28 dicembre 2012

Ricominciamo dall’inizio

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Scusate il silenzio. Ero a corto di parole, forse anche di sentimenti. Ho trattenuto il fiato, passeggiando in mezzo a fiumi di panettoni, di dolci strepitosi che altri hanno preparato e mostrato sul web, ho ascoltato i mille canti di auguri, e finalmente è arrivato il giorno di Santo Stefano. Quest’anno è andata così e ci sono cose contro cui la ragione nulla può. Deve soccombere allo strano accomodarsi di un’anima che non riesce a volare.

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Anche l’albero ha dovuto lottare contro la mia indifferenza per farsi aprire i rami. Ho preso dal garage lo scatolone che è rimasto li diversi giorni a stazionare nel salotto, finchè una sera, tardi, molto tardi, ho deciso che forse era il caso di montare un pò di spirito natalizio. Ho agganciato tutti i rami  e li sono rimasti per altri tre giorni, chiusi, senza luci e con le palle a terra, in attesa. Un giorno son tornata e ho trovato i rami aperti e sistemati, speranzosi. Mio figlio ha deciso che era ora di dare un suggerimento. E così ho deciso di riempirlo di luci, ma piano, una serie al giorno. Ma nonostante le quasi 2000 lucine, restava sempre poco luminoso. E così ho appeso delle palle rosse, e delle stelle d’argento, ma solo con un enorme sforzo siamo riusciti a riconoscere in lui lo spirito del Natale. Poverino. Si è sforzato, ha brillato, si è retto dritto e orgoglioso nel suo ruolo più importante, ogni tanto rifletteva anche la luce del sole, e alla fine l’ho accettato per rispetto. 

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Il presepe. Se deve essere un’idea di povertà, bè in quello ci sono riuscita. La Madonna, San Giuseppe, il Bambinello, con i re Magi, stanchi di tutti questi ripetuti viaggi, e le tre pecorelle con il pastore, hanno riposato su un tappeto di sacco, povero e per me importante. Come capanna la corteccia che mi ha regalato un albero secco della campagna del trullo. Poche luci e molte candele.

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Ecco, le candele hanno riscaldato il mio Natale. Tante, sempre accese, ovunque, per regalare luce e profumi. Anche sulla tavola del pranzo ce n’erano tante. E mi è piaciuto preparare un antipasto insolito, fatto di pane (alla cipolla, integrale, di semola) e formaggio e cose dolci da abbinare. C’era sempre qualcosa di dolce che accompagnava. Le confetture con le riduzioni di vini diversi per i formaggi, la ricotta lavorata e coperta di miele profumato, la caponata preparata con i mirtilli secchi al posto dell’uvetta, la melagrana dolcissima che aiutava l’insalata di sola rucola, ecc….

 

E questo il mio Natale.

E ora pensiamo ad iniziare un nuovo anno che spero migliore di quello appena concluso. E mi piace pensare a fissare i primi progetti per riuscire a guardare un pò più in là e fissare una data, una meta verso la quale dirigermi. Tenendomi strette accanto a me le mie certezze. I miei amori, la mia famiglia, le mie passioni, la mia voglia di scrivere, di condividere; i miei amici, le mille e mille strade incrociate da cui guardare nuovi orizzonti; i tanti viaggi che voglio fare; i mille libri che voglio leggere, soprattutto i libri di poesie che ho ricevuto grazie allo swap che quest’anno ha ancora regalato emozioni; e i libri che voglio scrivere; e le parole che, spero, ho ancora voglia di regalare.

Ricominciamo da qui.

Buoni progetti e Sereno Anno Nuovo a tutti voi

buona fortuna

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13 dicembre 2012

Angel Cake

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Siamo in una bolla. Che però non scoppia. Perchè contenuta in altre bolle dure a scoppiare anche loro. Le bolle sono le false convinzioni. La vita è vita solo se piena di progetti e sogni da realizzare, perchè è nella natura umana sognare. Ma qualcosa ci tiene paralizzati, fermi nello stesso posto e ci convince dell’impossibiilità di un cambiamento. La peggiore convinzione è che ‘non ce la farò mai’, la seconda ‘a chi vuoi che importi’, la terza ‘è troppo tardi, sono vecchio’, la quarta ‘e se succede qualcosa?’, la quinta ‘che dirà la gente?’, la sesta ‘ma in fondo chi me lo fa fare?’…. e così via.

E così vedi sfumare  le occasioni, i treni che passano per sempre, gli altri che invece si buttano, saluti chi decide di andar via e scrollarsi la polvere, ma, soprattutto vedi consumarsi  il tempo. E si, perchè è solo quello che ti frega. Perchè i sogni restano ma lui non torna più.

Mi direte, ‘vuoi fare la saggia con noi e dispensi buoni consigli mattutini?’, no no, mi sto guardando e sto parlando a me stessa e a chi, come me, rimanda e rimanda….

Quindi stamattina, svegliamoci un pò…. Rimettiamo in moto le buone intenzioni, magari limitiamole al possibile, doccia, trucco, sorriso e pronti per partire. Fuori dalla porta la vita ci aspetta. Siamo o non siamo guerriere?

Oggi vi suggerisco questo dolce leggero leggero fatto solo con albumi e senza tuorli. Per chi volesse illudersi che basta questo per dimagrire senza rinunciare al piacere. Come nelle migliori pubblicità di dolcificanti.

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Angel Food Cake

180 g di farina 00

un pizzico di sale

12 albumi a temperatura ambiente

1 cucchiaino di cremor tartaro

240 g di zucchero

1 bacca di vaniglia

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Accendete il forno a 180° statico. Separare gli albumi dai tuorli (che utilizzerete per altre preparazioni o surgelerete in un contenitore per ghiaccio) Versare gli albumi in una planetaria con la frusta e cominciate a montarli a neve. Aggiungete poco per volta prima il cremor tartaro, poi lo zucchero, i semi della bacca di vaniglia e continuare a lavorare finchè si arriva alla consistenza di neve fermissima (sollevando la frusta formerà dei picchi immobili).

Setacciare piano piano la farina e inglobarla negli albumi con una spatola, con un movimento dall’alto verso il basso, cercando di non smontare la neve. Foderare lo stampo da Angel Cake con carta da forno (anche il buco centrale e la base!) e con molta delicatezza versare l’impasto, scuotendo di tanto in tanto per non far formare le bolle. Infornare per circa 40 minuti. Controllate la cottura con uno stecchino di legno (quello per fare gli spiedini). Sfornate, capovolgete su una gratella e lasciate che si stacchi da solo. Far raffreddare. Prima di servire spolverizzatelo con abbondante zucchero a velo o cono strato sottilissimo di panna e accompagnarlo con coulis di frutti a piacere o sciroppi fatti con acqua, zucchero e liquore preferito.

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10 dicembre 2012

Cous cous dolce alle spezie di Natale

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C’era una volta una principessa….. Essa aveva tante virtù. Era bella, allegra, piena di vita e di entusiamo per tutte le cose belle, amava parlare e parlare, circondarsi di cose profumate, preparare piatti prelibati, per i quali svolgeva luuuuuuunghissime ricerche e, soprattutto, amava condividere con grande generosità, tutto quello che imparava. Ogni volta che scovava una ricetta particolare la trascriveva sul suo grande quaderno e la conservava per i momenti speciali. E fu così che un giorno decise che aveva già raccolto abbastanza spunti per poter organizzare una cena sontuosa in occasione del Natale,  a cui invitare i suoi amici più cari. E fu così che un bel giorno i suoi amici ricevettero una missiva in cui si annunciava per la tal sera e per il tal luogo (la sua dimora) una cena, a cui solo pochi eletti avrebbero partecipato. Solo coloro che tra le liste della sua vita erano annoverati come ‘amici veri’ (come spesso accade nelle liste di tutti noi) e assolutamente nessuno che appartenesse alle liste ‘amici occasionali’, ‘amici che vogliono diventare per forza amici’, ‘amici che vogliono essere invitati per forza’…. ecc……

E fu così che il giorno stabilito gli invitati giunsero alla sua porta. Ad accoglierli c’erano la principessa e il suo principe, vestiti con abiti luccicanti. E grande fu lo stupore degli invitati quando, entrando, attraverso le luci soffuse, poterono godere della vista di un luogo magico.

All’ingresso c’erano abiti sontuosi, gioielli e profumi a disposizione di coloro che volevano indossarli. Un angolo colmo di spezie rare ai piedi di un Budda dorato, con cartelli che contenevano indicazioni sulle proprietà delle spezie stesse e su come utilizzarle. Ed erano le spezie che avrebbero assaggiato nei loro piatti quella sera. Un angolo con candele colorate e piatti colmi di fiori, che circondavano una grande teiera con del caldo Karkadè di benvenuto per gli ospiti. E tutto intorno candele, candelieri, tappeti e cuscini e musica suadente. E sulla splendida tavola piatti colorati, caldi e profumati cominciarono a deliziare i sensi degli ospiti. Zuppa di ceci con coriandolo e limone, zuppa di mele con composte di ananas, kiwi, cipolle e fichi d’india, tenero pollo al curry, e pane azzimo e tanti altri tipi di pane per prendere dal piatto questi cibi meravigliosi.

E, a seguire, tra i tanti dolci preparati, gli ospiti furono stupiti da datteri al cioccolato, torte antiche di spezie, creme al latte al profumo di rosa e cous cous speziato.

E la magia durò per tutta la notte……

E il bello di questa favola è che è VERA e che la principessa (principessa Caterina) è amica mia, e io, grazie a lei, vivo sempre queste favole.

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Cous cous alle spezie di Natale

(x 5-6 persone)

- 400 g di cous cous precotto

- 2 melograni

- buccia grattugiata di 1 arancia biologica

- 2 gherigli di noci tritati grossolanamente

- 2 cucchiai di uva passa (da ammollare in acqua tiepida)

- 150 g di miele di castagno

- frutta disidratata a piacere

- 20 g di burro

- mezzo cucchiaino di cannella in polvere

- cioccolato al peperoncino a pezzetti

Seguire le istruzioni per preparare il couscous precotto, quini versarlo in un’insalatiera e con una forchetta lavorare bene i grani x separarli. Versare il burro morbido e amalgamarlo ben bene, aggiungendo il miele, le noci, l’uvetta, la buccia dell’arancia, i chicchi di melagrana.

Amalgamare bene il tutto e continuare ad aggiungere la cannella.  Prima di servire come ultimo ingrediente aggiungere il cioccolato al peperoncino a scaglie. IN due ciotole preparare la frutta disidratata che ciascun commensale a proprio piacere potrà aggiungere.

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6 dicembre 2012

Le cartellate – Natale 2012

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Iniziano le danze di Natale. Perchè è giusto che si onorino le feste. Perchè è giusto scandire la propria vita con scadenze precise, con i riti che regalano certezze, lungo la linea del nostro tempo. La mia mamma si vanta del fatto che ‘non ci ha mai privato della gioia delle feste’. Ed è vero. Ad ogni Epifania c’erano sempre regali bellissimi, proprio quelli che volevano noi, si si, proprio quelli li (ma come faceva la Befana a sapere esattamente dove comprarli?), e ad ogni Carnevale si andava (per forza) a vedere la sfilata dei carri a Putignano, con tanto di busta di coriandoli e trombetta. A Pasqua si andava a vedere (per forza) la processione dei Misteri e di Cristo Casaboli. Così come c’era rigorosamente l’uovo di Pasqua e l’aria di rinascita e di festa che seguiva l’aria della contrizione e della passione di Cristo. E seguivano ‘la villeggiatura’ d’estate, e il rito della visita ai Defunti (per forza) il 1 novembre, perchè il due tutto doveva essere già a posto (fiori e pulizia) per chi passava di li e non doveva dire che c’erano morti dimenticati. E poi iniziava la danza festosa del Santo Natale. Con l’incontro delle famiglie per preparare i dolci. Chili di Cartellate profumate di vincotto, miele caldo e gelatina di melecotogne. E grida e giochi di bambini che saltellano qua e la… E io voglio ritrovare tutto questo. Non voglio lasciarlo andare indietro nel tempo e dimenticare. Ed è per questo che con la mia fantastica mamma abbiamo già preparato le cartellate del Santo Natale, girando nostalgicamente la manovella della macchinetta della pasta, che per tanti anni è stata compito del mio papà. E tra vuoti al cuore e sguardi al futuro, abbiamo trascorso un pò di tempo coccolandoci e pensando di coccolare chi mangerà con noi. E venerdi prossimo organizzo un incontro vecchio stampo con le mie amiche ( non si sa mai QUALCUNO volesse copiare l’idea as usual), con cena tradizionale con i nostri uomini (a botta di baccalà fritto, cime di rapa, calzoni di cipolle e pettole cresciute)…. ma di questo vi aggiornerò a tempo debito.

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Le Cartellate


- 1 kg di farina
- 200 g. di olio di oliva
- vino bianco per impastare
- 1 l di olio di semi per friggere
- un pizzico di sale
- 1/2 di vincotto di fichi (o in alternativa un barattolino di miele)
- un cucchiaino di zucchero
- cannella


per le istruzioni seguire questo link http://www.annathenice.com/2008/12/le-cartellate.html 

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1 dicembre 2012

‘Il dono del tempo’ – Il nuovo swap di Natale 2012

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Fra pochi giorni è Natale. Quest’anno tutto va a rilento. Sembra non esserci tempo per concentrarsi su qualcosa di bello, perchè di pensieri non proprio felici ce ne sono tanti. Questo strano tepore nell’aria, che non ci sembra promettere niente di buono, non è aria di festa. Questa malinconia che ormai ci impregna di sfiducia nel futuro e ci toglie le forze anche solo per rimboccarci le maniche. Anche solo per capire quale nuova strada imboccare. Non riusciamo a vederle nemmeno le nuove strade. E mi sembra che rimaniamo fermi, incapaci di fare un passo.
Siamo fermi nel presente.
Ieri sera una mia amica, a proposito di props, quelle cosine vecchissime e arrugginite che rendono tanto belle le nostre foto, mi diceva ‘tutto ciò che è passato mi inorridisce’. E capisco che  può essere così. Io non amo guardare al passato come rifugio di un tempo dove ‘era tutto meglio’, ma solo come un cammino già fatto che mi ha regalato la forza per essere quella che sono ora, ma anche a botta di sofferenze. E ho sempre voglia di guardare al cammino che voglio ancora fare. E ho fatto mie da tempo le parole del mio poeta preferito, Costantinos Kavafis, a4
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

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Ed io voglio riempire il mio viaggio di tutto questo, cercando madreperle e i profumi più inebrianti nei porti dove mi fermerò, mantenendo alto il mio pensiero. E tutto questo io lo trovo nelle parole e negli occhi della gente che incontro che mi riempiono il cuore e mi ricaricano di energia.
 
Parole già scritte da tempo, parole ancora da scrivere nel tempo che verrà, profumi che emozionano in un attimo, sapori che riscaldano i nostri momenti e un progetto che sarà vita. E su queste parole costruiamo il nostro swap di Natale
 
Anche quest’anno metteremo in una busta quelle cose che porteranno un pò di noi nella vita di un altra persona. Tesseremo fili sottili che uniranno forse nuove amicizie. Regaleremo il nostro tempo nel cercare un dono per qualcuno. Aspetteremo con ansia di bambino il postino che suonerà per noi. E con gioia scopriremo i pensieri lontani incartati da mani sconosciute. 

 
 
 
 
 

 

 

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Chi può partecipare?
TUTTI, blogger e no blogger

Quando scade?
Mezzanotte del  10 dicembre, lo so che è prestissimo, ma la mia mente e il mio cuore quest’anno sono stati chiusi al mondo. Ora ci sono.

Come partecipare?
Mettere in una busta: 

1) un libro di poesie, perchè la poesia ti trafigge all’improvviso il cuore. Perchè porta con se parole pure, che nascono da menti e cuori sensibili e sanno farsi largo anche negli animi più spinosi, se solo si aprono per ascoltare… E perchè se le fai entrare nella tua vita ti faranno compagnia per sempre.
2) un quaderno con pagine vuote, tutte da riempire. Di buone intenzioni, di progetti di vita da realizzare, di amarezze per lasciarle li, di ricette da preparare, di titoli di libri prestati per non perderli per sempre, di schizzi per i momenti nevrotici, di numeri di telefono da chiamare, di frasi che vorremmo scrivere a qualcuno ma non abbiamo il coraggio di farlo, di foto da appiccicare, come una volta……. (può essere anche un’agenda o un quaderno semplice e bello)
3) un profumo da inserire nelle pagine, per accompagnare con i sensi il pensiero. Un petalo di rosa profumata, schiacciato tra le pagine, come si faceva una volta. Un semplice foglietto di carta su cui abbiamo spruzzato un profumo che parla di noi. Qualche grano di spezia (anice, cannella, chiodo di garofano, pepe ecc….).
4) una  bustina di thè o di tisana profumata, per preparare la bevanda che ci scalderà il cuore quando leggeremo la prima poesia del libro donato o scriveremo la prima parola sul quaderno del futuro.
5) una bustina di semi di fiori, da piantare subito e che a primavera porteranno colori e vita.
Aspettare il nome della persona abbinata e poi spedire il tutto con ‘Piego di libro’ (*)
Cos’altro fare?
- Sotto questo post scrivete un commento per farmi sapere che volete partecipare.
-  Inviatemi una mail (annagentiledg@yahoo.it) con il vostro recapito (Nome, Cognome, Indirizzo).  
- Se siete blogger, mettete sul vostro blog la foto dello swap e il link a questo post e se volete potete parlarne affinchè con il passaparola si possano intrecciare più fili possibile.
Seguirà il sorteggio per abbinare casualmente i nomi che si dovranno scambiare i doni.
FORZA, CHE INIZINO LE DANZE! swap il dono del tempo
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26 novembre 2012

I buoni propositi del mattino

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Stamattina sveglia alle 5. E’ giorno di partenza. Valigie per chi parte, sparse davanti alla porta, pronte per prendere il volo. Caos da lunedi alle spalle. C’è chi parte in gita, a Praga, e lo prego di portare il mio cuore li, perchè vorrei andarci io, ma sono felice per la bellezza che vedrà e perchè aggiungerà anche questo momento di magica allegria vissuto con i compagni di scuola al suo album dei ricordi del liceo. C’è una valigia che parte per l’università, con il cambio pulito e il programma della settimana di studio. E anche li sono felice per questo momento che diventa ogni giorno un mattone verso il proprio futuro. E l’altra valigia che parte verso il lavoro di quest’altra settimana che si prevede ricca di spostamenti e cose importanti da fare.
Insomma l’unica valigia a rimanere qui è la mia. Per ora. Ma già all’alba, quando il silenzio ancora riempie la casa, era pronto il mio elenco delle buone intenzioni. Non solo per la giornata. Ma anche per i giorni che verranno.
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Studiare i miei bellissimi libri di cucina che mi portano in giro per il mondo a sognare sapori lontani e profumi di spezie da proporre per i giorni di festa che si avvicinano. Per chi si siederà alla mia tavola e per chi mi inviterà alla sua. Certo a volte mi perdo nelle mille ricette che vorrei realizzare. Le riporto sul mio quaderno, le segno con un post it, traduco quelle straniere, correggo già mentre leggo le dosi e aggiungo spezie. Insomma è sempre un’avventura che mi affascina.
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E bevo un caffè, il primo e il secondo, che il primo non fa subito effetto. Con calma, riflettendo sulle luci che già si affacciano al nuovo giorno. In compagnia di fiori che ho colto per qualcuno… e che stanno li come un legame sottile di parole, che dicono ‘ti penso sempre’. Con un dolcetto  buono che sa già di Natale, che ho preparato e la cui ricetta potrete trovarla qui. E intanto continuo a svegliarmi.

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E mi appunto cose rimandate da tempo che devo fare. Provare chiavi dimenticate per vedere se aprono ancora le porte della mia vita. E documenti e fogli e fogli da controllare per far spazio al nuovo. E foto da sistemare per ricordare in ordine, prima che la memoria ci abbandoni e non potremo più raccontare le immagini della nostra vita, collocandole nel tempo giusto. E stamparle, si stampare foto, che se salta all’aria l’hard disc del pc perdo tutto il passato in un attimo. E accorciare le tende. E piantare semi per sperimentare l’orto nel balcone (come se non bastasse la campagna!)
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E aumentare anche il tempo della lettura. Ho aggiunto ancora e ancora altri libri alla pila di quelli desiderati e non vedo l’ora di cominciarli, tanto che li assaggerei contemporaneamente tutti. E film da vedere, da comprare per Natale. E da consigliare a chi mi chiede consiglio. E vorrei anche parlarne con ha letto gli stessi miei libri e chi ha visto i miei stessi film per condividere.
E magari portare anche a termine i libri che sto scrivendo e che sembrano non finire mai…..
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E rubare tempo al tempo. Per continuare a riempirlo di progetti e cose da fare. E di parole da condividere qui, con voi.
Buona giornata a chi passa di qui.
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22 novembre 2012

I giorni dell’olio nuovo

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Strano momento per scrivere un post. E’ notte fonda. Accanto a me un tovagliolo pieno di mandarini freschi appena presi dal cesto fuori dal balcone. Umidi di pioggia e di nebbia. Ma freschi al punto giusto. Mi siedo davanti al computer e guardo a tratti il video, facebook e fuori dalla finestra. Fuori tutto immerso nella nebbia. E compare come in una ripresa miope la luce dei lampioni, le case di fronte alla mia, le macchine ferme ad aspettare domani. Tutto è silenzio. E dovrei anche guardare e pensare in punta di piedi, perchè intorno a me e fuori, la gente dorme. Basterebbe parlare con voce normale per svegliare qualcuno, anche qui nel condominio, tanto silenzio c’è. Ma io stasera non ho sonno. Devo fare i conti con i miei pensieri, con i miei progetti, con la rabbia che mi viene ormai ogni giorno, ogni volta che leggo i giornali, che vedo la tv, che giro per le strade di questo paese (il mio) che sembra bello e perfettino e poi scopri ad ogni angolo, ben nascosto, e a volte pure mica tanto nascosto, dei rifiuti abbandonati da cervelli piccoli e mani pigre. E non raccolti da chi dovrebbe perchè distratto altrove da ben altri interessi. E mi sento sempre più delusa e a disagio qui …..

E poi penso anche allo spreco di tempo e di parole per capire la gente piccola. E al tempo e alle parole che invece da domani porteranno allegria a me e alla gente che incontrerò.

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E penso a quello che rende preziosa la mia vita. Le piccole gioie che sono solo mie e di chi scelgo di avere accanto a me per condividerle. Come questo olio nuovo, meraviglioso, che riesce a dare emozioni incredibili, quando lo assaggi, perchè in un istante ti riporta al profumo del giorno della raccolta, alle sere che verranno davanti al fuoco, che arrostirà bruschette semplici con il pomodoro ‘eterno’, e alle gare con gli amici per decretare se ‘è più buono il mio o il suo?’ che necessitano di continui assaggi di bruschette e altri piatti. E con questa scusa l’olio nuovo si assaggia su tutto, sul crostone con cicorielle di campo e fagioli cannellini, cotti senza altri odori, sulla semplice verdura lessa e un pezzo di pane fresco, su un pezzo di baccalà cotto a vapore e condito solo con olio e pepe.

Insomma questo è un sogno che continua.

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13 novembre 2012

Raccolta delle olive 2012 e il ‘panino della raccolta’

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Oggi tutto intorno a me è circondato dalla nebbia. Ormai sembra roba di altri luoghi e il freddo stenta ad arrivare. Eppure, come la natura, sento che un pò di freddo ci vuole. Non è normale tutto questo tepore (20° a metà novembre) che continua imperterrito da aprile. Nei campi c'è la raccolta delle olive e dai frantoi arriva un odore caldo e profumato di olio nuovo. Sembra l'inizio di un tema. E le sensazioni vissute qualche giorno fa sarebbero proprio da raccontare, ed è per questo che oggi sono qui: per condividere con voi la gioia di una giornata con tanto sole, tanti profumi e tante risate. Anche di tanta stanchezza in verità, perchè alla fine della giornata ero felice si, ma stanca, ma stancaaaa, che mi faceva male tutto, anche i capelli e, una volta ferma sul divano per 'cinque minuti di riposo', non son più riuscita a rialzarmi. E' vero che ho l'entusiasmo e la gioia di vivere di una bambina per queste occasioni che la vita mi offre, ma è anche vero che non sono particolarmente allenata per i lavori di campagna. Accarezzo sempre l'illusione di vivere in compagnia delle persone a me care la condivisione di questi 'eventi', come la raccolta delle olive o la preparazione della salsa di pomodoro, ma in maniera quasi inspiegabile, si accavallano sempre impegni proprio in quei giorni e così, a parte qualche amico di buona volontà che è apparso per un pò in campagna, sotto ad un paio di alberi, per il resto è stata una giornata vissuta a due. Comunque è stato bellissimo ... e aspetto l'anno prossimo per ripeterlo ancora (però meno male che passa un anno, così ho la possibilità di rimettermi in forze)

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La mattina si arriva canticchiando e si stendono le reti allegramente sotto gli alberi sulla terra che ora è verde di erba e profumata di umidità. E si cominciano a 'pettinare' i rami carichi di olive con dei rastrelli di plastica morbida che dolcemente staccano i frutti e li fanno cadere. Inizia una specie di balletto per evitare di muoversi maldestramente e schiacciare le olive, e così ci si ritrova come il gioco 'Twister' con le gambe incrociate e le braccia in posizione stretching verso dietro, in equilibrio precario, ma dura poco perchè o cadi, o schiacci le olive o vedi di cambiare posizione.
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Quando hai finito di raccogliere tutte le olive di un albero raccogli le reti come fanno i pescatori e, prima di versare i frutti nella cassetta cerchi di eliminare i rametti e le foglie verdi. Magari ogni tanto ti sdrai pure sulle olive per sentirne da vicino il profumo meraviglioso che si sprigiona (soprattutto se, grazie al peso, le schiacci!!!)... e così via di albero in albero si continua....

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Poi arriva il momento della pausa pranzo, ma non ci si può fermare per molto altrimenti 'il sangue si raffredda e non si riparte più', quindi 'allegr allegr' (se eliminate l'ultima lettera delle parole parlate meridionale, cit. Benvenuti al sud), 'velòc velòc' si mangia un panino (buonissimooooooo) e si ricomincia....

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  Poi verso l'ora del caffè si prepara la caffettiera gigante (che nel frattempo, verso la fine della giornata sono arrivati gli amici e la mamma che viene a giudicare l'operato e tu cerchi di catturarla nella rete....), e si beve tutti insieme in mezzo alla campagna, sotto gli alberi e tra le reti (e qualcuno cade pure!).

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_MG_5387   E alla fine di questa estenuante giornata si portano le olive al frantoio dove, secondo mio marito, tutti dicono che non hanno mai visto olive così belle e così buone, e di ottima qualità, e raccolte al momento giusto, nel giusto equilibrio tra mature e acerbe e che SICURAMENTE  ci darà TANTISSIMO olio, magari il migliore che si sia mai visto in zona.....
Ma questo è l'argomento di un prossimo post e vedremo..... (oggi pomeriggio vado a ritirare l'olio nuovo!)

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Intanto vi lascio la 'ricetta' del 'panino veloce della raccolta delle olive'.

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Panino veloce della raccolta delle olive
- mezza baguette fresca a testa
- formaggio spalmabile 
- erbe fresche raccolte proprio allora dal proprio orto (erba cipollina, rosmarino, timo e salvia)
- pomodorini ciliegino (magari anche quelli dell'orto, ma qui è un pò difficile...)
- salame cacciatorino
- lattughino e/o rucola
- sale e olio extravergine di oliva
Tagliare il cacciatorino a fette non molto sottili (sennò non c'è gusto). Tritare fini le erbette appena raccolte e aggiungerle al formaggio fresco spalmabile. Tagliare a metà i pomodorini. Tagliare a metà nel senso della lunghezza la baguette. Su una metà spalmare il formaggio alle erbe. Sull'altra cominciare a 'stratificare' nell'ordine, il salame, i mezzi pomodorini, lattughina e/o rucola. Aggiungere pochissimo sale e un filo d'olio.(se non lo mettete non sarà lo stesso garantito). Coprire con la metà con il formaggio. Addentare ad occhi chiusi e godersi questo momento magico.

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3 novembre 2012

Torta con crema pasticcera, amarene e granella di nocciole


'Prendi il buono quando viene che tanto il brutto non manca mai'.
Così il buon senso dovrebbe governare la nostra vita; approfittare a piene mani delle giornate piene di sole e di cose buone e cercare di conservarle per le giornate grigie e tristi, tanto quelle ci sono sempre.
Ci sono giornate che trascorrono serene e sanno di tempi lontani e spensierati quando i ruoli erano altri, e godevamo delle attenzioni dei nostri genitori. E tutto ci sembrava facile e bello. 
Ora sta a noi creare le giornate felici, per chi sta accanto a noi, quando e appena possiamo. 
E in fondo basta poco. Basta solo restare in casa, e preparare un buon ragù, impastare del pane, friggere le olive, pulire la verdura, e preparare un torta antica. 
 

E aspettare il momento in cui tutti si siederanno attorno al tavolo e si parlerà ...
Questa torta la preparava sempre la mia mamma e la mia nonna durante i compleanni. Era sempre la stessa. ed era fantastica anche durante la preparazione perchè dopo aver girato continuamente la crema pasticcera, aspettando che si addensasse, c'era il premio di poter 'leccare' la crema che avvolgeva la scorza di limone.
E poi si metteva in un posto non accessibile per evitare mani e dita importune, ad attendere la fine del pranzo. Sembrano tempi così lontani... per fortuna ogni tanto ritorna la stessa magia....


Torta di crema pasticcera, amarene e granella di nocciola

- 4 uova
- 120 g di zucchero
- 120 g di farina
- un pizzico di sale

- mezzo litro di latte intero
- 2 tuorli
- 2 cucchiai di zucchero
- 2 cucchiai di farina
- la buccia di un limone

- 5 cucchiai di limoncello
- amarene 
- granella di nocciole


Lavorare le uova con lo zucchero fino a quando diventeranno schiumose e bianche, quadruplicando il loro volume. (magari con uno sbattitore)
Aggiungere il pizzico del sale e un cucchiaio per volta la farina, incorporandola con il cucchiaio di legno girando dal basso verso l'alto per non eliminare l'aria.
Cuocere in forno a 170° per circa 40 minuti, ma controllare la cottura secondo il proprio forno.
Quando è cotto, capovolgere su un panno pulito e far raffreddare.
Nel frattempo preparare la crema pasticcera facendo riscaldare 250 cl di latte con la scorza del limone e lavorando il resto del latte con la farina, lo zucchero e i tuorli.
Quando il latte è caldo, unire al resto degli ingredienti e rimettere il tutto sul fuoco, rigirando continuamente, aspettando che si addensi.
Tagliare il pan di spagna in tre strati. Disporre il primo sul piatto di portata, spennellarlo con acqua, zucchero e limoncello (mezzo bicchiere d'acqua, due cucchiai di zucchero e 5 cucchiai di limoncello).
Distribuire metà della crema pasticcera. Disporre le amarene con il loro sciroppo qua e coprire con il secondo strato di pan di spagna. Ripetere l'operazione e coprire con l'ultimo strato.
Conservare un pò di crema da distribuire tutta intorno alla torta per far aderire la granella di nocciola.



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30 ottobre 2012

Pane nero con semi di girasole




E' in corso una polemica.
Secondo alcune voci 'autorevoli' (c'è un abuso di questa parola nel web), le foodblogger 'fanno disinformazione sul cibo nascondendosi dietro un mare di ricette'. 
E chi ha mai detto che vogliamo fare informazione? chi ha mai preteso di insegnare qualcosa a qualcuno?
Qui si tratta (almeno nel mio caso e di tante altre mie amiche) di condividere un diario di emozioni e di ricette.
Non posso essere additata perchè distribuisco il mio quaderno di ricette (virtuale) a chi passa da me e legge.
Ed è chiaro che in casa propria una parla la lingua che vuole e cucina ricette che conosce, che le sono state insegnate, che ha sperimentato, che ha inventato, che.... le piacciono e basta.
Che poi si usi il dado comprato per una sera che si desiderano le stelline per farsi le coccole, o che ci si prepari un toast con la sottiletta, o si metta la margarina incriminata (da persone che ne ignorano la composizione! ^__^), o che ci si scola una cocacola con tanto ghiaccio e limone, e lo diciamo senza paura..... mbè? saremo libere di farlo a casa nostra no? e magari anche di raccontarlo?
Cos'è tutta questa presunzione, questo dito puntato su 'chi ha il diritto di parlare di cibo e chi no'?
Quasi quasi sembra che meritiamo una denuncia per aver insegnato falsi dogmi gastronomici al povero sprovveduto che passa da noi.
E gli chef ci guardano male perchè dall'alto della loro meritatissima e sudatissima scala, pensano che vogliamo rubare loro qualcosa. E i più buoni si fanno il sorrisino sornione (arriva la foodblogger mò!!!! che crede di saper cucinare!!! tzè) e i più cattivelli 'ci schifano e ci odiano' infastiditi dalla nostra presenza, per lo stesso motivo di prima.
E i giornalisti (alcuni) parlano male perchè noi scriviamo pure!!!! mannaggia... 
E poi magari a volte ci liquidano sorridendo con sufficienza, perchè 'queste casalinghe disperate, dovranno pur inventarsi qualcosa per il tempo libero no?'
Salvo poi a ricredersi (rosicando un pochino) quando arriviamo ad un evento e cominciamo a fare domande sulle foto, sulla postprodzione, sui 50 mm a focale fissa, sull'inclinazione della foto, su 'che luce usi?', sul softbox in alternativa, sui tanti prodotti strani, sulle tecniche di cucina, ecc..... e il tutto fatto e detto con grande entusiasmo e piacere di stare insieme in allegria. E si scopre così che le casalinghe non sono poi solo casalinghe, ma anche professioniste, che non sono per niente disperate, e che sono anche molto brave e simpatiche. (bè vabbè non proprio tutte......)
Insomma ci divertiamo tanto sia a curare un blog che ad incontrarci per condividere.
E facciamo tanto, ma tanto chiasso in giro sul web....
Sarà che se ne sono accorti tutti? anche le aziende? 

E allora, a dimostrazione del fatto che non sono un'eccellenza nel campo gastronomico (mea culpèa, mea culpa), e nonostante io sia in grado di scegliere ottimi prodotti di qualità per le mie ricette, a volte mi lancio a sperimentare prodotti 'sulla fiducia', alla cieca. 
Prodotti che mi hanno solo incuriosito e che non conoscevo.
Amo girare per i corridoi di supermercati stranieri e assaggiare anche prodotti di cui non saprei parlare.
Ecco un esempio.
Un pacco di farina 'tutto pronto' per fare il pane nero tedesco, utilizzato da me in maniera 'impropria', cioè non seguendo la ricetta consigliata, ma modificando dosi e ingredienti, hanno prodotto questa meraviglia che ieri pomeriggio ha reso felice la mia voglia di qualcosa di buono, e stamattina ha arricchito la mia colazione....
Sulla confezione c'era scritto 'aggiungere solo tot di acqua'  e indicazioni sulla cottura.
Ma io ho fatto così......

Pane nero tedesco con semi di girasole

- 500 di di farina per pane nero tedesco (quelle che comprendono sale-lievito-alcuni semi- ecc...)
- 350 g di acqua tiepida
- un pugno di semi di girasole (volendo potete aggiungere anche nocciole tritate o noci tritate, a piacere)
- 50 g di burro
- 1 uovo


Impastare gli ingredienti tutti insieme, fino a quando si saranno amalgamati benissimo e lasciar riposare per 30 minuti circa.
Con le mani bagnate sistemare l'impasto in uno stampo da plumcake, imburrato e lasciarlo riposare ancora per 45 minuti all'interno del forno solo con la luce accesa (griglia posto più basso).
Quindi cuocere a 220° per circa un'ora. Verso la fine della cottura, tirar fuori dallo stampo il panetto e lasciarlo ancora un pò nel forno adagiato sulla griglia pr farlo cuocere bene anche ai lati (a me è venuto un pò bruciacchiato sopra....)
Quando è cotto, lasciarlo raffreddare su una griglia, coperto con un panno pulito.


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