28 novembre 2016

Taglietelle di farro con funghi cardoncelli




Eccomi qua. son tornata, anzi è tornato il mio blog. Ho fatto pulizie, come desideravo da tanto tempo e togliendo qua e la, sono arrivata a sentire finalmente l'aria che volevo.
Luce, aria e spazio.
Per dar vita a quello che verrà. Una cosa per volta vi parlerò delle novità. 
La mia mente non è mai ferma e il mio cuore desidera e progetta in continuazione. A volte troppo. E quelle volte, proprio mentre stai mettendo in cantiere una cosa, ne succede un'altra che ti chiede di fermarti e riflettere.
Forse mai niente accade per caso, o forse anche se succedere bisogna essere bravi a non fermarsi e continuare per un'altra strada e scegliere anche li le cose belle. Perchè le cose belle ci sono sempre.

Di solito si festeggia con un dolce. In realtà l'ho pure preparato, ma l'hanno mangiato prima che potessi fotografarlo e allora dovrò ripeterlo. Insomma chi se ne frega, si può anche festeggiare con una bella tagliatella no?
La prima novità è questa. Le mie ricette d'ora in poi avranno una versione più attenta alla salute. Sai com'è... sono nell'età in cui dovrei cominciare a leggere meglio il valore del colesterolo, della glicemia,.... insomma una vecchietta... eheheheheh 
Ma mi piace molto questa nuove fase. Dovrò cominciare daccapo a studiare ricette e abbinamenti. Sempre semplici però, perchè devo lasciare spazio ad un pò di attività fisica e ... ad altro.... Insomma se mi seguirete, sarete coinvolti in quel bailamme che fra un pò penso, diventerà la mia vita.
Altro che vecchietta...
______________________________________________________________________________

Tagliatelle di farro con funghi cardoncelli

Ingredienti

200 g di funghi cardoncelli o il tipo che preferite
40 g di tagliatelle di farro (magari integrale)
un cucchiaio di olio extravergine di oliva
due spicchi d'aglio
un cucchiaio di parmigiano grattugiato
Prezzemolo
Procedimento

Mettere l'acqua sul fuoco per la pasta. 
Versare l'olio, l'aglio (volendo anche schiacciato) e i funghi puliti e tagliati a pezzetti. Far rosolare lentamente. Scolare la pasta e saltarla nella padella con i funghi. Aggiungere prezzemolo tritato fresco e formaggio se lo desiderate. 

______________________________________________________________________________











SHARE:

17 novembre 2016

Orecchiette integrali e cime di rapa con pangrattato piccante e pomodorini


Suona il telefono alle 7 di mattina. E nel frattempo che arrivo dalla cucina alla cornetta, nella mente faccio le mille ipotesi su chi può chiamare così presto. Scarto le ipotesi peggiori, perchè mi sono alzata ottimista. E chi è? 'Ciao Anna, sono zia Melina, volevo chiederti se hai una mezz'oretta stamattina e se mi puoi accompagnare in campagna perchè oggi viene l'uomo ad arare e ho il campo pieno di bietole e cime di rapa. E' peccato perderle, quindi se vuoi andiamo un momento a raccoglierle. Tutte quelle che riusciamo, così magari le diamo anche a chi di solito le va a comprare e gliele facciamo assaggiare, di quelle buone.'
E io 'Va bene zia, passo a prendere mamma e andiamo'.
Ci armiamo di coltelli a seghetto, bustone e cassette di legno, e partiamo presto, in mezzo al fresco umido della mattina. 
Arriviamo in campagna e l'aria fredda ci da una sferzata rigenerante che manco un mese di massaggi energetici e una serie di sauna e vasca di reazione ghiacciata potrebbero fare altrettanto.

E sciolte come cani liberi nel mezzo del verde ognuno va dove gli pare e raccoglie quello che vuole. In mezzo ad una terra che profuma solo di erba, di rugiada e regala anche il sottofondo degli uccelli che se ne fregano della presenza degli umani, che tanto quella è casa loro.

Mille colori, dal verde intenso, al rosso giallo dell'albero dei cachi mezzo spoglio con ai piedi il suo tappeto colorato. E' uno spettacolo. E mi fermo a guardare. Fino a quando mi arriva l'urlo di mia madre 'sbrigati che abbiamo poco tempo, non rimanere li a contemplare'. Una romanticona.

In pochissimo tempo abbiamo riempito tutto il riempibile, cicorielle, sivoni, bietole e cime di rape dell'ultimo taglio. Di quelle cioè che, dopo aver fatto la raccolta delle prime cime, continuano a produrne, ma di più piccole e con delle foglie tenerissime, buone da mangiare anche quelle. 
Chiamo un pò di amiche e chiedo se gradiscono un pò di bietole, come gli ortolani di una volta che bussavano e chiedevano 'signò vuè do ièt o do cim d rèp? so fresc fresc, mu l'eccuèlt' (signora vuoi un pò di bietole o un pò di cime di rapa? sono fresche fresche, proprio ora le ho raccolte). Uguale. 

Quindi carichiamo il tutto in macchina, facciamo un piccolo spuntino che sennò sveniamo per lo sforzo (!?!?) e torniamo soddisfatte in paese. 

Io faccio il giro della distribuzione, mentre mamma e zia preparano il pranzo (riso e verze, ma questo è un altro post...), comincia a piovere e finalmente al riparo nella casa calda, mangiamo insieme, raccontandoci storie e altre ricette, soprattutto di quelle antiche con i lampascioni.

Ora che son tornata a Roma ho portato con me una quantità industriale di bietole e cime di rapa e con loro il profumo di quella giornata e della terra mia. Terrona nel cuore sempre, non ce la faccio a non provare nostalgia anche se mi piace dove vivo e sto benissimo ovunque vada.

Ho in frigo un pò di orecchiette integrali e decido di preparare per pranzo uno dei piatti che adoro. Orecchiette e cime di rapa con pangrattato piccante e pomodorini. 
Una cosina al volo, di un buono sconvolgente. Provate un pò.

A proposito... volete due cime di rapa?


   
Orecchiette e cime di rapa con pangrattato piccante e pomodorini.
(dose per una persona)

- 200 g di cime di rapa (cime e foglie tenere)
- 50 g di orecchiette (o anche rigatoni, o spaghetti, o quello che vi piace)
- olio extravergine di oliva
- uno o due spicchi d'aglio
- uno o due pomodorini
- un peperoncino
- due cucchiai di pangrattato
- pepe 

Pulire le cime di rapa, eliminando solo le parti più dure, che il resto è tutto buono.
Lavarle e lessarle in abbondante acqua salata.
Scolarle con la schiumarola e nella stessa acqua cuocere la pasta.
Bisogna conoscere benissimo i tempi di cottura della pasta e delle cime di rapa per poterle cuocere insieme, quindi se non siete allenati cuoceteli separatamente, altrimenti rischiate di ridurre le cime di rapa a pappina.
Quando la pasta è ancora molto al dente, versate in una padella larga l'olio, l'aglio e il peperoncino. Quando l'olio è caldo e già insaporito versare il pangrattato e farlo diventare croccante.
Scolare la pasta amalgamarla con le cime di rape e farle saltare nella padella con il pangrattato.
Aggiungere un po di pepe nero macinato al momento (lo so che è una cosa in più ma a me piace così).

Servire caldo, subito.



SHARE:

15 novembre 2016

Il giorno delle polpette: incontro dei blogger a casa mia


Un salto indietro per un momento, su venite.
E’ da giorni che mi chiedono di raccontare la storia di quando sono riuscita a far venire al mio trullo dietro minaccia, i miei amici blogger e no blogger, mettendoli alle strette e solleticando il desiderio con quello che poi avremmo mangiato. In realtà quel giorno non è andato proprio tutto come avevamo previsto, ma racconto dall’inizio.

Abbiamo individuato una data che potesse andare bene per tutti, meteo compreso, incastrata in mezzo alle mille partenze di tutti noi vagabondi. Il tempo che per un mese era previsto ‘serenissimo’, in realtà ha cominciato a prevedere qualche nuvoletta. E io mi sono detta ‘naaaaaaaaaa, le sbagliano sempre le previsioni’. E ho cominciato a spignattare dalla mattina presto. Dall’orto ho raccolto melanzane, peperoni, pomodori, rosmarino e menta. E ho cominciato ad impastare focacce, tagliar patate e peperoni e ad infornare una per una le teglie pronte. E, soprattutto, a preparare l’impasto delle mie mitiche polpette di pane, da mangiare ‘friscènn e mangènn’. 

 

  

 



Dovevano arrivare le Santorine (Angela e Micaela, le due imprenditrici del capocollo superfesciòn, loro e il capocollo, che adoro, entrambi), la Singerfood (Francesca, l’amore mio, che fa la milanese, ma in realtà non riesce a superare l’accento di san vito dei Normanni), una nuova amica, Sabina, di passaggio dalla Puglia (che mi ha tramortito per la sua bellezza, mamma mia, e per la sua bella e tenera famiglia), Nick Difino (mitico fooddj che mò è diventato un pezzo grosso, irraggiungibile. Vabbè lo era anche da prima e accettando il mio invito ha dimostrato di volermi bene) e la sua amica Lella (nuova amica meravigliosa, che tempo 3 secondi 3 ed era già una vecchia amica per tutti). Liana e Marcella (le mie amiche di sempre, le mie amiche di risate e di pianti, quelle che ci sono sempre, quelle che anche se non ti senti per anni, lo sai che non cambierà mai niente, quelle che se scrivi il messaggio ‘stronza non mi pensi più, e io sto qua che ti penso sempre’, dopo un pò ti scrivono ‘ma io ti adoro sempre e sempre qua sto, ti aspetto’). Ezio Spezio (che in realtà potrebbe essere non solo mio figlio ma forse anche mio nipote, ma che amo e stimo come un collega di pari età), Roberta di Infoturismiamoci, la mia principessa dai capelli rossi, che sto lentamente educando alla perdizione, che pure lei mi sfotte e mi chiama zia, quando invece lo sa che dentro ho 10 anni meno di lei. Dentro però. 
E questa era la truppa. 
Verso le 12,30 cominciano ad arrivare. Loro e qualche nuvoletta in più. Intanto le teglie della focaccia erano pronte per essere infornate e le patate e i peperoni erano già pronte. E avevo già messo l’olio per friggere. Arrivano per prime le Santorine con una provvista di capocollo e mortadella, da svenire al primo profumo e anche alla vista. Si piazzano li accanto al tagliere e cominciano ad affettare. Belle da guardare e brave a lavorare. Arriva Francesca, con uno ‘sponzafrise’ e con una serie di panzerottini/ravioli di cui non riusciremo mai più a capire l’idea, perchè a contatto con l’olio esplodono. Arriva Sabina con un carico di vino fantastico che non riusciremo ad assaggiare però in giornata per tutto il casino che poi è successo. Ma le abbiamo comunicato che abbiamo fatto onore più e più volte in seguito, al suo dono, apprezzandolo moltissimo. Poi arriva Ezio Spezio, con Roberta e una serie di birre artigianali, già fresche da mettere in frigo. Marcella mia porta un libro di poesia sull’Amicizia e l’anguriona gigante, tanto che richiedeva quattro braccia per trasportarla. Liana ha fatto la mezza spesa che avevo dimenticato di fare io e meno male che c’era lei, sennò bella figura dovevo fare le polpette senza l'olio per friggere. La parte più importante della giornata andava a farsi benedire.

   

  
 
Aspetta aspetta Nick, e arriva con una busta di uova, cornaletti, menta (a me, un affronto, portare la menta, che ne ho l’orto pienoooo), pane duro, pronto a cucinar frittate e polpette, per fare una gara con me. Hai capito? voleva la guerra.

Finalmente in mezzo a questo bailamme arrivano quasi le 15 e siamo pronti per sederci a tavola. Tutto apparecchiato per bene, tutto quello che abbiamo cucinato è a tavola. Polpette, patate, focaccia, capocollo, mortadella, peperoni gratinati, frittata … ci sediamo e appena diciamo ‘buon appetito’… scoppia un acquazzone di quelli terrificanti ‘a vento’ e siamo costretti a rifugiarci nel trullo, con piatti pieni e vuoti in mano. Un fuggifuggi generale finito in risate e in un buffet in piedi uno accanto all’altro, a ridere da morire.

E così siamo rimasti fino a sera, seduti su divano, sedie e camino, coperti con plaid e maglioni, perchè nel frattempo era diventato freddissimo tutto intorno.

Ma ci siamo divertiti lo stesso tantissimo e ci siamo ripromessi di ripeterlo, magari più ‘al volo’ sotto sotto alle previsioni più sicure.

SHARE:

3 novembre 2016

Il 1650 e la favola della Valle dei Mulini.

Il1650_PastificioGentile__GianniCesariello

Io ci credo alle favole. E ci credo perchè so che sono possibili. O forse sono io che risco a vedere nelle storie di grandi progetti,  una certa magia. Se volete ve ne racconto una, l’ultima che ho ascoltato e che ho anche vissutto con gli occhi sgranati e con la gioia nel cuore.

In un luogo non lontano da qui, Gragnano, esisteva ed esiste ancora  una valle attraversata dall’acqua del torrente Vernotico, nato dalle sorgenti della Forma sul versante napoletano dei Monti Lattari. Fin dal 1200 cominciarono a sorgere tanti mulini, sapientemente posizionati in punti in cui il torrente creava dei salti di quota o delle accellerazioni del corso d’acqua, tali da garantire l’energia sufficiente per far funzionare le macine. Col passarre degli anni i mulini crebbero di numero e grazie al loro incessante lavoro tutti i comuni circostanti, fino a Napoli, erano riforniti di farina. Grazie anche al clima favorevole di questa valle poterono nascere e fiorire un gran numero di pastifici che da allora resero famoso in tutto il mondo il nome di Gragnano.

Nel corso del tempo però molti mulini furono abbandonati e dimenticati. Un giorno, passeggiando su uno di quei ponti un giovane imprenditore, conosciuto e apprezzato da tutti i cultori della pasta artigianale di tutto il mondo, guardò con nostalgia uno di quei mulini. Li, da bambino, aveva giocato e aveva respirato la magia della farina che diventa pasta. E così, gli balenò in mente un’idea, forse pazza, sicuramente visionaria. Tornò a casa, ne parlò con la sua famiglia, e insieme decisero di portare avanti questa scommessa.

C:\Users\fonzgall\Desktop\Valle Mulini\PORTONI\Progetto Lavori_COMUNE MARZO2016_1 Model (1)

E così grazie alla Famiglia Zampino, nasce ‘Il 1650’, nella Valle dei Mulini, nuova sede del Pastificio Gentile. Tutta da vedere e ammirare con gli occhi e con il cuore. E’una struttura di 850 mq, articolata e complessa, che si sviluppa su tre piani, rispettosa della struttura originale, del 1650 appunto, da cui il nome.

Al piano terra c’è la sala produzione, profumata di semola e di buono, dove ogni giorno, vengono prodotti circa 20 quintali di pasta. Poi l’area espositiva, dove si possono acquistare tutti i prodotti del pastificio e l’area degustazione, dove è possibile assaggiare semplici ricette che esaltano la bontà della pasta Gentile. Al primo piano ci sono le celle di essiccazione, dove la pasta, grazie allo storico metodo Cirillo, giunge lentamente al giusto punto di essiccazione. All’esterno, ai piedi del costone della montagna, c’è un bellissimo giardino pensile che domina la valle e l’orto biologico della signora Maria, dove nascono i prodotti che poi verranno trasformati dalle sue mani in conserve e ricette. Al secondo piano ci sono altre celle di essiccazione e gli uffici. Passeggiando in questa struttura si respira ancora l’aria del passato che, grazie al sapiente e innamorato recupero, fatto dal bravo arch. Carlo De Angelis, torna a rivivere con rinnovato fascino.

(c) 2016 Luciano Furia 

www.lucianofuria.com  CellaDiEssiccazione_PastificioGentile

14958025_10209612600945156_530180169_o 14938086_10209612600985157_156869091_n

14962498_10209612600745151_1381934133_n

  14971369_10209612601105160_803328520_n

14936895_10209612601065159_871453657_n

14962245_10209612601025158_1573859912_n 14938023_10209612601185162_868593558_n

Il 22 ottobre è stato tagliato il nastro, per l’inizio di questa nuova avventura e io ero la, a vivere il loro sogno e la scommessa vinta. Vi lascio alcune foto per condividere con voi questa bellissima novità.

14971215_10209612601225163_1607607407_n

Un grazie sincero al sig. Natale, alla Sig.ra Maria, ad Alberto e a Pasquale, a tutta la famiglia Zampino per il loro graditissimo invito.

TerrazzaGiardino_PastificioGentile
SHARE:
TEMPLATE BY pipdig | CUSTOMIZATION BY SARA BARDELLI