23 dicembre 2016

Scaloppine di pollo all'arancia con radicchio e chicchi di melograno





Ammazza che fatica queste feste! ti porti dietro un fardello di ansia e di tutto il bombardamento del web per qualsiasi cosa...l'albero più bello, i regali, la ricetta più strabiliante ecc... che alla fine ti vien voglia di addobbare un ramo secco con tre palline e solo luci, di non fare regali perchè tanto c'è sempre la paura che non piacciano poi del tutto, e di cucinare solo spaghetti aglio e olio e una fetta di panettone e basta. Non per essere contro corrente, ma perchè nel frattempo ti sei già abbuffato di spiegazioni, ingredienti e idee di sapori che ti hanno resto sazio.

Ed è per questo che all'insegna della semplicità io sto cucinando in anteprima un pò di ricettine semplici ma gustose, con un pizzico di leggerezza che le fa sembrare anche un pò eleganti.
Poi se si sanno impiattare come Dio comanda, allora il gioco è fatto.
Lo dico sempre io che il prossimo corso da fare urgentemente è proprio quello di impiattamento.

Per il momento sono arrivati i miei figli e già l'anima si è placata e la mente ha ritrovato la sua strada. L'indole naturale di ogni mamma che porta ad organizzare una casa calda, una cena brodosa e rassicurante, un abbraccio ogni 3 secondi, lo sguardo che non si allontana mai, per paura che scappino via di nuovo. Ma questa volta me li godo per un pò di giorni. Si lo so avranno i loro amici, la ragazza, i loro impegni, ma anche loro quando tornano dopo 3 mesi hanno i lucciconi e vedono il loro paese con un misto di riverenza e commozione.

Stasera sono davvero stanca, come la quiete dopo la tempesta. E vado a dormire ora ora.
Ma prima vi lascio una di quelle ricette semplici che potrete sicuramente proporre per le feste.
E anche questa in doppia versione.

E' sempre con me, e così, in quel momento preciso, mi sembra di stare un pò più vicina a lui, a parlare con calma come facevamo noi due.
Insomma, comincio a fermarmi un pò e aspetto carezze che verranno e pensieri belli che portino via le bufere degli ultimi tempi.
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Scaloppine di pollo all'arancia con radicchio e chicchi di melograno

Ingredienti

150 di petti di pollo
due cucchiai di farina 00 (o di farro)
una noce di burro (o due cucchiai di olio extravergine di oliva)
1 arancia biologica
radicchio e grani di melograno

Procedimento

Infarinare i petti di pollo. Nel frattempo versare il burro o un cucchiaio di olio e adagiare i petti di pollo attendendo che il fondo della padella si riscaldi e che cominci a cuocere. Attendente che il colore del petto di pollo si trasformi lentamente dal rosa al bianco, dopodichè girare e continuare la cottura. Salare e quando pensate che sia cotto spremere il succo di un'arancia. Non far cuocere molto altrimenti il succo diventerà amaro. 
Impiattare velocemente accompagnando la carne con del radicchio lavato e condito con un cucchiaio di olio e chicchi di melograno.
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19 dicembre 2016

Penne di farro con salmone, finocchio e porri.


L'attesa del caffè è il momento in cui si mettono in ordine i pensieri. Quelli della giornata precedente e quelli che già corrono confusi per la giornata che verrà.
Ho solo 5 minuti per fare ordine e decidere, in mezzo alla miriade di cose, quelle che avranno la priorità.
Che poi in base a cosa si decide l'urgenza delle cose? Al piacere di farle? A chi serviranno? La scadenza? cose a cui non vuoi più pensare? Il dovere?... boh... non so.
Intanto il caffè sta per arrivare e io sono qui a scrivere senza ancora aver trovato un ordine.
Allora... fuori c'è sole, freddo frizzante che aiuta ad accellerare il ritmo, e dopo l'ovvio riordino, si comincia a preparare la stanza dei ragazzi che tornano, poi la spesa, poi la mamma, poi le ricette per Natale, poi ma poi poi, la campagna, da addobbare a festa, da riscaldare, da preparare per brindare.
Quindi a quanto pare la scadenza ma anche le cose che uno sceglie di fare, le decide solo il cuore.

Il caffè è quasi pronto. Oggi non ho molto tempo, ma vi voglio però comunicare una cosa bella.
Stamattina son salita sulla bilancia, cosa che faccio solo ogni tanto, senza ossessione e preparandomi anche a non veder nessun cambiamento. E invece tadaaaaaaaaaa.... dall'inizio del mio nuovo stile alimentare ho perso 6 chili. Ah! quante cose ci sono da dire sulle cose che sto imparando e sulle convinzioni errate che avevo prima. Tanto per cominciare sulla quantità di cose da mangiare. Ovviamente dopo aver deciso cosa si può mangiare e cosa è meglio evitare eh!
Per farvi un esempio oggi vi lascio questa ricetta che sarà sicuramente una di quelle che porterò sulla tavola delle feste. Cambierò solo il formato di pasta, magari scegliendone uno più carino e particolare, ma basta che sia delle farine consigliate. E ce ne sono tantissime in commercio.
Insomma mi sto anche divertendo e mi sto mettendo alla prova. E che soddisfazione vincere le sfide!

Per questa ricetta vi dico solo che sono partita dalla semplice indicazione:
250 g di verdura cotta + 70 g di pasta di farro + 150 g di salmone affumicato (o tonno o sgombro) + 1 cucchiaio d'olio extravergine di oliva

E questa è la ricetta che ho preparato
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Penne rigate con salmone, crema di finocchio e porri

Ingredienti (per una persona)

70 g di penne rigate di farro
150 di finocchi
un cucchiaio di olio extravergine di oliva
mezzo porro
150 g di salmone affumicato
brodo vegetale
Scorza grattugiata di mezzo limone
Procedimento

Mettete su due fornelli due pentole con l'acqua.
Aspettando che cominci a bollire pulire e lavare il finocchio a fette non molto spesse. Conservate anche la barba del finocchio, che servirà per la decorazione finale. Quando l'acqua bolle versate in una il finocchio (non le barbe!) e nell'altra la pasta. Mentre cuociono entrambi, tagliare a rondelle sottili il porro. che metterete a rosolare dolcemente in una padella con il cucchiaio d'olio. Scolate il finocchio e con l'aiuto di un frullatore ad immersione ottenete una crema morbida (aggiungendo magari un pò dell'acqua di cottura). 
Nella padella mettete il salmone spezzettato grossolanamente e qualche cucchiaio di brodo vegetale (se non ce l'avete o non vi va di prepararlo, utilizzate l'acqua dei finocchi). Fate cuocere a fiamma dolce. 
Scolate la pasta e saltatela nella padella aggiungendo la crema di finocchi che desiderate e la scorza grattugiata del limone.
Impiattate decorando con ciuffetti di barba di finocchio.

nota: i finocchi li potete anche non frullare e tagliarli a pezzettini, e farli saltare in padella con il porro. Oppure mangiarli... crudi come preferite.

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14 dicembre 2016

Biscotti di frolla sottile



Eccomi qua. Sono a Roma, l'aria è frizzantina ma c'è un sole che apre il cuore e invita ad uscire. Nemmeno il tepore del letto riesce a trattenermi. E' troppo bello poter approfittare di più ore della giornata per fare quanto più possibile. Nei giorni scorsi ho già fatto diverse cose sempre ispirate al Natale. Non solo da regalare o da gustare per gli incontri che verranno, ma anche una sorta di preparazione interiore ad uno spirito più sereno e 'ispirato' appunto, per vivere al meglio queste feste.
E' un periodo particolare, di attese, di malinconie, di piccole gioie nascoste dentro. Ma anche di consapevolezza sulla salute, di scoperte nuove e di nuovi metodi da adottare in cucina e nello stile di vita.
Ho scoperto che questa volta, proprio ora che siamo sotto Natale, tempo di bagordi e di ricette fantasiose, dovrò cominciare davvero una dieta seria, ma la cosa anzichè mortificarmi mi ha suscitato una gran voglia di sperimentare ricette nuove. Bè se devo essere sincera un pochino, giusto un paio d'ore, mi sono mortificata, ma poi ho detto il mio proverbiale 'chissenefrega' e ho cominciato a scartabellare libri e blog di persone fantastiche che già da tempo hanno pubblicato ricette raffinate e gustose che farò mie non solo per la mia tavola di Natale ma anche per me stessa per tutti i giorni.
Dovrò fare a meno della farina bianca, del lattosio, dello zucchero. Mi direte, bella scoperta, è una vita che lo diciamo, si è vero, ma io fino ad oggi, ho fatto sempre una scelta di qualità e tutti i prodotti che ho usato erano sempre eccellenti. D'ora in poi dovrò fare anche una cernita di cose da mangiare ed eliminare qualcosa. 
L'orto mio e la mia campagna mi daranno le verdure davvero biologiche, i negozi specializzati mi daranno le farine giuste, dalla mente e dal web attingerò idee e ricomincerò ad impastare nuovi pani, nuova pasta e nuovi dolci. Alle uova, alla carne e al pesce, ci penseranno i miei fornitori di cui mi fido. E così cominceremo ad inventare a cominciare dal Natale.

Fra un pò arrivano le mie amiche per stare un pò insieme prima del ritorno a casa e per parlare fitto fitto di noi, sorvolando sui guai, giuro, parlando un pò male di questo anno bisestile che un pò di pensieri ce li ha dati e si, e sperando che quello nuovo ci porti almeno più serenità e soprattutto determinazione nell'affrontare quel che verrà.

Qualche giorno fa ho preparato dei biscotti, la cui ricetta avevo trovato sul web. La ricetta originale che riporterò è di Iginio Massari, un mito della pasticceria, e accanto metterò la versione che ho fatto io, sostituendo alcuni ingredienti.
E' bellissimo impastarli, godere dell'attesa del riposo dell'impasto, emozionarsi al profumo che si spande nella casa mentre cuociono e poi, è un vero piacere mangiarli. 
Rimanete in attesa con me. Arriveranno anche ricette sfiziose e facili da preparare per i prossimi giorni.

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Biscotti di frolla sottile

Ricetta di Iginio Massari
Ingredienti

230 g di farina 00
100 g di fecola di patate
215 g di burro freddo
un pizzico di sale
100 g di farina di mandorle
120 di zucchero a velo vanigliato
due albumi




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Lavorare la farina e la fecola con il burro freddo fino ad ottenere una specie di sabbia. Aggiungere lo zucchero a velo vanigliato, il sale. Aggiungere anche la farina di mandorle e gli albumi. Quando si sono bel amalgamati riporre l'impasto in frigo per almeno 12 ore. Stendere l'impasto con un velo di farina sulla spianatoia e con un tagliabiscotti ricavare tanti biscotti che disporrete su una placca da forno coperta con un foglio di carta da forno ovviamente. Potete metterli anche vicini perchè non lieviteranno. Cuocere in forno a 170° per 10 minuti. Non fateli dorare troppo. Farli raffreddare e spolverizzarli con un zucchero a velo.





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Ricetta mia modificata
Ingredienti

230 g di farina di farro
100 g di fecola di patate
165 ml di olio (scegliete voi se di semi o evo se leggero però)
un pizzico di sale
100 g di farina di mandorle
100 g di sciroppo d'acero (o di agave) oppure 50 g di stevia
una bustina di vanillina
due albumi

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Lavorare la farina e la fecola con l'olio e sfregando le mani, formando delle briciole. Aggiungere la stevia (o lo sciroppo d'agave o di acero), la vanillina e il sale. Dopo aggiungere la farina di mandorle e gli albumi. Se usate lo sciroppo d'acero, dovrete aggiungere un pò di più di farina di mandorle, fino a raggiungere una consistenza più 'lavorabile'. Avvolgete con una pellicola trasparente e riporla in frigo per almeno 12 ore.
Stenderli su una spianatoia con il matterello e con una formina che vi piace ricavare tanti biscotti che infornerete a 170° per 10 minuti. Regolatevi con il vostro forno che potrebbe richiedere una temperatura diversa. Non fateli dorare troppo. Frullate in un macinapepe un pò di stevia e ricavatene un pò di 'stevia a velo', da usare per spolverizzare.

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8 dicembre 2016

Amburgo e la ricerca dello spirito del Natale


Natale arriva all'improvviso, con luci e suoni, che, a poco a poco, se non sei ancora pronta, diventa frastuono. Quest'anno mi sento quasi assalita dalle pubblicità, dai sorrisi, dalle atmosfere di case perfette e luccicanti, di inviti alla bontà e alla solidarietà che si moltiplicano a dismisura in questo periodo. E' come se tutti avessero più fretta, bisogna sbrigarsi, che passa in fretta, bisogna approfittare ora dello spirito del Natale per fare e dire cose buone. Come se durante l'anno non si facesse più in tempo.
E la corsa all'albero, ai regali, alle ricette più strabilianti.... mi viene l'affanno solo a pensarci.

Eppure da qualche parte dentro di me c'è la bambina che vuole ancora stupirsi. Che vorrebbe salire su una giostra e sentirne l'incanto, mentre gira e gira.
Vorrebbe scrivere la lettera a babbo Natale e dirgli le cose che desidera da sempre ma che mai ha potuto avere.
Vorrebbe ritrovare la gioia di quando si era tutti insieme intorno ad un tavolo con a capo la nonna e aspettare di infilare la letterina sotto il piatto del papà e poi fare il giro dei bacetti agli zii che ti allungavano oltre all'abbraccio anche qualche moneta.
Vorrebbe sentire il freddo pungente dell'inverno per godere poi del tepore dei maglioni di lana e del caldo di casa quando rientri.
Vorrebbe riempire casa di profumi di cannella e fare pasticci con le mani, fregandosene se poi i dolci fatti con persone care, non sono belli, ma solo buoni.

 E allora colgo un invito e prendo 'al volo' un aereo che mi porta lontano. Dove il Natale dei mercatini è profumato di vino speziato e pane nero con i wurstel, dove le luci sono tante, dove c'è freddo, di quello che non posso ignorare e che mi fa lacrimare gli occhi, dove i suoni sono tenui e non urlati.
Vado ad Amburgo, dove il cielo è grigio grigio, ed è quindi più facile colorarlo con una manciata di palline rosse. Dove è bello passeggiare nelle stradine silenziose lungo i canali e lungo il lago, e c'è una quiete che mi rimette in contatto con i miei pensieri.

Uscire con l'intento preciso di andare a cercare lo spirito del Natale, in un posto nuovo. E ritrovarmi a cercar colori in un negozio che da sempre mi ha fatto sognare, comprare li un vestito rosso e la tovaglia delle feste di quest'anno. E fare amicizia con la commessa tedesca originale, che però è sposata con un 'mezzo italiano' come dice lei, felice di poter parlare un pò italiano con me. E provare ad indossare vestiti pazzi, coloratissimi, fatti apposta per le donne agèe che sono ancora piene di sogni dentro.
E rimanere li con donne sconosciute a confrontarsi 'sto meglio con questo o con quello li?', e ridere di noi, bevendo thè caldo insieme.

E poi uscire con una borsa di stoffa piena di compere e con due regali ricevuti: un babbo Natale di cioccolata e un piccolissimo alberello da piantare, che pianterò.
Fermarsi a mangiare qualcosa sulla riva del lago, tra i gabbiani che puntano le briciole, pronti a piombare addosso. E chiudere gli occhi e sentire soltanto il silenzio del lago, rotto all'improvviso dalla motobarca che porta in giro turisti con nasi rossi e le nuvolette di vapore dei loro respiri.
Fermarsi a guardare tutto questo, e fermare anche i pensieri. Assaporare la calma.
E continuare piano a passeggiare, guardando un pò qua e la, gente che mangia panini e bene vino caldo, ancora, a qualsiasi ora, bambini che rincorrono i gabbiani, anziani con stampelle e carrozzella che sembrano un inno alla vita, per la loro voglia di uscire e passeggiare nonostante le loro difficoltà.
E tutto questo mi fa bene.

Dopo qualche ora, quando il freddo sta per toccarmi, entro in uno Starbucks e con un cappuccino bollente in mano mi piazzo dietro ai vetri, seduta su una comoda e bassa poltrona, e continuo a godermi, una giostra che gira pigra davanti ai miei occhi, carica di bambini impazienti.
E aspetto. Che mi venga voglia di tornare.
E quando la voglia arriva, mi intabarro di nuovo nella mia giacca verde, mi avvolgo nella mia sciarpa calda, schiaccio inutilmente i miei ricci nel cappello, e prendo un taxi che mi porterà al caldo.
Mi godo le luci dei tanti mercatini di Natale che aspettano con il buio la folla festosa.
E torno.




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1 dicembre 2016

Torta di carote e spezie








Mi piace quando arriva dicembre. Ci prende quella strana euforia e ci comportiamo o come bambini contenti e friccicosi o come adulti romantici o come mamme indaffarate anzi indaffaratissime perchè il Natale (già dal 1° di dicembre) sta arrivando e ci sono un sacco di cose da fare e non c'è mai tempo a sufficienza.
Ed ecco che arrivano le telefonate della mia che dice 'quando torni? che qua sta da organizzare per l'Immacolata, la vigilia la facciamo qua o da te? e le cartellate quando cominciamo a prepararle? eh? che non è che ci riduciamo all'ultimo minuto eh? non fare all'uso tuo eh?', 'Mamma ma ci vogliono ancora 25 giorni....', 'Si 25 giorni, che poi sono 23, perchè poi il 24 è già vigilia, ma sai come volano i giorni?'.
Insomma è iniziato il delirio.
E per me è iniziata l'attesa. Non vedo l'ora di riabbracciare i miei figli che tornano. Gli ho già strappato la promessa che quando torneranno staremo i primi quattro giorni almeno, attaccati attaccati, quasi legati da una fune stretta di abbracci. Ne voglio tanti, tutti quelli che ho desiderato e che mi son mancati, più quelli che mi mancheranno quando andranno di nuovo via.
Non mi importa se dicono che sono appiccicosa. Mi mancano tanto, mi manca il loro muoversi in casa intorno a me, mi mancano le loro richieste, i loro desideri, mi mancano gli abbracci scambiati nel corridoio. Lo so che mi ripeto, ma l'attesa, la mancanza, la malinconia, non sono cose che si esauriscono, anzi si, ma poi ricominciano.
E io ho cominciato a sfogliare i miei adorati libri di ricette, scelgo quelle che mi ispirano e inizio a provare impasti di cose buone che poi rifarò di continuo durante i giorni di festa. Mi piace sentire il profumo della cannella e della noce moscata. Metto anche a bollire le scorze d'arancia per far diffondere il profumo in casa. E impasto pane integrale con semi. E inforno mandorle per cominciare a sentire intorno la presenza del torrone che verrà.
Non mi piace preparare l'albero di Natale con molto anticipo ma distribuisco ovunque le prime lucine e accendo dalla mattina le candele. Mi soffermo a pensare al mio papà, al tramonto, mentre bevo il mio caffè e guardo fuori il cielo e quella luce dove spero ci sia lui. E accarezzo la candela e la luce che è sempre con me, pensando che lui con mamma per tutto il mese erano impegnati insieme, vicini vicini a 'girar la manovella' per far cartellate.
E' sempre con me, e così, in quel momento preciso, mi sembra di stare un pò più vicina a lui, a parlare con calma come facevamo noi due.
Insomma, comincio a fermarmi un pò e aspetto carezze che verranno e pensieri belli che portino via le bufere degli ultimi tempi.
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Torta di carote e spezie

Ingredienti

175 g di carote grattugiate
175 g di olio (evo o di arachidi)
175 g di farina autolievitante (o farina + lievito per dolci)
3 uova
100 g di zucchero di canna
una grossa arancia biologica
55 g di noci sgusciate
85 g di uva sultanina
un cucchiaino di cannella in polvere
un cucchiaino di noce moscata in polvere
mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio

(Per la guarnizione)
zucchero a velo oppure
200 g di formaggio cremoso
100 g di zucchero a velo
2 cucchiai di succo d'arancia
scorza d' arancia

Procedimento

Mettere l'uvetta in ammollo in acqua tiepida (o liquore se volete). In una ciotola lavorare lo zucchero, l'olio e le uova.
Aggiungere le carote, le noci sminuzzate grossolanamente, l'uvetta, la cannella, la noce moscata, la scorza di arancia e il bicarbonato. Aggiungere la farina e amalgamare il tutto.
Versare l'impasto in una teglia unta e infarinata (o se volete anche foderata di carta da forno) e cuocere in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti o fino a quando, infilando uno stuzzicadenti ne uscirà asciutto. Far raffreddare e servire o solo spolverizzato con lo zucchero a velo o con una crema morbida ottenuta mescolando formaggio cremoso, zucchero a velo e scorza e succo d'arancia. 

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(tratto dal libro 'Step by step. Cucinare al forno'






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28 novembre 2016

Taglietelle di farro con funghi cardoncelli




Eccomi qua. son tornata, anzi è tornato il mio blog. Ho fatto pulizie, come desideravo da tanto tempo e togliendo qua e la, sono arrivata a sentire finalmente l'aria che volevo.
Luce, aria e spazio.
Per dar vita a quello che verrà. Una cosa per volta vi parlerò delle novità. 
La mia mente non è mai ferma e il mio cuore desidera e progetta in continuazione. A volte troppo. E quelle volte, proprio mentre stai mettendo in cantiere una cosa, ne succede un'altra che ti chiede di fermarti e riflettere.
Forse mai niente accade per caso, o forse anche se succedere bisogna essere bravi a non fermarsi e continuare per un'altra strada e scegliere anche li le cose belle. Perchè le cose belle ci sono sempre.

Di solito si festeggia con un dolce. In realtà l'ho pure preparato, ma l'hanno mangiato prima che potessi fotografarlo e allora dovrò ripeterlo. Insomma chi se ne frega, si può anche festeggiare con una bella tagliatella no?
La prima novità è questa. Le mie ricette d'ora in poi avranno una versione più attenta alla salute. Sai com'è... sono nell'età in cui dovrei cominciare a leggere meglio il valore del colesterolo, della glicemia,.... insomma una vecchietta... eheheheheh 
Ma mi piace molto questa nuove fase. Dovrò cominciare daccapo a studiare ricette e abbinamenti. Sempre semplici però, perchè devo lasciare spazio ad un pò di attività fisica e ... ad altro.... Insomma se mi seguirete, sarete coinvolti in quel bailamme che fra un pò penso, diventerà la mia vita.
Altro che vecchietta...
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Tagliatelle di farro con funghi cardoncelli

Ingredienti

200 g di funghi cardoncelli o il tipo che preferite
40 g di tagliatelle di farro (magari integrale)
un cucchiaio di olio extravergine di oliva
due spicchi d'aglio
un cucchiaio di parmigiano grattugiato
Prezzemolo
Procedimento

Mettere l'acqua sul fuoco per la pasta. 
Versare l'olio, l'aglio (volendo anche schiacciato) e i funghi puliti e tagliati a pezzetti. Far rosolare lentamente. Scolare la pasta e saltarla nella padella con i funghi. Aggiungere prezzemolo tritato fresco e formaggio se lo desiderate. 

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17 novembre 2016

Orecchiette integrali e cime di rapa con pangrattato piccante e pomodorini


Suona il telefono alle 7 di mattina. E nel frattempo che arrivo dalla cucina alla cornetta, nella mente faccio le mille ipotesi su chi può chiamare così presto. Scarto le ipotesi peggiori, perchè mi sono alzata ottimista. E chi è? 'Ciao Anna, sono zia Melina, volevo chiederti se hai una mezz'oretta stamattina e se mi puoi accompagnare in campagna perchè oggi viene l'uomo ad arare e ho il campo pieno di bietole e cime di rapa. E' peccato perderle, quindi se vuoi andiamo un momento a raccoglierle. Tutte quelle che riusciamo, così magari le diamo anche a chi di solito le va a comprare e gliele facciamo assaggiare, di quelle buone.'
E io 'Va bene zia, passo a prendere mamma e andiamo'.
Ci armiamo di coltelli a seghetto, bustone e cassette di legno, e partiamo presto, in mezzo al fresco umido della mattina. 
Arriviamo in campagna e l'aria fredda ci da una sferzata rigenerante che manco un mese di massaggi energetici e una serie di sauna e vasca di reazione ghiacciata potrebbero fare altrettanto.

E sciolte come cani liberi nel mezzo del verde ognuno va dove gli pare e raccoglie quello che vuole. In mezzo ad una terra che profuma solo di erba, di rugiada e regala anche il sottofondo degli uccelli che se ne fregano della presenza degli umani, che tanto quella è casa loro.

Mille colori, dal verde intenso, al rosso giallo dell'albero dei cachi mezzo spoglio con ai piedi il suo tappeto colorato. E' uno spettacolo. E mi fermo a guardare. Fino a quando mi arriva l'urlo di mia madre 'sbrigati che abbiamo poco tempo, non rimanere li a contemplare'. Una romanticona.

In pochissimo tempo abbiamo riempito tutto il riempibile, cicorielle, sivoni, bietole e cime di rape dell'ultimo taglio. Di quelle cioè che, dopo aver fatto la raccolta delle prime cime, continuano a produrne, ma di più piccole e con delle foglie tenerissime, buone da mangiare anche quelle. 
Chiamo un pò di amiche e chiedo se gradiscono un pò di bietole, come gli ortolani di una volta che bussavano e chiedevano 'signò vuè do ièt o do cim d rèp? so fresc fresc, mu l'eccuèlt' (signora vuoi un pò di bietole o un pò di cime di rapa? sono fresche fresche, proprio ora le ho raccolte). Uguale. 

Quindi carichiamo il tutto in macchina, facciamo un piccolo spuntino che sennò sveniamo per lo sforzo (!?!?) e torniamo soddisfatte in paese. 

Io faccio il giro della distribuzione, mentre mamma e zia preparano il pranzo (riso e verze, ma questo è un altro post...), comincia a piovere e finalmente al riparo nella casa calda, mangiamo insieme, raccontandoci storie e altre ricette, soprattutto di quelle antiche con i lampascioni.

Ora che son tornata a Roma ho portato con me una quantità industriale di bietole e cime di rapa e con loro il profumo di quella giornata e della terra mia. Terrona nel cuore sempre, non ce la faccio a non provare nostalgia anche se mi piace dove vivo e sto benissimo ovunque vada.

Ho in frigo un pò di orecchiette integrali e decido di preparare per pranzo uno dei piatti che adoro. Orecchiette e cime di rapa con pangrattato piccante e pomodorini. 
Una cosina al volo, di un buono sconvolgente. Provate un pò.

A proposito... volete due cime di rapa?


   
Orecchiette e cime di rapa con pangrattato piccante e pomodorini.
(dose per una persona)

- 200 g di cime di rapa (cime e foglie tenere)
- 50 g di orecchiette (o anche rigatoni, o spaghetti, o quello che vi piace)
- olio extravergine di oliva
- uno o due spicchi d'aglio
- uno o due pomodorini
- un peperoncino
- due cucchiai di pangrattato
- pepe 

Pulire le cime di rapa, eliminando solo le parti più dure, che il resto è tutto buono.
Lavarle e lessarle in abbondante acqua salata.
Scolarle con la schiumarola e nella stessa acqua cuocere la pasta.
Bisogna conoscere benissimo i tempi di cottura della pasta e delle cime di rapa per poterle cuocere insieme, quindi se non siete allenati cuoceteli separatamente, altrimenti rischiate di ridurre le cime di rapa a pappina.
Quando la pasta è ancora molto al dente, versate in una padella larga l'olio, l'aglio e il peperoncino. Quando l'olio è caldo e già insaporito versare il pangrattato e farlo diventare croccante.
Scolare la pasta amalgamarla con le cime di rape e farle saltare nella padella con il pangrattato.
Aggiungere un po di pepe nero macinato al momento (lo so che è una cosa in più ma a me piace così).

Servire caldo, subito.



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15 novembre 2016

Il giorno delle polpette: incontro dei blogger a casa mia


Un salto indietro per un momento, su venite.
E’ da giorni che mi chiedono di raccontare la storia di quando sono riuscita a far venire al mio trullo dietro minaccia, i miei amici blogger e no blogger, mettendoli alle strette e solleticando il desiderio con quello che poi avremmo mangiato. In realtà quel giorno non è andato proprio tutto come avevamo previsto, ma racconto dall’inizio.

Abbiamo individuato una data che potesse andare bene per tutti, meteo compreso, incastrata in mezzo alle mille partenze di tutti noi vagabondi. Il tempo che per un mese era previsto ‘serenissimo’, in realtà ha cominciato a prevedere qualche nuvoletta. E io mi sono detta ‘naaaaaaaaaa, le sbagliano sempre le previsioni’. E ho cominciato a spignattare dalla mattina presto. Dall’orto ho raccolto melanzane, peperoni, pomodori, rosmarino e menta. E ho cominciato ad impastare focacce, tagliar patate e peperoni e ad infornare una per una le teglie pronte. E, soprattutto, a preparare l’impasto delle mie mitiche polpette di pane, da mangiare ‘friscènn e mangènn’. 

 

  

 



Dovevano arrivare le Santorine (Angela e Micaela, le due imprenditrici del capocollo superfesciòn, loro e il capocollo, che adoro, entrambi), la Singerfood (Francesca, l’amore mio, che fa la milanese, ma in realtà non riesce a superare l’accento di san vito dei Normanni), una nuova amica, Sabina, di passaggio dalla Puglia (che mi ha tramortito per la sua bellezza, mamma mia, e per la sua bella e tenera famiglia), Nick Difino (mitico fooddj che mò è diventato un pezzo grosso, irraggiungibile. Vabbè lo era anche da prima e accettando il mio invito ha dimostrato di volermi bene) e la sua amica Lella (nuova amica meravigliosa, che tempo 3 secondi 3 ed era già una vecchia amica per tutti). Liana e Marcella (le mie amiche di sempre, le mie amiche di risate e di pianti, quelle che ci sono sempre, quelle che anche se non ti senti per anni, lo sai che non cambierà mai niente, quelle che se scrivi il messaggio ‘stronza non mi pensi più, e io sto qua che ti penso sempre’, dopo un pò ti scrivono ‘ma io ti adoro sempre e sempre qua sto, ti aspetto’). Ezio Spezio (che in realtà potrebbe essere non solo mio figlio ma forse anche mio nipote, ma che amo e stimo come un collega di pari età), Roberta di Infoturismiamoci, la mia principessa dai capelli rossi, che sto lentamente educando alla perdizione, che pure lei mi sfotte e mi chiama zia, quando invece lo sa che dentro ho 10 anni meno di lei. Dentro però. 
E questa era la truppa. 
Verso le 12,30 cominciano ad arrivare. Loro e qualche nuvoletta in più. Intanto le teglie della focaccia erano pronte per essere infornate e le patate e i peperoni erano già pronte. E avevo già messo l’olio per friggere. Arrivano per prime le Santorine con una provvista di capocollo e mortadella, da svenire al primo profumo e anche alla vista. Si piazzano li accanto al tagliere e cominciano ad affettare. Belle da guardare e brave a lavorare. Arriva Francesca, con uno ‘sponzafrise’ e con una serie di panzerottini/ravioli di cui non riusciremo mai più a capire l’idea, perchè a contatto con l’olio esplodono. Arriva Sabina con un carico di vino fantastico che non riusciremo ad assaggiare però in giornata per tutto il casino che poi è successo. Ma le abbiamo comunicato che abbiamo fatto onore più e più volte in seguito, al suo dono, apprezzandolo moltissimo. Poi arriva Ezio Spezio, con Roberta e una serie di birre artigianali, già fresche da mettere in frigo. Marcella mia porta un libro di poesia sull’Amicizia e l’anguriona gigante, tanto che richiedeva quattro braccia per trasportarla. Liana ha fatto la mezza spesa che avevo dimenticato di fare io e meno male che c’era lei, sennò bella figura dovevo fare le polpette senza l'olio per friggere. La parte più importante della giornata andava a farsi benedire.

   

  
 
Aspetta aspetta Nick, e arriva con una busta di uova, cornaletti, menta (a me, un affronto, portare la menta, che ne ho l’orto pienoooo), pane duro, pronto a cucinar frittate e polpette, per fare una gara con me. Hai capito? voleva la guerra.

Finalmente in mezzo a questo bailamme arrivano quasi le 15 e siamo pronti per sederci a tavola. Tutto apparecchiato per bene, tutto quello che abbiamo cucinato è a tavola. Polpette, patate, focaccia, capocollo, mortadella, peperoni gratinati, frittata … ci sediamo e appena diciamo ‘buon appetito’… scoppia un acquazzone di quelli terrificanti ‘a vento’ e siamo costretti a rifugiarci nel trullo, con piatti pieni e vuoti in mano. Un fuggifuggi generale finito in risate e in un buffet in piedi uno accanto all’altro, a ridere da morire.

E così siamo rimasti fino a sera, seduti su divano, sedie e camino, coperti con plaid e maglioni, perchè nel frattempo era diventato freddissimo tutto intorno.

Ma ci siamo divertiti lo stesso tantissimo e ci siamo ripromessi di ripeterlo, magari più ‘al volo’ sotto sotto alle previsioni più sicure.

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