31 ottobre 2016

Tiger bread

_MG_6846Mi piace perdermi ogni tanto nei ricordi di viaggio. Soprattutto quando resto troppo tempo in casa e comincia a venirmi la nostalgia per le lunghe passeggiate fatte in luoghi lontani. E tra ricordi di scogliere e di orizzonti infiniti, mi tornano in mente anche i sapori nuovi, conosciuti in terre nuove. E vi regalo uno di questi ricordi.

Eravamo in viaggio da qualche ora ma eravamo anche estasiati dal panorama e non avevamo alcuna voglia di chiuderci in un ristorante. Però avevamo fame. Idea…. potevamo fermarci a fare la spesa in un supermercato come se fossimo stati in Italia, preparare dei panini o qualcos’altro e proseguire per il nostro viaggio. Intorno il profumo inebriante del pane che fa casa ovunque. E negli scaffali, tantissimi tipi di pane a me sconosciuti. Optammo per il più strano, sia nel nome che nell’aspetto, il Tiger bread, di cui poi ci innamorammo per la sua meravigliosa consistenza. Croccante fuori e sofficissimo dentro e dall’aspetto bizzarro che ricorda davvero la pelliccia di una tigre. O per alcuni, anche di una giraffa. E oggi ve la ripropongo.

Tornerò presto con racconti nuovi: purtroppo sono sempre in giro e a volte non porto con me il computer. E’ un pò pesantuccio e quindi non proprio un modello da viaggio… Sento molto la nostalgia del mio blog e anche di voi che mi seguite. E prometto che torno presto questa volta.

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Tiger bread

per la crosta

Sciogliere il lievito nell’acqua. Unirlo al latte e all’olio.

Aggiungere la farina, lo zucchero e alla fine il sale. Impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico.

Far lievitare fino al raddoppio. Quindi dare la forma desiderata (un filone, una pagnotta o dei panini) e far lievitare ancora per almeno un’altra ora.

Nel frattempo formare una pastella con tutti gli ingredienti che serviranno per la crosticina croccante e far lievitare anch’essa per un’ora. Spennellare la pastella sul pane prima di cuocerlo in forno a 200° fino a quando è completamente dorato e la crosta si è spaccata fino a raggiungere l’aspetto caratteristico (circa 20/30 minuti)

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6 ottobre 2016

Riso e zucca arrostita con rosmarino e aglio

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E’ una di quelle giornate incerte. La pioggia arriva all’improvviso con un cielo nero e minaccioso. Bagna tutte le piante e il terrazzo, lava via la polvere nera di questa città e tutto risplende di nuovo. Ho dovuto mettere da parte i miei programmi di uscita, per andare a comprare una nuova agenda, per riportare tutti gli impegni presi già fino a maggio del prossimo anno. Perchè piove. Poi all’improvviso da dietro una nuvola nera, sbuca il sole e crea un paesaggio strano e misterioso, fatto di luce fortissima che colora d’arancione alcune facciate di palazzi e di ombre scure su altre facciate, tanto scure da percepire anche il freddo che potrebbe arrivarti fin nelle ossa, quando sai che li manca il sole. E guardando in alto non si sa ancora se le nuvole dell’orizzonte porteranno pioggia o se saranno innocue. Intanto mi preparo da mangiare qualcosa, poi ci penserò.

Mi piace cucinare per me, perchè solo così posso sperimentare accostamenti nuovi secondo l’ispirazione, senza il timore di sbagliare e senza la responsabilità di dover tenere conto di gusti altrui. Così ho aperto il frigo e mi ha guardato per un attimo una zucca piccola che qualcuno mi ha regalato pochi giorni fa. E mi son detta ‘va bene, e zucca sia’.

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L’ho tagliata con molta difficoltà a fette. Aveva una scorza durissima, verdone scuro, a protezione di una polpa soda e non molto spessa. Ho raccolto i semi e li ho conservati per piantarli in campagna. Ho tagliato tutto a fette, le ho sbucciate e le ho sistemate in una teglia da forno. Ho raccolto un paio di rametti di rosmarino, li ho lavati e ho staccato gli aghi, distribuendoli sulle fette. Ho sbucciato e tagliato a fette uno spicchio d’aglio che è andato a far compagnia al rosmarino. Poco sale, un filo d’olio e via nel forno. Nel frattempo ho semplicemente lessato una tazza di riso in acqua salata. Quando tutto è cotto, la zucca era diventata morbida e profumata, il riso leggermente al dente. Ho versato il riso nella teglia della zucca e li ho fatti abbracciare. Ho messo il tutto nel piatto, con l’acquolina in bocca perchè intorno intanto si era sparso un profumo meraviglioso. E guardando fuori dalla finestra la pioggia che nel frattempo era tornata, ho gustato il mio piatto di riso e zucca profumata.

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