25 settembre 2014

Aspettando che sia pronto il pranzo (trancio di polpettone con patate e verza al pepe)

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Accidenti, scopro solo ora che sto aspettando invano che cuocia quello che ho messo nel forno. La luce è accesa, la temperatura impostata, ma il pulsante dell’avvio non si è acceso. Maledetto. E ora, quando pensavo fosse già tutto pronto, che alle 14,30 mi tocca ri-uscire per le commissioni pomeridiane, devo ripartire con il programma.

Sono stanca di questo programmare e programmare quello che ho da fare, quello che devo fare che non sempre corrisponde a quello che voglio fare. Ma anni, decenni di insegnamenti sul senso di responsabilità, mi portano, checchè ne dicano gli acidi che mi seguono, a temporeggiare con il piacere per privilegiare il dovere. HO solo la fortuna che spesso mi piaccia anche il dovere. Spesso, appunto, ma non sempre. E quando il sole ancora riscalda quest’aria che respiro, lo vivo sempre come un invito alla diserzione.

Intanto oggi devo cucinare solo per me e, lottando anche qui tra i voglio, i devo e quello che ho, butto velocemente nell’acqua che bolle 6-7 foglie di verza nuova, di quelle verdi, così la comincio da fuori e piano piano arriverò al centro, a quelle tenere, e strada facendo deciderò in quanti modi sono in grado di cucinare le sue foglie. Stupendomi e godendomi il suo sapore che, da sempre, adoro.

In forno ho infilato patate e una specie di polpettone a forma di girella preparato in un momento di solerzia e congelato per i momenti di inerzia, giusto perchè devo svuotare il freezer e per l’occasione dimentico che mi sono votata alla causa vegetariana, rifiutando carne. Ma non abbastanza per buttare la roba da mangiare. In fondo non sono mai stata una coerente io e, più che le convinzioni mi accompagnano i desideri. Quindi ho decisioni altalenanti che piuttosto che farmi sentire in colpa, mi rendono simpatica a me stessa e, soprattutto, umana.

Quindi…. ho mezz’ora di tempo per le parole. Se sarà pronto qualcosa da mangiare, bene, sennò spengo tutto e rimando per cena, tappandomi lo stomaco con una fetta di pane, pomodoro e rucola, pranzo veloce, sempre affidabile e a portata di fame.

E’ da stamattina dicevo che giro per casa, in un turbinio di pensieri da memorizzare, di cose da buttare, di valigie da preparare ancora, di telefonate di chi vuol venire a camminare (non correre) con me, di libri da finire di leggere perchè mi hanno preso a morire, e quelli quando prendono, non ti lasciano più nemmeno nel sonno. E se non li finisci stai sempre la con la testa. E li si mischia piacere puro per la lettura, sofferenza per la storia, invidia per chi sa scrivere così bene, e desiderio di finire e speranza che non finisca mai. Il libro di questa volta è ‘Accabadora’. Accidenti che storia. E l’ho finito 10 minuti fa, e si vede, perchè quando leggo poi mi viene anche un flusso irrefrenabile di parole da scrivere. E questa cosa quanto mi piace…. E questa cosa mi fa decidere di mandare al diavolo tutti i social e gli iphone e i commenti e le app che ti prendono la mente e l’attenzione e non ti lasciano più. Una sorta di ipnosi regressiva, ma nel senso che ti fanno regredire allo stato di larva idiota con l’occhio fisso che segue lo schermo anche da lontano, attratto come da una malìa.

Ci dovrebbero essere anche per questo delle comunità di disintossicazione, o semplicemente in un momento di lucidità scappare via dal virtuale. Spegnere tutto e accorgersi che c’è la luce intorno a noi, e ci sono persone che vogliono parlarci dal vivo, strade di campagna dove andare a passeggiare e fogli di carta vera da riempire di sogni.

Ma tutto questo da domani.

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Vado a vedere cos’è questo odore. Mi stupirei se fosse tutto bruciato, o non mi stupirei affatto dato che quando mi prende la cosa dello scrivere dimentico il mondo e l’orologio.

Da non credere. E’ tutto cotto alla perfezione. L’odore è strepitoso.

La verza sarà condita solo con un filo d’olio e un pò di pepe nero.

La carne è semplicemente un pasticcio di macinato misto impastato a polpettone con al centro una fetta di prosciutto cotto e prezzemolo e qualche pezzettino di parmigiano. Schiacciato, arrotolato e tagliato a fette per congelarlo.

le patate le ho messe accanto alla fetta del polpettone, vicine vicine, con solo un pò di sale su, e per tutto quello che deve cuocere solo un filo di olio sotto.

In forno a 200° sennò brucia, e invece così cuoce piano ovunque.

Bene io vado. Grazie per la compagnia e buon appetito.

Ah dimenticavo! Mi metto anche la tovaglia ricamata che mi ha regalato la mamma quando si è accorta che, mentre me la mostrava, me la guardavo con occhi incantati.

Oggi mi voglio bene. Vogliatevene anche voi.

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20 settembre 2014

La podolica nella mia terra

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E’ bello passeggiare nella campagna mia. Qui i colori sono forti e a tratti ancora selvaggi. E non è insolito incontrare la compagnia di mucche placide che ti guardano con occhioni miti e che ti fanno capire quanto sarebbe bello poter rallentare e seguire lo stesso loro ritmo naturale. E’ rigenerante anche incrociare all’improvviso la maestosità delle nostre masserie, antiche case di campagna, grandi, belle, bianche di pietra e calce o pitturate di un rosso vermiglio con porte azzurre, in mezzo a ettari ed ettari di terra marrone e alberi di ulivo. E alcune di queste sono ancora abitate e vissute, come aziende agricole, e si allevano animali e si producono i nostri fantastici formaggi, caciocavalli e mozzarelle e altro e altro ancora. Altre sono abbandonate, ma piano piano qualche spirito nostalgico o illuminato, le riprende per farne un agriturismo, o dei Bed & Breakfast per full immersion nella campagna pugliese. In alcune aziende agricole attive non è raro trovare una razza antica di bovino, chiamata ‘podolica’, che si lotta per non farla estinguere e che ora comincia ad attirare l’attenzione degli intenditori. Per le sue caratteristiche e la sua storia potrete cliccare QUI

Oggi e domani qui, nel mio paese, è festa. C’è una sagra organizzata dall’associazione Terra delle Noci proprio per far conoscere questa razza e il programma, davvero bello e interessante, prevede convegni, show cooking, degustazioni, gite e pranzo nella masseria (Masseria Colombo) dove si allevano questi animali bellissimi.

La carne della podolica è molto saporita, e conferisce un sapore deciso a tutti i piatti della nostra tradizione. Grazie allo chef Pasquale Fatalino de ‘L’Antica Locanda’ ho potuto degustare in anteprima due suoi piatti e ho potuto anche fotografarli, per poter dare ai miei lettori un’idea di quello che ci aspetta alla sagra. Fortunata me e fortunato chi verrà. Ho cercato di far ‘passare’ anche i profumi e i sapori nelle foto. Ditemi voi se ci sono riuscita.

Quindi, il programma della sagra potrete trovarlo qui e se siete nei paraggi correte tutti a Noci.

E di seguito le due ricette che mi ha regalato Pasquale

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Paccheri con straccetti di podolica, funghi porcini e pomodorini

(per quattro persone)

- 500 g di noce di podolica

- 300 g di porcini

- una cipolla rossa di Acquaviva

- due / tre foglie di alloro

- mezzo bicchiere di vino bianco secco

- sei/sette pomodorini regina

- uno spicchio d’aglio

- peperoncino secondo il proprio gusto

- parmigiano

- prezzemolo

- olio extravergine di oliva

in una padella larga versare l’olio e la cipolla sminuzzata. Appena la cipolla si sarà appassita versare la carne e farla rosolare per bene. Versare il vino e far sfumare. Aggiungere i pomodorini e l’alloro e far cuocere lentamente. Salare p.b.

A parte, in un’altra padella, saltare i porcini con poco olio e uno spicchio d’aglio intero. Aggiungere i funghi nella padella del sughetto di carne.

Cuocere i paccheri al dente e farli saltare nella padella del sugo, amalgamando con un po di parmigiano e prezzemolo tritato.

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E qui la seconda fantastica ricetta

Stracotto di podolica

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- 1 kg di noce di podolica

- 1 kg di cipolle rosse di Acquaviva

- olio extravergine di oliva

- peperoncino

- 1 litro di vino rosso primitivo

- foglia di alloro

in un tegame di coccio come quella della foto,  (usando lo spargifiamma sotto al tegame) , versare l’olio e la cipolla sminuzzata. Far appassire e poi aggiungere la carne, il peperoncino e l’alloro e far rosolare lentamente. Salare.

Aggiungere il vino  e far cuocere lentamente in forno per circa due ore.

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buon appetito

 

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17 settembre 2014

Storia di un fico sciroppato

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Era una di quelle estati in cui arrivi stanco distrutto al periodo delle cosiddette ferie. Manco il tempo di organizzare una piccola vacanza, niente. Niente prenotazioni, niente idee, niente forza di fare nemmeno un tentativo… poi ad agosto con queste premesse dove vai? Ma quando la stanchezza è tanta, questa può generare o il nulla, l’inerzia totale, o la vera follia. A noi toccò quest’ultima.

Infilammo in valigia poco di tutto, sufficiente per un’idea di mare, di montagna, di caldo e di freddo, cuscini in macchina per i bimbi (e si, avevamo anche piccoli i due figli), gameboy per tappare la bocca ad eventuali lamentele per il troppo tempo in macchina, decidemmo solo di dirigerci verso nord,  senza toccare l’autostrada e … via, partimmo. All’avventura. Senza aver prenotato niente. E non c’era manco internet sul cellulare con google e app varie. Così come due pazzi avventurosi, con due bimbi al seguito che si fidavano ciecamente di noi. Sapevano che tra le tante cose avremmo incluso anche cose buone da mangiare e luoghi divertenti da visitare.

E così iniziò un viaggio bello, bellissimo durante il quale visitammo parchi di divertimento, andammo in giro a Ferrara con le bici, sotto il solleone, ci lanciammo con le carrucole nei parchi, andammo al mare, a Comacchio a mangiar le anguille che, scoprimmo, sapevano di fango, telefonando ‘strada strada’ ai vari B&B del posto che avremmo visitato, per essere sicuri che alla fine di ogni  giornata, stanchi morti, avremmo comunque avuto un posto dove dormire.

E così capitammo in un posto chiamato Oriolo Fichi, vicino Faenza. Luoghi a noi sconosciuti del tutto. Avevamo prenotato in un agriturismo, chiamato ‘La Sabbiona’, così, a fiducia. Volevamo una soluzione per una notte, familiare, dove poter mangiare cose genuine… per poi ripartire il giorno dopo per un’altra avventura. Arrivammo tardi, sera inoltrata, la cucina era appena chiusa e la signora che ci accolse ci disse che poteva preparare qualcosa al volo, giusto quello che c’era ….

E così ci vedemmo arrivare una piadina calda calda, di quelle vere, con un formaggio ancora caldo chiamato ‘squaccherooone’ (che allora non conoscevo), e….. un fico sciroppato grondande di sciroppo tiepido.

Uno di quei momenti di magia pura in cui ti chiedi se è vero che stai vivendo li, proprio in quel posto, che stai assaggiando proprio quel sapore, in mezzo ai grilli della sera, in mezzo ad un vigneto in salita, in un luogo lontano da casa tua?????

Quel momento è rimasto marchiato a fuoco nella mia memoria…

Abbiamo quindi concluso la cena con salumi, formaggi, e frutta e siamo andati a dormire, stanchissimi. IL giorno dopo, ottima colazione e via, per continuare l’avventura.

Son passati tanti anni, non ricordo più nemmeno quanti… ogni tanto mi tornava in mente quel sapore, quella sera, quella sensazione di pura poesia. Superata quella pochissima, quasi inesistente, timidezza, o forse scetticismo che mi faceva temere di essere presa per pazza, in un pomeriggio di un autunno incipiente, decisi di cercare su internet ‘La Sabbiona’. E con grande gioia vidi che era sempre li, con le stesse foto, forse le stesse persone, non so… ma era li. Con tanto di mail. E allora mi decisi a scrivere, raccontare questa storia e chiedere…. la ricetta di quei benedetti fichi sciroppati. E la risposta fu gentilissima, stupita, riconoscente e precisa. MI inviarono la ricetta che per due anni ho provato e riprovato a realizzare, ma con scarsi risultati. Mi venivan fuori sempre dei pasticci e il motivo era semplice. Utilizzavo il tipo di fichi sbagliati, senza picciolo, già un pò aperti e quindi si disfacevano durante la cottura. Ho riscritto e, con la santa pazienza, mi hanno ri-spiegato come fare e cosa non fare.

E così son riuscita nell’intento. E così … ho comprato una piadina, lo squaccherone e con i fichi ancora caldi (non ho potuto aspettare!) ho rivissuto la stessa magia. E ho sorriso tutto il pomeriggio come una scema, perchè ero veramente, veramente felice.

fichi2 E ora vi trascrivo la mail che contiene la ricetta.

Gentile Anna

La ringrazio per la sua memoria. Le darò la ricetta, la sua pazienza nel provare deve essere ricompensata. Credo che comunque sia fondamentale il tipo di Fico “ fico della goccia” si chiamano cosi. E’ utile il clima non troppo umido. Allora per 1 kg di Fichi maturi ma sodi, con il picciolo, aggiungere 400 grammi di zucchero, poi un limone tagliato fine ogni 3 kg di Fichi. Lasciar bollire per diverse ore + la pentola è grande e piena + occorre tempo. Quando i fichi sono scuri, lo sciroppo è liquido ma un poco + denso. Per Circa 5 kg occorrono 5/6 ore do cottura, mai mescolare, solo abbassare un poco i fichi, per far venire a galla gli ultimi.

Mi farebbe piacere il link al nostro sito con  la citazione “ ricetta della Sabbiona, Agriturismo e cantina, Faenza “ (cliccateci su…. eheheheh)

Cordiali Saluti

SERENA

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11 settembre 2014

Zuppa di orzo e ceci con rosmarino e berberè

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Il tempo. Dono prezioso di cui ci rendiamo conto solo quando, a metà strada, ci accorgiamo di avere ancora tante cose da voler fare e di aver rimandato tanto. Niente paura, basta cominciare. Soprattutto con le buone intenzioni. Che a volte però possono anche sfociare nell’impopolarità.

E per scartare le cose inutili, devi necessariamente fare degli elenchi.

Io li amo questi elenchi, sono essenziali, servono come promemoria da depennare, e, una volta segnato tutto ti senti produttiva e soprattutto più leggera. Quindi oggi ri-comincio ricordando a me stessa di:

- eliminare dalla mia vita i musi lunghi e pesanti che fanno da zavorra al mio cuore

- eliminare le ore spese a sollevare morali non risollevabili, solo perchè evidentemente in quello stato ci stanno bene (mi viene in mente una volta in cui frequentavo per lavoro una persona perennemente negativa, lei si autodefiniva dark, che non trovava mai niente per cui val la pena vivere…. dopo due settimane cominciavo anch’io a pensarla così. E decisi di depennarla dalla mia vita, e ripresi a leggere libri comici)

- non cercare di stupire con ricette foto parole speciali e originali chi viene a trovarmi qui…. non ce la faccio, io sono una persona semplice

- fregarsene della visibilità (io voglio stare bene con me stessa e con le poche persone che mi vogliono così)

- non vivere di malinconie, voglio vedere i colori intorno a me

- non mangiare cose che ‘sento’ non sono adatte a me.

la valanga di cose da appuntarsi di travolge. MI fermo qui…

Ah ecco, un’ultima cosa… questo sarà l’inverno delle zuppe, calde, buone, che ti abbracciano, che ti fanno bene, che riscaldano anche l’aria intorno a te, che sono di compagnia, che sanno di antico o di posti lontani. Ecco…

E questa è la prima.

 

Orzo e ceci al rosmarino e berberè

- una giumella a persona di ceci

- un pugno a persona di orzo

- grani di pepe nero

- sale

- uno spicchio d’aglio piccolo a persona

- un rametto di rosmarino

- berberè

- olio extravergine di oliva

Mettere in ammollo i ceci per almeno 12 ore in acqua tiepida. Sciacquare e coprire di nuovo di acqua tiepida i ceci, andando oltre di due dita. Schiacciare l’aglio e aggiungerlo con tutta la buccia ai ceci. Salare, Aggiungere i grani di pepe e il rosmarino. Far cuocere fino a quando, assaggiandoli sono diventati teneri. Non far asciugare del tutto l’acqua di cottura, anzi, se dovesse ridursi troppo, aggiungerne in quantità sufficiente per quello che seguirà.

A parte cuocere l’orzo. Scolarlo molto al dente. Versarlo nei ceci e completare la cottura.

Al momento di servire eliminate aglio e rosmarino. Aggiungere un filo d’olio extravergine e una punta di berberè (o in mancanza del peperoncino)

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5 settembre 2014

Il viaggio tra i colli Euganei continua (seconda e ultima parte)

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Vi ho lasciato riposare un paio di giorni, per poter far decantare le sensazione e affrettarsi per il secondo giro di racconti.

Il viaggio continua da Arquà Petrarca, un piccolo, delizioso paesino, dove abbiamo visitato la dimora in cui ha vissuto i suoi ultimi anni il Sommo Poeta. Non vi farò la descrizione del luogo come se fossi una guida turistica, ma vi dirò cosa ho provato entrando in quel cortile.

Amo immaginare, attraverso gli occhi del Petrarca, le sue sensazioni, mentre attraversava quel cortile, saliva quelle scale ed entrava in quella bellissima casa, dai soffitti di legno bassi e intarsiati, in quelle stanze decorate ricche di luce calda. Vorrei darvi la piantina di quel luogo… entri e c’è una stanza che ti accoglie con una finestra da cui, come un quadro, si vede il verde di un albero. Ai lati, sia destro che sinistro, altre due, tre stanze anch’esse con luce soffusa da finestre affacciate sempre sul verde. Una luce discreta e calda, che illumina le foto che fai, i fogli che vorresti riempire di parole, che riscalderebbe le giornate di racconti con gli amici, davanti al fuoco di inverni antichi. Bè scusate, ma a me le case parlano, mi emozionano, sento le vibrazioni di chi ci è passato. E di questo volevo parlarvi. Se capitate da quelle parti, andateci e poi mi direte. Purtroppo non è permesso pubblicare le foto fatte agli interni, quindi rispetto le regole.

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Subito dopo abbiamo fatto tappa a ‘Il Pianzo’, produttori di vino e olio a Galzignano Terme, dove era prevista una degustazione con light lunch, e dove invece abbiamo trovato un mondo di sapori incredibili. Fatta una degustazione di tre tipi di oli profumatissimi, assaggiati salumi e formaggi d’altri tempi, e bevuti vini inebrianti. E ve lo dice una che si professa astemia, ma che da un pò di tempo ha imparato ad apprezzare questo nettare, tanto da riuscire a riconoscere le ciofeche e a storcere il naso, e a sorridere ad occhi chiusi quando invece  capita di gustarne uno buono davvero. E poi come non rimanere ammaliati dalla presentazione di tutti questi prodotti fatta dalla voce pacata e morbida della sig.ra Maria Grazia? Troppo bello!

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_MG_0702 La magia continua sul colle dove sorge la cantina Maeli, dove l’affascinante Elisa ci accoglie con estrema professionalità e precisione e ci spiega tutto quello che succede tra viti che nascono e crescono su terre bianche salate che lasciano il loro segno sul gusto originale del prodotto finale e dove si respira volutamente un’atmosfera Zen. Visitate il sito per entrare nella magia e capirne di più.

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Distrutti da tanto piacere decidiamo di distruggerci ancora un pò tra i trattamenti del Grand Hotel Terme di Montegrotto. E li giù di idromassaggi, grotta di sale, docce emozionali, bagni in acqua termale, in un’atmosfera di grande raffinatezza. Insomma una fatica incredibile da blogger, ragazzi……

Pensavate fosse finita? La cena è un’appuntamento ancora più magico perchè prevede un salto nel tempo. Quasi a piedi nudi su un prato morbido e fresco che circonda antichi scavi romani, ci accolgono le Tavole Tauriliane, dove i sensi sono accarezzati da suadenti musiche che con discrezione accompagnano un percorso fatto di parole recitate, spiegazioni accurate e ricette dell’antica Roma preparate e presentate nella penombra da bravi ristoratori (tra cui anche Trattoria Ballotta)

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E’ stato difficile salutare tutto questo il giorno dopo, a bordo piscina, dove la malinconia continuava a mescolarsi alla colazione a bordo piscina con tutti gli altri partecipanti.

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Incredibile esperienza da consigliare vivamente. E sapete che potete fidarvi!

Alla prossima!

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1 settembre 2014

Viaggio tra i colli euganei: le Terme di Montegrotto e Food Blogger in Corte Ballotta (prima parte)

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Eccomi qua, son tornata, rigenerata nel corpo e nello spirito. Ma d’altro canto non poteva che essere così, dopo un’esperienza che mi ha regalato una full immersion in cose belle e buone, vissuta con persone belle e speciali, in posti fino a me sconosciuti, ma che ora saranno una meta di riferimento per sempre.

Sapete che mi piace farvi viaggiare con me, almeno qui, e con le mie millemila fotografie, farvi sognare un pò quello che io ho sognato e vissuto  in giro per il mondo. Ed è per questo che, per non lasciarmi prendere dalla foga e dall’entusiasmo, sono costretta a seguire un filo cronologico e a rimandarvi agli album di facebook, pubblici, per avere ancora più e più foto.

Questa avventura comincia con un annuncio dell’AIFB (Associazione Italiana Food Blogger) di cui faccio parte, che annuncia ‘Solo 10 foodblogger potranno partecipare attivamente ad un evento importante che si svolgerà a Montegrotto Terme, nell’ambito della manifestazione Feel Good Festival…. Quindi correte ad iscrivervi’. Io per poco inciampavo pur di arrivare prima, perchè avevo sempre desiderato vivere con curiosità l’esperienza delle Terme di Abano e Montegrotto e di visitare quel pezzo di Italia che mi mancava, ma non mi era mai capitata l’occasione.

Quindi rischiando di farmi intrecciare le dita ho scritto subito e, grande è stata la sorpresa quando ho scoperto di essere stata scelta.

Partiamo dall’arrivo in aeroporto. Primo incontro: Juri e Daniela, due giovani architetti innamorati, pieni di luce e idee, vengono a prendermi (gentilissimissimi) e subito parte la logorrea a tre in macchina, per la foga di conoscerci, tanto da rischiare di sbagliare anche strada per le mille cose che ci siam detti…. Quindi, arrivo in albergo, seee albergo….. era il Grand Hotel Terme di Montegrotto, valigie in camera, ci riprendiamo dallo shock per la maestosità della struttura e la sua eleganza (e della mia stanza che, in realtà, era quanto casa mia!!!), manco tocchiamo il bellissimo piatto con la frutta e nemmeno l’accappatoio che resta li paziente ad attendere il nostro ritorno e…. andiamo a mangiar qualcosina aspettando gli altri. Ci sediamo in una piazzetta di Montegrotto in preda all’euforia tipica dei nostri incontri di foodblogger. Ciao chi sei? e li tac, il nome del blog, mica della persona, altrimenti non ci si riconosce.

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Quindi ordiniamo taglieri di salumi e formaggi, (io fingo di volere un’insalata e poi mi fiondo sul resto), beviamo birra, ridiamo, scherziamo, siamo curiosi per quello che accadrà e poi, torniamo in albergo. Conosciamo il resto del gruppo, sorprendendoci della giovane età e della bellezza di alcune fanciulle e della luce porta sempre con se la nostra presidente, Annamaria Pellegrino, che io a dir poco adoro (ma non si può far altro che amarla, appena la si conosce, prima ci si perde nei suoi occhi e poi nelle sue parole e poi nei suoi gesti e tra i suoi foulard portati con eleganza).

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Quindi briefing per conoscere meglio la struttura che ci ospita e tutto quello che offre, e per coordinarsi sull’incontro del giorno dopo, l’evento ‘Food Blogger in Corte da Ballotta’. Subito dopo cena raffinatissima al sesto piano del Grand Hotel.

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Il giorno dopo era quello del grande evento. E hanno pensato bene di farci prima rilassare con  i benefici fanghi termali, nelle piscine calde, con idromassaggi di tanti tipi sparsi qua e la, interni ed esterni, con massaggi decontratturanti o drenanti o ayurvedici, o… o… insomma infiniti massaggi meravigliosi che, fatti da mani esperte, ci hanno regalato un relax indimenticabile. E io mi chiedevo in continuazione…. ‘Io pensavo che qui dovesse venire solo un pubblico ageè, per curare malanni articolari, e invece mi ritrovo in un posto dove lasciar andare le proprie tensioni di tutti i tipi, coccolarsi, farsi massaggiare, chiudere gli occhi e farsi abbracciare dall’acqua tiepida, respirare salute nella stanza rosa del sale, passeggiare sotto le docce emozionali, colorate e profumate, restare a chiacchierare o in silenzio nella bellissima sauna’…. insomma è un luogo speciale che io consiglio a tutti, giovani e meno giovani, per farsi un regalo davvero unico.

Pranzo leggero e raffinato nel ristorante sulla piscina e alle tre tutti insieme alla Trattoria Ballotta dove ci aspettavano Cristina e Fabio, con i fuochi della loco cucina a disposizione tutti per noi.

collage1 collage2 collage4 E li sono iniziate le danze. Abbiamo preparato i nostri piatti che sarebbero stati assaggiati alle 19 dai severi giudici Fausto Arrighi (direttore emerito della Guida Michelin), Marco Colognese (della guida L’Espresso), Daniele Gaudioso (del Gambero Rosso), Lamberto Mazzotti (direttore di Gustando) e cioè (elenco preso in prestito da Acqua&Menta):

  • (Cinzia e Francesca) mieli, salsa agli agrumi e gelatina di cabernet per accompagnare i formaggi e salumi del Veneto;
  • (Anna e Solema): fiori di zucca ripieni di mozzarella e acciughe in pittula,  con marmellata di cipolle di tropea;
  • (Antonella E. e Aurelia): Pappardelle Con Faraona All’uva
  • (Pensacuoca e Fotomangio): crostatina “Tollerante” con fichi e lemon curd
  • (Antonella M. e Aurora): cantucci all’olio evo con fiocchi di sale

A questo punto le nostre ricette sono state preparate ed inserite nel menu ufficiale del ristorante per tutti gli ospiti che sono giunti verso le 20.

La ricetta vincitrice è stata quella di Antonella e Aurora, I cantucci all’olio extravergine di oliva con fiocchi di sale serviti con vinsanto. Gli ospiti hanno molto apprezzato e noi ci siamo davvero divertiti….

Incredibile serata, bellissima esperienza….

Seguirà la seconda parte, perchè ora è un pò tardi----

Alla prossima…

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