15 settembre 2016

Strudel di fichi

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Mi son svegliata e c’era la nebbia. Mi sono avvolta nello scialle turchese leggero e sono uscita per respirare l’aria fresca e umida che comincia a profumare di un’altra stagione, che però ancora non è qui. Si sta solo affacciando e sa che la sto aspettando. Mi son goduta i primi brividi di freddo e son tornata in casa perchè il caffè era già pronto e mi aveva avvertito con il suo profumo.

L’estate sta andando via e porterà con se la mia spossatezza, la mia indolenza e la sensazione perenne di disagio che mi accompagna quando c’è caldo.

Sbrigo le faccende in casa perchè ora si, col fresco, che ho voglia di uscire e passeggiare nell’erba bagnata e raccogliere quello che la mia campagna comincia a regalare.

Arrivo in campagna e vado nell’orto, mentre una pioggia finissima comincia a scendere. Mi stupisco nel vedere quante melanzane e peperoni e pomodori ancora ci sono sulle piante e quante ne spunteranno ancora, ora piccole ma promettenti. Ovunque odore di menta, basilico ormai fiorito, salvia e rosmarino. E’ spuntata anche la mentuccia che se la calpesti diffonde un profumo selvatico e antico. Un albero di fichi dimenticato, perchè non ha mai portato frutti, ora è pieno di fichi spaccati e aperti che sembrano fiori rossi.

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E piove….

Lumachine lente mi consigliano di rallentare e io mi perdo in questo pensiero. vorrei tanto fermarmi un pò, ma non è nella mia natura.

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Raccolgo nel cesto quello che posso, erbe aromatiche, cicorielle tenere e ‘sivoni’ appena spuntati, 3 zucchine con un fiore grande, due melanzane viola e una bianca, qualche pomodoro già rosso, peperoni verdi, qualche fico maturo, poche more e anche due lilium e una rosa profumata spuntati a sorpresa nel giardino. Ormai diluvia e non posso più restare. Torno a casa con una bella energia addosso.

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Ci sono i miei nipoti a casa e decido di preparare con loro un dolce. Uno strudel veloce con i fichi da mangiare con la crema pasticcera calda. Insomma ho voglia di autunno anche a tavola. E con loro cominciamo la lezione. Devo combattere con la loro golosità. Rubano pezzi di fichi e cucchiaiate di crema pasticcera calda. E salterebbero volentieri il pranzo per mangiare direttamente il dolce.

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Ingredienti per lo Strudel veloce di fichi

° un rotolo di pasta sfoglia

° fichi a piacere

° due biscotti da sbriciolare

° una mela

° scorza grattugiata di un limone

° pinoli e uvetta ammorbidita in acqua calda

 

Ingredienti per la Crema pasticcera

° 500 ml di latte

° 2 cucchiai di farina

° 2 cucchiai di zucchero

° 2 tuorli

° la scorza di un limone tagliata sottile senza la parte bianca

 

Stendere la sfoglia sulla propria carta da forno. Sbriciolare i biscotti. Tagliare a pezzi i fichi, sbucciare la mela e tagliarla a fettine sottili e distribuire il tutto sui biscotti. Aggiungere la scorza del limone, i pinoli e l’uvetta. Arrotolare la sfoglia come se fosse un fagotto. Bucherellare la superficie e infornare a 180° fino a doratura.

Preparae nel frattempo la crema pasticcera. Mettere a scaldare in una pentola di acciaio 400 ml di latte e la scorza del limone. In una ciotola amalgamare benissimo, senza grumi, la farina, lo zucchero, i tuorli e 100 ml di latte. Quando il latte sul fuoco comincia a fumare, prima dell’ebollizione, aggiungerlo piano piano, sempre mescolando, nella ciotola degli altri ingredienti. Rimettere il tutto nella pentola e continuare a mescolare finchè si addensa.

Servire lo strudel a fette, spolverizzato di zucchero a velo, su una base di crema pasticcera calda.

 

 

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25 luglio 2015

Storia di una collana, di un albero e di una vocale

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Qui oggi si sorriderà, si impareranno cose nuove e so già che mi arriveranno un sacco di fischi all’orecchio.

Cominciamo dall’inizio.

Era un giorno di festa, non ricordo quale. so solo che alla nostra tavola c’eravamo tutti. Papà, mamma, i miei fratelli, le mie cognate, tutti i nostri figli, una zia e una coppia di ‘compari’ (marito e moglie) acquisiti. Nel senso che il ‘comparizio’ era tra loro e un paio di miei zii, ma per amicizia, per affetto e, soprattutto, per rispetto, erano diventati compari di tutta la famiglia e quindi per noi erano al pari di parenti cari. Quindi ‘commara T.’ e ‘compare M.’  erano con noi quel giorno a tavola. Persone straordinarie, ricchissime di umanità, cultura contadina, buona volontà, generosità e rispettosi come pochi. Quindi da noi tutti amati. A tavola si parla tutti il dialetto, a volte l’italiano, a volte sbagliando magari qualche finale, incrociando a/e/o, in maniera casuale, come si usa in puglia.

Loro sono state le nostre guide quando abbiamo iniziato a raccogliere le olive per fare l’olio, quando volevamo delucidazioni sull’orto e sui concimi naturali, su tempi e modalità di aratura, taglio dell’erba e potatura…. ecc….. insomma i nostri maestri.

E così quel giorno a tavola si parlava della differenza tra ‘fioroni’ e ‘fichi’, che qui da noi è fondamentale, mentre altrove si chiamano tutti sempre e solo fichi.

Noi in campagna abbiamo solo un albero di fichi, che però non porta molti frutti, nonostante ne spuntino tantissimi, ma poi piano piano cadono quasi tutti, lasciandone solo alcuni. E chiedevamo delucidazioni.

Allora il compare M. iniziò la sua spiegazione. ‘Non tutti gli alberi producono sempre i frutti. Dipende se sta vicino il maschio, oppure no. Per questo anche per il castagno bisogna piantarne due o tre, perchè siccome non si sa come sono, si spera che su tre almeno due sono maschio e femmina’.

‘infatti’, dicevo io, ‘ tutti i castagni a noi sono seccati. Vuol dire che erano tutti uguali. E per i fichi, compare, cosa possiamo fare?’

E lui, ‘Devi usare un metodo vecchio. Devi andare al mercato e devi comprare la collana dei ‘prefìsc’, e l’appènn all’àrv,  che quella, la moscerina, va nella fica e avviene l’impollinaziòòòn’.

Silenzio generale.

A quel punto mio marito disse: ‘Fermati compare, che mi sa che hai preso una strada pericolosa’.

E di li si scatenò l’uragano delle risate, che bloccarono per almeno una mezz’ora l’intero pranzo, con mani sulla pancia e sulla bocca, lacrime agli occhi e pericoloso dondolio di sedie.

ehm ehm….

E così abbiamo capito che per far fruttificare il nostro fico, bisognava portare la collana di frutti di ‘caprifico’  e aspettare la grazia degli insetti impollinatori.

Che poi, mi son sempre chiesta, perchè tutti i gli alberi hanno nomi maschili e i frutti nomi femminili e solo per l’albero del fico questo non succede?

Tutti malpensanti eh?

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17 settembre 2014

Storia di un fico sciroppato

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Era una di quelle estati in cui arrivi stanco distrutto al periodo delle cosiddette ferie. Manco il tempo di organizzare una piccola vacanza, niente. Niente prenotazioni, niente idee, niente forza di fare nemmeno un tentativo… poi ad agosto con queste premesse dove vai? Ma quando la stanchezza è tanta, questa può generare o il nulla, l’inerzia totale, o la vera follia. A noi toccò quest’ultima.

Infilammo in valigia poco di tutto, sufficiente per un’idea di mare, di montagna, di caldo e di freddo, cuscini in macchina per i bimbi (e si, avevamo anche piccoli i due figli), gameboy per tappare la bocca ad eventuali lamentele per il troppo tempo in macchina, decidemmo solo di dirigerci verso nord,  senza toccare l’autostrada e … via, partimmo. All’avventura. Senza aver prenotato niente. E non c’era manco internet sul cellulare con google e app varie. Così come due pazzi avventurosi, con due bimbi al seguito che si fidavano ciecamente di noi. Sapevano che tra le tante cose avremmo incluso anche cose buone da mangiare e luoghi divertenti da visitare.

E così iniziò un viaggio bello, bellissimo durante il quale visitammo parchi di divertimento, andammo in giro a Ferrara con le bici, sotto il solleone, ci lanciammo con le carrucole nei parchi, andammo al mare, a Comacchio a mangiar le anguille che, scoprimmo, sapevano di fango, telefonando ‘strada strada’ ai vari B&B del posto che avremmo visitato, per essere sicuri che alla fine di ogni  giornata, stanchi morti, avremmo comunque avuto un posto dove dormire.

E così capitammo in un posto chiamato Oriolo Fichi, vicino Faenza. Luoghi a noi sconosciuti del tutto. Avevamo prenotato in un agriturismo, chiamato ‘La Sabbiona’, così, a fiducia. Volevamo una soluzione per una notte, familiare, dove poter mangiare cose genuine… per poi ripartire il giorno dopo per un’altra avventura. Arrivammo tardi, sera inoltrata, la cucina era appena chiusa e la signora che ci accolse ci disse che poteva preparare qualcosa al volo, giusto quello che c’era ….

E così ci vedemmo arrivare una piadina calda calda, di quelle vere, con un formaggio ancora caldo chiamato ‘squaccherooone’ (che allora non conoscevo), e….. un fico sciroppato grondande di sciroppo tiepido.

Uno di quei momenti di magia pura in cui ti chiedi se è vero che stai vivendo li, proprio in quel posto, che stai assaggiando proprio quel sapore, in mezzo ai grilli della sera, in mezzo ad un vigneto in salita, in un luogo lontano da casa tua?????

Quel momento è rimasto marchiato a fuoco nella mia memoria…

Abbiamo quindi concluso la cena con salumi, formaggi, e frutta e siamo andati a dormire, stanchissimi. IL giorno dopo, ottima colazione e via, per continuare l’avventura.

Son passati tanti anni, non ricordo più nemmeno quanti… ogni tanto mi tornava in mente quel sapore, quella sera, quella sensazione di pura poesia. Superata quella pochissima, quasi inesistente, timidezza, o forse scetticismo che mi faceva temere di essere presa per pazza, in un pomeriggio di un autunno incipiente, decisi di cercare su internet ‘La Sabbiona’. E con grande gioia vidi che era sempre li, con le stesse foto, forse le stesse persone, non so… ma era li. Con tanto di mail. E allora mi decisi a scrivere, raccontare questa storia e chiedere…. la ricetta di quei benedetti fichi sciroppati. E la risposta fu gentilissima, stupita, riconoscente e precisa. MI inviarono la ricetta che per due anni ho provato e riprovato a realizzare, ma con scarsi risultati. Mi venivan fuori sempre dei pasticci e il motivo era semplice. Utilizzavo il tipo di fichi sbagliati, senza picciolo, già un pò aperti e quindi si disfacevano durante la cottura. Ho riscritto e, con la santa pazienza, mi hanno ri-spiegato come fare e cosa non fare.

E così son riuscita nell’intento. E così … ho comprato una piadina, lo squaccherone e con i fichi ancora caldi (non ho potuto aspettare!) ho rivissuto la stessa magia. E ho sorriso tutto il pomeriggio come una scema, perchè ero veramente, veramente felice.

fichi2 E ora vi trascrivo la mail che contiene la ricetta.

Gentile Anna

La ringrazio per la sua memoria. Le darò la ricetta, la sua pazienza nel provare deve essere ricompensata. Credo che comunque sia fondamentale il tipo di Fico “ fico della goccia” si chiamano cosi. E’ utile il clima non troppo umido. Allora per 1 kg di Fichi maturi ma sodi, con il picciolo, aggiungere 400 grammi di zucchero, poi un limone tagliato fine ogni 3 kg di Fichi. Lasciar bollire per diverse ore + la pentola è grande e piena + occorre tempo. Quando i fichi sono scuri, lo sciroppo è liquido ma un poco + denso. Per Circa 5 kg occorrono 5/6 ore do cottura, mai mescolare, solo abbassare un poco i fichi, per far venire a galla gli ultimi.

Mi farebbe piacere il link al nostro sito con  la citazione “ ricetta della Sabbiona, Agriturismo e cantina, Faenza “ (cliccateci su…. eheheheh)

Cordiali Saluti

SERENA

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