27 luglio 2018

Lasagne facili al salmone per godersi l'estate


Stiamo facendo colazione. Stamattina abbiamo un ospite: il mio nipotino ha dormito da noi e sembra che ci sia aria di festa. Anzi aria di estate, quando, liberi dagli impegni ci si sposta facilmente da casa alla campagna, dalla casa della nonna a quella della zia o degli amichetti e così via.
E proprio questo mi ha fatto riflettere. Pensavo al significato dell'estate.
Cambia man mano che cresciamo. E così a rischio di sembrare una zia un po’ strana, parlando del più e del meno, mentre insieme preparavamo delle lasagne facili facili per il pranzo di oggi, gli ho chiesto 'ma per te che cos'è l'estate”?
E lui subito 'non avere compiti da fare e avere tutto il tempo libero. Libero di fare tante cose o di non fare niente'. Bellissimo.
E mi è tornato in mente questo senso di vera libertà che avevo dimenticato. Le giornate vuote da riempire di qualsiasi cosa. Giocare per strada o in campagna, inventandoti giochi al momento. Seduti ad una panchina a parlare con gli amici. Gironzolare in villa al fresco degli alberi e non soffrire manco un po’ del caldo che c'era intorno e che, anzi, aveva un senso. Il senso della vacanza e della libertà.
Ci si sentiva quasi ubriachi per tutto questo. Non era tanto, o forse sì lo era e non lo sapevamo, era il giusto senso del vuoto di 'cose da fare', della mancanza della corsa tra le mille cose obbligatorie dell'inverno.
E ho capito perché da anni provo questo senso di disagio e fastidio durante l'estate.
Noi 'grandi' abbiamo sempre questa sensazione di 'dovere' da anteporre al 'piacere'. Se non corriamo ovunque, al lavoro, in casa, al mare, non ci sentiamo 'produttivi'. Abbiamo perso la capacità di godere di uno stop, dello stare fermi, seduti a...perdere tempo, che perdita di tempo non è, ma solo un recupero di un ritmo più vero e umano.
Vorrei tornare ai pomeriggi con le sedie fuori dalle case, dove chi passava si fermava prima a salutare, poi a fare una battuta e poi a parlare a lungo. E poi passava un altro e si diceva un pettegolezzo, una barzelletta o due chiacchiere così... E si aspettava l'estate anche per questo. Per 'uscire' e aspettare il tramonto fuori, all'aperto.
E poi per cena bastava un gelato, una frisella e ci si godeva il fresco della sera con l'aria calma che ti ritemprava. Erano belle anche le notti calde, quando si dormiva sul balcone, all'aperto, sotto le stesse, con il materassino del mare per terra e basta. O si rinfrescava il pavimento con secchi d'acqua fresca e ci si sedeva a terra a giocare alle 5 pietre.
Ora?
Si continuano le attività dell'inverno, soffrendo e bestemmiando il caldo, rosicando per le immagini di mare cristallino di chi sta ogni giorno in ammollo, aggrappati ad un vittimismo del 'e io perché no?', dimenticando che il segreto sta proprio nel godere delle prime ore del giorno o delle ultime della notte, quando il caldo perde la sua capacità di ottundere la mente, di trovare nel ritmo lento il proprio ritmo mentale, nello spegnere internet e chiamare un amico solo per mangiare nel balcone una fetta di anguria.
Ecco, facciamo che ricominciamo da qui.
Dal tornare al senso dell'estate della nostra infanzia.
Siamo ancora bambini dentro, da qualche parte.
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6 luglio 2018

Torta biscotto con panna e frutta


Oggi è un giorno caldo, di quei caldi di cui ho riempito altri post, lamentandomene.
Mi rallenta i pensieri questo caldo e mi mette nella condizione di attesa del fresco della sera.
Già di mio ho nella testa 'la folla', come diceva mia nonna, pensieri desideri voglia di fare cose e incontrare persone e iniziare progetti. Poi se aumenta  la temperatura intorno, mi si rimescola tutto e tutto insieme.

Allora per la prima volta, ho accettato la possibilità di usare l'aria condizionata, installata in casa sei anni fa e usata tre volte, non so nemmeno io perchè... sarò scema si... 

Mi son detta, bene, ora mi piazzo qui e scrivo, senza pensare. Tanto non so nemmeno se d'estate la gente passa a leggere i blog. Forse nemmeno d'inverno più, in realtà.
Ma si vorrà dire che il cerchio si è chiuso e che il mio blog tornerà ad essere il luogo dei miei pensieri, che regalerò a chi passerà di qui.

Ecchissene... se sono fuori moda, se il mondo corre, se tutto cambia e la velocità trasforma tutto
Chissenefrega se il tempo è poco o forse è pieno e non ce la faccio a seguire tutto e capire dove stanno andando i social ma soprattutto dove voglio andare io.
Voglio.
Su questa parola oggi ho avuto un'illuminazione,
Strozzati dal senso del dovere che da quando eravamo bambini ci hanno inculcato associandolo al senso di colpa se per caso non volevi accettare il ricatto, siamo costretti ogni giorno a portare un peso sulle nostre spalle.
Un peso fatto di pensieri, di responsabilità, di cose che si DEVONO fare.
E allora oggi parlandone con una mia amica mi scrive...'bisognerebbe imparare ad utilizzare il voglio, che fa tanto la differenza e ti fa sentire meglio..'.
Devo contro voglio. Quale preferite?
A volte ho l'impressione che pur essendo un verbo 'devo' è femminile e 'voglio' maschile.
Sto divagando.
Comincio a ritrovare il piacere della mia scrittura. Mi fa sentire bene stare qui seduta, nel silenzio del tardo pomeriggio, nel mio rifugio di finta aria fresca, a concentrarmi solo sui miei pensieri.
'Voglio ritrovare la voglia'...di cucinare, di condividere, di sognare, di incontrare.
E' come un allenamento muscolare. Se non lo fai di continuo lo perdi.
Dimentichi anche di saperlo fare. 
Vabbè dai ora me lo segno.

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17 giugno 2018

Fiori di zucca ripieni


Ogni tanto mi fermo. Questa volta forse ho esagerato, ma era un vero bisogno di fermarmi e capire.
Cerco la mia strada, in mezzo a questa miriade di viuzze e piazza e ristoranti che è diventato il web.
Aspetto un segno che mi dia una risposta, che mi faccia intuire se faccio bene o male.
Poi ieri per caso mi capita una cosa bella.

Sono a Roma, di passaggio e, come sapete, io amo questa città,  andare in giro anche senza una meta, perchè c'è sempre qualcosa che ti sorprende, un negozio nuovo, una frase colta al volo per strada, lo stupore dei turisti a testa in su che ti contagia. Bellissima, eterna per davvero, sporca e piena di buche si, ma poi ti regala un pezzo di muro che ti parla di storia o una chiesa piccola e meravigliosa che non avevi mai visto e te ne dimentichi.

Avevo poco tempo ma non potevo rinunciare a fare un salto alla solita libreria per una sosta in mezzo ai miei amati libri.
Mentre aspetto una mia amica, incrocio gli occhi di una persona che sta salendo le scale, che mi sorride e mi saluta,
Non la riconosco subito poi lei mi si avvicina e mi dice 'Speravo di trovarti qui. Ho letto che eri a Roma e so che ti piace venire in libreria. Noi ci siamo conosciute l'anno scorso proprio li, a quel tavolo, abbiamo parlato tanto di noi, ci siamo salutate e io da allora ti seguo sui social, sul blog, e mi piace quello che fai. E' diverso da quello che fanno gli altri. Tu stupisci, proprio perchè non hai intenzione di farlo, con la scelta della semplicità, che non è solo una parola ma un grande difficile concetto da esprimere ma soprattutto da mettere in pratica.
Sei cambiata nel corso di quest'anno, hai deciso di aprire la tua mente e il tuo cuore e non parlare solo di cibo, ma anche attraverso il cibo comunicare l'idea dell'essenziale. Sei tornata sempre più alla terra, a coltivare il tuo cibo, stai scegliendo cosa mangiare, lasciando tutto a livello di emozioni. E tutto questo secondo me è motivo di riflessione, di incoraggiamento a fare altrettanto, a seguire quello che involontariamente tu suggerisci, di eliminare il superfluo e capire quanto di importante abbiamo già intorno e vicino a noi, che non riusciamo più a vedere. Continua così Anna, che fai bene a te stessa e a noi'.


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