3 agosto 2016

Cornovaglia (parte 3) e Cream tea

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Arieccomi.

E’ bello far durare un racconto così tanto tempo, tanto da far pensare che sia un viaggio lunghissimo valido per tutte le stagioni. E così è in effetti. La Cornovaglia per me è il luogo dove rifuguarmi, almeno con il pensiero, per sentirmi libera di volare con la mente, libera di sognare e di sentirmi quindi sempre in vacanza. Ma cos’è la vacanza? è uno stato mentale più che un luogo, dove quello che ti circonda ha la capacità di dare una nuova dimensione ai tuoi problemi e riesce a farti staccare completamente da quello che ti fa da zavorra nel tuo quotidiano.

Volete continuare a viaggiare con me? Qui oggi termino il mio racconto, allegando come al solito, una delle ricette che mi hanno emozionato.

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Quinto giornoPolperro / Mont St. Michael / Mousehole e Penzance. Un bel giro eh? la giornata è un pò freddina ma la cosa non mi dispiace. Piuttosto diciamo che all’improvviso, appena arrivati a Polperro, comincia a diluviare e tutto intorno si tinge di quel grigio scuro che renderebbe triste anche il carnevale di Rio. Polperro è …. un covo di bucanieri.Un posto particolarissimo, da visitare a piedi velocemente, dove mangiare qualcosa di tipico nei pub folkloristici, e poi ripartire per un’altra meta. Anche la campagna lungo la strada è bella qui, quindi è un piacere viaggiare e spostarsi continuamente.

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Direzione Mont St. Michael, dove, come per l’omonimo in Francia, c’è un’abazia su un’isoletta che si raggiunge attraverso una stradina piccola fatta di pietre, in mezzo al mare. E che quando comincia a salire la marea, nell’arco di una decina di minuti viene completamente sommersa dall’acqua. Ed è allora che si assiste allo spettacolo del sole che tramonta sul mare e che rende tutto luccicante, ai gridolini della gente che comincia a bagnarsi le scarpe all’improvviso, a coloro che iniziano a correre verso la terraferma per timore di uno tsunami, ai fidanzati, novelli Lancillotto,  che prendono a cavalcioni le fidanzate, a quelli che fanno gli splendidi togliendosi le scarpe ‘tanto che ce ne frega, siamo in vacanza e poi sappiamo nuotare’, e a chi come me, preferisce gustarsi tutto questo spettacolo all’inizio della strada senza mettere a confronto il tempismo dell’oceano con il proprio, alquanto scarso.

Comunque bello bello. Da vedere.

Proseguiamo con Mousehole, villaggio carinissimo di pescatori, ma che, a questo punto, una volta che ne hai visto uno li hai visti tutti. E Penzance, di cui ho solo il ricordo di strade completamente deserte, del nulla da vedere, dell’oceano che sempre mi piace, e di un enorme hamburger con patatine e verdure, troppo grande per il mio stomaco.

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Sesto giorno – Lizard o Land’s End. Uno dei posti più belli visitati nella mia vita. La punta estrema della Cornovaglia, dove c’è un ostello, dove un giorno tornerò a scrivere qualcosa. Dove c’è un faro che fa sognare, dove il vento impazza tra i capelli e sferza il viso, dove ho mangiato i cream tea più buoni della vita mia e dove sarei rimasta in contemplazione per giorni. A pensare a Marconi che da li ha messo alla prova il suo sogno di poter invire messaggi aldilà dell’oceano con le sue onde radio; a quanto è bella e immensa e potente la natura tanto da farci sentire un niente e anche stupidi se non lo capiamo. A quanto possiamo condividere con gli altri, godendo solo di un luogo meraviglioso e selvaggio, in un piccolo baretto dove si aveva voglia solo di ripararsi e mangiare dolci e bere the, guardando a strapiombo tutta questa meraviglia sotto e intorno a noi. Qui ci tornerò un giorno, giuro.

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Settimo giornoLacock. Arriviamo a sorpresa in questo paesino fuori dal mondo dove il tempo sembra essersi fermato. Io disinformata come pochi, e in balia dei programmi a sorpresa del mio meraviglioso marito e navigatore che sa come sorprendermi, non so che fra un pò piangerò per l’emozione. Innanzitutto mi fermo ad una di quelle bancarelle che gli abitanti del posto allestiscono fuori dalle loro case,  lasciate incustodite così al bordo delle strade, dove mi studio minuziosamente tutte le marmellate e le conserve messe in vendita, con i rispettivi prezzi e il vasetto dove lasciare i soldi. Una cosa che mi fa inevitabilmente pensare se lo facessimo noi in Italia, a quanto durerebbero, i prodotti e i soldi. E quanti ‘ma che fessi!’ penserebbero di noi i passanti. Vabbè lasciamo stare, va. Altro paese, altre civiltà. Compro una marmellata che so già non mi faranno passare in aeroporto. Pazienza la mangerò tutta prima, rischio diabete veloce. Ma chissene…

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Proseguiamo per le stradine tra queste case antiche e caratteristiche della campagna inglese (e si ora siamo un pò fuori dalla cornovaglia, stiamo tornando a Londra, la partenza si avvicina) e arriviamo a Lacock Abbey, un gioiello di architettura e un luogo che racconta storie incredibili. Cliccate sul link e troverete le informazioni turistiche più dettagliate. Io sono rimasta affascinata dalla storia della famiglia Talbot (forse l’inventore della fotografia) che qui ha coltivato i suoi sogni eruditi, circondato da donne meravigliose, autonome e antesignane anche delle attuali foodblogger. Durante il tour dell’abazia, ci sono delle persone ‘agèe’ colte e informatissime, che danno, stanza per stanza, tutte le informazioni di cui il turista ha bisogno. E raccontano e raccontano…. E poi volete mettere la mia emozione, quasi piangevo, anzi ho pure pianto davvero, quando mi sono ritrovata (tra i sorrisetti di mio marito che stava aspettando la mia reazione) nella stanza / aula di pozioni del mio amato Harry Potter? e poi ogni tanto scoprivo altri luoghi immortalati nel film? A me, a me che vivo una vita parallela quando vedo i film di Harru Potter, sperando che esistano veramente?

All’interno dell’abazia c’è anche una mostra permanente davvero, davvero interessante. E che dire del piccolissimo negozio all’interno del cortile, dove si vendono deliziosi libri e dischi vintage. Insomma il prezzo del biglietto (12,5 sterline a testa) è pìù che meritato, per tutto quello che ti offre.

Andiamo via a malincuore e raggiungiamo Bath dove abbiamo prenotano un B&B a sorpresa. E che sorpresa. Praticamente un posto dove possono girare un film horror. Letto a baldacchino rintagliato, coperta viola sul letto, con sopra un’altra coperta di pizzo. Moquette bordeaux, luci basse. Insomma, usciamo per prendere aria, ma ormai anche la città aveva perso il suo fascino. Avevamo gli occhi terrorizzati e vedevamo tutto come in un film. Morale. Siamo scappati di li, e abbiamo riprenotato il nostro meraviglioso e rassicurante B&B a Londra, da Tony e abbiamo affrontato 4 ore di viaggio pur di raggiungerlo.

Ottavo giorno – Londra. Notte tranquilla e soddisfatta. Colazione e giro nei dintorni, viaggiando tra villaggi piccolissimi e deliziosi, aspettando l’ora della partenza. Quindi ritorno a casa. ah! dimenticavo… ho dovuto mangiare quasi tutto il barattolo della marmellata in aeroporto, perchè, loro, non me l’hanno fatta passare. strauff….

E ora la ricetta di questo deliziosi, giganteschi scones serviti con una incredibile crema al mascarpone e salsa calda di frutti rossi.

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Cream tea (ovviamente la ricetta non è mia, ma ne ho trovata una eccellente che riporto integralmente –> QUI)

  • 250gr di farina tipo ’00’
  • 3 cucchiaini di lievito in polvere
  • 60 gr di burro freddo
  • 30 gr di zucchero
  • Un pizzico grande di sale
  • 150 ml di latte
  • 1 uovo sbattuto (o usare un po di latte)

Metodo di preparazione

  • Riscaldate il forno a 220C. Coprite una teglia con la carta da forno.
  • Setacciate il lievito e la farina in una terrina con il sale.
  • Tagliate il burro a cubetti e aggiungetelo alla terrina.
  • Lavorate gli ingredienti velocemente con la punta delle dita fino a quando la miscela sembra come briciole di dimensioni uniformi.
  • Mescolate lo zucchero. Poi aggiungete il latte a poco a poco fino ad ottenere un impasto morbido leggermente umido.
  • Trasferite l’impasto su un piano di lavoro infarinato e impastatelo 4 o 5 volte leggermente per amalgamarlo bene.
  • Stendete l’impasto molto leggermente con uno spessore di due centimetri e ricavatene degli scone poi metteteli su una teglia.
  • Spennellate la parte superiore di ogni scone con l’uovo sbattuto.
  • Cuocete per 12-15 minuti fino a quando sono ben lievitati e dorati.

Gli scone sono meglio se consumati caldi e direttamente dal forno. Dureranno un paio di giorni se conservati in un contenitore ermetico.

Sono serviti tradizionalmente con marmellata e burro o ‘clotted cream’ (una panna molto ricca della Cornovaglia che è fatta dal latte crudo). Non è possibile trovare questo tipo di panna qui in Italia, quindi uso un’alternativa deliziosa più leggera, che è molto semplice da fare. Frullare insieme mascarpone, panna e zucchero e un goccio di succo di limone.

Questi scone dolci possono essere fatti con diversi ingredienti, per esempio, cannella, uva passa o magari scaglie di cioccolato. Possono essere anche fatti salati, eliminando lo zucchero e aggiungendo di un po’ di formaggio.

Ringrazio Rebecca per la sua meravigliosa e precisa ricetta.

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