre. Prende la pentola con lo sciroppo, non importa se non ce la fa, ce la deve fare, con l’altra mano impugna lo sbattitore (il frullino di prima) e tiene vicino vicino il cucchiaio di legno che fra un pò le servirà. Comincia a versare lo sciroppo nella coppa gigante dove stanno gli albumi montati e nel frattempo va di sbattitore. Piano eh! lentissimamente. (Ordine perentorio: ‘metti due dita d’acqua nella pentola e rimettila sul fuoco, scià veloce e torna qua’). Poi quando è tutto amalgamato spegne lo sbattitore e impugna il cucchiaio, perchè la prima è l’operazione rozza ora viene quella fina. E va di cucchiaio, ‘come quando batti le fave’ e va finchè è pronto, ma questo lo sa solo lei, perchè io ci ho provato, ma lo vedo sempre uguale, prima e dopo. Però lei sa. A quel punto ti dice ‘vai a prendere l’acqua bollente che mi servirà fra un pò’. Corro, prendo e torno. ‘A-ttentiiii’ accanto al tavolo. Comincia ad immergere i ciucciarelli e piano piano a disporli sulla spianatoia, fino a formare un ricamo. Prima spianatoia piena, portala via, ‘stai attenta a non farli cadere e a non cadere pure tu, ca tu si capèsc ca t vè min, cioè che tu sei capace che cadi’, ‘portami l’altra, veloce’. Agli ordini. E così fino alla fine del gilèp, dei ciucciarelli e delle spianatoie. Ecco……
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_MG_5763Ah! quest’anno si è aggiunta una chicca. Ho voluto provare anche a fare i Taralloni, che lei non ha mai amato, perchè non sono ‘delicati’ e ‘presentabili’ come i ciucciarelli. No, sono un pò ‘materiali’. Però mi ha voluto accontentare e dopo una ricerca della ricetta perfetta, li abbiamo preparati. Salto la descrizione della ricerca perchè sarebbe troppo lunga, anche se interessante per meticolosità e tempistica e telefonate. Il problema, o meglio la causa di un’arrabbiatura che, come quando ero piccola, poteva sfociare in una mazziata, si è presentato al momento di ricoprirli di ‘gilèp’. Questi taralloni giganti si devono coprire completamente, non come i ciucciarelli, solo in superficie, e, visto che lei procedeva con precisione con il cucchiaio, io le ho detto ‘mamma fai fare a me per una volta?’ e lei prima ha detto si, poi, quando ha visto che io ho preso una pinza da cucina, ho agganciato il tarallone e l’ho inzuppato tutto nella coppa, per poco non mi suonava in testa il cucchiaio di legno perchè ha ritenuto questa operazione da ‘acciavattòn’, cioè ‘persona che fa le cose in fretta e male’. E tra un rimprovero e l’altro, abbiamo finito anche questo lavoraccio.
Giuro, mi viene un’ansiaaaa, uno stress….. E lo stesso succede a Natale, per il torrone. E quando dobbiamo fare la salsa. E quando dobbiamo preparare i pranzi, che cominciamo ad agitarci da una settimana prima. Perchè lei, la mamma, dice che non si impara mai abbastanza e che anche se imparo, lei nel frattempo ha affinato la tecnica e io devo ancora raggiungerla.
Però è vero. Lei è proprio brava e insuperabile. Non solo in cucina, ma proprio come mamma. Attenta, instancabile, invincibile, presente, sempre. Ed è mia!
Ora vado a buttarmi sul divano.
Buona Pasqua a tutti voi.
Ah già! Le ricette!!!
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I ciucciarelli
- 2 cucchiai di zucchero
- 8 uova
- 50 g di olio
- 50 g di liquore
- 1 pizzico di sale
- 1 pizzico di bicarbonato
- farina q.b.
- un cucchiaino di sale fino
Impastare gli ingredienti e formare un salame grosso da tagliare a tocchetti. Schiacciare ciascun pezzo con il matterello fino a raggiungere lo spessore di un dito. Dare la forma tipica del ciucciarello (tipo un ideogramma cinese!!!) e metterli sulla spianatoia. Portare ad ebollizione una pentola capiente di acqua e immergere i ciucciarelli pochi per volta.
Quando vengono a galla scolarli e rimetterli ad asciugare su un canovaccio. Infornare a 180°-200° o, meglio nel forno a legna, fino a quando diventano dorati e gonfi.
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I taralloni
- 12 uova
- 150 g di olio
- 1 ditale di ammoniaca
- farina q.b. per ottenere un impasto morbido ma ‘lavorabile’
Impastare gli ingredienti e formare un salame grosso da tagliare a grossi tocchi. Formare dei grossi cilindri e avvolgerli a tarallo. Metterli sulla spianatoia. Portare ad ebollizione una pentola capiente di acqua e immergerli pochi per volta.
Quando vengono a galla scolarli e rimetterli ad asciugare bene su un canovaccio. Praticare delle incisioni lungo tutta la parte centrale del tarallo. Infornare a 180° o, meglio nel forno a legna, fino a quando diventano dorati e gonfi.
Il gilèp (o giulebbe o naspro)
- 1 kg di zucchero
- 250 g di acqua
- 2 albumi

Preparare lo sciroppo di zucchero facendo bollire lo zucchero nell'acqua.
Nel frattempo montare gli albumi a neve fermissima.
Per capire quando è arrivato il momento di procedere, versare qualche goccia di sciroppo di zucchero in un  piatto, far raffreddare. Con l’indice prendere una goccia, unire l’indice al pollice e controllare se fa ‘il filo’. Se lo fa significa che è pronto, altrimenti far bollire ancora un po’. Quindi versare a filo lo sciroppo di zucchero nella ciotola degli albumi montati a neve e mescolare velocemente con un cucchiaio di legno. Continuare a mescolare fino a quando la texture sarà liscia e vellutata.


Immergere ciucciarelli e taralloni nel ‘Gilèp’ e lasciar raffreddare e solidificare su una spianatoia.

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7 settembre 2015

Kaiserschmarrn e racconto del viaggio a San Candido

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Eccomi, son tornata. Ammazza che pausona questa volta. Ma è stata un’estate intensa, piena di lavoro, di trullo, di figli e di amici. Facebook racconta meglio di me tutte le storie. Ma qui ho voglia di condividere almeno qualche foto e qualche ricetta, come si fa tra amici al ritorno di un viaggio.

Protagonista di questa estate è stato il caldo, che ha generato sui social post contrastanti, chi inneggianti chi morenti, come quelli che ho scritto io. Io non amo il caldo, e soprattutto un’afa che si è meritata nomi infernali, quali Caronte e Acheronte. E per questo e per evitare che mi prendesse un coccolone sono scappata in montagna, dove agognavo relax di passeggiate livello 1 e piedi nel ruscello ghiacciato ogni 5 minuti con pausa per leggere un libro, sdraiata nell’erba. Invece, godendo della compagnia di marito e amici iperattivi con buone gambe, diciamo che… non è andata proprio come credevo. Però sono stata ripagata da spettacoli emozionanti, serate bellissime e cibo davvero buono, come quello che si mangia a San Candido, ai confini con l’Austria.

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Ho passeggiato in mezzo a valli verdissime, respirando aria fresca e profumata di erba appena tagliata. Mi son riempita gli occhi di cieli immensi e cime di montagne abbracciate da nuvole. Goduto di serate di pioggia, aria frizzante e canti, intorno ad una tavola piena di canederli, tagliatelle con ragù, stecche arrostite con patate piccanti, e dolci come il Kaisershmarn, commovente nella sua semplicità.

Sono stata benissimo. Son tornata cantando. E una volta a casa, anzi al trullo, ho fatto ancora altre cose. Lavori per un nuovo progetto al trullo…. Una cena in bianco con amici venuti da lontano e amici del posto venuti per conoscerli. Incontri nel mare del Salento per conoscere posti ancora a me sconosciuti della terra mia. Mi è venuta voglia di raccontare non solo viaggi, ma anche persone, con le loro storie e i loro progetti di vita…. ma di questo ne parlerò prossimamente.

Per ora… sono solo tornata e vi lascio una ricetta buona buona. Non mia, ma presa da qui.

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Kaiserschmarrn (frittata dolce con marmellata di mirtilli e composta di mele)

Ingredienti (per 3 porzioni):

  • 3 cucchiai di farina
  • 3 uova
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino / 1 cucchiaio di zucchero (a seconda dei gusti)
  • 1 cucchiaino di zucchero vanigliato
  • un po' di latte
  • 1 goccio di rum (facoltativo)
  • una manciata di uvetta (facoltativa)
  • burro o burro chiarificato
  • zucchero a velo

Preparazione:

Sbattere farina, sale, zucchero, zucchero vanigliato e latte con una frusta fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungere le uova e il rum.

Riscaldare leggermente una padella e sciogliere un po' di burro o di burro chiarificato. Versare il composto nella padella e cospargere con dell'uvetta. Cuocere il Kaiserschmarren a fuoco basso e con il coperchio da un lato fino a quando è dorato, rigirarlo, coprire nuovamente con il coperchio e continuare brevemente la cottura.

Tagliare il Kaiserschmarrn a pezzi, cospargere con un po' di zucchero e aggiungere ancora un po' di burro o di burro chiarificato. Mescolare il tutto e lasciar caramellare brevemente a coperchio chiuso.

Cospargere il Kaiserschmarrn con zucchero a velo e servire con marmellata di mirtilli rossi, composta di mele o di prugne.

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20 dicembre 2013

Crostata di pasta sablèe con crema cioccolato e whisky e scorza d’arancia …. aspettando il Natale

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E’ già giorno. E questa volta mi fermo un pò qui. E’ da tanto che non riesco a fermarmi per scrivere. Ma intanto comincia ad arrivare l’aria delle feste. In realtà si stenta un pò ovunque a rilassarsi. Si avverte quasi un desiderio di saltare direttamente a metà gennaio, quando tutta questa valanga di scampanellii, di ricette, di candeline, di palle rosse, lascerà spazio al quotidiano un pò noioso, ma rassicurante. Però è anche vero che abbiamo bisogno di spiragli di cambiamento, di scossoni di suoni e sapori diversi. MIa madre mi ha sempre dimostrato che è rassicurante sapere che ci sono le feste e le stagioni a scandire le nostre vite. Perchè così sai esattamente cosa fare e quando farlo.

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E la mia casa in questi giorni è un piccolo delirio di farina e tentativi di fare addobbi. Con due gatti in casa ho imparato che l’albero diventa una chimera per noi e un parco giochi per loro. Salgono e scendono e cadono palle di continuo e addentano, sgranocchiano, le luci che lampeggiano. Insomma, un’impresa impossibile. La cucina è un turbinio di fogli e foglietti e quaderni di ricette che vengono fuori per le feste, alla ricerca di vecchi sapori o combinazioni stupefacenti. E li mi esalto e mi ricarico, perchè per me è un fantastico allenamento quello di leggere e immaginare già nella mente i sapori finali della ricetta che arriverà sulla mia tavola di Natale.

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E poi iniziano le prove generali. Paste sablè che si sciolgono nel forno, secchielli interi di confetture di mirtilli e lamponi arrivate dalle montagne, che stazionano sulla tavola, pronte per essere spalmate sulle mie torte. Ganache al cioccolato che aspettano di raffreddarsi un pò per raggiungere la giusta consistenza per il dolce al whisky che preparo a sorpresa per mio figlio che ogni tanto ha bisogno di qualcosa di dolce a fine pranzo. E fra cinque minuti infornerò i frollini ai due cioccolati per l’altro figlio che finalmente torna stasera e che non vedo l’ora di abbracciare.

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E poi inizieranno i giochi e gli incontri con gli amici, dove tenteremo invano di non esagerare a tavola, ma, si sa, le serate non sono le stesse solo con i saltinmente e le tombole, se nel frattempo non fai girare un piatto con uno spaghetto al volo. Vedremo. Ci proveremo. Non ci riusciremo, lo so. E ci rassegneremo a rimandare le buone intenzioni a dopo.

crostatina con ganache al whisky e arancia

Per oggi vi regalo l’atmosfera di casa mia e le ricette golose fatte con la pasta sablèe di Michel Roux.

Crostata di pasta sablèe con ganache cioccolato e whisky e scorze fresche d’arancia (english version below)

(per la pasta sablèe)

250 g di farina

200 di burro buono, tagliato a pezzettini e leggermente ammorbidito

100 g di zucchero a velo, setacciato

un pizzico di sale

2 tuorli

(per la ganache)

200 ml di panna

200 g di cioccolato fondente

25 g di burro

4 cucchiai di whisky

un’arancia biologica

 

Versare la farina a fontana su una spianatoia. Mettere al centro il burro, lo zucchero a velo e il sale. Lavorare con la punta delle dita e poi aggiungere i tuorli, incorporandoli delicatamente. Piano piano incorporare la farina e lavorarlo finchè l’impasto diventa omogeneo. Lavorarlo di polso per 3 o 4 volte finchè diventa liscio. avvolgerle la pasta in una pellicola e mettere in frigo per almeno mezz’ora, o comunque fino al momento dell’utilizzo.

Stendere una sfoglia sottile e con questa foderare una teglia da forno. Bucherellare la pasta con i rebbi di una forchetta, coprire con un foglio di carta da forno e mettere dei pesi (fagioli o palline di ceramica apposite). Cuocere a 180° in forno già caldo finchè si colora leggermente. Far raffreddare.

Preparare la ganache portando a bollore la panna e il burro e incorporando il cioccolato fondente grattugiato. Quando sarà sciolto per bene continuare a girare ogni tanto finchè si raffredda. Quando è ancora tiepido aggiungere il whisky e amalgamare.

versare la ganache o con una sacca da pasticcere o con un cucchiaio, rigandolo poi con una forchetta. Rigare l’arancia e far cadere le striscioline direttamente sul cioccolato.

Per i dolcetti della prima foto, ricavare dei dischi con la pasta sablè, cuocerli come descritto sopra, farli raffreddare e farcirli con confettura di mirtilli rossi. Innevate con zucchero a velo.

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Sablée tart with chocolate and whiskey ganache and fresh orange peel

( for SABLEE )

250 g  flour

200  good butter, cut into small pieces 

100g icing sugar

a pinch of salt

2 egg yolks

( for the ganache )

200 ml cream

200 g  dark chocolate

25 g  butter

4 tablespoons of whiskey

1 orange

Pour the flour on a pastry board . Put butter, icing sugar and salt, in the center. Working with the fingertips and then add the egg yolks , incorporating them gently. Incorporate slowly the flour and knead until the dough becomes smooth. Knead until it becomes smooth. Wrap the dough in plastic wrap and refrigerate for at least half an hour, or until ready to use.

Spread a thin sheet and put it in a pastry pan. Prick the dough with the tines of a fork, cover with a sheet of baking paper and put weights (dried beans or ceramic balls appropriate ) . Bake at 180 degrees in preheated oven until it colors slightly . 

Prepare the ganache by boiling the cream and butter and incorporating the grated dark chocolate . When will it be okay to continue to turn loose every so often until it cools. When it is still warm add the whiskey and mix .

Spread the ganache on the pastry, helping with a pastry bag or with a spoon, then do lines with a fork . Scratch the orange and drop the strips directly on chocolate .

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7 dicembre 2013

Il mio torrone di Natale e lo spirito aggregatore (My Christmas Nougat)

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Ecco qua, è arrivato. Mi è preso il raptus del Natale. Potrei definirlo un raptus …’ aggregatore’, del mettere insieme, a più non posso, cose, persone, luoghi, ingredienti e desideri.

Con calma, spiego.

Ieri è stata una giornata di quelle da fuga al famoso supermercato del buonumore. Al volo contatto un’amica e ci diamo appuntamento la, solo per comprare il burro e le buste dell’immondizia, perchè li sono migliori. Promesso che non spendiamo soldi, che non ce ne sono? si, promesso. Vabbè. Inizia la spesa. Bè vabbè dai prendiamo una tavoletta di cioccolata con l’uvetta e il cocco che da me non si trovano, massì due. E la farina per fare il pane tedesco non la vuoi prendere, che poi devi venire apposta apposta? si due. Ah si, il burro, 5 pezzi. Reparto ortofrutta: i soliti due cetrioli indecenti, madò, (si due per non dare nell’occhio, ma tanto siamo in dueeee), un pomelo che non so che cavolo è e mi fa pure paura per quanto è grosso, un chilo di cavoletti di Bruxelles (perchè non fanno le mini confezioni, e mò che ci faccio con UN CHILO?), porri a gogò, fagiolini piattoni e fagiolini normali che mi è venuto il desiderio e lo so che si incazzerano per il fuori stagione, ma se mi scappa il desiderio? peperoni tricolore che sono bellissimi, così tutti in fila, ordinati, nella bustina… I fiori, voglio i fiori, lascia i fiori che costano troppo. Reparto esterofilo. Datteri tunisini freschi ancora attaccati al ramo, nocciole della california (???), arachidi da sgusciare, sesamo, una busta di chips di barbabietole, pastinache e patata dolce, da mangiare subito, così dividiamo il senso di colpa. Una sfilza di creme mostardate buone da morire che tanto ora viene Natale e ce li troviamo da mettere in tavola e facciamo un figuroneeeee. Cerchiamo cose cinesi? dai. Il pork in gelatina no, che già l’ho provato ed è terribile. Allontaniamoci immediatamente altrimenti comincio a prendere tutte questi dolci strani, massì li fotografo almeno che poi li faccio io. Salto a piè pari le risate piegate in due sul carrello per un regalo che volevo fare alla mia amica che secondo me ne aveva proprio bisogno, ma non posso dare i particolari. Quasi quasi dimenticavo le buste tanto erano le risate. Ma alla fine, cominciando ad aprire prima della cassa il sacchetto delle chips colorate, ci sentivamo allegre, leggere, come due amiche del liceo che hanno fatto bollo a scuola e si sono divertite da matti. 

Tornata a casa mi accorgo di avere portato oltre a tutte le stagioni, anche il mondo a casa, attraverso i miei desideri gastronomici e la mia curiosità.

Oggi, tornando da casa della mia mamma, dopo un giro per raccogliere rami di abete, di pini, di edera per le decorazioni, di alloro per il capitone di domani sera, arrivo nella mia cucina calda e profumata e mi piomba addosso lo spirito del Natale e un’irresistibile voglia di preparare qualcosa di buono.

Ripenso alla spesa, a quello che ho in dispensa e viene fuori questo…. seguite le istruzioni

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Il mio torrone di Natale (english version below)

- 100 g di nocciole fresche

- 100 g di arachidi

- 100 g di mandorle spellate

- una bustina di sesamo

- due fichi secchi

- 5 datteri freschi

- qualche noce sgusciata

- 200 g di zucchero

- un cucchiaio di miele

- un limone

- un cucchiaio di olio

Tostate nel forno a 180° separatamente, le mandorle, le nocciole, il sesamo e le noci, perchè hanno tempi diversi.

Grattugiare la scorza del limone. Spezzettate i fichi secchi e i datteri e uniteli a tutta l’altra frutta secca e alla scorza del limone.

Spennellate una spianatoia di marmo o un tagliere con l’olio e poi spremeteci su il succo del limone.

In una pentola d’acciaio versare lo zucchero e il miele e farlo sciogliere lentamente. Quando lo zucchero e il miele saranno sciolti e il colore sarà ancora chiaro versare nella pentola tutta la frutta secca. Amalgamare il tutto e capovolgerlo sulla spianatoia. Appiattirlo velocemente con l’aiuto di un cucchiaio. Con un coltello lungo tagliare a pezzi tutto il composto versato, prima che si solidifichi. Aspettare che si raffreddi. Attenti ai denti.

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My Christmas nougat

- 100 g of fresh hazelnuts

- 100 g of peanut

- 100g blanched almonds

- A teaspoon of sesame

- Two dried figs

- 5 fresh dates

- Some shelled walnut

- 200 g of sugar

- A tablespoon of honey

- A lemon

- A tablespoon of olive oil

Toast in the oven at 180 ° separately , almonds , hazelnuts , sesame and nuts , because they have different times.

Grate the zest of the lemon. Chopped dried figs and dates and add them to all the other nuts and lemon rind .

Brush a pastry marble or a cutting board with oil and then squeeze on the lemon juice .

In a stainless steel pot pour the sugar and the honey and melt it slowly. When the sugar and honey have dissolved and the color is still clear pour into the pot all the dried fruit . Mix well and turn it upside down on a work surface . Flatten quickly with the help of a spoon. With a long knife cut in pieces all the dough , before it solidifies . Wait for it to cool . Beware the teeth.

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30 novembre 2011

Cuori di zucchero da thè


Ci sono giorni in cui ti attacchi alle piccole cose e diventi scaramantica.
E' quasi un gioco un pò crudele che fai con il destino. E ti convinci che sia vero. Lo sfidi dunque con pensieri tipo 'se non tocco il bordo dei mattoni fino alla fine del viale, andrà tutto bene', 'Se incontro dieci macchine blu arriverà finalmente quella telefonata','toccare ferro un numero dispari di volte porta fortuna', ecc.....
Si comincia da bambini ma ogni tanto riemerge. E ci si inventa un metodo per alimentare convinzioni e speranze. Magari anche portandosi in tasca un oggetto o una forma che pensiamo ci porti fortuna.
Da un pò di tempo ho iniziato quais senza accorgermene a fare una collezione di cuori.
Mi ritrovo a ritagliare, cucire, comprare, scegliere, regalare, ricevere in regalo o guardare sempre cuori.
Ho persino trovato sulla spiaggia pietre a forma di cuore. O almeno io vedevo in esse questa forma.
Come quando con le nuvole nella nostra mente si formano delle figure che raccontano storie portate dal vento.
Qualche giorno fa navigando nel web ho incrociato e modificato un'idea carina che potrebbe diventare anche una bella idea da regalare per Natale.

Cuori di zucchero da thè

- zucchero di canna
- succo e scorza grattugiata di limone (oppure latte o acqua)

Procuratevi uno stampino da ghiaccio a forma di cuore o altre forme che preferite.
Versate lo zucchero di canna in una ciotola e inumidite leggermente con il succo di limone e la scorza grattugiata (o con del latte o con un pò di acqua a seconda dei vostri gusti).
Attenzione a non bagnare troppo lo zucchero altrimenti si scioglie.
Compattare l'impasto ottenuto nella formina, tenendo presente i cucchiaini di zucchero che servono (perchè poi dovrete ricordare a quanto corrisponde un cuore!)
Infilare la formina nel freezer e aspettate almeno 10 ore prima di utilizzarli.
Vi serviranno per dare dolcezza e profumo di limone al thè del pomeriggio.
O dolcezza e un goccio di latte.
O solo dolcezza nel caffellate o il caffè.
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