23 gennaio 2014

L’olio e i dolci tesori nascosti di Bitonto

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Lascio ancora una volta che siano i sapori della mia Puglia a parlare per me. E’ stato un salto, ma davvero un salto di mezza giornata, in questa città conosciuta bene di nome, ma mai visitata abbastanza. E ho scoperto ancora quanta bellezza la mia regione può regalare. E soprattutto quanta laboriosità e fantasia può generare tanta bontà.

Siamo figli di una terra generosa, baciata davvero dal sole. E la sua luce la avverte colui che mette piede per la prima volta qui, in mezzo agli ulivi e alla terra scura. E noi la ritroviamo al ritorno da altri posti e ce ne stupiamo sempre.bit2

Sono stata invitata a partecipare all’ultima tappa del Girolio, splendida iniziativa dell’Associazione Città dell’Olio, che ha toccato terre d’Italia ricche di ulivi e di mani che  raccolgono e producono questo dono prezioso che è l’olio extravergine di oliva. Data un pò scomoda, proprio sotto Natale che mi ha permesso di organizzare al volo solo un salto per un giorno. Ma è stato intenso e ricco di nuove conoscenze e di cose belle da vedere e imparare.

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Certo l’inizio è stato dolcissimo. Incontro le altre foodblogger partecipanti (Patty, Benedetta e Cristiana) in un posto ideale per noi amanti golosone del cibo. Una ‘capatina’ al laboratorio di pasticceria artigianale Boccabò di Amedeo e Mariella Savoni, dove io arrivo in ritardo e baldanzosa, sicura delle mie certezze pugliesi, del fatto che quasi quasi vi parlo io delle nostre specialità. E a chiudermi la bocca (in tutti i sensi) trovo delle prelibatezze a me sconosciute, i boconotti di ricotta e pasta sfoglia sottilissima e i cannoli di pasta di cartellate e crema, ma buoooone, così buone che c’era da emozionarsi per davvero. E poi scopriremo andando in giro per la città che questo laboratorio è il più famoso e tutti tutti quanti si servono da loro e serve un largo anticipo per prenotare i loro vassoi pieni di dolci.

E così continua la nostra passeggiata alla scoperta di antichi forni, che  sfornano focacce ricche di patate e olio,  pane bollito e poi cotto, e dolci strepitosi.

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E ad ogni angolo è la città stessa che ci stupisce, regalandoci scorci affascinanti. E la nostra guida preparatissima Chiara Cannito ci racconta la sua storia.

E tra viuzze e archi magici, piazze lastricate ancora di chianche,  una lezione di orecchiette tenuta a casa sua dalla mitica suocera di Chiara, e una lezione di fotografia analogica del cognato di Chiara, si è conclusa la mattinata a Bitonto, fino ad un break tipico a base di purè di fave bianche e cicorie, friselle al pomodoro e i cannoli alla crema di Boccabò (gnammmm).

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Nel pomeriggio siamo andati a visitare un’azienda particolarissima. Il Feudo della Verità, della famiglia Delorusso, è un’azienda che produce e trasforma sia olive, che mandorle e ciliege, gestita dalla giovane e in gamba  Francesca Delorusso, brava padrona di casa che ci ha fatto da guida.

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Qui abbiamo brindato con l’olio nuovo e non abbiamo potuto resistere alla tentazione di assaggiare le mandorle zuccherate ancora calde, che loro producono e vendono anche online.

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Tante le cose da fare, assaggiare e vedere in questa bella città. Tante le sorprese riservate a me che sono pur  pugliese.

Ed è arrivata in fretta la sera.

Che vita fantastica quella delle foodblogger!

E che cose uniche organizza l’Associazione Nazionale Città dell’Olio!!!

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16 gennaio 2014

Già in Puglia, terra e mare abbracciati. Le mie pappardelle Cime di rape e cozze.

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Dicevo a tutti che ero astemia. Ma intendevo che non bevo quasi per niente vino e alcolici. Assaggio, pilucco. Ma apprezzo.  E arrossisco nello scoprire che, pur non essendo assolutamente un’esperta, il primo sorso di vino, assaporato quasi a labbra strette, ad occhi chiusi, mi emoziona. Sempre. E dopo qualche sorso, mi fermo. E la mia emozione resta li, impressa, su quel sapore unico e quello che ha lasciato in me.
Poco tempo fa sono stata invitata a partecipare ad una bella iniziativa. Abbinare un piatto di mia invenzione ad un vino. Mi dico ‘ma io cosa ne capirò mai di vini?’. Ma poi, dopo giorni e giorni in cui cerco di immaginarmi i vari abbinamenti capisco che, per ‘creare’ o immaginare un piatto da abbinare, l’unico modo è … assaggiare e catturare subito il primo desiderio di ciò che vorresti mangiare subito dopo.

Oggi avevo voglia di assaggiare il Già Rosso. Combaciava con il mio umore. Fuori c’era freddo, e sulla tavola una grande spesa. Tutta roba invitante. Verdure fresche della terra mia, la Puglia, pesce e frutti del nostro mare, spezie, pasta di diversi tipi. Insomma ero pronta per cominciare.
Apro la bottiglia con il mio cavatappi portafortuna. Annuso il tappo e già mi colpisce il profumo, intenso e persistente. Lo verso nel mio bicchiere preferito, osservo il suo meraviglioso colore rosso rubino con riflessi violetti. Aspetto un pò. E lo assaggio. Il bouquet è fruttato, intenso. Il sapore è secco e vellutato. Decisamente affascinante. Mi fa pensare alla terra, forte e rassicurante. E al mare che mi affascina da sempre. E mi dico, ecco, creerò un abbraccio di mare e terra, e questo vino sarà la loro carezza.
Pappardelle Cime di rapa e cozze, al profumo di pepe nero intenso.
(per due persone)
- 500 g di cime di rapa
- 250 g di cozze già sgusciate, con la loro acqua
- 3 spicchi d’aglio
- 200 g di pappardelle
- 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
- pepe nero macinato fresco

Mettere l’acqua in una pentola alta e portare ad ebollizione.
In una padella versare i due cucchiai di olio e gli spicchi d’aglio sbucciati e schiacciati. Far rosolare leggermente e poi versare le cozze con la loro acqua. far cuocere finchè le cozze saranno cotte e l’acqua si sarà ridotta almeno della metà. Spegnere la fiamma.
Nel frattempo lavare le cime di rapa ed eliminare le foglie dure. Salare leggermente l’acqua che bolle e versare la verdura. Cuocere per circa 5 minuti, e con una schiumarola tirarle fuori dall’acqua. Attenzione non devono disfarsi. Versarle nelle cozze e coprire.
Nella stessa acqua cuocere velocemente le pappardelle. Tirarle al dente e versarle nella padella con le cime di rapa e le cozze. Far insaporire il tutto a fiamma media e cospargerle di abbondante pepe, macinato al momento.
Aggiungere un filo d’olio extravergine di oliva e servire, avendo cura di guarnire con le cozze in bella vista.
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14 gennaio 2014

Col CAVOLO mi metto a dieta!

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Io mi amo.

E così cominciava tutta una serie di scuse, giustificazioni per non iniziare una dieta vera e propria perchè, ammettiamolo, noi siamo grandi peccatori e il nostro più grande peccato è la gola. Ebbè è vero! Ma la cosa bella è che lo siamo tutti. Hai voglia a dire che ‘mangiare’ è così volgaaaare.  La voglia di socializzare si alimenta con cose semplici, comuni e buonissime. Basta dire a qualsiasi ora, della notte, del giorno, ‘mettiamo su l’acqua per due spaghetti?’ che è subito allegria. E nessuno dice mai di no. Mai.  E così si condividono spaghetti e sensi di colpa, che però scompaiono immediatamente, grazie al noto ‘avere amico al duol’.

Ma poi il duol arriva, ti senti un pò appesantita, hai voglia a dire che è bello essere morbida, e che se si è secche, ci si sbatte contro e ti fai male.’! Se quando sali le scale hai un pochino pochino di fiatone, o se i 7 km cominci a farli in 1 ora anzichè in 40 minuti, o se eviti di ballare perchè ti stanchi… allora mi sa che è ora di riprendere la dieta. O meglio, cominci a mangiare più verdura, meno carboidrati, meno grassi, e soprattutto cominci a ridurre le porzioni.

E’ inutile che ci illudiamo. Bisogna darsi una regolata. E allora? allora da oggi….

COL CAVOLO MI METTO A DIETA.

E soprattutto con quello che amo di più. Il cavolo romanesco, stufato a modo mio. Volete sapere come si fa?

Cavolo romanesco stufato

Mettere il cavolo in un tegame alto che possa contenerlo tutto (magari a cimette o intero come l’ho cucinato io oggi, dopo averlo lavato accuratamente), e condirlo con aglio, prezzemolo, pepe nero, qualche pomodorino, sale, olio extravergine di oliva e tre dita d’acqua. Coprire e mettere a cuocere su fiamma media. Quando è quasi cotto, versarvi su una manciata di formaggio piccante e ancora pepe. (Se siete a dieta strettissimissima, evitate il formaggio, però se ne mettete poco non morite ma è più buono eh?!?!?)

Tutto qui? Si. E non ne mangiate un chilo, se no non avete fatto niente.

Buon appetito.

E voi che fate?Aavete deciso di unirvi a questa compagnia di future ‘sinuètt’ come dice la mia mitica mamma?

Massììì che ci amiamo lo stesso!!!

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6 gennaio 2014

‘Col rizz’ con uova e formaggio

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Ma si che ve lo racconto. Perchè la vita è fatta di tante cose, è proprio questo il gioco dei mille colori che poi messi tutti insieme da il bianco, il colore più bello che ci sia, il colore della luce. E di tutto quello che fa vibrare l’anima, io cerco di parlarne. E così parlo delle mie allegrie, dei miei entusiasmi, dei miei desideri, ma anche delle mie malinconie che spesso salgono dal mio cuore e mi avvolgono come un abbraccio struggente.

Ho sempre avuto nella mia vita una mano che mi ha guidato, un dito che ha indicato non solo la strada ma anche le cose belle da vedere. E le cose buone da raccogliere. E così ho conosciuto i sapori delle verdure più selvatiche, dai nomi strani o bellissimi. Ho raccolto sivoni e cicorielle, cristalli e sfrigoli, purchiazz e erbe profumate. E quando si tornava a casa si cucinava tutto in mille modi. E si raccontavano storie del tempo della guerra, quando non c’era da mangiare ed era difficile perfino trovare erbe nella terra, per la fame che portava tutti a raccogliere e assaporare tutto il commestibile. Oppure si inventava semplicemente una ricetta per il gusto di creare una cosa nostra. E mamma non ci dava ‘soddisfazione’ e non assaggiava nulla di quello che preparavamo noi, e ci definiva ‘pistrigghius’, ‘pasticcioni’, che non rispettavamo la tradizione e ci avventuravamo in improbabili accostamenti gastronomici di cui noi solo potevamo godere. E così spesso capitava che arrivavano telefonate del tipo ‘Ninetta, vieni a mangiare qui che ho trovato i col rizz. Vieni che ne ho preso due chili e tua madre non ne vuole proprio. Dai vieni che te li faccio trovare pronti’. E così quando arrivavo, con lo sguardo complice decidevamo di ignorare le altre cose preparate per pranzo e ci fiondavamo io e lui su questo piatto antico e semplice, dal sapore forte e buono da impazzire, e ne godevamo insieme, rimpinzandoci a scoppiare, e ridendo delle diete che avremmo dovuto fare, e dicendo ‘ma come si fa a fare la dieta eh papà, con queste cose buone che sappiamo preparare eh?’ . E così tante tante volte, mi chiamava per dire che aveva preparato i cornaletti con il finocchio, l’insalatina di ravanelli e pepe, l’olio santo da aggiungere ai legumi, i minestroni ricchissimi di tutto, le verdure cotte ma da mangiare non solo con l’olio che non sapevano di niente, ma da far saltare in padella con aglio, peperoncino e formaggio. E sapori meravigliosi, risate e baci e abbracci, mi facevano sentire regina.

Qualche giorno fa ho trovato dal fruttivendolo i ‘col rizz’, dopo tanto tempo. Li ho guardati, mi guardavano, freschi e verdi, sapendo quello che rappresentavano per me. HO accettato la sfida. Mi son detta ‘vabbè, ci provo’. Ci ho provato, li ho preparati proprio come li facevi tu papà. E godendo del loro sapore, tra le lacrime che scendevano giù da sole, e sorridendo delle nostre risate che avevo davanti agli occhi, ne ho mangiato fino a scoppiare. E tu eri li con me. In quel piatto, in quel sapore, in quel miscuglio di sapori che mi hanno riportato a te, in maniera forte e prepotente.  Vabbè… è andata così. Volevo raccontarla e l’ho raccontata.

Ora vi do la ricetta va….

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‘Col rizz’ con uova e formaggio. (English version below)

- un mazzo di ‘col rizz’ (una specie di cavolo riccio, vedete la foto)

- 3 cucchiai di olio extravergine di oliva

- 2 spicchi d’aglio

- un uovo

- 3 cucchiai di parmigiano o di rodez (o pecorino)

Lavare la verdura e privarla della parte dura del gambo. Lessarla in acqua bollente salata. Scolarla e conservare un pò di acqua di cottura.

In una padella versare l’olio e l’aglio e far riscaldare. Aggiungere la verdura e far insaporire. Aggiungere l’uovo e il formaggio e amalgamare, aggiungendo se necessario un pò di acqua di cottura, fino a quando si forma una crema morbida. Se gradite aggiungere anche un pò di pepe macinato.

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'’Curly kale’ with eggs and cheese

- 1 kg curly kale (see the photo)

- 3 tablespoons extra virgin olive oil

- 2 cloves of garlic

- 1 egg

- 3 tablespoons Parmesan or pecorino cheese 

Wash the vegetables and deprive it of the hard part of the stem. Boil it in salted boiling water. Drain and keep a little of the cooking water.

In a pan pour the oil and garlic and warm up. Add the vegetables and cook. Add the egg and cheese and mix, adding a little water if necessary cooking until it forms a smooth paste. If you like to add a bit of ground pepper.

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1 gennaio 2014

Buon 2014

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‘Benvenuti cari ospiti, benvenuti nella nostra casa. Siete stupiti di trovare una tavola apparecchiata solo con una tovaglia e senza piatti o posate o bicchieri, vero? Siete qui per la nostra cena di fine anno e non c’è niente sulla tavola. Ma in realtà su questa tovaglia bianca e nera c’è tutto l’anno appena passato. Con tutti i suoi problemi, le notizie cattive, le cose andate male, che rendono pesante e in bianco e nero la nostra anima e il nostro cuore. E quindi vi dico che non si può iniziare così il nuovo anno. In ciascuno di noi, questa sera, albergano speranze e progetti per il futuro, schiacciati dal pessimismo del noncelafaròmai, o del nonpuòsuccedere. Quindi nero su nero non porteranno niente di buono. Ed è per questo che io vi chiedo di iniziare a mettere qui, in tavola, i colori dei vostri sogni. Vi dono tutti i colori del mondo, racchiusi in cento pennarelli, e nastri colorati per ciascuno di voi. Per iniziare cominciate a colorare la tavola. Poi, a mezzanotte, scriverete sul nastro del colore che sceglierete, i vostri desideri e li legheremo sull’albero più alto che abbiamo qui. Sventoleranno per tutto l’anno, come piccole bandiere tibetane, per farle volare al vento, sempre più in alto, e il prossimo anno ci ritroveremo ancora qui, per vedere cosa realmente si è realizzato. E ora si comincia’

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Così ho accolto i miei ospiti ieri a cena, e per tutta la serata, mangiando cose buone, ridendo tra e di noi, tutti, tutti hanno continuamente colorato la tovaglia. A tutti noi hanno sempre vietato di scrivere sulla tavola, e ieri sera sembravamo tanti bambini che finalmente potevano realizzare un sogno sempre desiderato. E piano piano tutto intorno sono comparsi i colori. E a mezzanotte tra i fuochi benauguranti e le bollicine dello spumante, abbiamo davvero legato alla fune i nostri nastri…. aspettando tutti insieme il nostro futuro.

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Buon 2014 a tutti…. e aprite i cassetti per realizzare i vostri sogni!!!!

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